IL COLPO DI TACCO DELL’ASSESSORE DI TOTI: MANDA UN’IMPIEGATA DUE VOLTE DAL CIABATTINO PER FAR AGGIUSTARE LA SCARPA
FINALMENTE SI PARLA DI LIGURIA SUI MEDIA: PER QUALCHE INIZIATIVA DEL GABIBBO BIANCO? NO PER L’ASSESSORE TACCO 12, EX DIPENDENTE MEDIASET E AMICA DELLA MOGLIE DEL GOVERNATORE
Dicono che i tacchi bisogna saperli portare. In questo caso la frase va interpretata alla lettera, ovvero non stiamo parlando della capacità dell’assessore Ilaria Cavo di calzare anche un impegnativo tacco 12, quanto proprio della sua scarsa predisposizione a portare, di “persona personalmente” come direbbe il Catarella di Montalbano, le proprie scarpe dal calzolaio per le riparazioni
La vicenda di cui si mormora in tutti gli uffici regionali e divenuta anche un caso sindacale, riguarda infatti questa banale commissione – e le sue conseguenze che la titolare della cultura e della comunicazione ha deciso di delegare ad un’impiegata.
Ma l’impiegata non avrebbe portato a termine la missione secondo le direttive, suscitando così le ire della ex giornalista.
Provocando quindi il trasferimento in altro ufficio dell'”addetta al ciabattino”.
Questo sostengono le voci e pure una maligna ma dettagliata lettera anonima che in queste ore viene letta in via Fieschi assai più delle circolari interne.
L’impiegata, M.P., contattata da Repubblica non commenta («so che la storia sta circolando ma mi capisca, io non ne voglio parlare») ma i sindacati confermano che la richiesta di una nuova destinazione è arrivata dopo il caso dei tacchi, mentre l’assessore Cavo spiega di non aver ordinato a nessuno di portare le scarpe a riparare, che l’impiegata si offrì volontariamente e che, naturalmente, la rimborsò della spesa sostenuta.
Per fare un po’ d’ordine in questa vicenda, tanto piccola nel merito quanto importante nella forma, bisogna partire dal signor Renato Giusquiami titolare della “Bottega del calzolaio” di via Porta Soprana.
«La Ilaria Cavo – esordisce- è bravissima, la seguo da sempre, da Primo Canale a Mediaset e Rai, e sua mamma ( ne pronuncia il nome, ndr ) è una mia vecchia cliente. Il problema con le scarpe lo ricordo benissimo. Circa due mesi fa un’impiegata mi ha portato delle scarpe per risuolare il tacco. Il giorno dopo è tornata dicendomi che la Cavo era arrabbiatissima perchè c’era da mettere una pezza a uno strappo. Ma nè lei nè io ci saremmo sognati di fare un lavoro che non ci era stato richiesto. Così le ho riparate, lei ha pagato ed è finita lì».
Ma per l’impiegata M.P. non sarebbe finita lì.
Poche settimane dopo avrebbe chiesto e ottenuto il trasferimento. Amareggiata sia per essere stata utilizzata per mansioni del genere e per di più per essere stata pure sgridata.
L’assessore Cavo risponde: «Ho accordato io tranquillamente il suo trasferimento, che lei ha chiesto. Forse non reggeva i nostri ritmi, o forse non sarà andata d’accordo con qualcuno, succede, ma non è stato segnalato alcun problema, nè lo hanno fatto i sindacati».
I sindacati però raccontano: «Sapevo di questa richiesta di trasferimento legata a ragioni di incompatibilità di carattere con l’assessorato, anche per via degli atteggiamenti di alcune nuove collaboratrici. E per altro devo dire che abbiamo anche altre domande di trasferimento sempre da quell’ufficio per la stessa ragione, ossia per le questioni diciamo così “ambientali”» dice Aldo Ragni segretario regionale della Uil.
Michela Bompani e Marco Preve
(da “La Repubblica”)
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