“IL SENATO APPROVA” E IN TRIBUNA I DOCENTI SCATENANO L’INFERNO TRA LACRIME, URLA E MINACCIA DI OCCUPAZIONE
“VERGOGNA, MAI PIU’ UN VOTO AL PD”… SUPERSCORTA PER LA GIANNINI…E RENZI NON HA PIU’ LA MAGGIORANZA AL SENATO
“Basta! Qui ci vuole la guerra civile! La rivoluzione!!”. Giacca blu, barba, furioso fino al midollo, comincia a battere con le mani sul primo banco che si trova davanti.
E’ uno degli insegnanti appena usciti dalla tribuna del Senato, da dove hanno assistito al voto di fiducia sulla ‘Buona scuola’. “Resistenzaaaa!”.
Dalla tribuna non se ne volevano andare. I commessi riescono a fatica ad accompagnarli fuori.
Ma lì nel corridoio, è putiferio. “Vergogna! Mai più un voto al Pd!”. Scene di isteria collettiva, lacrime e urla.
“Occupiamo il Senato! Noi non ce ne andiamo da qui!”. I commessi non sanno che pesci prendere. I ‘rivoltosi’ non se ne vanno.
Dalla tromba delle scale si affaccia qualche dipendente del palazzo: il clima peggiora. Dopo un brutto quarto d’ora, si convincono a scendere, uscita laterale su via del Salvatore.
E intanto agli uffici Pd di Palazzo Madama arriva una telefonata di alert della polizia: “Il ministro Giannini, la relatrice Puglisi e il presidente della commissione Cultura Marcucci facessero attenzione all’uscita dal Senato”.
Dallo sciopero del 5 maggio, dalla piazza pur piena davanti a Palazzo Madama, la protesta contro la ‘Buona scuola’ arriva direttamente in aula.
Lì in tribuna, per assistere e contestare in diretta, mentre davanti al tavolo della presidenza scorrono i senatori che votano la fiducia, sì e no, contestazioni e applausi. Negli scranni senatoriali, intanto, il M5s è scatenato: applausi con sarcasmo per gli ex grillini che votano a favore, applausi compiaciuti per il Dem Roberto Ruta che vota no. Corradino Mineo e Walter Tocci invece non partecipano al voto.
Fischi per Sandro Bondi ed Emanuela Repetti, gli ex berlusconiani che invece votano sì. Fischi per il senatore a vita Giorgio Napolitano.
E poi magliette e striscioni, lumini da cimitero, fasce nere al braccio: fin dal mattino, da quando il ministro Maria Elena Boschi annuncia in aula la scelta deI governo di porre la questione di fiducia.
Pietro Grasso, serafico, si trova di nuovo a gestire il caos in aula. “Con quella maglietta non può parlare”, prova a dire alla senatrice Maria Mussini, del Misto. “Che faccio mi spoglio?”, replica lei con la t-shirt ‘Diritto allo studio’.
E si spogliano i senatori di Sel per mostrare anche loro le magliette che indossano sotto le giacche. Il leghista Paolo Arrigoni se la prende con il ministro Giannini, che in aula non prende mai la parola sul provvedimento che pure porta il suo nome. “Ministro commissariato”, urla.
Intanto i professori in tribuna cercano di mantenersi calmi durante il voto. Non sempre ci riescono. Grasso li redarguisce. Loro si rimettono in riga per non essere espulsi.
Ma non si tengono quando Centinaio, prima di votare, li provoca: “Che voto?”. “Noooo!”.
Poi si tengono per mano durante il conteggio dei voti e quando arriva il 159 finale contro i 112 no, urla e strepiti.
Una giovane docente si aggrappa alle colonne: “Non ce ne andiamo da qui!!”. Il commesso è costretto a strattonarla per strapparla all’abbraccio con un pezzo di architettura del Senato.
E poi il delirio, nel corridoio del guardaroba.
Il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani sentenzia che “il governo non ha più la maggioranza assoluta al Senato. Solo 159 i voti alla fiducia, al di sotto della soglia di 161, cioè la metà più uno degli aventi diritto”.
(da “Huffingtonpost“)
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