IL SINDACO PD DI BARI, MICHELE EMILIANO: “NON CI MANDERANNO VIA, SE NE VADANO LORO”
“NON VOTO ALCUN GOVERNISSIMO, LA LINEA DEL PARTITO VA CAMBIATA NELLE SEDI OPPORTUNE”
Quando Silvio Berlusconi due settimane fa è andato a Bari per un comizio, dal palazzo del Comune è spuntato lo striscione “Bentornato”. Firmato: “Il sindaco”.
Era “un saluto ironico” dice Michele Emiliano, che di larghe intese non vuole sentir parlare.
Contento di governare con il Pdl?
Guardi, so di esagerare, ma avrei preferito un monocolore berlusconiano a un pastrocchio simile. Sel, Lega e Fratelli d’Italia si sono sfilati, resta solo un duetto perverso.
Un terzetto, con Monti.
Monti è il sensale del duetto. Ha provato disperatamente a diventare la sposa, ma non c’è riuscito.
E l’abito bianco se l’è messo Letta.
Spero che nessuno dei nostri iscritti, tantomeno di punta, debba sedere in un Consiglio dei ministri con chi combattiamo da 20 anni.
Mi sembra chiaro che se fosse in Parlamento la fiducia all’esecutivo che sta nascendo non la voterebbe.
Non ho ancora deciso, voglio vedere la proposta. Se mi dicono che si tratta di un governo di tre mesi per cambiare la legge elettorale e sbloccare situazioni come gli esodati e la Cassa integrazione in deroga, potrei pensarci. Ma se trattasi di governissimo non ci penso proprio.
Lo sa che è passibile di espulsione?
E chi lo dice?
Francesco Boccia, con cui anche lei ha scambiato velenosi tweet, per esempio.
E con quale legittimazione? Quella di amico di Letta? Il mio partito ha una linea politica determinata da una carta d’intenti che hanno firmato tutti gli elettori delle primarie. Compreso Boccia. E quella carta esclude radicalmente l’alleanza con il Pdl. Se la faranno, inviterò i parlamentari a votare contro.
Civati lo farà , ma rischia l’espulsione.
Difenderò Pippo fisicamente, se serve. Vogliono cacciare noi? Noi cacceremo loro, ma se si scusano li perdoniamo. Se poi la linea del partito cambia nelle opportune sedi, allora ognuno farà le sue valutazioni. Per ora, è fuori dalla legittimità democratica dire che si fa fuori chi non è d’accordo. Con che cosa?
Non ne avete discusso?
In Direzione nazionale no. Quando si è trattato di votare un documento in cui non c’era scritto nulla sono uscito, e come me molti altri. Era lesivo della nostra dignità . Altro che 7 contrari e 14 astenuti.
Quindi non sa quali saranno le fondamenta su cui poggerà il governo.
Se le basi sono i punti stabiliti dai dieci saggi me ne terrò lontano.
I saggi erano un modo di Napolitano per allungare i tempi o servivano a favorire le larghe intese?
Sono un magistrato, mi hanno insegnato a rispondere che tutto quel che fa il Capo dello Stato è legittimo.
Ho capito, la seconda. Se ci sarà il governissimo lascerà il Pd?
Se lascio il Pd smetto di fare politica, chiedo piuttosto un congresso subito.
Con chi si schiererà ?
Questo lo vedremo, io continuo a spingere per un accordo tra Renzi e Vendola per le prossime elezioni, ma non consumerei Matteo nella segreteria di un partito. Chi c’è passato ora sta dallo psicologo.
Preferirebbe Barca in quel ruolo?
Darebbe un contributo intellettuale importante.
Insomma, in un cantiere della sinistra non ci va.
Io no, ma spero che ci vada tutto il Pd.
Caterina Perniconi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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