IMPEACHMENT NAPOLITANO: LA STRAMPALATA RICHIESTA DI MESSA IN STATO D’ACCUSA
L’ANALISI DEL COSTITUZIONALISTA STEFANO CECCANTI
La richiesta del Movimento 5 Stelle di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica merita di essere commentata soprattutto per i suoi paradossi interni, che la fanno apparire quanto mai strampalata.
Il paradosso maggiore sta nel punto 4: si sostiene che la rielezione sia illegittima (richiamando solo l’articolo 85 secondo cui il Presidente è eletto per sette anni, quindi un elemento importantissimo come il divieto di rielezione sarebbe solo implicita!) e che mai Napolitano avrebbe dovuto accettarla.
Ma così si sta chiedendo agli stessi parlamentari che l’hanno rieletto di metterlo in stato di accusa per un atto a cui loro stessi hanno contribuito.
Anche il punto 1 contiene un evidente paradosso: Napolitano viene al contempo accusato di deriva presidenzialista a causa dell’eccesso di decretazione e però, se avesse voluto arginarlo con decisione, rifiutando di promulgare i decreti, sarebbe in realtà stato invasivo nei confronti del Governo, a cui va imputata la responsabilità per i decreti.
Insomma non si può al tempo stesso criticare Napolitano perchè omissivo e perchè presidenzialista.
Per inciso: l’eccesso di decretazione è l’effetto patologico di una curvatura parlamentare-assembleare che non riconosce come nelle altre democrazie parlamentari una corsia preferenziale al Governo per i propri provvedimenti.
Analogo paradosso sta nel punto 3: il ‘presidenzialista’ Napolitano è accusato di omissione perchè alcune leggi da lui firmate sono state poi dichiarate incostituzionale dalla Corte.
Questo ragionamento presuppone erroneamente che il controllo dl Presidente sia di uguale spessore di quello della Corte (come notoriamente non è) e che, soprattutto, il controllo preventivo e astratto sia equivalente a quello successivo e concreto.
Detto più semplicemente, la Corte si trova a decidere quando la legge deve essere applicata: è a quel punto, nel concreto, che si capiscono meglio le possibili lesioni della costituzione, spesso neanche immaginabili in precedenza.
Poco rilevanti gli altri 3 aspetti.
Il punto 2 accusa anzitutto il Presidente di aver avallato una procedura di deroga del 138 (peraltro non conclusa e di cui esistevano vari precedenti) e di aver sollecitato la riforma elettorale (peraltro in seguito a moniti della Corte).
Il punto 5 contesta l’uso concreto del potere di grazia che però è stato legittimato dalla Corte, nè si può pensare che le ragioni umanitarie possano essere normalmente scisse da quelle politiche.
Caso mai i 5 Stelle dovrebbero prendersela con la Corte per aver aperto quel varco.
Il punto 6 attacca Napolitano per il conflitto con la procura di Palermo omettendo il dato più rilevante, cioè che la Corte ha dato solennemente ragione a lui.
Insomma che dire di una denuncia fondata per lo più su presunte omissioni che però sarebbero imputate a un presunto presidenzialista se non che appare strampalata?
Stefano Ceccanti
(da “Huffingtonpost“)
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