IN CAMPANIA PROTESTE E DIMISSIONI: “STRONCANO NICOLA E CHI HA DATO TUTTO”
TRA I FANS DI COSENTINO
S’erano tanto amati. Almeno, fino alla rabbia cupa di ieri sera. Che spezza l’abbraccio tra Berlusconi e i Cosentinos.
Nel Pdl partenopeo monta il clima da ammutinamento.
Basta la notizia che Berlusconi sposerà ormai la linea dura, che anche gli eterni «impresentabili» della Campania come i deputati uscenti Nicola Cosentino e Luigi Cesaro, come Marco Milanese e Amedeo Laboccetta, sono fuori lista.
Passa ancora un’ora e arriva un’altra versione: Cosentino è certamente fuori, Cesaro sicuramente in lista.
È sera quando decine di esponenti del Pdl si precipitano in città da varie aree della Campania ed esplode la rabbia a piazza Bovio, nella sede del partito.
Insulti verso i coordinatori e il Cavaliere.
«Vedranno come reagirà la Campania ».
Sette esponenti locali annunciano il ritiro delle candidature, ritenute «certe».
Sono i sindaci di Capua Carmine Antropoli, di Alvignano Angelo Di Costanzo, di Maddaloni Antonio Cerreto, e poi il preside di facoltà Federico Alvino, i consiglieri Pasquale Giacobbe e Marco Mansueto, l’ex colonnello Antonio Crimaldi.
E intanto Cesaro non si sbilancia sul proprio destino ma parla anche a difesa di Cosentino.
«Bastava dircelo prima. Questo lo potevano fare. Non portarci fino all’ultimo giorno e poi cambiare idea».
Sbarrare la strada al Parlamento per Cosentino, Milanese, Laboccetta e Cesaro significa, per i «rivoltosi», non solo «stroncare senza motivo la carriera politica di chi ha dato tanto a Berlusconi», ma esporre i due parlamentari al rischio di arresti, sull’onda di inchieste antimafia.
Cosentino è stato sottosegretario all’Economia. Cesaro presidente della Provincia fino a qualche mese fa: si è dimesso per candidarsi al Parlamento. Proprio Cesaro sottolinea: «Io però non ho alcun provvedimento pendente».
Eppure c’è un’inchiesta in corso da anni che potrebbe produrre, in teoria, un ordine di arresto. «Non temo niente. Sono serenissimo. Non ho neanche ricevuto un avviso di garanzia. E ricordo che sono stato prosciolto da una recente indagine».
Sì, ma è indagato dal pool antimafia di Napoli insieme con i suoi fratelli e quell’istruttoria magari è andata avanti. «Massima fiducia nella magistratura. Poi, certo, i pentiti di camorra possono dire quello che vogliono».
E la voce che questo colpo di teatro fosse preordinato, che il coordinatore Denis Verdini era nella parte e ora si dimetterà per un ruolo da supermanager già concordato?
«Girano tante voci. Ma io e Nicola continuiamo a fare politica».
Gli ultimi sondaggi darebbero un 2% in più al Pdl se facesse pulizia nelle liste: possibile?
«Così dicono anche a me. Ma non bisogna perdere la calma».
Sono le otto quando, nella sede Pdl, arrivano decine di persone.
Sindaci, consiglieri, capigruppo. Sfoghi, tensioni, c’è chi sembra davvero smarrito. Cosentino è livido ma determinato a non fare passi falsi.
Anche perchè, se dovesse restare fuori dal Parlamento, il 16 marzo finirebbe in carcere con ben due ordinanze di custodia.
Ecco perchè è disposto a trattare fino all’ultimo. Anche a cercare un’altra via d’uscita: magari in un’altra lista.
Tra i più indignati, Ciro Falanga, già deputato di Forza Italia, oggi candidato al Senato per il Pdl e vicecoordinatore nazionale dei Cristiano popolari: «Mi chiedo quale cultura e quale garantismo ispiri il Pdl se un’indagine deve uccidere una carriera politica. Sono basito».
C’è anche chi non trova di meglio che prendersela con Francesca Pascale, la nuova fidanzata dell’ex premier, già rivale acerrima di Cosentino: «Vuoi vedere che anche lei c’ha messo lo zampino?».
Conchita Sannino
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