INDAGINI ALLUVIONE: PROTEZIONE CIVILE TUTTI A CASA MENTRE GENOVA AFFOGAVA
NESSUNO IN SALA OPERATIVA MENTRE ESPLODEVA L’EMERGENZA, IL DIRIGENTE REGIONALE REPERIBILE ERA A CASA A TORRIGLIA
Il Bisagno esondava, Borgo Incrociati, Brignole e la Foce erano invasi dalla bomba d’acqua, Antonio Campanella affogava nel fango e la Protezione Civile Regionale aveva abbassato le saracinesche.
Anche se dalle prime ore della mattina del 9 ottobre scorso la Valle Scrivia era sotto l’alluvione, l’omonimo torrente era esondato due volte a Montoggio e lo spartiacque di Creto ingrossava il Bisagno.
Eppure, i reperibili della sala operativa erano andati via.
Alle 18: quando è giunto il primo bollettino “toppato” dell’Arpal, che rassicurava sull’indebolimento della perturbazione.
Alle 22.20 l’agenzia per l’ambiente ha emanato il secondo bollettino, che invece avvisava sulla ripresa del “sistema perturbato ed una nuova linea temporalesca sul Genovesato e sul suo entroterra, investendo con piogge di forte intensità i bacini di Polcevera, Bisagno, Trebbia e Scrivia”.
Epperò, i reperibili della Protezione Civile Regionale erano a casa, a cena, guardavano l’alluvione in televisione, trasmessa in diretta da Primocanale.
È la sconcertante rivelazione fatta alla Procura della Repubblica dai dirigenti di Regione e Comune che sono stati ascoltati negli scorsi giorni.
L’inquietante verità sarebbe stata accertata dagli agenti della polizia giudiziaria, guidati dal vicequestore Luca Capurro: gli uomini a cui sono state affidate le indagini, gli stessi che hanno indagato sull’alluvione del 2011, quella del Fereggiano che ha mandato a processo l’ex sindaco Marta Vincenzi, il suo assessore Francesco Scidone e tre dirigenti della Protezione Civile del Comune (Gianfranco Delponte, Giampaolo Cha e Sandro Gambelli).
Giuseppe Filetto
(da “La Repubblica”)
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