INTERVISTA A TRAVAGLIO: “GRILLO STAVOLTA HA FATTO UNA CAZZATA, PIZZAROTTI PUNITO PERCHE’ NON ALLINEATO”
“PRIMA DI GIUDICARE BISOGNA LEGGERE LE CARTE”
Il coinvolgimento di alcuni esponenti di spicco del MoVimento 5 Stelle nelle inchieste giudiziarie sta gettando scompiglio fra i più accaniti giustizialisti italiani, convertendone alcuni e preoccupando altri.
Le posizioni ferree del passato sembrano lasciare il posto alla prudenza, l’avviso di garanzia non viene più visto come una condanna e le dimissioni del politico indagato non sono più un mantra inflessibile.
Porre qualche domanda a colui che in molti dipingono come il giustizialista per eccellenza, e cioè il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, sceso in campo a difesa del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, indagato per abuso d’ufficio, e di quello di Livorno, Filippo Nogarin, sotto inchiesta per concorso in bancarotta fraudolenta, viene quasi naturale.
Travaglio, il MoVimento 5 Stelle si scopre garantista solo ora che alcuni suoi pezzi da novanta sono alle prese coi pubblici ministeri?
«Intanto chiariamo che garantismo e giustizialismo non c’entrano nulla con questa storia. Garantismo, infatti, significa solo che chi è sotto processo ha il diritto di difendersi. Detto ciò, è un’assoluta ovvietà che, quando qualcuno riceve un avviso di garanzia, bisogna leggere cosa c’è scritto. Se poi l’informazione di garanzia parte dopo la denuncia di un avversario politico, come nel caso di Pizzarotti, è assolutamente evidente che non c’è nessun dovere di dimettersi».
Lei, però, in passato di sconti ne ha fatti ben pochi.
«Altrochè se ne ho fatti. E poi non ho mai detto che se uno ha un’indagine in corso non può candidarsi o deve dimettersi. Ripeto, occorre innanzitutto capire quali fatti vengono addebitati. E poi, molto spesso, le dimissioni sono un dovere anche se non c’è un’indagine aperta. Se un politico viene ripreso ad abbracciare un boss mafioso, ad esempio, non commette un reato, ma se ne dovrebbe andare immediatamente»
Intanto Grillo ha approfittato dell’avviso di garanzia per sospendere dal movimento lo «scomodo» Pizzarotti.
«Ecco, la sospensione, che io ritengo assolutamente doverosa, è un discorso a parte. Un movimento, infatti, si autotutela stabilendo che, mentre sono in corso accertamenti giudiziari, l’indagato non deve far parte del partito, per poi rientrarvi in caso di proscioglimento. Solo che il M5S ha commesso un autogol con Pizzarotti, perchè l’automatismo indagine-sospensione non è previsto da nessuna parte. E, infatti, mentre il sindaco di Parma è stato sospeso, quello di Livorno no. Questo rende legittimo pensare che il provvedimento contro Pizzarotti sia dovuto al fatto che si tratta di un sindaco non allineato. Hanno compiuto una solenne cazzata».
Qualcosa, però, sta cambiando, se anche Matteo Renzi afferma che il giustizialismo della sinistra è stato un errore.
«La sinistra, intesa come partiti di sinistra, non è mai stata giustizialista. Se, invece, intendiamo la gente di sinistra, allora è diverso. Però i leader di Pds, Ds, Ppi, Margherita non possono essere etichettati come tali. Mino Martinazzoli, Francesco Rutelli, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Piero Fassino e Pier Luigi Bersani me li ricordo piuttosto inclini a salvare i propri indagati e a non infierire sugli altri. E Renzi è il loro figlio legittimo. Altro che svolta».
Luca Rocca
(da “il Tempo“)
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