INTERVISTA AL PREFETTO GABRIELLI: “A ROMA NON CI SONO ZONE DI SERIA A, B O C, PER OSPITARE I PROFUGHI”
“SPIACENTE, IO NON MI ADEGUO”… “C’E’ CHI VUOLE STRUMENTALIZZARE? E IO FACCIO RISPETTARE LA LEGGE”
“In questa città non ci sono zone di serie A, B o C in cui si possono o non si possono ospitare i richiedenti asilo. Se la logica è questa io, di certo, non mi adeguo”.
Franco Gabrielli, prefetto di Roma dal 2 aprile, dopo la bufera di Mafia Capitale, è alle prese con la sua prima vera grana nel rapporto con la città . A Casale San Nicola, negli ultimi mesi, è tornato più di una volta per parlare coi residenti e convincerli ad accettare il centro per immigrati.
Si aspettava la reazione che c’è stata ieri?
“Ho sempre detto che mi auguravo prevalesse il buon senso. Ma ho anche fatto presente, più di una volta, che noi siamo anche i titolari dell’uso della forza”.
E, infatti, ieri i momenti di tensione non sono mancati.
“Quando i risultati sono questi, nessuno può ritenersi soddisfatto”.
Si poteva provare a convincere in altro modo i residenti di Casale San Nicola?
“Ho sperato fino all’ultimo che venisse compreso che la posizione che stavano assumendo non era condivisibile. Anche perchè, concluso l’iter previsto, gli immigrati dovevano andare lì. Come sta avvenendo”.
C’è un intero quartiere contrario, però. E quanto successo ieri non aiuterà certo la situazione e migliorare.
“Ieri è stata fatta una scelta, dovuta probabilmente a una forte strumentalizzazione della vicenda”.
Si riferisce alla presenza dei militanti di CasaPound?
“Direi. Io non ero presente, non ho dettagli particolari, ma mi è stato riferito che ci sono stati comportamenti molto violenti contro le forze dell’ordine che ringrazio. Non solo hanno subito lesioni ma hanno evitato che ci fossero conseguenze peggiori per le persone più inermi”.
Si poteva gestire diversamente l’arrivo dei migranti? Magari da un’altra strada, in un altro orario?
“Le modalità le ha decise chi operava sul campo e sono convinto che l’operazione sia stata fatta al meglio delle possibilità “.
Ora che succede? Presidio fisso come a Tor Sapienza?
“Lì c’è una cooperativa che ha vinto un bando, quello dello scorso febbraio, che sta esercitando una funzione richiesta dalla prefettura. Noi dobbiamo garantire che sia consentita”.
I residenti lamentano che la struttura dove sono stati trasferiti i richiedenti asilo non sia a norma, sospettano che ci sia sotto un qualche business.
“Prima di siglare la convenzione noi aspettiamo che tutte le autorità si esprimano. Su quell’edificio c’è stato anche un sequestro che poi è venuto meno. Io sono soggetto a seguire l’iter di legge sulla regolarità di quella struttura. Le autorizzazioni sono arrivate ma, per i residenti, il tema restava quello originario: “Lì non vogliamo immigrati”. Io, davanti a questi argomenti, non potevo certo fare valutazione diverse”.
Gli immigrati trasferiti ieri fanno parte dei nuovi arrivi?
“No, questa operazione è condotta all’esito del bando del febbraio 2015 per ricollocare 3.125 posti. Nessuno di loro è un nuovo arrivo ma c’era l’esigenza di ridistribuire sul territorio di Roma quello che avevamo già in città . Di quegli oltre tremila posti necessari ne abbiamo coperti appena novecento”.
E per gli altri?
“Abbiamo dovuto prorogare i bandi precedenti”.
Qual è, dunque, l’obiettivo di questi trasferimenti?
“Avevamo il compito di “deflazionare” una serie di territori troppo congestionati dalla presenza di centri per immigrati. In questo senso abbiamo operato sul IV, V e VI Municipio. Ieri ero al IV e sono stato ringraziato da persone che appartengono alla stessa area politica di quelli che protestano a Casale San Nicola perchè ho mantenuto la promessa di risolvere una difficile situazione a Rebibbia”.
Ma per qualcuno che la ringrazia c’è qualcun altro che la contesta.
“Sì, ma io sono chiamato a fare questo lavoro. Se poi gli immigrati non li vogliamo, si contestano cose che stanno sopra la mia testa”.
Mauro Favale
(da “La Repubblica”)
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