“AGENTI FERITI DA QUELLA DESTRA CHE DICE DI VOLER DIFENDERE LA POLIZIA”: FORNITO A RENZI IL REGALO SU UN PIATTO D’ARGENTO
TRA I DUE FERMATI PER I DISORDINI DI CASALE SAN NICOLA UN ULTRAS DEL TIFO E UN DIRIGENTE DI FRATELLI D’ITALIA… ORA GLI ABITANTI SI DISSOCIANO DALLA DESTRA E CHIEDONO INCONTRO CON MARINO: COSI’ NON PRENDONO NEANCHE I VOTI TANTO AMBITI, CHE GRANDE OPERAZIONE
Si valuta il Daspo, cioè il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, per i responsabili degli scontri avvenuti ieri a Casale San Nicola, a Roma, durante la rivolta anti-profughi organizzata da alcuni residenti e dall’estrema destra.
E’ stato il Questore Nicolò D’Angelo ad aprire un fascicolo ipotizzando il provvedimento che, come previsto dalla norma introdotta dal governo nell’agosto scorso, può essere emesso anche per coloro che si macchiano di reati contro l’ordine pubblico, a prescindere dall’effettiva partecipazione o meno a manifestazioni sportive.
Dei due arresti di ieri è stato convalidato dal giudice, ma senza misure cautelari, solo quello di Stefano Caradonio di Militia, esponente anche del gruppo ultras giallorosso “Opposta fazione”.
Non convalidato invece quello di Giorgio Mori, dirigente locale di Fratelli d’Italia. “Mori ha solo fatto il suo lavoro: provare a difendere i diritti dei cittadini di Casale San Nicola”, la tesi del presidio di sostegno organizzato stamattina a piazzale Clodio, davanti al tribunale, da un gruppo di manifestanti di destra tra cui la presidente di FdI Giorgia Meloni.
Al contrario Matteo Renzi, parlando all’assemblea nazionale del Pd, ha voluto esprimere “solidarietà agli agenti feriti” (14 secondo i numeri della Questura), attaccando la destra e la Lega e sottolineando che “i poliziotti sono stati bloccati da Casapound mentre scortavano 19 persone: sono stati picchiati da quelli che dicono di voler difendere la polizia”.
Le indagini degli investigatori della polizia comunque proseguono per arrivare, all’identificazione di tutti i protagonisti ieri di barricate e lanci di pietre, sassi e sedie durante il trasferimento dei primi 19 richiedenti asilo nell’ex scuola Socrate a La Storta, a nord ovest della Capitale.
Qui già oggi sarebbero dovuti arrivare altri profughi ma dopo i disordini la data potrebbe slittare. Alla fine in tutto saranno poco meno di cento. E ad attenderli ci sono i blindati delle forze dell’ordine che sorvegliano il centro di accoglienza e un picchetto, per ora pacifico, di alcuni cittadini che in parte si dissociano dalle magliette “nere” e dai saluti romani visti in piazza e invitano il sindaco Ignazio Marino a far visita al quartiere “per rendersi conto delle criticità di questo contesto”.
E se a La Storta non li vogliono, da via Visso, la struttura sulla Tiburtina in cui prima erano stati temporaneamente alloggiati, i migranti non se ne vogliono andare. “A questi ragazzi – ricostruiscono gli attivisti del Nodo territoriale Tiburtina – è stato comunicato con sole 48 ore d’anticipo lo spostamento nel nuovo edificio tra la Cassia e la Braccianense, a decine di chilometri da dove hanno iniziato, tra mille difficoltà , a crearsi un’esistenza minimamente dignitosa, per la riorganizzazione della gestione dell’accoglienza da parte delle cooperative dopo ‘Mafia Capitale’.
La mattina di venerdì, il primo gruppo di ragazzi ha accettato a malincuore di andare a Casale San Nicola”.
Ora, dicono loro, che arrivano dal Gambia, dalla Nigeria, dal Senegal, dal Mali, dal Bangladesh e si sono riuniti all’ombra di un gazebo sotto lo striscione “Da qui non ce ne andiamo”, “temiamo per la nostra vita. Siamo qui per cercare asilo internazionale, questo ci era stato promesso. Non ci trasferiremo senza aver prima avuto il colloquio con la commissione giudicante lo status di rifugiato”.
(da “La Repubblica“)
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