LA DEMOCRAZIA SENZA I NUMERI: A BARCELLONA COME A ROMA
COME SI FA A IMPORRE LE PROPRIE IDEE E/O INTERESSI PUR ESSENDO UNA MINORANZA
Qualche breve riflessione su due accadimenti apparentemente lontani, la “indipendenza della Catalogna” in quel di Barcellona e la fiducia sul Rosatellum nella capitale italiana.
Partiamo dalla Catalogna dove una minoranza numerica evidente ha indetto un referendum i cui risultati (fonte indipendentista) sono stati i seguenti: votanti 2.262.000 cittadini su 5.340.000 aventi diritto, pari al 43%, ovvero ben sotto il minimo richiesto dal buon senso.
I Sì sono stati il 90,01%, i No il 7,87%, le bianche il 2,03%, le nulle lo 0,89%.
Ne deriva che a favore dell’indipendenza ha votato solo il 39% dei catalani.
Qualcuno dirà che molti non hanno potuto votare: vero, ma è anche vero che è provato che coi seggi volanti c’è chi ha votato anche cinque volte.
In ogni caso tutti i sondaggi danno i favorevoli all’indipendenza al 40-42%, i contrari al 49-51%, ora addirittura sarebbero saliti al 59%.
Quindi di che parliamo? Di qualcuno che non ha la maggioranza neanche a casa sua ma che vuole imporre il proprio punto di vista al prossimo.
Veniamo a Roma.
Logica vorrebbe che in democrazia almeno le regole del gioco fossero condivise, non che qualcuno bari a suo favore, visto che la legge elettorale non si può cambiare ogni due anni (almeno nei Paesi seri).
Il Rosatellum, ultima alchimia psichiatrica del Parlamento, è una forzatura di quattro partiti (Pd, Lega; Forza Italia, Ap) che gli attuali sondaggi danno tutti insieme al massimo al 56%.
Ne deriva che una risicata maggioranza impone il proprio interesse al 44% degli elettori con un voto di fiducia che vuole dire semplicemente una cosa: che non sono sicuri neanche del proprio 56% e quindi di aver persino una maggioranza.
A Barcellona come a Roma più che esercitare la democrazia pare di assistere all’esibizione muscolare di minoranze arroganti.
Con buona pace degli utili idioti che non hanno confini.
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