LA P2 DELLA LEGA: LA LOGGIA SEGRETA DEL CARROCCIO BRESCIANO
STAMPELLE PER ANNI DEI SIGNORI DELLA P2, I LEGHISTI HANNO BEN DIRITTO A UNA LOGGIA TUTTA PER LORO… LA “SUPREMA MILITIA EQUITUM CHRISTI GRAN PRIORIATO SANTI APOSTOLI”
L’informazione della provincia è meno leale dell’informazione nazionale: quell’imbarazzo dell’incontrarsi per strada e i poteri soffocanti di chi controlla giornali e Tv.
Brescia, per esempio, travolta da una baraonda che inguaia il Carroccio: Tempo Moderno on line, radice socialista, rompe la riservatezza che accompagna il rapporto d’affetti tra la Lega e l’establishment di una città devota.
Racconta della loggia segreta (e un po’ carnevalesca) del Bossi ormai spaventapasseri dei berluscones, il correre da solo che spaventa il Cavaliere.
E Belpietro, corsaro al servizio di Arcore, prova a tamponare distribuendo l’elenco degli affiliati sorpresi nell’oscurità : Rolfi vicesindaco, Monica Rizzi, baby sitter politica del Trota, promossa per meriti speciali assessore della Regione Lombardia o Attilio Visconti ex viceprefetto oggi prefetto a Pesaro, un passato nei servizi segreti. Fra i numerari della “Suprema Militia Equitum Christi Gran Priorato Santi Apostoli”, Bruno Caparini, ombra del leader, è “Gran Baylò” (?) dei Cavalieri raccolti nelle cinque logge nord di un’associazione “benefica” che alle opere buone dedica qualche spicciolo.
E poi massoni col cappuccio della Gran Loggia Regolare, non solo bresciani, ma riuniti chissà perchè attorno all’Arezzo di Licio Gelli dove i Santi Apostoli conservano i sacri elenchi dei quali è proibito mormorare.
Indiscrezioni punite con l’espulsione.
Se Arezzo resta la capitale virtuale, il cuore batte a Bergamo, Monza, Como, soprattutto Brescia.
Comanderia nella chiesa di San Gottardo, assistente spirituale don Arnaldo della Val Camonica: Cavalieri in preghiera decidono raccomandazioni e appalti.
La folla dei Novizi coltiva il sogno dell’avvolgersi nel mantello bianco segnato dalla croce dei Templari.
Ne ammirano l’eleganza durante il Gran Capitolo della Luce, trascrizione massonica della presentazione di Gesù al tempio.
Non si sa se ridere o impaurirsi, ma Bossi e Maroni vanno capiti.
Stampelle per anni dei signori P2, hanno pur diritto alla dignità di una loggia tutta per loro.
Sfogliare i giornali della città è una sorpresa: nessuno se ne è accorto.
Nemmeno Il Giornale di Brescia che “raggiunge 387 mila lettori”. Silenzio delle sue Teletutto, Telenord Numerica, Radio 17, Brescia on line.
Anche la concorrenza di Brescia Oggi trascura lo scandalo di una città dove il blasone delle grandi famiglie resta “l’aver accesso a Sua Santità ”.
Il Giornale di Brescia è proprietà della Chiesa, proprietà un tempo locale forse oggi scivolata a Roma.
Lo racconta una ricerca per l’Università di Parma di Massimo Guadrini; lo scrive il professore della Cattolica Maurizio Lovati nel libro “Giacinto Tredici, vescovo di Brescia in anni difficili”.
Tra il ’49 e il 1950 compra le azioni del Giornale: Folonari se ne libera quasi gratis in cambio di un titolo nobiliare, l’ultimo concesso dal Vaticano. E il vescovo prega Giovanni Battista Montini, allora segreteria di Stato, di conservare il segreto per evitare che i Beretta delle armi in concorrenza ai fabbricanti di vino aprisse un altro quotidiano.
Segreto custodito fino al libro di Lovati pizzicato con malevolenza dal Giornale governato dal notaio Comatini, presidente della Fondazione Paolo VI: è lui ad accogliere le visite di papa Ratzinger.
Il grande foglio racconta la Lega con doveroso riguardo e qualche entusiasmo insolito in un quotidiano prudente “costretto” a tener conto del Bossi signore delle vallate dove un tempo la Dc vegliava ogni potere.
Le parrocchie continuano a essere filtro di chi chiede e spera; la diocesi si adatta alla nuova realtà .
E il Giornale annuncia con l’allegria di una gita degli ultras i 18 pullman del Carroccio in partenza per la protesta di Milano contro il governo.
Insomma, la scoperta della loggia templare è una tempesta da valutare con calma. Prima o poi se ne parlerà , ma con dovuta prudenza.
Maurizio Chierici
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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