LA SOCIOLOGA SARACENO: “LA CARD DEDICATA A TE” E’ UNA MISURA DEBOLE, SCIATTA E PATERNALISTICA”
“TAGLIA FUORI TANTISSIMA GENTE PERCHE’ I FONDI SONO LIMTATI”
“La card Dedicata a te è una misura davvero curiosa; da un lato si riducono i sostegni ai poveri, con il taglio al Reddito di cittadinanza, dall’altro si riconosce che ci sono famiglie, anche non poverissime, che fanno fatica a tirare fino alla fine del mese”. Chiara Saraceno, sociologa, esperta di politiche contro la povertà, fa fatica a comprendere la logica dietro l’ultima mossa del governo Meloni, la carta acquisti da 382 euro una tantum presentata pochi giorni fa.
Professoressa Saraceno, che cosa non la convince di questa nuova social card?
Intanto, perché sostenere le famiglie con almeno tre persone? I single o le mamme sole con un bambino non hanno diritto di mangiare? E perché escludere i beneficiari del Rdc e di disoccupazione? Dicono che è perché prendono già qualcosa, ma anche con quello hanno l’Isee inferiore a 15mila euro…
E che pensa dell’elenco tassativo di prodotti che si possono comprare previsto dal decreto?
È un’abitudine inveterata, vista anche con il Rdc, per cui si considera il povero assistito oggetto di paternalismo, moralmente meno affidabile, meno responsabile per cui devo dirti io qual è il tuo bene. Il pesce fresco sì e surgelato no. Ci si chiede chi abbia fatto questi elenchi e perché considera il povero come minorato, meno capace di badare ai propri bisogni.
Invece le ricerche sul tema suggeriscono di dare fiducia?
Se non si dà fiducia, non si provoca responsabilità. Capisco che non si debba spendere per la lotteria, o per andare al cinema – a parte il fatto che i consumi culturali dei poveri forse andrebbero incentivati – ma in generale perché il tè sì e la tisana no? Quasi quasi andiamo a imporre la dieta giusta. Non è che uno è povero perché è irresponsabile, ce ne sono anche tra i ricchi.
Quindi paternalismo ma forse anche sciatteria?
Forse hanno fatto un elenco dimenticando qualcosa, non escludendo intenzionalmente, ma questo dovrebbe far riflettere su che cosa si può comprare con così pochi soldi.
Che cosa si risolve con soli 382 euro? E poi, preferendo le famiglie con almeno tre persone, c’è una sorta di colpevolizzazione implicita di chi divorzia?
O di chi rimane vedovo, pensiamo agli anziani, quante coppie hanno un Isee fino ai 15mila euro? Tantissime. O coppie giovani che non hanno ancora un figlio. Un giovane che ha fatto l’avventura di uscire di casa. È una cifra bassa e molto selettiva perché sono pochi i soldi disponibili: lo dicano che è questo il motivo.
C’è il rischio che anche molti aventi diritto restino senza?
Sì e no, perché l’Isee si fa per tante cose, quello che mi risulta è che i servizi sociali comunali sono stati oberati per fare queste liste, non è la persona che lo chiede ma i Comuni che segnalano sulla base di queste liste. Essendo famiglie di tre persone probabilmente ce l’hanno (l’Isee, nda) perché lo presentano per la scuola o per le case popolari. Certo, dobbiamo anche riflettere sul fatto che così sono ricostituite le liste di povertà, di antica memoria.
(da agenzie)
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