LA TESTA DI MINEO RIAPRE LA TRATTATIVA CON BERLUSCONI
ECCO IL PATTO A DUE CHE L’EX PREMIER PROPONE A RENZI
A questo punto si riaprono gli spazi per un “patto a due” con Renzi. E per ripartire da quella bozza di accordo su cui avevano lavorato da un lato Verdini e dall’altro il tandem Guerini-Boschi prima che il mese di campagna elettorale rendesse confuso il quadro.
La caduta della testa di Mineo favorirebbe la trattativa: “Renzi — è l’analisi che filtra dall’inner circle berlusconiano — è un duro e ha voluto far vedere, anche a noi, che il dissenso interno non può diventare un alibi per non fare le cose. E in tal modo ci chiede di fare lo stesso con i nostri arrivando a una posizione definitiva”.
È nel corso di un megavertice a cena a palazzo Grazioli – mercoledì sera – che Silvio Berlusconi confida allo stato maggiore di Forza Italia la sua volontà di trovare un accordo con Renzi: “Io voglio che si facciano”.
Frase che va letta tutta d’un fiato con la successiva: “A patto che cambi l’attuale proposta”.
Quella cioè sul cosiddetto modello francese che riempirebbe il Senato di sindaci, garantendo così al Pd una maggioranza bulgara sull’elezione del prossimo capo dello Stato.
Però la bussola è stare dentro il processo di riforme, senza appiattirsi sulle posizioni di Lega e Fratelli d’Italia: “Solo così — è l’analisi di Paolo Romani nel corso del vertice — avremo la golden share del rassemblement di centro destra che vogliamo costruire”.
E soprattutto solo così Berlusconi rimane nel gioco che conta, rimanendo aggrappato al profilo di “padre della patria” nell’era della grande decadenza giudiziaria.
Quello che immaginano le colombe chiamate a ragionare di riforme, da Toti a Mariastella Gelmini a Deborah Bergamini è un percorso politico che possa agevolare l’approdo a un atto di clemenza, a fine corsa.
Perchè, insomma, se uno fa le riforme assieme, elegge assieme il prossimo capo dello Stato e diventa fondatore della Terza Repubblica ci sta pure che alla fine ci possa essere una “pacificazione” da realizzare con un atto di clemenza a un padre della patria.
Nulla di più lontano dall’ottica di Berlusconi è la linea dura di Brunetta che ha posto come conditio sine qua non per partecipare al tavolo il varo di una commissione d’inchiesta sul famoso complotto
La verità , spiegano a microfoni spenti fonti ben informate, è che il Cavaliere si sente aziendalmente tutelato dal governo Renzi che per ora taglia un po’ la Rai ma non la riforma per renderla competitiva e insidiosa per Mediaset e si sente tutelato politicamente da un governo che non piace all’Anm e alla Cgil.
Quindi il problema non è la durata della legislatura. Ma come questo contesto possa aiutare nella risoluzione dei guai giudiziari.
In questo contesto si capisce perchè abbia intenzione di massimizzare i vantaggi della situazione. Anche il caso Mineo, è il suo ragionamento, dimostra che Renzi è più attento ai tempi che ai contenuti.
Vuole cioè mostrare all’opinione pubblica che è l’uomo del fare, il torrente contro la palude. È la velocità di realizzazione delle riforme, la bandierina, che vuole piantare. E sa che per fare presto non può andare avanti a maggioranza. Ma ha tutto l’interesse di un patto a due.
“Silvio” e Matteo” non si sentono a telefono da un mese. Nè, al momento, è previsto l’incontro. Ma gli ambasciatori non hanno mai smesso di parlare.
E Verdini, con la benedizione del Capo, ha già recapitato un’offerta. Che, più o meno, suona così: accettiamo anche un Senato non elettivo, ma purchè non sia composto dai sindaci.
Una bozza con i delegati delle regioni era stata già lavorata prima della campagna elettorale.
Ora che Renzi ha piegato con le cattive il Pd, è possibile ripartire da lì. E così, mentre tutto lo stato maggiore di Forza Italia bolla come inaccettabile la proposta del modello francese, sottotraccia si tratta per un’altra soluzione.
(da “Huffingtonpost“)
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