L’AGGRESSIONE A ROSSI DA PARTE DI CASA POUND: L’ULTIMO SEGNALE DI UN MONDO AUTOREFERENZIALE
A DESTRA, NELLE SUE VARIE SFACCETTATURE, MILITANO SEMPRE MENO PERSONE: LA COSA MIGLIORE CHE SANNO FARE E’ LITIGARE PERENNEMENTE TRA LORO… CHI PERCORRE STRADE DIVERSE ABBIA IL CORAGGIO INTELLETTUALE DI AMMETTERE LA PLURALITA’ DI IDEE, SENZA PRETENDERE CHE TUTTI LA PENSINO IN MODO UGUALE… MA SENZA SINTESI SARANNO SEMPRE PERDENTI
Commentiamo con amarezza ma senza stupore l’aggressione subita da Filippo Rossi, direttore del “Futurista” e animatore di “Caffeina” a Viterbo, uno degli appuntamenti più qualificati della estate culturale italiana, ad opera di militanti di Casa Pound.
Innanzi tutto la nostra piena solidarietà a Filippo per il triste episodio di cui è rimasto vittima, ma questa non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnata da una riflessione.
E’ evidente che a destra (termine peraltro generico) vi siano tante sfaccettature, alcune molto distanti tra loro: quella tra il Futurista e Casa Pound sono lontane tra loro in modo marcato.
Con inevitabili attriti.
Ma dato che non stiamo parlando della Dc degli anni d’oro che poteva permettersi dieci correnti, ma di un mondo numericamente “marginale”, se non emarginato, ci sembra assurdo che qualcuno possa pensare che sia prioritaria l’egemonia culturale, se non “muscolare”, all’interno del “quasi nulla” in percentuale di consensi.
L’autoreferenzialità di una miriade di gruppi è inversamente proporzionale alla tolleranza intellettuale verso gli altri e alla capacità di operare sintesi.
E’ sempre stata una caratteristica del movimentismo di destra, certo, ma in altri tempi poteva rappresentare un valore aggiunto, oggi solo il suicidio politico.
Troppe divisioni, ma anche toni troppo accesi per semplici beghe di condominio, enfatizzazioni di “quello che divide” senza apprezzare mai “quello che unisce”, le ragioni dello “stare insieme”.
Un mondo che riesce a litigare su tutto, a non abbassare mai toni, uno sfogatoio quotidiano di distinguo, non su questioni “portanti”, ma su piccolezze.
Dove i presunti “capi” non si rendono conto del “peso” talvolta eccessivo delle loro parole, generando fazioni, invece che adesione e consenso a una linea.
Una destra che avrebbe sempre meno bisogno di macchiette e più di sintesi, di meno parata di muscoli e più di cervello.
Le “azioni esemplari” sono oggi aiutare i meno abbienti, propagandare valori, difendere il lavoro, dare un futuro ai nostri figli, sostenere le fasce deboli.
Non c’è più possibilità di cittadinanza per una destra che non sappia fare autocritica e ritrovarsi unita in una pur sofferta sintesi.
Altre strade portano solo all’emarginazione, liberale o sociale che sia.
E di barboni per strada ve ne sono già fin troppi.
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