L’ARMATA DEI SALVACONDOTTIERI DEL PARTITO DELL’IMPUNITÀ
IL PDL INVITA A FIRMARE PER I REFERENDUM RADICALI SULLA GIUSTIZIA (NON TUTTI) … “L’UNITà€” RICHIAMA L’AMNISTIA E AL “CORRIERE” INVOCANO LA RAGION POLITICA
Di silenzio si nutre la giustizia, come voleva il buon San Bonaventura. In teoria.
Invece di parole, e tante, si nutre il bla bla quotidiano che è diventato il dibattito sulla giustizia.
È la grande vittoria di Berlusconi e del berlusconismo: ridurre tutto a una questione di scelta, o con o controdime.
Eccolo condannato e subito s’invocano i dieci milioni (o quindici, dipende dai giorni e dalle trasmissioni in cui vengono evocati) di elettori ai quali un sistema corrotto e malato starebbe togliendo, con un colpo di mano, la sovranità .
La volontà popolare deve aver la meglio sul tribunale. Anzi, su tre gradi di giudizio. Tant’è. Questa è la vulgata dei portatori del verbo, degli illuminati che hanno il compito di muover la pancia degli italiani.
Fatto sta che oltre alla pancia hanno mosso la bocca e la penna di dotti e illustri commentatori.
I quali, novelli filosofi, stanno facendo sfoggio di esercizi ermeneutici piuttosto notevoli (presto la “Critica della ragion penale”).
Sulla scia di Denis Verdini che già ieri discettava: “L’ingiusta e arbitraria condanna della quale è stato vittima il nostro presidente Berlusconi conferma clamorosamente quello che stiamo denunciando da anni: la politicizzazione di una parte della magistratura, ma anche l’esistenza in Italia di un’emergenza giustizia che mette in pericolo la rappresentanza democratica, la sicurezza, la privacy e i diritti di libertà di ogni cittadino”
Ecco perciò che alcune firme del Corriere , da Polito a Galli della Loggia e Panebianco, sembrano sempre contrapporre una somma “ragion politica” alle sentenze di tribunale.
E non è affar di garantismo, è machiavellica ragione istituzionale. Sarà . Eppure oltre alla ragion politica ci sarebbe un’altra ragione, quella della decenza, anche istituzionale.
Non basta ricordare i tentativi dalemiani con la Bicamerale? Evidentemente no.
E comunque il partito del salvacondotto si ingrandisce anche con qualche imbarazzo.
Prendiamo l’Unità : da qualche tempo il giornale diretto da Sardo oscilla ciclotimicamente.
C’è da capirlo: da un lato il quotidiano ha sempre avallato la linea dell’ex segretario Bersani. Ora si trova a dover difendere le larghe intese, ovvero la linea di Napolitano che, in qualche modo, è quella che ha avuto la meglio su Bersani.
Quindi come far convivere l’antiberlusconismo (che di quel giornale dovrebbe essere un tratto indelebile, visto che ancora recita “fondato da Gramsci”) con le intese di Napolitano?
Semplice, si mima una posizione che però non è la propria.
Ecco allora risuonare le parole “amnistia” e “indulto”.
Ora, affidate alla penna di Luigi Manconi, queste parole non sconvolgono nessuno. Le ha sempre scritte e riscritte.
Però questa linea, che è poi in fondo quella dei Radicali, rischia di esser usata e poi abusata (se non stuprata) da chi cerca ben più
Infatti ecco che Fabrizio Cicchitto ha annunciato ieri che le iniziative referendarie radicali sono state firmate e accolte dal Pdl.
Pure Gasparri, certo, è della partita. Ma con qualche distinguo.
Quindi bene i referendum radicali. Ma non tutti, ci mancherebbe : “Non sosterrò però, come molti nel Pdl, quello sul-l’abolizione dell’ergastolo. Così come sono negativi i referendum su altre materie”.
Insomma, radicale sì ma non troppo.
Sin quando si tratta, in sostanza, di trovare una soluzione giuridica per Berlusconi, magari che sia anche un’innovazione linguistica — così non si usa salvacondotto ma un neologismo neutro — va tutto bene.
Poi il vero problema che sta a cuore ai radicali, ovvero la situazione carceraria, beh quella allora non è nè urgente nè condivisa.
Allora rimane il dubbio che si finisca a far la parte dell’utile idiota.
Ancora una volta.
Marco Filoni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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