LE 26 VOLTE CHE LEGA E M5S HANNO PARLATO DEL MES MA CHE ORA DI MAIO E SALVINI FINGONO DI NON RICORDARE
IL FATTO FA UN ELENCO MINUZIOSO DI TUTTE LE VOLTE CHE SALVINI E DI MAIO NON HANNO ALZATO UN DITO CONTRO IL MES QUANDO ERANO AL GOVERNO: SE C’ERANO DORMIVANO
“Quando ha deciso il Parlamento di dare un atto di indirizzo suil MES”? In altri termini: il governo ha trattato sulla base del mandato parlamentare come previsto dalla risoluzione del 19 giugno 2019 oppure no?
Questa è la domanda più importante sul Meccanismo Europeo di Stabilità che è improvvisamente diventato un problema per il MoVimento 5 Stelle e la Lega e su cui Matteo Salvini continua a raccontare balle e Luigi Di Maio prosegue a fare lo gnorri.
Ebbene, il Fatto Quotidiano ha contato ieri nell’intervento di Giuseppe Conte 26 volte in cui il precedente governo ha saputo della riforma del MES e dei dettagli che conteneva.
Ad esempio a dicembre e a marzo:
DICEMBRE 2019
Dopo le comunicazioni di giugno l’11 dicembre2018 Contecomunica alle Camere “sugli sviluppi del negoziato in materia di rafforzamento dell’U ni on e economicae monetaria”. Interventi rilevanti non se ne registrano.
19 MARZO DEL 2019
Anche questa volta, nonostante non sarà il tema chiave del Consiglio, Conte decide di richiamare “i temi del budget dell’Eurozona, dello schema europeo di garanzia dei depositi (il cosiddetto Edis) e degli emendamenti al Trattato sul meccanismo europeo di stabilità ”.
La discussione non è accesa nemmeno stavolta e il, peraltro puntuale, senatore Alberto Bagnai della Lega esordirà nel suo intervento con un rilassato: “Dio è morto, Marx è morto, e anch’io non mi sento molto bene”.
Salvatore Cannavò poi ricorda che il 19 giugno 2019 è arrivato il primo mandato parlamentare. La risoluzione Molinari e D’Uva n. 6-00076 viene riformulata in aula dallo stesso Conte che già pensa al l’approccio “pacchetto ”e chiede “la valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto”e cioè il Mes, la garanzia sui depositi bancari (Edis) e il bilancio dell’area euro. Nel dibattito M5S e Lega sono nettamente contrari al Mes.
L’impegno assunto è formale, il governo assicura che si manterrà dentro le indicazioni delle Camere. E in quell’occasione il senatore Bagnai ringrazierà Conte per aver assicurato che ci sarà “l’approfondimento tecnico” che il Parlamento chiede.
Ancora: dopo il 19 giugno il Parlamento discute ancora di Mes il 4 luglio, con l’audizione di Giovanni Tria alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze.
Radio Radicale, ieri mattina, ha rimandato un brano di questa audizione dove gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia non sollevano alcuna questione “vitale”.
Tria interviene di nuovo il 31 luglio rispondendo a un’interrogazione a risposta immediata presentata dal deputato leghista Claudio Borghi, ribadendo che “nei prossimi mesi si dovrà seguire un approccio complessivo in una logica di pacchetto”. Anche in questo caso, Borghi non si fa saltare in aria.
Tria invia la bozza di riforma del Mes ai presidenti delle Camere, con lettera del 9 agosto, ma ormai siamo al Papeete.
LA RELAZIONE SAVONA
Incalzando ancora Salvini, il premier ricorda anche la “Relazione sull’attività dell’Italia in Europa”presentata dall’ex ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, il 27 febbraio 2019. In quella relazione si legge che “l’Eurosummit del 14 dicembre ha sostanzialmente approvato quanto deciso dall’Eurogruppo del 3 dicembre”in merito al Fondo di risoluzione unico sui salvataggi bancari.
Il 27 febbraio l’archivio dell’Ansa ricorda di una “cena cordiale”tra Di Maio—Conte—Salvini con il premier che ha offerto un vassoio di frappe.
Gli smemorati del MES
In totale ci sono almeno 15 passaggi parlamentari tralasciando i meno importanti e Conte ha fatto riferimento ad almeno 11 tra riunioni tecniche interministeriali. Matteo Salvini non ha ribattuto nemmeno a uno di questi.
Il vero punto di attacco riguarda l’audizione alle Camere del 27 novembre da parte di Roberto Gualtieri: “Non ci sono margini di modifica del Mes ”, ha detto il ministro dell’Economia. La prova che tutto è stato fatto “alle spalle degli italiani”.
Ma Conte anche su questo assicura: “Valuteremo all’esito del negoziato” lasciando intendere che ci sono lievi margini di riformabilità delle clausole di azione collettiva. Nel pomeriggio “fonti Ue” hanno assicurato due mesi di ulteriore negoziato e Angela Merkel apre qualche spiraglio. Per tenere in piedi il governo potrebbe bastare.
C’è però un punto che è importante.
Se tutto questo vale per i leghisti, allo stesso modo vale per il MoVimento 5 Stelle, oggi schierato compatto insieme a Di Maio nella strategia del Cascare dal Pero.
Anche loro c’erano. E dormivano.
(da agenzie)
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