LE LACRIME DI COCCODRILLO DI SALVINI PER LA MORTE DI DJ FABO
A PAROLE SI DICE A FAVORE DELLA LIBERTA’ DI SCELTA SUL FINE VITA, NEI FATTI E’ GRAZIE ALLE MIGLIAIA DI EMENDAMENTI DELLA LEGA CHE I MALATI TERMINALI DEVONO ANDARE A MORIRE ALL’ESTERO PAGANDO 10.000 EURO
Matteo Salvini ieri per un attimo ha smesso i panni del giustiziere e dell’autista di ruspe e ha indossato il suo costume da avvoltoio per avventarsi sul corpo di Fabiano Antoniani in arte Dj Fabo che ieri è morto in Svizzera perchè qui in Italia non c’è una legge sul fine vita che tuteli il diritto di un malato a decidere quando morire, quando uscire da quello che Fabo ha descritto come un “inferno di dolore, di dolore, di dolore“. Salvini ha dichiarato che un paese serio dovrebbe “garantire la libera scelta di ogni cittadino, ma soprattutto assicurare una vita dignitosa a chi vuole invece continuare a combattere“.
Salvini sembra quindi aprire alla possibilità che anche l’Italia si doti di una legge sul fine vita.
Ma non è così perchè in Parlamento la Lega Nord, il partito di cui Salvini è Capitano e Segretario, sta attivamente cercando di affossare il DDL Lenzi.
Fino ad oggi il nostro Paese non è riuscito a dotarsi di una legge sul testamento biologico e sulle dichiarazioni anticipate di trattamento perchè il Parlamento non ha mai voluto — soprattutto per non scontentare la Chiesa Cattolica — affrontare seriamente la questione.
Dj Fabo non è il primo italiano a dover andare a morire in Svizzera e non sarà nemmeno l’ultimo.
Non è nemmeno il primo italiano a chiedere pubblicamente di poter morire con dignità , ma i giorni del frenetico impegno della politica li abbiamo già vissuti a fianco di Piergiorgio Welby (2006) ed Eluana Englaro (2009).
Non è che in Parlamento manchino le proposte di legge, ce ne sono attualmente sei, i primi sono stati presentati ad inizio legislatura, nel 2013, ma solo due sono già all’esame della Commissione.
Si tratta delle proposte di legge elaborate da Beatrice Brignone di Possibile e quella di Silvia Giordano del MoVimento 5 Stelle; per entrambi i DDL la relatrice è la deputata PD Donata Lenzi.
Sembra che attorno a questi due disegni di legge si sia coagulata una maggioranza trasversale che trova d’accordo i parlamentari a Cinque Stelle e gran parte di quelli del Partito Democratico.
A fare le barricate e ad annunciare battaglia alla Camera è stata la Lega Nord che ha parlato di un testo “improponibile che non vedrà mai la luce” e ha annunciato una pioggia di emendamenti per bloccare la legge alla Camera, il 12 gennaio erano già stati presentati 3.300, di questi 1.118 firmati da Ncd e 1.280 annunciati dalla Lega Nord.
In Commissione gli emendamenti sono stati ridotti a 288 dal Presidente della Commissione Affari Sociali Mario Marazziti poichè si trattava di emendamenti ostruzionistici che andavano a modificare pesantemente o a sopprimere articoli del testo base, non una volontà di migliorare la legge o di emendarla ma di stravolgerla per renderla inutile e inapplicabile.
Tra i più attivi nel combattere un’eventuale legge che renderebbe l’Italia “un Paese serio” c’è il deputato di Lega Nord-Noi con Salvini Alessandro Pagano.
Nel frattempo il testo di legge ha già subito due rinvii, il primo esame alla Camera era infatti previsto il 30 gennaio ma è stato chiesto un rinvio al 27 febbraio.
Il 23 febbraio però è stato deciso che la legge arriverà alla Camera a marzo, a salutare con soddisfazione il rinvio c’era proprio Alessandro Pagano che qualche giorno prima aveva definito il Pd e il M5S il “partito della morte” e che ha ribadito che la Lega è pronta a fare le barricate in Aula.
Ci sarebbe da chiedere se questa è la posizione seria di un politico serio in un Paese serio su un tema così delicato.
Un tema sul quale Salvini sembra auspicare una legge che garantisca la libertà di scelta ai singoli cittadini dimenticando che in Parlamento il suo partito si adopera affinchè questa libertà di scelta non venga concessa.
Ma in realtà quella di Salvini è una una non dichiarazione perchè il Capitano evita accuratamente di prendere una posizione chiara sull’argomento.
Un esempio di come un politico dovrebbe affrontare il tema Salvini ce l’ha in casa; il Presidente del Veneto Luca Zaia ha ribadito quanto dichiarato in un’intervista all’Espresso ovvero di essere favorevole ad una legge sul testamento biologico:
Da dieci anni, almeno, chiedo la legge sul testamento biologico. Non sono, invece, tra coloro che senza se e senza ma propongono l’eutanasia. Bisogna portare rispetto a coloro che hanno una loro idea su come affrontare la malattia, la sofferenza atroce, la morte; è necessario fare qualcosa, in punta di piedi. Non è un problema di casacche politiche o di credo religioso, di scelte sentimentali, ma di varare una legge rispettosa della libertà di coscienza.
Certo è che l’atteggiamento politico della Lega Nord sul tema non aiuta i malati e le loro famiglie.
(da “NextQuotidiano“)
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