LEGGE ELETTORALE, LA RAFFINATA MOSSA POLITICA DI BERLUSCONI: OFFRE A RENZI UN ACCORDO E LE URNE ANTICIPATE
MANO TESA DEL PD, M5S IN DIFFICOLTA’, LEGA ALLE CORDE… ERGENDOSI A GARANTE DEL PROPORZIONALE SILVIO INCASSA IL CONSENSO DELLA MELONI E DI SINISTRA ITALIANA ED EMARGINA SALVINI ALLE PRESE CON LA FRONDA INTERNA
Non ha certo l’aria di una sortita estemporanea quella con cui Silvio Berlusconi, dalle colonne del Messaggero, ha proposto al Pd un rapido accordo su una legge elettorale ispirata al modello tedesco che faccia da preludio ad elezioni anticipate in autunno. Più che una mossa, un’iniziativa politica raffinata e fertile, a giudicare dalle reazioni avute in un brevissimo lasso di tempo, a partire da quella dei diretti interessati Democrat, che lascia pensare a un qualcosa di più che a un semplice giro di valzer.
Ma andiamo per ordine: il leader di FI, come è noto, non gradirebbe una legge elettorale di impronta maggioritaria, ora che il suo partito non può contare più su un consenso di massa, e ha sonoramente bocciato il testo presentato dal capogruppo del Pd Ettore Rosato in commissione alla Camera.
Allo stesso tempo, Berlusconi è preoccupato dall’asse che in Parlamento si è formato, attorno al Rosatellum, tra il Carroccio e il Nazareno, che difficilmente potrebbe reggere alla prova dei numeri in Senato ma, magari con qualche lieve correttivo che possa andar bene ai centristi (ben dotati a Palazzo Madama) potrebbe anche sovvertire i pronostici e consegnare a Salvini – favorito dal Rosatellum – la golden share del centrodestra.
L’unico modo per uscire dall’angolo, dunque, è offrire a Renzi quello che, nell’attuale contesto parlamentare (che è fermo ancora ai rapporti di forza del 2013, e quindi con Forza Italia nettamente sovradimensionata) Salvini non può offrire, e cioè le elezioni anticipate in autunno.
Un obiettivo che tutti sanno, al di là delle dichiarazioni di circostanza, che il segretario del Pd tiene ancora sotto al tavolo e che rende l’offerta dell”ex-Cavaliere (“sistema tedesco e andiamo a votare in autunno”) particolarmente seducente, anche in virtù del fatto che a tutti è apparso chiaro che il testo presentato dal Pd, anche se viene bollato da Berlusconi come una “cattiva base di partenza”, si presta agevolmente a modulazioni dettate dalla convenienza, e non sarebbe un’impresa ardua avvicinarlo a un impianto digeribile per Forza Italia, soprattutto se in ballo c’è la fine anticipata della legislatura.
Il punto di caduta, potrebbe ad esempio essere l’abbassamento della quota di seggi assegnata col sistema maggioritario, o anche il mantenimento di collegi, in luogo del ritorno alle circoscrizioni (come tra l’altro fatto intuire da Berlusconi nell’intervista).
Un ragionamento che, associato alla chiara indicazione da parte di Berlusconi di M5S come del nemico comune delle forze moderate (e quindi anche del Pd) ha fatto subito breccia, tanto che la risposta del luogotenente renziano Maurizio Martina non si è fatta attendere, e ha parlato di “confronto serio” per una legge di “stampo europeo”.
Risposta altrettanto rapida ma con toni stizziti quella che giunge dal leader leghista Matteo Salvini, principale bersaglio dell’analisi politica fatta da Berlusconi nell’intervista, nella quale si ribadisce la necessità di una leadership moderata e liberale per il centrodestra italiano ed europeo.
Salvini accusa il leader azzurro di “non volere la coalizione” , di “non volere vincere le elezioni” e di “tirare a campare”.
Sullo sfondo, la lotta per la supremazia nel centrodestra, gli stessi equilibri interni al Carroccio (con la fronda dei bossiani sempre possibile) e il ruolo dei “cespugli”, i partiti più piccoli che Renzi non vorrebbe in Parlamento ma che Berlusconi sembra voler blandire ergendosi a garante del proporzionale, incassando subito la benevolenza di Sinistra italiana, che gli ha già riconosciuto “più buonsenso di Renzi” e quella quasi scontata di Fratelli d’Italia.
Più complessa la situazione in seno a Mdp-Articolo 1, dove all’ecumenismo di Giuliano Pisapia che dal palco di Milano parla di “passi avanti” sulla legge elettorale e di “casa progressista aperta” si affianca l’intransigenza degli scissionisti Pd, incarnata da Roberto Speranza che dallo stesso palco chiama i militanti alla mobilitazione con banchetti e gazebo contro la proposta di Renzi.
Masticano amaro, ma per ora non lo danno a vedere in modo palese, i settori forzisti più vicini alla Lega (in testa il governatore ligure Giovanni Toti), preoccupati dall’ipotesi di una rottura sostanziale tra Salvini e Berlusconi per le ripercussioni che potrebbe avere sui territori in cui i due partiti già governano assieme e in quelli che in cui si presentano da alleati alle imminenti amministrative.
Fin troppo agevole, infine, per M5S accusare Renzi e Berlusconi di agire avendo come unico scopo quello di voler “sbarrare la strada” al Movimento.
D’altronde non si comprende perchè dovrebbero agevolarla.
(da “Huffingtonpost”)
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