L’EX DIRETTORE DELLE CASE POPOLARI CHE HA RUBATO 8,5 MILIONI DI EURO SE LA CAVA CON 4 ANNI DI CARCERE
ASTI IN PIAZZA CONTRO LA PENA INFLITTA A PIERINO SANTORO, IL TRAVET CHE SOLO IN ITALIA POTEVA RUBARE PER DIECI ANNI SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGESSE
Dal giudice non s’è fatto vedere. Ma lui non si faceva mai vedere.
Anche per rubare, Pierino Santoro distoglieva, o sottraeva, si dice così.
Da direttore generale dell’Atc di Asti, che gestisce quasi duemila case popolari, aveva portato via in dieci anni 8,5 milioni di euro senza mai uscire dal suo buco, senza mai farsi vedere una volta a una festa, una cena, un invito qualsiasi, un incontro.
Aveva la vita di un impiegatuccio della ricchezza, preciso e noioso, lui, che sussurrava sempre, anche se doveva comandare, che non si faceva mai sentire quando camminava, come se avesse vergogna, anche adesso che poteva fare quello che voleva con tutti i soldi che aveva preso, Pierino, che stava sempre zitto, «con quella sua aria da chierichetto», come ce lo hanno descritto i colleghi, piccolino, grigio, stempiato, così anonimo, con quelle giacche e quelle cravatte senza stile, con quelle scarpe nere allacciate perfettamente e il cappello da levare appena, come facevano i signori per accennare un saluto.
Ieri, Pierino Santoro ha patteggiato senza farsi vedere: 4 anni e due mesi per quegli 8,5 milioni che ha rubato di nascosto a tutti. Cioè, niente.
La sera prima, mezza Asti aveva partecipato a una fiaccolata per chiedere una condanna esemplare.
Ma chissà se serve condannarle persone come lui.
Continua a fare la vita che gli concede il suo perimetro, con la stessa noia e lo stesso vuoto, come se fosse già nato per vivere sempre nello stesso posto e nella stessa cella, solo la villa con piscina al posto della casa in condominio, i Suv da cambiare ogni otto mesi e gli orologi Rolex, l’unica sua passione, come se quella fosse la diversità .
Lo scoprirono quasi per caso all’inizio di quest’anno durante un controllo del collegio sindacale.
I 3 ispettori trovarono la ricevuta di una carta di credito legata a un conto che non esisteva.
Chiesero a tutti e alla fine lui confessò: è mia.
Andava avanti da 10 anni, facendo mandati di pagamento senza giustificativi: «Contavo sul fatto che non c’era un sistema di controllo incrociato». In realtà , nessuno riusciva a pensare a lui, a quest’omino così fedele ai suoi orari e alle sue abitudini.
Al pm confessò che in effetti era stupito che «il revisore dei conti non controllasse bene i bilanci, che gli andasse bene tutto quello che gli preparavo io».
Usava trucchetti banali, faceva tanti piccoli mandati di pagamento senza fattura, di modo che non risultassero.
Ma quando qualche dipendente storceva il naso, rispondeva duro: «Fatti gli affari tuoi». E all’impiegata che si rifiutava di truccare un conto, sibilò come sapeva fare: «Ricordati che sei una precaria».
Perchè Pierino era noioso e preciso, ma anche spietato, a modo suo.
Quando lo beccarono andò in depressione e tentò il suicidio. Però, una volta finito in clinica a Bra, ha organizzato con ostinata meticolosità l’occultamento delle sue ricchezze, intestando conti, veicoli e case ai familiari, e spargendo qualche utile menzogna.
Solo alla figlia spiegava che stare in clinica «mi servirà perchè sono un soggetto che ha avuto problemi e non sarà più compatibile con la vita carceraria».
Molti soldi li aveva tenuti in banca, come un onesto travet.
Nella sentenza di ieri hanno disposto il sequestro dei conti correnti: due milioni d’euro.
E la vendita all’asta della villa che s’era fatto costruire, così banale e così grande. Dalla clinica, al telefono con un avvocato, lancia anche qualche messaggio: «Sai come dice Cetto Laqualunque? Se mi metto a cantare io… Se canto io, io canto come un usignolo».
Gli impiegati si erano divertiti tanto con quel cialtrone di Cetto. Al giudice nega: «Ma no, ero molto teso in quel periodo…».
Poi torna preciso come sempre, come l’impiegato modello che era.
Dalla clinica cerca sul tablet le escort di Bra. Chiama e chiede a una puntigliosamente: «Ma sei proprio come nella foto?». Perchè se no, non paga.
Esce, va e rientra soddisfatto.
La precisione è tutto nella vita.
Pierangelo Sapegno
(da “La Stampa“)
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