STAGE CON TRAPPOLA, 2.700 STUDENTI SFRUTTATI DA ALBERGHI E RISTORANTI: E’ IL NUOVO CHE AVANZA
SEI DENUNCIATI: I RAGAZZI LAVORAVANO A BASSO COSTO E IN NERO DIETRO LO SCHERMO DELL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
In teoria rientrava tutto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. In pratica erano impiegati in maniera abusiva da decine di ristoratori e albergatori, soprattutto nei periodi con il più alto numero di cerimonie (matrimoni, comunioni, cresime).
E grazie — secondo l’accusa dei finanzieri — a due società con residenza fittizia all’estero, San Marino e Svizzera.
È la sorte di 2.700 studenti, di cui alcuni anche minorenni: tutti lavoratori «in nero» che dovevano essere in cucine e hotel a svolgere attività di praticantato e invece, in molte occasioni, si trovavano a fare anche altro.
Manodopera a costo basso, bassissimo e per la quale — certificano le Fiamme gialle — «i mediatori si facevano pagare 60 euro alla settimana per ogni studente impiegato in cucine, bar e alberghi».
La scoperta è stata fatta dalla Guardia di finanza di Bassano del Grappa con la Direzione territoriale del lavoro di Vicenza: l’operazione, coordinata dal capitano Pietro De Angelis, è stata condotta in tutta Italia e ha fatto venire alla luce anche il suo funzionamento.
Dopo l’accordo tra istituti scolastici e aziende — nell’ambito del percorso formativo che prevede «sul campo» diverse ore di praticantato — «si inseriva in modo del tutto illecito» un intermediario che provvedeva, dietro pagamento, a fornire gli studenti a ristoratori e albergatori.
«A quel punto non si poteva più parlare di rapporto scuola-lavoro, ma di rapporto di lavoro vero e proprio», spiega De Angelis.
Lavoro «in nero», visto che non venivano versati i contributi. Su richiesta le persone coinvolte nell’attività illecita «facevano sottoscrivere a ristoratori e albergatori una “lettera d’incarico” con la quale veniva definito l’impiego, per un periodo determinato, di un numero di studenti occorrenti alle strutture», dietro i già citati 60 euro a settimana per studente.
«L’importo veniva poi riportato nelle fatture emesse dalle due società , falsamente residenti all’estero, evadendo però le imposte dirette e l’Iva».
Ragazzi del Sud sfruttati da aziende del Centro-Nord
Le scuole superiori coinvolte (36 in tutto) si trovano in Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Mentre le aziende che richiedevano i ragazzi — un’ottantina circa — sono in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Insomma: gli allievi del Meridione andavano soprattutto al Centro e al Nord.
I finanzieri hanno denunciato quattro persone (due sono marito e moglie) per somministrazione fraudolenta di manodopera e hanno anche calcolato l’importo dell’Iva evasa (circa 200 mila euro su un milione di importo): per quest’ultimo elemento due delle persone sono state denunciate anche per frode fiscale.
In caso di «somministrazione fraudolenta di manodopera — ricorda il capitano De Angelis — è prevista la sanzione pari a 70 euro per giorno d’impiego per studente e considerato che ognuno di loro è stato impiegato in media per quindici giorni, la sanzione potrà arrivare fino a 2,6 milioni di euro».
Leonard Berberi
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