L’ITALIA COME GLI STATI UNITI: SE NON HAI I SOLDI NON PUOI CURARTI
IL 70% DEI PAZIENTI ITALIANI È COSTRETTO A RIVOLGERSI A DELLE STRUTTURE PRIVATE PER ACCERTAMENTI VISTA L’ATTESA INFINITA A CUI SI E’ OBBLIGATI DALLE STRUTTURE PUBBLICHE… UN’ECOGRAFIA COSTA IL 25% IN PIÙ, IL DENTISTA È PIÙ CARO DEL 30-40%
La pandemia ha allungato le liste d’attesa e prosciugato il portafoglio di due italiani su tre, che per aggirarle si sono dovuti a rivolgere al privato, dove l’inflazione sanitaria galoppa, anche se con grandi differenze da una struttura all’altra.
Solo che per la sanità privata in Rete non ci sono siti che con un click ti dicano dove andare e spendere di meno per una tac o una visita dal cardiologo, ragion per cui per molti assistiti il post-Covid si è rapidamente trasformato in una stangata. Che non ha risparmiato nemmeno le visite specialistiche fatte in regime di «intramoenia», ossia quelle effettuate dai medici ospedalieri pubblici in forma privata dentro gli stessi ospedali. Qui gli aumenti hanno oscillato tra il 10 e il 20% a seconda della specialità medica.
I farmaci a pagamento più diffusi hanno fatto a loro volta un balzo in avanti di oltre il 10% a inizio anno, il prezzario per visite mediche e accertamenti diagnostici, come tac, risonanze o ecografie in alcuni grandi gruppi sanitari privati è andato su in media del 25%, mentre la poltrona del dentista è diventata più costosa in un 30-40% dei casi per compensare i rincari del 9% del materiale odontoiatrico, come capsule o impianti, oltre a quelli del caro bollette che non hanno risparmiato nessuna struttura sanitaria.
Eppure a guardare le statistiche dell’Istat, mai pubblicate, alla voce «servizi sanitari e spese per la salute» nel triennio 2020-22 corrisponde un aumento dei prezzi del 2,5%, più accentuato per i servizi ambulatoriali, dove l’inflazione è stata del 3,3% e per i ricoveri, dove si è al più 3%. «Ma il problema – spiega Alessandro Solipaca, ricercatore Istat e direttore scientifico di “Osservasalute” della Cattolica di Roma – Inoltre dietro quegli incrementi contenuti si nasconde una grande differenza nell’andamento dei prezzi da una struttura all’altra e a seconda dell’area geografica del Paese dove il dato è rilevato».
«La medesima prestazione può lievitare di oltre il 500% da una struttura sanitaria all’altra», conferma Laura Filippucci, economista e consulente di Altroconsumo, l’associazione che in una fotografia scattata di recente ha rilevato come le liste di attesa abbiano costretto il 70% di chi necessitava di una visita medica e il 60% di chi doveva sottoporsi a un esame diagnostico a rivolgersi a una struttura privata.
«A Torino, ad esempio – racconta Filippucci – una gastroscopia può costare dagli 800 ai 1.320 euro, a seconda del centro privato scelto. A Milano si passa dai 95 ai 620 euro per una risonanza magnetica alla colonna vertebrale.
A Napoli, una visita ginecologica può costare da 30 a 150 euro, con una differenza pari al 400%. Ancora, a Genova, per l’ecografia addome completo si spendono dai 47 ai 140 euro (+198%). Le differenze di prezzo sono molto elevate anche per esami generalmente poco costosi come l’elettrocardiogramma: a Bari si va dai 15 ai 60 euro
(da la Stampa)
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