LITE CONTINUA
RAPPRESAGLIA LEGHISTA SULLA PRESCRIZIONE, LA RICICLATA BONGIORNO CONTRO BONAFEDE, IL CONTENZIOSO SI ALLARGA OGNI GIORNO SU CORRUZIONE, OPERE PUBBLICHE, REDDITO CITTADINANZA, ROMA
Sul campo di battaglia la si definirebbe una rappresaglia. Giulia Bongiorno fa esplodere una bomba nei rapporti interni alla maggioranza andando a colpire uno dei temi più sentiti dai 5 Stelle, quello della giustizia, ponendo un veto – questo sì senza appello – alla riforma della prescrizione proposta da Alfonso Bonafede.
Di lì non si passa, afferma il ministro leghista, proprio mentre dentro il Movimento le tensioni interne tengono ancora sul filo il Decreto Sicurezza, in cima ai desiderata leghisti.
Così se è vero che c’è un Contratto di Governo da rispettare, il contenzioso fra M5S e Lega si allunga di giorno in giorno, il logoramento dei rapporti è sotto gli occhi di tutti.
Il problema lo solleva Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera, in cui ribadisce la centralità del reddito di cittadinanza e non nega i problemi che deriverebbero da un rinvio della proposta economica chiave del Movimento 5 Stelle. “Operativo entro marzo” è il timing fissato da Di Maio, che richiama nuovamente tutti al rispetto del Contratto: “Se qualche membro del governo non crede in quello che stiamo facendo, allora è un rischio per i cittadini prima di tutto”.
Le parole del sottosegretario Giancarlo Giorgetti pesano ancora a 24 ore di distanza, malgrado l’incontro riparatore con il premier Giuseppe Conte di ieri sera fosse stato deciso proprio per gettare acqua sul fuoco.
La manovra di disturbo della Lega, agli occhi dei 5 Stelle e non solo, prosegue ancora oggi, con ministri e sottosegretari leghisti in campo per fermare alcune proposte messe in campo dagli alleati.
Come il reddito di cittadinanza, che oggi Matteo Salvini rinomina “reddito di reinserimento al lavoro” non a caso, perchè permane nel Carroccio la convinzione che come formulata dai pentastellati, sia una misura assistenziale, eccessivamente onerosa, squilibrata fra Nord e Sud, non utile alla crescita e alla ripartenza del mercato del lavoro.
Concetti che sviluppa il sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, quando propone che il reddito, nella sua dotazione finanziaria, “anzichè andare direttamente ai vari beneficiari, possa essere data a imprese e aziende che si facciano carico di formare” i lavoratori.
È necessario, secondo Siri, costruire “uno strumento condiviso che non crei fratture nel Paese”, perchè “con il reddito di cittadinanza tout court, così come viene presentato, c’è una frattura tra il Nord e il Sud del Paese”.
Parole che vengono respinte al mittente dal capogruppo alla Camera dei 5 Stelle, Francesco D’Uva, che avvisa i colleghi della maggioranza: “Non arretriamo di un millimetro sul reddito di cittadinanza”.
Scoppia poi nel Governo il caso della riforma della prescrizione, con la solenne bocciatura di Giulia Bongiorno, ministro della P.A. ma anche voce che pesa sui temi della giustizia nella Lega. “La sospensione della prescrizione” dopo il primo grado di giudizio “è una bomba nucleare sul processo penale. Sono molto preoccupata” ha detto il ministro a Sky Tg24, respingendo così l’emendamento ad hoc presentato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede.
“Io questa cosa non posso accettarla, non posso non segnalarla” afferma la Bongiorno, perchè “la prescrizione ha una sua etica, anche un condannato deve avere un secondo grado di giudizio in tempi ragionevoli”.
Affermazioni distanti anni luce da quelle del ministro della Giustizia, secondo cui “l’unica bomba atomica che rischia di esplodere è la rabbia dei cittadini di fronte all’impunità “, per cui, aggiunge Bonafede, la Bongiorno “sbaglia” e con la riforma “gli unici a dover temere sono i colpevoli”.
Non c’è solo questo ostacolo politico sul disegno di legge “anticorruzione”.
Sulle pagine del Fatto, è Igor Iezzi, capogruppo leghista in Commissione Affari Costituzionali, un fedelissimo di Matteo Salvini, a mettersi di traverso, soprattutto alla nuova legge sul finanziamento ai partiti. Parla di “norma controproducente” e di “logiche demagogiche”, chiede di sedersi a un tavolo, ma respinge in toto “il modo di trattare i partiti come fossero delle cosche mafiose che hanno unico scopo quello di delinquere”.
Alle parole di Iezzi risponde Stefano Buffagni, sottosegretario M5S agli Affari Regionali, spiegando che “la trasparenza per i bilanci dei partiti e delle fondazioni ad essi collegate è una norma fondamentale che i cittadini ci chiedono da decenni ormai”. Spazio ai miglioramenti, non a stravolgimenti, perchè con la riforma “la politica diventerà una casa di vetro e potremo dire addio all’affarismo e alla malapolitica”.
Se a questi dossier caldi si aggiungono quelli sulle grandi opere – come Tav, Tap, Pedemontana, Brennero, Terzo Valico, Muos — ma anche il decreto Sicurezza, battaglia leghista che accende il dibattito interno al Movimento, in attesa della madre di tutte le battaglie — l’iter parlamentare della legge di bilancio — ecco che l’elenco del contendere fra M5s e Lega si estende a dismisura.
Non aiutano poi gli sgarbi fra alleati a livello locale.
Ancora una volta è la Lega in manovra di disturbo: Giulia Bongiorno torna a denunciare il “degrado ovunque” di Roma, rendendo sempre più palese l’Opa leghista sulla Capitale a una settimana dalla sentenza di primo grado su Virginia Raggi.
Diventa allora perfino risibile la linea ufficiale sbandierata dai due vice premier.
Da Matteo Salvini che dice “nessuna polemica, stiamo lavorando bene, andiamo avanti uniti per il cambiamento del paese” e da Luigi Di Maio che dice “andiamo avanti, c’è un contratto di governo firmato e da realizzare”.
Sotto la superficie, il magma ribolle.
(da “Huffingtonpost”)
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