MANIFESTAZIONE A MILANO CONTRO LE MORTI IN MARE
CECILIA STRADA: “DAVANTI ALLE BARE DEI BAMBINI, IL GOVERNO HA AVUTO IL CORAGGIO DI COLPEVOLIZZARE LE VITTIME”
«Basta morti in mare, nessuna persona è illegale». Questo il coro gridato di più durante il corteo a Milano scaturito in seguito al presidio organizzato dalle Ong Mediterranea saving humans, Medici senza frontiere, ResQ, Emergency, Iuventa Crew, Sea Watch, Open Arms, al quale hanno aderito oltre cento associazioni.
Il primo intervento dal palco è quello di Cecilia Strada: «Questo naufragio ha tirato fuori il peggio dei nostri governanti e delle nostre istituzioni: davanti ai biberon portati dal mare, davanti alle bare dei bambini, il governo ha avuto il coraggio di colpevolizzare le vittime, dimostrando di non avere la minima idea del perché queste persone si spostano».
Secondo Strada bisogna scegliere da che parte stare: «O da quella di queste persone che attraversano il mare, da quella delle persone che le salvano, da quella del diritto internazionale, o da quella dei mandanti di queste stragi».
La piazza è gremita, un migliaio i partecipanti, tante le bandiere, dalle Sardine ai Sentinelli fino a quelle dell’Anpi, ma ci sono anche molti milanesi: «Siamo ormai arrivati all’apice, le dichiarazioni che sono state fatte dal ministro Piantedosi sono sconsiderate, è doveroso essere qui in corteo oggi» racconta Letizia di 48 anni. Dal furgone al centro della piazza si susseguono i vari interventi degli organizzatori, che chiedono tutti dei canali di accesso sicuri e legali perché «finché l’Europa non aprirà le porte della fortezza sarà sempre così, il Mediterraneo continuerà ad essere un cimitero a cielo aperto» aggiunge Strada, che annuncia «noi di ResQ siamo nati, come tutte le navi della flotta civile, in risposta a quel vuoto di Stato che c’è nel Mediterraneo centrale, e continueremo a soccorrere persone in mare perché è un obbligo».
I manifestanti puntano il dito non solo contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e l’Europa ma anche contro i passati governi: «La guerra alla solidarietà in mare è cominciata con Minniti – spiega Davide di Iuventa – Chi dice che non dovrebbero esserci le ONG in mare in un certo senso ha ragione perché non dovrebbero essere dei pescherecci riconvertiti da civili a fare salvataggio in mare ma dovrebbero farlo le autorità europee. Se ne doveva occupare Frontex, che nei fatti invece si occupa di respingimenti».
«Gli accordi che vengono fatti con i Paesi da cui arrivano i migranti non innescano un meccanismo di solidarietà ma di scambio – precisa Leon Blanchaert di Mediterranea saving humans – l’Europa dice ‘noi vi diamo i mezzi per reprimere le proteste basta che non facciate più passare le persone».
(da agenzie)
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