MARINE LE PEN ORA SI TRAVESTE DA ECOLOGISTA DOPO AVER IN PASSATO DEFINITO L’AMBIENTE “ROBA DA SNOB DI SINISTRA'”
COSA NON SI FA PER UNA POLTRONA… SECONDO GLI ULTIMI SONDAGGI PERO’ MACRON LA BATTEREBBE ANCORA AL BALLOTTAGGIO
Sorridente e con l’aria di una che sta affermando la cosa più ovvia del mondo, Marine Le Pen è comparsa qualche giorno fa in televisione e ha detto: “Io penso che vincerò le elezioni presidenziali, ed è la mia responsabilità rassicurare i francesi. Su di me hanno sentito molte cose false e caricaturali. Mi resta un anno per far capire il mio progetto che non è solo ragionevole ma ridarà senso alla politica”.
Il papà Jean-Marie, storico leader dell’estrema destra patriottica e colonialista, non aveva mai pensato fosse suo dovere “rassicurare” ma piuttosto terrorizzare gli elettori scommettendo sul voto della paura. E anche adesso, a 93 anni, interrogato dalla stessa BFM Tv, dichiara irriducibile: “Marine non deve cedere all’attrazione centrista”.
Ma la figlia, che ha costruito il suo successo su una linea di continuità -discontinuità dall’ingombrante papà , tanto per cominciare propone un referendum sull’ecologia, anzi un contro-referendum, dal momento che anche il presidente della Repubblica Macron ne sta proponendo uno per “costituzionalizzare” le buone intenzioni della stagione verde ora appannata dall’emergenza.
Si pensa che sull’ambiente – esiti della pandemia a parte – si giocherà la battaglia più simbolica del 2022.
Ne esce un quadretto eco compatibile e sostenibile del lepenismo. Quindici domande, un po’ tecniche un po’ no, sullo sfondo un’ecologia “paysanne”, popolare e populista, contro l’eolico, iconica battaglia del Front National, da sempre a favore del nucleare nazionale a suon di dati, nell’immancabile confronto-scontro con la Germania, raffigurata come il rovescio della Mecca della politica verde: la Francia delle centrali atomiche scarica nell’atmosfera ogni ora 7.500 tonnellate di CO2, la Germania 36 mila…
Per la Le Pen il progetto costituzionale macronista di “protezione dell’ambiente e della diversità biologica dai cambiamenti climatici” sono soltanto parole vuote. È lei a riempirle di contenuti con le sue allusive contro-domande. Volete che tutti i prodotti alimentari siano etichettati in modo dettagliato? La Francia deve continuare a investire nel nucleare, la sola energia libera dall’inquinante carbone? Siete favorevoli a sospendere l’installazione di nuovi grandi supermercati? Siete favorevoli a vietare l’importazione di prodotti agricoli manifatturieri la cui produzione è vietata in Francia? Eccetera, eccetera.
Se alcune di queste questioni possono sembrare tecniche, lo sfondo è chiaro e traducibile per tutti, il sostegno alle piccole patrie, a un’economia di produzione e consumo locale, essendo “il localismo” lo slogan che ha ormai guadagnato la stessa importanza di sicurezza e immigrazione nelle gerarchie politiche lepeniste. “On est chez nous”, siamo a casa nostra.
Ha detto Marine Le Pen di essere rimasta molto colpita da un recente sondaggio in cui una grande parte di francesi dichiara di sentirsi “isolata” e di non appartenere a nessuna comunità , nemmeno quella nazionale: “Ecco, il mio obiettivo è di rassicurare questi francesi. E faccio mio lo slogan dei tifosi del Liverpool: non camminerete mai soli”. (Naturalmente lo dice in francese, l’originale è: You’ll never walk alone).
Fino a un paio di anni fa il partito di madame Le Pen considerava ecologia e ambientalismo “roba da bobò” e cioè buona per gli snob della sinistra parigina, agiati progressisti immaginari. La svolta ambientalista dell’estrema destra è diventata definitiva dalle europee dell’anno scorso quando il Rassemblement National (questo è il nome attuale dell’ex Front lepenista) ha mandato a Strasburgo Hervè Juven, un sessantacinquenne uomo d’affari, autore Gallimard di saggi suggestivi su sensualità e desiderio (in Italia Feltrinelli ha pubblicato il “Trionfo del corpo”) divenuto guru e teorico dell’ “ecologia identitaria”, un localismo giacobino già attuato da qualche sindaco. Per esempio a Hènin Beaumont, nel Nord, in uno dei comuni simbolo vinti dall’ex Front, dove l’illuminazione di quasi tutti gli edifici è a led, un migliaio di alberi sono stati impiantati negli spazi pubblici e nei parchi si sperimenta la manutenzione degli spazi verdi con il pascolo libero delle pecore.
A questa sfida verde e femminile si sta avvicinando a piccoli passi la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, eletta nel 2014 con il marchio del partito socialista, divenuto ormai un simbolo di antiquariato politico, al punto che alle municipali dell’anno scorso la sindaca si è presentata con la lista “Paris en commun”, liberata da tossici riferimenti al passato novecentesco e idealmente proiettata sull’idea della difesa dei “beni comuni”, aria, acqua, ambiente in generale.
Piste ciclabili non solo sui boulevards, i quai della Senna vietati al traffico, scooter e monopattini elettrici ovunque. Hidalgo annuncia oggi sul Journal du dimanche la pubblicazione della sua agenda che tutti considerano l’anticipazione dell’annuncio della candidatura all’Eliseo (nelle à‰ditions de l’observatoire sono già usciti “Respirare” e “I luoghi del possibile”) che procede secondo il suo “ritmo”.
L’altro giorno ha presentato a un quotidiano del Nord, vale a dire nelle terre di Marine, la piattaforme di “Idèes en commun”, la rete che la sostiene è inevitabilmente quella dei sindaci socialisti, alcuni dei quali autentici “elefanti” del vecchio partito come Martine Aubry a Lille o Franà§ois Rebsamen a Digione.
Ma intanto lei si tiene al passo con i tempi e fa approvare dal Consiglio di Parigi la “Carta per la telefonia mobile” per regolare le installazioni del 5G, tema oggi molto sensibile. Hidalgo lo definisce il regolamento più “protettivo” d’Europa, secondo le richieste della Convenzione cittadina dei 150 estratti a sorte, istituita da Macron nel 2020 per sperimentare forme nuove di democrazia deliberante.
Dopo la crisi dei gilets gialli, il governo della pandemia ha rivelato la fragilità di un sistema presidenziale che appariva invece stabile nella forma gollista della Quinta Repubblica. Christian Salmon, lo studioso dello storytelling e del grottesco in politica (ultimo libro La Tyrannie des buffons) ha spiegato così su slate.fr il momento: “Il declino della sovranità ha prodotto un nuovo tipo di presidente che non sembra più capace di reagire. È diventato il commentatore di una situazione che gli è sfuggita di mano, prodotta da un duplice fenomeno: una governance senza sovranità e un democrazia senza deliberazioni”. Lo zigzag della politica di Macron nell’ultimo anno lo dimostra: mentre la Le Pen diventa centrista e moderata – ha scritto il Financial Times – il presidente perde lo zelo riformista.
Secondo l’ultimo sondaggio Ifop pubblicato venerdì, Macron vincerebbe ancora 53 a 47 contro la Le Pen (nel 2017 fu 66 a 33), mentre nella sfida tra signore Anne Hidalgo perderebbe di misura, 51 a 49. Ma il dato più impressionante di tutte le ultime inchieste d’opinione è la quantità di cittadini che non si sente più rappresentata da nessuno
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply