NEL PDL FINGONO DI DIMETTERSI, POI PROVANO IL RICATTO: “GRAZIA A BERLUSCONI O CADE IL GOVERNO”
MA NAPOLITANO LI GELA: “E’ LA LEGGE A STABILIRE I SOGGETTI TITOLATI”…ALFANO: “PER DIFENDERCI SIAMO PRONTI A DIMETTERCI”: ALFANO FORSE HA COMMESSO QUALCHE REATO? DA MINISTRO DELLA GIUSTIZIA A DIFENSORE DI UN PREGIUDICATO
La lunga giornata che segue quella della sentenza sul caso Mediaset ha il suo fulcro nell’assemblea dei gruppi Pdl a Palazzo Grazioli: «Sentenza basata sul nulla per eliminarmi» rilancia Berlusconi.
La parola d’ordine è riforma della Giustizia, in che senso si può immaginare.
Per la prima volta nella storia europea, un partito (sedicente) di centrodestra non si schiera per la legalità e le istituzioni, ma in difesa di un condannato per frode fiscale..
L’ex premier spiega che farlo è «un dovere» a cui non ci si può sottrarre e per questo «siamo pronti a nuove elezioni».
Un messaggio ribadito poco dopo da Alfano: «Per difenderci siamo pronti a presentare le dimissioni dal governo».
Come se lui fosse un imputato o fosse stato condannato per qualche reato: difendersi da chi? Dalla giustizia?
Ma non era lui il ministro della Giustizia?
Ora ritorna avvocato per difendere un pregiudicato?
Poco dopo i parlamentari del Pdl vanno oltre consegnando le dimissioni nelle mani dei capigruppo Brunetta e Schifani.
Dimissioni farsa che non valgono una mazza, se fossero state serie le avrebbero dovute consegnare ai presidenti di Camera e Senato.
Avvicinato da un giornalista che gli chiedeva delle dimissioni, il povero Schifani si affrettava a precisare: “ma no, abbiamo solo dato la nostra disponibilità a dimetterci a Berlusconi”.
Insomma una patacca.
E proprio il capogruppo al Senato spiega che una delegazione del Pdl chiederà un intervento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè sia «restituita la libertà » a Silvio Berlusconi dopo la condanna della Cassazione, affinchè sia «ripristinata la democrazia».
Strano concetto di democrazia per una destra europea: una sentenza di terzo grado è un attentato alla democrazia.
Brunetta precisa: Napolitano deve concedere la grazia a Berlusconi, altrimenti salta il banco.
E perchè non a Totò Riina, altrimenti la mafia potrebbe fare attentati?
A stretto giro arriva la risposta dal Colle: ambienti del Quirinale ricordano che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia e cioè Berlusconi o i suoi avvocati. Nessun altro.
Il Pd resta alla finestra. E mentre Letta si affretta a sottolineare che «lo stop al governo sarebbe un delitto» Epifani si appella al parlamento affinchè voti «in conformità con la sentenza della corte di Cassazione». Le sentenze – ha continuato – «si rispettano e si applicano».
Accuse definite «inaccettabili» anche dall’Anm che chiede di respingere «con fermezza gli insulti e gli attacchi verbali rivolti ai magistrati, fino alla Corte di Cassazione, insulti e attacchi che si risolvono in un’aggressione nei riguardi dell’intera magistratura».
Sono passati i tempi dei galantuomini della destra italiana che servivano lo Stato “con onore e senso del dovere”.
Se sfiorati da un’ombra si sarebbero dimessi il giorno dopo, questi si fanno pure le leggi per pararsi il culo e non hanno neanche la dignità di affrontare la galera.
Forse un giorno gli italiani capiranno che un’altra destra è possibile.
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