NON “BANDO” MA “AVVISO DI INTERESSE”, L’ESPEDIENTE LESSICALE DA PRIMA REPUBBLICA
AVANTI PURCHE’ SI POSSA TORNARE INDIETRO, BASTA FARLO CREDERE AI GONZI
Una lettera di Giuseppe Conte riporta la distensione sulla Tav. Destinataria la Telt, che lunedì riunirà il Cda sui bandi.
Parola vista come la peste dai 5 stelle, che stanno combattendo con le unghie perchè vengano fermati. Mentre la Lega preme perchè arrivi un segnale di ripartenza dell’opera, che vuole realizzare a tutti i costi.
Il compromesso prevede che la Tav non si ferma.
C’è anche un espediente lessicale dietro la rinnovata intesa. Quella che Matteo Salvini chiama “pubblicazione dei bandi”, nella lettera di Giuseppe Conte prende la forma di “avviso di interesse a candidarsi”.
Bandi sì o bandi no, l’importante per il premier Giuseppe Conte era trovare una via per una tregua nel Governo, che non mettesse in difficoltà Luigi Di Maio, che sull’annullamento dei bandi si era speso senza se e senza ma.
Non è un caso se ieri i tecnici si affannavano a trovare una soluzione, chiamate su chiamate: “Se non li chiamiamo bandi, come possiamo chiamarli?”.
In una girandola di telefonate che ha coinvolto tutte le parti, il clima era questo. Ed è così che oggi fonti di Palazzo Chigi fanno trapelare che “i bandi non partiranno lunedì”.
La Telt, società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione dell’opera, deve decidere in Cda sui 2,3 miliardi di lavori del tunnel di base della Tav. Sugli “avvisi di interesse a candidarsi” c’è una clausola di dissolvenza, che consente di tornare indietro, motivata dall’avvio della procedura di revisione del trattato italo-francese sull’opera.
Da M5s filtra che si tratta di un “avviso rivolto alle aziende a candidarsi per manifestare interesse” nei riguardi dell’opera.
In questo modo, secondo i grillini, “non vengono vincolati i soldi degli italiani”. Ma nei fatti l’opera non si blocca perchè l’iter prosegue come da programma precisando, ma già è la legge che lo dice, che si possa annullare entro sei mesi.
Salvini, un attimo dopo la notizia della lettera, è il primo a dichiarare. “Farò di tutto perchè la Tav si faccia. Ma una revisione è doverosa, con gli amici 5 stelle troveremo una soluzione”.
Perchè sull’opera non cede: “L’importante è che si dia un segnale di partenza”.
E tiene il coltello dalla parte del manico, perchè “se un accordo non si trova nel Governo si può trovare nel Parlamento o nel Paese” con un referendum, con un vantaggio per i Sì Tav.
Poi parla Luigi Di Maio è dice “questione risolta” e “andiamo avanti con altre opere”. Evidente che la tregua è solo temporanea, di Tav si sentirà ancora parlare domani e nelle settimane a venire.
(da “Huffingtonpost”)
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