PER FINANZIARE LA PATACCA DELLA FLAT TAX IL GOVERNO TASSA LE IMPRESE: VIA 5,3 MILIARDI DI SCONTI A 2 MILIONI DI AZIENDE
COME I BARI: DA UN LATO PROMETTONO 600 MILIONI NEL 2019 E UNO SCONTO IRES DI 2 MILIARDI, DALL’ALTRO TOLGONO 2 MILIARDI E ALTRI 3,3 ALLE IMPRESE
Un taglio di 5,3 miliardi di euro di benefici fiscali già decisi, in cambio di nuove agevolazioni per 600 milioni.
Il bilancio della manovra di finanza pubblica per le imprese, almeno nel 2019, rischia di essere parecchio pesante, traducendosi in un appesantimento delle tasse.
Per finanziare la flat tax sulle partite Iva fino a 65 mila euro e gli sgravi Ires sugli utili reinvestiti saranno infatti cancellati sia gli incentivi dell’Iri, l’Imposta sul reddito dell’imprenditore che doveva scattare nel 2019, con uno sgravio di 2 miliardi, che l’Ace, l’Aiuto alla crescita economica delle imprese, che ne vale 3,3 (più molti altri, che potrebbero essere cancellati, negli anni a venire).
La flat tax sulle partite Iva, almeno nel primo anno, porterà uno sgravio fiscale complessivo modesto, pari a 600 milioni, destinati a stabilizzarsi a regime con una riduzione di imposta di 1,3 miliardi l’anno.
La riduzione dell’aliquota Ires sugli utili che verranno destinati ad aumenti di capitale, investimenti in beni strumentali e assunzioni stabili, dal 24 al 15% ha un valore crescente nel tempo, che arriva a oltre 2 miliardi di euro a regime.
Ma nel 2019 non porterebbe vantaggi, perchè le minori imposte (all’inizio circa un miliardo di euro) cominceranno a scontarsi dalla dichiarazione dei redditi che si presenterà nel 2020.
L’aiuto alla crescita delle imprese venne introdotto nel 2011 ed ha avuto un successo notevole.
Consente alle società di dedurre dalle imposte una somma parametrata al patrimonio dell’impresa, rendendo vantaggiosi gli aumenti di capitale. È stata introdotta nel 2011 e il suo utilizzo è molto cresciuto negli ultimi anni, benchè i vantaggi fiscali siano stati, pian piano, ridotti dalle varie leggi di bilancio.
L’ultima sforbiciata da 1,5 miliardi l’ha data il governo Gentiloni l’anno scorso. Adesso, secondo la Confindustria, vale ancora 3,3 miliardi di euro l’anno. Più le deduzioni che potranno essere scontate negli anni futuri, un valore molto alto, ma imprecisato.
Gli ultimi dati sull’uso dell’Ace sono del 2016 e riguardano i redditi del 2015. In quell’anno l’Aiuto è stato sfruttato da 302 mila imprese (+8% sul 2014), quasi tutte medie e grandi e attive al Nord (il 38,5% sono lombarde).
Per loro l’ammontare delle deduzioni maturate nel 2015 è stato di ben 18,9 miliardi. Non tutte sono state utilizzate e a fine 2015 alle imprese restavano ancora 6,8 miliardi di deduzioni da riportare agli esercizi successivi.
Crediti probabilmente cresciuti nel frattempo, e che le imprese ora temono possano essere cancellati.
Salterà anche l’Iri, che avrebbe permesso a tutte le partite Iva e le società in nome collettivo di adottare l’Ires al 24% (o al 15% come vorrebbe fare il governo) sugli utili lasciati nell’impresa o nello studio professionale.
Nel 2019 si risparmieranno così due miliardi di euro, esattamente come fece un anno fa il governo Gentiloni rinviando l’Iri al 2019.
Cambia anche la platea dei beneficiari, che invece per Ace e sgravi Ires coincide. A godere della flat tax al 15% saranno infatti 500 mila imprese, oggi fuori dal regime dei minimi. A rinunciare alla possibilità dell’Iri, invece, sono circa 2 milioni di imprese.
(da agenzie)
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