PROCESSO A BRANCHER… FIORANI: “GLI HO CONSEGNATO 400.000 EURO IN VARIE RIPRESE”
SECONDO L’EX CAPO DELLA BANCA POPOLARE DI LODI, DOVEVANO SERVIRE AD AMMORBIDIRE LA POSIZIONE DELLA LEGA CONTRO IL MANDATO A VITA DEL GOVERNATORE FAZIO….100.000 EURO SAREBBERO STATI DESTINATI A CALDEROLI PER LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE…GIA’ NEL 2001 FIORANI CHIESE LA SOSTITUZIONE DI UN CANDIDATO NEL COLLEGIO DI LODI
La nomina del sottosegretario Aldo Brancher a un dicastero senza portafoglio non meglio precisato, ha sollevato un legittimo mare di polemiche: dopo essere stato scaricato con grande imbarazzo anche dalla Lega, il neoministro ha dovuto rinunciare al legittimo impedimento e dovrà quindi presentarsi alle prossime udienze del processo che lo vede imputato per concorso in appropriazione indebita e ricettazione e che nasce da uno stralcio della vicenda Antonveneta.
Brancher, già ai tempi di Mani Pulite, era stato condannato in primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti e assolto poi in Cassazione solo grazie alla prescrizione per il secondo reato e alla depenalizzazione del primo.
Ma vediamo meglio cosa riguarda questo nuovo processo per evitare il quale, secondo l’opinione di molti osservatori, il premier ha nominato ministro il suo fidato collaboratore.
I testi dell’accusa sono diversi e tra essi spicca Gianpiero Fiorani, ex numero uno della banca Popolare di Lodi: nel 2006 sono state le loro dichiarazioni a inchiodare Brancher.
Fiorani ha fatto mettere a verbale: “Nel 2004 ho erogato a Brancher 100.000 euro che gli ho consegnato in ufficio a Lodi per ringraziarlo dell’attività svolta in Parlamento a favore di Antonio Fazio. Altri 100.000 euro glieli ho consegnati a Roma, nel suo ufficio di Montecitorio”.
Ma non finì qua.
Continua Fiorani: “A Lodi gli ho portato ancora 200.000 euro: ho consegnato la busta a Brancher, la doveva dividere con Calderoli (che era presente nella sala del Consiglio), perchè anche il ministro aveva bisogno di soldi per la sua attività politica “.
A Fiorani serviva l’aiuto dei due per attenuare le posizioni della Lega contro il mandato a vita del governatore Antonio Fazio.
Racconta a verbale Fioroni: “Quando ci fu la discussione sul ddl Risparmio, Brancher fu una delle persone che contattai per primo e che si dimostrò disponibile a sostenere il “partito di Fazio”.
Brancher in pratica era l’uomo di collegamento tra Lega e Forza Italia e controllava diversi parlamanetari di entrambi gli schieramenti.
“In cambio del sostegno concordammo la cifra che ho detto” verbalizza Fioroni, che poi ricorda: “Ho conosciuto Brancher nel 1992-1993, dopo la sua carcerazione. Nel 2001, prima delle elezioni, Brancher mi disse che aveva bisogno di soldi per la sua attività politica e allora ne approfittai per chiedere che nel collegio di Lodi fosse canditata persona a noi gradita e Brancher riuscì a far inserire Falsitta al posto di Di Giovane”.
Piccola chiosa finale: nei giorni scorsi molti cronisti hanno fatto notare come Bossi fosse parecchio contrariato per la nomina di Brancher, nonostante sia notoriamente un amico della Lega: il senatur ha fatto notare che “lui non ne sapeva nulla”.
In realtà l’operazione era stata condotta sì dal premier, ma con interessato e segreto appoggio di Calderoli e Tremonti.
Lo scopo? Indebolire Bossi e aumentare l’influenza della loro corrente all’interno della Lega, contro quella della Mauro, Bricolo e Cota.
Non a caso a Pontida Bossi ha esordito ribadendo che “l’unico ministro al federalismo sono io”: frase rivolta a una classe dirigente interna sempre più ai ferri corti, in vista della spartizione del potere del dopo-Bossi.
I protagonisti di una delle più brutte figure di questo governo insomma non sempre sono quelle che appaiono in primo piano.
Mentre l’elettore di centrodestra giustamente si chiede: “Ma dove sono capitato?”
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