“PUTIN, SEI FUORI DI TESTA”: GLI SFOLLATI DI KURSK SU TELEGRAM SE LA PRENDONO CON MOSCA, NON CON GLI UCRAINI
LE CRITICHE APERTE AL CREMLINO: “QUESTA GENTE MENTE COME RESPIRA, MA IL RE E’ NUDO”
«Vladimir Vladimirovich, sei fuori di testa», scrive uno all’indirizzo di Putin dopo le più improbabili elezioni regionali mai tenute nel Kursk. E quando l’ex ministro della Difesa e oggi segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergey Shoigu afferma che non si negozia con Kiev «finché i terroristi non saranno stati cacciati» dalla provincia russa occupata, su Telegram piovono le reazioni: «Prima bisogna cacciare qualcuno dal Cremlino», scrive un anonimo. E un altro che si fa chiamare «tolstjačók», il grasso, aggiunge: «Questa gente mente come respira, ma il re è nudo». E ancora un’altra, «Anastasia» per Telegram, incassa un centinaio di pollici alzati in segno di approvazione scrivendo: «Che Shoigu stia zitto, è tutta colpa sua!».
Shoigu naturalmente ha una responsabilità gravissima, era ministro della Difesa quando la Russia scatenò la sua aggressione nel 2022. E oggi che Putin l’ha rimosso dal governo, il tabù è caduto: tanta gente sente che è diventato criticabile senza dover rischiare persecuzioni. Del resto non sono solo l’Italia e gli Stati Uniti ad avere un popolo di leoni da testiera. La differenza nel Kursk, dopo più di un mese dall’inizio dell’incursione ucraina, è che ora le reazioni sulla rete stanno cambiando segno. Non si leggono più solo le proteste per i rifugi anti-aerei che non bastano, per le scuole chiuse o l’assistenza insufficiente a una popolazione di sfollati che – secondo il Moscow Times – è compresa fra i 100 mila e i 200 abitanti.
Adesso le proteste si fanno più politiche. E vanno al cuore del contratto sociale offerto da Putin all’opinione pubblica russa: il messaggio è sempre stato che l’«operazione militare speciale» c’era ma altrove, lontano dalle loro case; e i russi non ne avrebbero avvertito l’esistenza se non per i rubli che il Cremlino distribuisce a pioggia sui coscritti, le loro famiglie e l’intero apparato militare-industriale.
Questo patto con l’incursione ucraina del Kursk è andato in pezzi, almeno per i suoi abitanti. E loro su Telegram scaricano la frustrazione perché nel resto della Russia si cerca di tenerlo in piedi, ignorandoli. Così quando il presidente della regione di Mosca Andrei Vorobyov annuncia gli effetti di un drone ucraino su un palazzo alla periferia della capitale (centodue appartamenti danneggiati), i commenti sul «Canale Kursk» di Telegram – una voce ufficiale della regione – sono senza autocensura. Qualcuno non nasconde la soddisfazione che non tocchi solo al Kursk, che anche gli abitanti della capitale debbano fare i conti con la guerra.
Una «Irina Nikolaevna» è la prima a commentare il drone sul palazzo della regione di Mosca: «Be’, forse tutti si sveglieranno adesso». Subito dopo un’altra «Irina» fa il pieno di pollici alzati con una considerazione: «E così sono arrivati a Mosca. Le regioni di frontiera (con l’Ucraina, ndr) vivono come su un vulcano, mentre in altre città la gente non sa neanche cosa sta accadendo». Questi commenti poi ne innescano altri a cascata: «Da quel che posso vedere, che abbiano raggiunto Mosca ti fa veramente felice» osserva una che si fa chiamare «Ekaterina Viktorovna». Ma il post più emblematico è quello di un’iscritta di Telegram che si fa chiamare «Dora la fata». Perché conferma il sospetto, terribile per gli abitanti del Kursk, che il resto dei russi vivano in una bolla d’ignoranza: «È assolutamente vero – scrive Dora a Irina Nikolaevna -. Ho viaggiato in varie città e dopo Voronez (a 250 chilometri dal confine ucraino, ndr) la guerra non esiste».
Sul canale Telegram Kursk Oblast («Regione di Kursk») i residenti si lamentano che l’indennizzo una tantum per gli sfollati da diecimila rubli, pari a 99 euro, è ridicolmente basso. Quando Kursk Oblast ricorda il bonus da 800 mila rubli (7.970 euro) come bonus d’ingresso per chi entra nell’esercito per combattere in Ucraina, c’è chi non trattiene il sarcasmo: «Che ci vadano quelli di Mosca e San Pietroburgo, finalmente!»
È la stessa tensione fra gli uomini dimenticati delle province e i privilegiati dei grandi centri che, in Occidente, alimenta la polarizzazione. Eppure non c’è una di queste voci di sfollati o destabilizzati dall’incursione di Kiev che abbia una parola sugli ucraini. Né per dare sfogo all’ostilità, né per esprimere comprensione. I russi del Kursk vivono l’invasione passivamente, come fosse una calamità naturale. I nuovi rifugi antibombe comparsi in alcune cittadine del Kursk fanno discutere su Telegram, ma solo perché i tetti non tengono l’acqua e gli abitanti li usano come latrine.
Da Telegram viene fuori una Russia di provincia scettica, disillusa, dove il senso civico è in pezzi da molto prima che i droni ucraini cadessero: un Paese lontano da quello che Putin, nella sua bolla del Cremlino, si illude di guidare verso il trionfo.
C’è solo un momento di sarcasmo, se non di rivolta: quando domenica scorsa si chiudono le elezioni del nuovo governatore del Kursk. Il canale Telegram ufficiale della regione dichiara un’inverosimile affluenza dell’87% grazie al voto digitale da remoto degli sfollati, con cui stravince il putiniano Alexei Smirnov. Ma nessuno ci crede. «Che succede? Noi viviamo a Rylsk, e qui ai seggi non è andato nessuno», commenta «Valentina». Tranq46 gli fa eco: «Come ha potuto votare l’87% da remoto, se solo il 5% è iscritto per il voto digitale?».
È lì che qualcuno si fa sfuggire «Vladimir Vladimirovich, sei fuori di testa». Ma è un’istante. Si torna subito a parlare d’altro.
(da il Corriere della Sera)
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