REGIONALI BASILICATA, VINCE PITTELLA, CROLLANO CINQUESTELLE E PDL, MA UN ELETTORE SU DUE NON VOTA
IL CANDIDATO PD, INDAGATO PER LO SCANDALO RIMBORSOPOLI, OTTIENE IL 60 % DEI VOTI. MA L’ASTENSIONISMO AUMENTA DEL 15 PER CENTO
Un lucano su due non ha votato: affluenza del 47 per cento. Alcuni si sono presentati ai seggi, sì, ma solo per infilare nella scheda uno scontrino: un altro modo efficace per ricordare, alla classe dirigente lucana, che lo scandalo sui rimborsi non si cancella con una tornata elettorale.
A suggellare il clima surreale, poi, la presenza sulle schede del simbolo Pdl che, in realtà , non esiste più da qualche giorno.
E’ il candidato Pd, Marcello Pittella, a guidare la classifica del suffragio più basso della storia lucana: i dati finali lo vedono in testa con il 59,60 per cento delle preferenze, seguito (con il 19,4 per cento) dal candidato del centrodestra Tito Di Maggio (Scelta Civica), terzo posto per Piernicola Pedicini, del Movimento 5 Stelle, che staziona al 13,2 per cento.
Si profila quindi — nel segno d’una continuità ultra-ventennale — un governo regionale di centrosinistra guidato da Pittella.
La cronaca conferma il radicamento del Pd (24,83 per cento) mentre il defunto Pdl viaggia al 12,2% e il M5S perde, rispetto a febbraio, circa il 16 per cento dei consensi attestandosi all’ 8,9%.
La cifra più significativa di tutte, però, è senza dubbio quella dell’astensionismo: 15 per cento di votanti in meno, con riferimento alle ultime elezioni regionali, dove il 62 per cento degli elettori s’era presentato alle urne.
Segno di uno sconforto generalizzato, qui in Basilicata, ulteriormente rafforzato dall’inchiesta sui rimborsi elettorali che, pochi mesi fa, ha spinto l’ex governatore Vito de Filippo (Pd) a sciogliere la giunta (quasi completamente indagata) e a indire le elezioni anticipate.
S’è così avviata un campagna elettorale piuttosto interessante: il mantra del centrosinistra è quello della “massima trasparenza”, della pulizia totale, quindi s’immaginava che non candidasse indagati.
E invece tra gli indagati, per “rimborsopoli”, c’è proprio Marcello Pittella, accusato di aver falsificato una ricevuta da 23 euro, anteponendo un “2”, per ottenere un rimborso da euro 223.
Pittella nega — “non mi sporco le mani per 200 euro” — ma resta comunque indagato e viene candidato.
È lui ora l’uomo forte del Pd in Lucania, anche per via della stretta parentela con Gianni Pittella, che è suo fratello, nonchè vicepresidente del consiglio europeo e candidato nelle primarie per il partito di Epifani.
Il punto è Marcello Pittella vince le primarie contro Pietro Lacorazza, che non è tra gli indagati per rimborsopoli, e quindi fila dritto verso lo scranno da governatore: al posto dell’indagato De Filippo, che ha avuto il buon gusto di dimettersi, i lucani si ritroveranno l’indagato Pittella.
E così la giunta, che s’è dimessa per lo scandalo dei rimborsi, sarà guidata da un presidente accusato d’aver taroccato una ricevuta.
L’astensionismo lucano, insomma, risulta pienamente comprensibile. Anche perchè — solo per elencarne un’altra — è vero che, nelle liste del Pd, Pasquale Robortella decide di non candidarsi (tra le spese s’era fatto rimborsare 380 euro per circa 300 pasticcini destinati al compleanno della figlia), ma è anche vero che, nelle stesse liste Pd, ha trovato posto suo figlio Vincenzo.
Nel centrodestra, invece, il senatore Tito di Maggio (Scelta Civica) ha sbaragliato i giochi sin dall’inizio. A ottobre dichiara: “voterò a favore della decadenza di Silvio Berlusconi”.
L’elettorato Pdl è disorientato: alla presentazione del suo comitato si presenta soltanto una quarantina di persone. Ancora più disorientato nelle ultime ore, quando è stato chiamato a mettere una croce sul simbolo del Pdl che, ormai, non esiste più. Confusione anche per gli elettori del M5S che, con le “regionarie”, avevano scelto il loro candidato: Giuseppe di Bello.
Di Bello è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio. Ha divulgato alcuni dati d’inquinamento, ritenendolo un dovere civico. Grillo per questo motivo ha bocciato la sua candidatura ed è sceso in campo Piernicola Pedicini che ha portato a casa circa il 7 per cento dei voti. Segue Sel che, con Maria Murante, incassa il 5, 7 per cento
Agli ultimi posti la tesoriera dei Radicali Elisabetta Zamparutti, ferma allo 0,46 per cento, con la lista Rosa del Pugno. Un dettaglio: è di Bolzano.
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