RENZI PENSA GIA’ ALLE ELEZIONI SUL MODELLO MILANO: COALIZIONE CON UNA LISTA PD, UNA CATTOLICA DI CENTRO E UNA DI SINISTRA DI GOVERNO
IL PREMIER LAVORA CON PISAPIA E ZEDDA A UN SOGGETTO ALLEATO AL PD, NELLA PARTITA ANCHE LA BOLDRINI
È lo schema che alle amministrative della primavera scorsa salvò Renzi, evitando che una sconfitta si trasformasse in una irrecuperabile disfatta.
Il premier-segretario lo chiamò modello-Milano, ed ora è pronto a rilanciarlo su scala nazionale.
Con tre nomi destinati, a giudizio di Renzi, a dare peso e credibilità al progetto.
Due nomi sicuri e ormai acquisiti: quello di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, e di Massimo Zedda, quarantenne sindaco di Cagliari; un altro corteggiato, tentato ma non ancora del tutto convinto: quello di Laura Boldrini.
Ed è dunque così, nel buio pesto di questa campagna referendaria, che il presidente del Consiglio sta preparando il dopo: un dopo che – sia che vinca il Sì o che prevalga il No – ha già nell’orizzonte la sfida finale per il governo del Paese.
Renzi è ormai rassegnato all’idea che quella battaglia sarà combattuta con una legge elettorale diversa dall’Italicum: una nuova legge, come si ipotizza, che non prevederà ballottaggio e che sposterà il premio di maggioranza da un partito ad una coalizione – nella migliore delle ipotesi – o che addirittura segnerà uno strabiliante ritorno agli indimenticati fasti del proporzionale.
In entrambi i casi, il Pd dovrà rinunciare all’originaria «vocazione maggioritaria» per cercare alleati e allestire una coalizione: da qui l’idea del rilancio del modello-Milano.
Lo schema è antico e semplice: una lista Pd, una cattolica di centro e una di «sinistra di governo», molto caratterizzata dalla presenza di sindaci legati all’esperienza del cosiddetto «movimento arancione».
Giuliano Pisapia sarebbe pronto a capeggiarla e Massimo Zedda a sostenerla. L’interrogativo – non da poco – riguarda Laura Boldrini, presidente della Camera, figura assai rappresentativa nel mondo della nuova sinistra ma ancora dubbiosa e indecisa.
Matteo Renzi sta insistendo da settimane perchè la presidentessa della Camera accetti di dare lustro e sostanza alla lista di sinistra che vorrebbe alleata alle prossime politiche. Abboccamenti, pour parler, telefonate e una cordialissima chiacchierata la mattina del 4 novembre dopo l’omaggio all’altare della Patria.
Ma più ancora che il premier, è la ministra Boschi – che ha costruito negli anni un buon rapporto con la Boldrini – a tenere i contatti con lei, insistendo sull’importanza di una sua presenza futura.
Per altro, la presidentessa della Camera oggi è – di fatto – un leader senza partito (considerato lo scioglimento di Sel e le difficoltà di Sinistra italiana) e dunque non insensibile a offerte di nuovi impegni e nuove prospettive.
Ed è precisamente in questo quadro – segnato però dall’incertezza circa l’esito referendario – che nel giro stretto del premier e dei suoi pochi consiglieri andrebbe maturando un’ipotesi, una possibilità , sulla quale i ragionamenti sono aperti: indicare al Capo dello Stato proprio Laura Boldrini come la personalità incaricata di guidare un governo d’emergenza in caso di crisi dopo il 4 dicembre.
Si soppesano gli elementi a favore (il fatto che sia donna, l’esperienza su un fronte decisivo come quello dell’immigrazione e l’esser stata più in sintonia di Grasso, presidente del Senato, con alcune politiche del governo) e quelli che suscitano perplessità (il non esser assimilabile in alcun modo al «renzismo» e l’inclinazione a muoversi in maniera autonoma e indipendente).
Se ne ragiona, ma senza perdere di vista quello che resta l’obiettivo principale: acquisire il sostegno di Laura Boldrini alla lista rosso-arancione che il Pd vorrebbe alleata alle elezioni politiche che verranno.
Per altro, con Sel in via di scioglimento e di fronte alle difficoltà di Sinistra italiana a darsi un assetto credibile, l’ipotesi di un raggruppamento nazionale che abbia in Giuliano Pisapia il suo riferimento sta suscitando curiosità e interesse in un’area politica disorientata e sofferente nella tenaglia Renzi-Grillo.
Massimo Zedda ha annunciato che non aderirà a Sinistra italiana e con Giuliano Pisapia ha inaugurato, sul referendum, una posizione inedita: non dicono cosa voteranno, ma annunciano cosa non voteranno.
E naturalmente, guarda un po’, non voteranno No…
Federico Geremicca
(da “La Stampa”)
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