RENZI, SETTE GIORNI COMPLICATI
DALLA RIFORMA IN SENATO ALL’EUROPA, PASSANDO PER GALAN, BERLUSCONI E GRILLO CHE PROTESTA IN PIAZZA
Da qualche mese a questa parte, per Matteo Renzi le settimane sono tutte “decisive”. Eppure quella che si apre si preannuncia più decisiva delle altre.
Tra voto in Senato sulle riforme costituzionali, manifestazione in piazza di Beppe Grillo, Consiglio europeo, decisione della Camera sull’arresto di Galan, il premier avrà il suo da fare.
“Non ho paura” ha detto durante la conferenza stampa di venerdì.
Ma in questi giorni, con tutti i nodi che vengono al petto, si capirà anche fino a che punto funziona la sua caratteristica di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Sia in Italia che in Europa
Arriva in aula a Palazzo Madama la riforma del Senato e del Titolo V. Si comincia a votare mercoledì. Apparentemente con il mandato ai relatori approvato venerdì dalla Commissione Affari Costituzionali, Renzi dovrebbe contare sia sui voti della maggioranza, che su quelli di Forza Italia e Lega. Ma le dissidenze sono in agguato.
E le trattative continuano. Ci sono almeno 10-12 “dissidenti” del Pd e resta l’incognita bersaniani.
Tanto che martedì ci sarà una nuova assemblea di gruppo con tanto di voto.
I frondisti però sono bipartisan: il numero esatto di quelli di Forza Italia nessuno lo conosce (si va da un minimo di 10 a un 25-30).
Ncd e Lega ufficialmente sono rientrati. Ma l’articolo sulla non elettività del Senato resta a rischio. Anche perchè le trattative si incrociano con quelle sulla legge elettorale: bersaniani, Nuovo centrodestra e Carroccio in cambio del voto alle riforme chiedono una modifica sostanziale dell’Italicum, a partire dalle soglie di ingresso in Parlamento per i piccoli partiti, valutate troppo alte.
In ballo anche la questione preferenze, sulla quale entra in campo anche la partita con il Movimento Cinque Stelle.
Sulla legge elettorale vuole dire la sua anche Beppe Grillo. Che starà per tre giorni a Roma, a partire da martedì, per sostenere il muro dei Cinque Stelle contro la riforma di Renzi.
E magari per incontrare il segretario del Pd, al tavolo sulla legge.
Il premier si è detto disponibile a un incontro con i Cinque Stelle: il giorno fissato potrebbe essere mercoledì.
Tra le variabili la sentenza d’appello su Ruby di venerdì.
Le voci dicono che l’ex Cavaliere potrebbe perfino essere assolto (e questo faciliterebbe sia le riforme che la scrittura delle regole sulla giustizia): se così non fosse, si aprirebbero scenari inediti.
Siccome in Italia le vicende giudiziarie non finiscono mai, è in arrivo anche il voto della Camera sull’arresto di Galan.
La Giunta ha già detto sì, ma in Aula le incognite si moltiplicano: ci sarebbe anche un drappello di deputati dem pronti a dire no, in dissenso con il gruppo.
Ultimo, ma non per ultimo, mercoledì c’è il Consiglio europeo a Bruxelles.
Dopo l’apertura, si tratta della prima volta “reale” in cui Renzi siede con l’Italia a presiedere il semestre europeo.
In gioco ci sono soprattutto le nomine: Juncker alla fine dovrebbe incassare la fiducia dell’Europarlamento martedì. Ma su tutto il resto, dalla presidenza del Consiglio, alle poltrone economiche, il quadro è aperto.
Renzi sta giocando il tutto per tutto per ottenere la Mogherini come Mrs Pesc. Da come andrà la partita complessiva si vedrà anche quanto effettivamente Renzi ha la capacità e la possibilità di imporre la sua agenda in Europa.
Visto che ha fatto della flessibilità e dell’allentamento dei vincoli di bilancio una bandiera.
Luca De Carolis e Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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