RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA “CASA DELLA SINISTRA†DI ADELFIA
QUELLA RIFONDAZIONE CHE FA SOGNARE
Caro direttore,
le scrivo questa mail per congratularmi per il vostro blog. Seppur sono un elettore di quella sinistra che chiamano radicale, sono rimasto colpito dalla lucidità di analisi su alcuni argomenti (cosa molto rara di questi tempi). Certo rimangono le differenze di pensiero che viva Dio sono alla base di una società democratica, ma è bello leggere post di corrente differente dalla propria, depurata da demagogia e frasi fatte. Inoltre sulla questione sinistra “radicale”avete centrato il nodo della questione: quale è, nel 21esimo secolo, la sua ragion d’essere? Quale il modello economico?
E’ questo il vero problema della sinistra oggi. A tal proposito vi allego un mio post che se vorrete pubblicare sarà a mio avviso un buon punto di partenza di dibattito tra destra e sinistra di popolo e non di elite.
Quella rifondazione che fa sognare
Ieri guardavo “Il vento che accarezza l’erba”, un bel film di Ken Loach, circa gli sconvolgimenti irlandesi di inizio Novecento e questa frase mi è subito balzata alle orecchie: “è facile sapere contro cosa ti batti, ben più difficile è sapere per cosa ti batti”
Permettetemi di dire che Ferrero e compagni per cosa si battono non l’hanno ancora capito. O meglio io non l’ho capito. Si parla di opposizione “sempre e comunque”. Di ritornare forza anticapitalista, antiliberista, anti-Confindustria, anti-stato borghese (salvo percepire grossi stipendi dal vituperato stato borghese), anti-Vendola, anti-Sinistra.
Insomma per Ferrero & Co. deve essere una guerra perenne contro tutti e tutto, ma senza un’idea per cosa si combatte. O meglio si parla genericamente di ritorno ad un’idea di neo-comunismo, di una nuova rivoluzione di ottobre e di generica tutela dei lavoratori.
Si dice di tornare nelle fabbriche e tra le masse e di avviare nuove battaglie sociali.
Certamente belle parole. ma non si vive di soli scioperi. Credono che gli operai non votino più la Sinistra perchè la ritengono traditrice. La realtà è ben peggiore. Gli operai non ci votano perchè non diamo loro una prospettiva, diamo tante nozioni ideali, linee guida di principi sani, ma con scarso pragmatismo.
In altre parole siamo inconsistenti sul versante materiale. Cerco di spiegarmi con un esempio.
Lo sciopero che nel passato è stato strumento di grandi vittorie è del tutto insulso nell’era della globalizzazione. Se una società ha la possibilità di trasferirsi dove vuole e quando vuole, facendo incetta di aiuti statali e ovviamente sfruttando i lavoratori non di uno Stato o di un continente, ma di un pianeta, capite l’inutilità di scioperare. Non vi è parità sul piano contrattuale e il coltello dalla parte del manico lo hanno loro.
Che strumento Ferrero e compagnia bella intendono adottare? Io credo che non sappiano cavare un ragno da un buco (spero di sbagliarmi). Insomma non sono in grado di far sognare e di presentare un’idea di società convincente sul piano reale. Non solo, si parla genericamente di redistribuzione, ma non si fa un minimo accenno su quale è il loro sistema di sviluppo. Probabilmente parleranno di quello sostenibile, ma dubito fortemente che tra di loro ci siano competenze professionali che vadano in questo senso.
Ma in fondo si può sempre gridare negli scioperi “bandiere rosse” e “internazionali”, parlando sempre di quel comunismo reale che ha fallito praticamente ovunque, ma che in fondo rianima gli spiriti di vecchi compagni felici delle mummie di Lenin e di vedere sulle schede elettorali falci e martelli. Tutto sommato il passato è il loro, ma il futuro dovrebbe essere mio.
E in quella prospettiva di futuro fatta di precarietà e di disillusione, io non voglio vivere ma voglio tornare a sognare.
Antonio Di Gilio
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