SANTANCHE’, LA MAGGIORANZA IN FUGA, TUTTI ZITTI SULLA SFIDUCIA ALLA CAMERA
OGGI IN AULA IL DIBATTITO SULLA MOZIONE DEL M5S
Oggi la ministra sarà in aula, alla Camera, ma non dovrebbe parlare. Soprattutto, non diranno una parola i suoi, i deputati di Fratelli d’Italia. Proprio come gli eletti di Lega e Forza Italia. Sarà il silenzio tattico e un po’ scocciato della maggioranza, a caratterizzare l’inizio della discussione sulla mozione di sfiducia dei Cinque Stelle per Daniela Santanchè. Protagonista di una vicenda che imbarazza la destra tutta, al punto che, come anticipato dal Fatto giorni fa, i partiti di governo non ci metteranno la faccia.
Questo pomeriggio a Montecitorio nessuno interverrà per difenderla. “Avevamo fatto così anche per la precedente mozione di sfiducia, quella dell’aprile dell’anno scorso” ha ricordato ieri una fonte di FdI all’AdnKronos. Scelta che ha anche l’obiettivo di provare a tenere bassa la vicenda, comprimendo il dibattito di oggi in un’ora e mezza, e poi appuntamento rinviato al voto sulla mozione: atteso per giovedì, anche se la maggioranza vorrebbe rinviarlo più avanti. Possibilmente, addirittura ai primi di marzo. A conferma dei rossori diffusi. Anche se lei, la ministra del Turismo, continua a ostentare serenità. Ieri ha visitato la Borsa internazionale del turismo, alla Fiera di Milano-Rho. “Non sono assolutamente preoccupata, assolutamente. Come vedete sto lavorando tranquillamente” ha risposto, quando le hanno chiesto se avesse timori per l’udienza del 20 marzo a Milano, nel procedimento in cui è accusata di truffa aggravata. È la sua linea, anche di fronte al rinvio a giudizio per false comunicazioni sociali.
Per la veterana di FdI, le vicende giudiziarie non sono ragione sufficiente per dimettersi. Santanchè resisterà, ancora. Tanto che oggi sarà a Montecitorio. Vuole dimostrare anche visivamente che tirerà dritto. nonostante gli attacchi delle opposizioni, che si sono raggrumate attorno alla mozione del M5S, ieri sottoscritta anche dal Pd e da Avs. Dem e rossoverdi avrebbero preferito un documento unitario, come hanno spiegato ai 5Stelle. Ma dopo giorni di trattative hanno scelto di unirsi anche formalmente all’iniziativa del Movimento. Meglio dare una sensazione di compattezza, in un momento di affanno per il governo, tra la vicenda Almasri e l’esplodere del caso dei giornalisti e attivisti spiati con il sistema Paragon. Non è un caso che ieri Palazzo Chigi su vari quotidiani abbia diffuso segnali di tregua verso i magistrati, pure oggetto di una martellante campagna mediatica della maggioranza nonché di una riforma che è uno schiaffo per la categoria, come quella della separazione delle carriere.
L’esecutivo sente qualche cigolio, anche per le schegge delle chat interne a FdI, raccontate nel libro Fratelli di chat, appena uscito per Paper First. Così ieri è trapelato che Meloni è pronta a incontrare il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Renzo Parodi, perché c’è “volontà di dialogo”. Prima però ci sarà l’ennesima puntata della saga Santanchè, all’insegna dei molti silenzi. Il capogruppo dei Cinque Stelle Riccardo Ricciardi commenta così con il Fatto: “Non sanno letteralmente cosa dire, ma ciò che è più grave a è che non stanno facendo quanto necessario, cioè far dimettere Santanchè. La maggioranza è in evidente confusione”. Un buon motivo per tacere, forse.
(da ilfattoquotidiano.it)
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