SI TRATTA SU GIULIANO AMATO, L’INCONTRO TRA I DUE LEADER SANCIRA’ L’ASSE O LA ROTTURA
QUIRINALE: DECISIVI IL SECONDO E TERZO VOTO
Fuori i secondi, trattano solo i leader.
Non è più tempo ormai di sherpa e messaggeri, per chiudere l’intesa sul Quirinale Berlusconi aspetta di incontrare nuovamente Bersani e di sentirsi proporre una rosa di «candidati presentabili», o forse un solo nome, purchè – appunto – sia «presentabile». L’ironia con cui aggettiva la richiesta, testimonia come il Cavaliere si approssimi alla corsa per il Colle sapendo di avere un ruolo centrale nel negoziato.
È vero che la storia delle elezioni per la presidenza della Repubblica è piena di colpi di scena, perciò il leader del Pdl fa mostra di prudenza.
Tuttavia le difficoltà in cui versa il Pd gli garantiscono al momento una posizione di vantaggio.
Allora non resta che attendere il rendez vous tra Bersani e Berlusconi, che sancirà l’accordo o la rottura.
Era scontato che si sarebbero visti a ridosso del momento decisivo, perciò è presumibile che l’appuntamento sia stato fissato.
Comunque ci sarà , se lo sono ripromessi, se è vero che ieri ci sarebbe stato un contatto telefonico tra i due.
D’altronde la cartina di tornasole per intuire che il dialogo intrapreso da Bersani e Berlusconi – pur tra mille difficoltà – non si sia interrotto, è dato dall’atteggiamento di Renzi, dal modo in cui il sindaco di Firenze ha posto rumorosamente il veto su alcuni candidati al Quirinale, così da sbarrare il passo al segretario.
L’affondo avrà anche portato il Pd sull’orlo di una scissione, ma per quanto possa apparire paradossale ha agevolato il lavoro di mediazione di Bersani.
Con il «niet» a Marini e alla Finocchiaro, infatti, Renzi ha scremato la lista dei pretendenti al Colle, spianando la strada ad una possibile intesa sul nome di Amato, su cui sarebbero già pronti a convergere i centristi.
E dato che sul nome dell’ex sottosegretario di Craxi il «rottamatore» sa di non poter opporre resistenza, Bersani avrebbe ora la possibilità di fare a Berlusconi il nome di una personalità che il Cavaliere considera «presentabile».
Il leader del Pdl d’altronde – pur dichiarandosi pronto a votare per un esponente del Pd – in realtà non avrebbe accettato candidati che agli occhi dei suoi elettori farebbero lo stesso effetto di una patrimoniale. E con l’opzione delle urne in campo…
Il primo a capirlo è stato D’Alema, che pure nei giorni scorsi stava giocando per sè la partita del Colle e ora avrebbe dirottato le proprie ambizioni sulla presidenza del Parlamento europeo, al posto di Schulz.
Quanto a Prodi, la sua eventuale candidatura entrerebbe in scena dalla quarta votazione, ma sulle macerie del Pd, perchè vorrebbe dire che la mediazione di Bersani è fallita.
Sarebbe un evento traumatico per i democratici, che oggi nemmeno Berlusconi vuole si verifichi.
Al Cavaliere interessa il patto, perciò aspetta.
Resta da capire quando l’intesa sul Quirinale si potrebbe realizzare.
E c’è un motivo se ieri il leader del Pd non ha fissato il timing: «Giovedì, forse venerdì».
È probabile che alla prima votazione i partiti decideranno di misurare le proprie forze, per mostrare la capacità di tenere unito l’esercito dei grandi elettori.
Sarà un test decisivo per capire se il patto potrà essere onorato alla votazione successiva.
Perciò alla prima chiama il Pdl è pronto a far convergere i propri voti sul candidato di bandiera: e la «bandiera» del Pdl è Berlusconi.
Francesco Verderami
(da “il Corriere della Sera”)
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