TOSI, IL VIDEO E GLI AMICI CALABRESI: BUFERA REPORT SUL SINDACO LEGHISTA DI VERONA
IN ONDA TESTIMONIANZE SU APPALTI E FAVORI, SOTTO ACCUSA IL SISTEMA DEL SINDACO
Roba da notte dei Mondiali. Con tanto di visione organizzata. Inviti pre e post prandiali. Schermi centa-pollici lustrati. Gruppi organizzati. Tamtam sui social network. Pizzerie al taglio con le bande svuotate.
Roba da far venire la colina alla bocca degli ascolti, neanche si parlasse dello sbarco sulla luna.
E alle 21,05 una sintonizzazione all’unisono. Una trasmissione e una città lunedì sera, Verona. E mica solo la città . E la provincia… E oltre…
All’ora dell’imbrunire si sono armonizzati su un unico programma i televisori scaligeri.
Quel «Report» di cui ormai da qualche mese a Verona si sente parlare come dell’aumento della benzina. Ogni tre per due.
«Doveva essere un pezzo breve, partito come accade da una segnalazione che segnala appunto appalti anomali e l’ombra di un ricatto – dice la Gabanelli -. Il nostro Sigfrido Ranucci comincia il suo lavoro d’indagine, ma siccome l’ambito non è esattamente quello della foca monaca, ma un terreno un po’ più scivoloso, a metà strada succede questo».
E il servizio parte con l’annuncio di Tosi sulla querela «preventiva» contro Ranucci, «reo» tra l’altro – secondo il sindaco – di aver offerto denaro in cambio di un fantomatico video hard con lui come protagonista.
Peccato che le immagini mandate in onda da Ranucci dimostrino come siano stati quelli che poi si sono rivelati i «sodali» di Tosi, nel trappolone tirato a Report, a chiedere del denaro.
In particolare quel Sergio Borsato che prima gli ventila il video e poi spiega che il depositario «dobbiamo pagarlo… ».
Il depositario del video che poi sarà quello che filmerà Ranucci per consegnare il tutto a Tosi.
Massimo Giacobbo, «un faccendiere – racconta un imprenditore intervistato da Ranucci – che faceva parte di un’organizzazione attraverso la quale venivano gestiti tutti gli appalti pubblici. E lui ha sempre vantato dei grandi appoggi politici… con la Lega Nord e in particolare ha sempre fatto anche il nome di Tosi».
Quel video un anonimo ex dirigente provinciale del Carroccio dice di averlo visto. «C’è sempre ‘sta situazione. Tosi vestito da donna, truccato in maniera incredibile, sempre da donna…».
Come dice la Gabanelli «delle preferenze sessuali non ce ne frega niente».
«Ma – aggiunge – il punto era capire se questo video compromettente, presunto oggetto di ricatto per un amministratore pubblico, esiste o no e chi lo utilizza…».
Il dubbio Report non lo ha dissolto. E del video non c’è neanche un fotogramma.
Così si passa ad altro argomento. Gli eventuali rapporti tra Tosi e alcuni calabresi, indagati e invischiati in indagini sulla ‘ndrangheta e la malavita organizzata.
A partire da quelle cene a Crotone, con Tosi a fianco di Stanislao Zurlo, presidente della locale Provincia per il quale – spiega Ranucci – è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
«E’ stato tirato in ballo per accordi elettorali con una delle più potenti cosche calabresi, quella dei Vrenna », continua il giornalista di Report su quella cena organizzata da Katia Forte, consigliera comunale della Lista Tosi.
E a capo di quella tavolata chi c’è? Quel Raffaele Vrenna, presidente del Crotone calcio che era stato condannato in primo grado per concorso esterni alla mafia e poi assolto.
Con il capo della divisione distrettuale antimafia Antonio Lombardo che lo ha definito «un imprenditore border-line».
Dopo la trasmissione, Katia Forte specifica: «La cena di Crotone è stata pagata da me e mio padre, non da un imprenditore border- line».
E Ranucci spiega che di quel Raffaele Vrenna hanno parlato tre collaboratori di giustizia. Uno è Luigi Bonaventura che indica tra i boss «orbitanti al Nord» e in particolare a Verona un componente della famiglia Giardino.
«Numerosa famiglia di costruttori di origini crotonesi – spiega Ranucci – alcuni dei quali con reati alle spalle come riciclaggio, rapina, detenzione di stupefacenti, truffa e ricettazione.
A fianco di Antonio Giardino c’è Francesco Sinopoli. Quel Sinopoli candidato ed eletto nella Lista Tosi.
I Giardino, secondo il racconto di un imprenditore, sono stati presenti nelle cene organizzate per la campagna elettorale di Tosi e del suo assessore di origine calabrese, Marco Giorlo».
Parte l’intervista a un uomo che racconta che a quelle cene si parlava di appalti «con il sindaco Tosi» e al quesito se c’erano anche altri politici dice «c’era Casali, (l’attuale vicensindaco Stefano Casali, ndr) e Marco Giorlo».
Ma Casali precisa che lui in Calabria non c’è mai stato. Nel servizio parte la sequela su quello che è ormai l’ex assessore allo Sport, trombato da Tosi proprio per le sue dichiarazioni «sventate» a Report.
E anche per Giorlo c’è la parentesi a luci rosse con intervista a una donna romena che lo accusa di averle chiesto una prestazione sessuale in cambio di un lavoro e di aver ricevuto, per non denunciare, 5mila euro che – stando a quanto dice Ranucci– arriverebbero da uno dei calabresi presenti alle famose cene pre elettorali.
Si parla poi del caso dei quadri di Barbara Pinna, esposti alla Gran Guardia.
La Pinna moglie del comandante della Guardia di Finanza, Bruno Biagi. Su quell’evento è stato presentato un esposto alla Corte dei Conti.
Poi è la volta degli incarichi alla sorella di Tosi. Quella Barbara assurta da amministratrice condominiale a consigliere di due Casse di Rispammio.
E poi si arriva al nodo Agec.
Intervista a Michele Croce, ex presidente dell’azienda. Di cui non vengono ricordate, però, le spese esorbitanti per l’ufficio, mentre gli viene riconosciuto il merito di «aver fatto interessare la procura e si scopre che i dirigenti dell’Agec avrebbero pilotato l’appalto per le mense scolastiche».
Vicenda ormai nota ai veronesi. «Certamente rifarei le denunce al sistema che per primo ho fatto – ha commentato Croce dopo aver visto il servizio -ma la sensazione oggi è che si sia toccato il fondo. L’abisso, se pensiamo a certi rapporti con appartenenti ad associazioni malavitose».
E Bertucco? «Per i veronesi – dice – il sistema di potere messo in piedi dal sindaco è cosa risaputa. Il problema sta nel fatto che Tosi non ha mai voluto chiarire certi aspetti. E mi chiedo come un uomo della sua esperienza abbia potuto fidarsi di gente come Borsato e Giacobbo».
Due tosiani che preferiscono rimanere anonimi commentanto: «Temevamo peggio».
E Ranucci torna a testa bassa sui crotonesi e altri appalti. Come quello da 3 milioni preso da Roberto Forte, fratello di Katia. E poi sulla graticola ci finisce il tabaccaio ormai più conosciuto di Verona. Quel Maurizio Filippi la cui somma di cariche impressiona anche Ranucci.
A parlare con il giornalista di Report dei legami tra Tosi e Filippi è anche Patrizia Badii, in questi giorni al carcere di Montorio con gli altri indipendentisti veneti accusati di terrorismo. E anche qui viene fuori il discorso del sesso. «Lui (Filippi, ndr) ha una foto, quella l’ho vista, in un night dove gh’è Filippi. Tosi, Culè, Paternoster… E gh’è un trans…». E ti pareva.
«Ora – chiude la Gabanelli – se alla base di decisioni non proprio trasparenti e spiegabili c’è il mistero di video o foto hard, noi non lo sappiamo. Sappiamo che qualche interrogativo la sua amministrazione lo pone. Tosi ha preferito la strada delle querele preventive…».
«Sono delle merde», il commento del sindaco in serata.
(da “il Corriere del Veneto”)
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