TRA CULOTTE E SALOTTI NERI: LA CONQUISTA DEL POTERE DELLA PITONESSA
RITRATTO DELLA SANTANCHE’, LA TRASFORMISTA SPREGIUDICATA TRA DITO MEDIO, MUTUO SOCIALE E TACCO 12
«Io sono una pitonessa » va dicendo da qualche giorno Daniela Santanchè, magari senza sapere che nel quadro dell’odierna regressione totemica, questa sua scelta segnala anch’essa uno spostamento all’indietro, o forse no, o forse boh.
Fatto sta che cinque anni orsono, accanto al tavolino di zebra e al tronetto di coccodrillo che adornano il salotto di casa sua, ella volle indicare la statua di un’aquila, non molto tempo prima acquista in un’asta e come sempre sicura del fatto suo, proclamò: «Mi rappresenta» .
Quindi aggiunse: «Le aquile volano alte e da sole. I passerotti invece si muovono tutti insieme nel branco»- che magari era meglio dire lo stormo, ma pazienza.
La figura di Daniela Santanchè è davvero molto interessante perchè più di tante noiose analisi piene di cifre, grafici e tabelle sulla storia, la selezione e la formazione degli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, spiega bene e consente di capire meglio quali requisiti, oltre alla fedeltà , e quali titoli sono al giorno d’oggi richiesti a chi voglia assurgere a incarichi istituzionali nelle assemblee elettive.
Lo si dice qui senza alcuna ironia, essendo quest’ultima destinata all’annichilimento dinanzi alla gigantesca mole e alla spaventosa varietà di materiale anche iconografico che il personaggio ha generato nel corso dell’ultimo decennio in un gorgo di assoluto relativismo ad alto impatto emotivo e sicura ricaduta comunicativa; e perciò salotti neri, alleanze rosa, assessorati in luoghi sperduti della Sicilia, palle di velluto, burka strappati con relative reazioni, e sorveglianze, dichiarazioni di astinenza sessuale, fondazione e lancio di effimeri rotocalchi dalle testate tuttavia piuttosto minacciose tipo «Io spio», consegna di mimose agli alpini in Bosnia, Billionaire fondati e poi rinnegati, corse sulla spiaggia con Sallusti, dispute con attrici sulla quantità di interventi chirurgici subiti e loro necessariamente ambigua visibilità .
Che poi nemmeno si chiama Santanchè, è il cognome del suo primo marito, chirurgo plastico, concessole al momento del divorzio, curiosa evenienza, o magari no.
E comunque. Il dito medio, il tacco 12, il mutuo sociale, la bava alla bocca, la tele-invasione nel campo rom, la maratona di New York, con il tricolore dipinto sul volto, la multa al Suv, il cappello da cow-boy, i dopo-sci pelosissimi, i mega poster sui Valori con lei grande come un palazzo.
Calamity Jane, Nikita, Lara Croft, l’Aquila, la Serpentessa, l’energia, la fantasia, la follia, la società dello spettacolo nella sua evoluzione terminale.
Una volta, il giorno che Papa Wojtyla venne a Montecitorio, la Mussolini la prese a capelli per una questione di posti in aula.
Nel solo 2009 è stata vittima di cinque, anzi sei «strani furti» in casa.
Alla radio ha ingaggiato un paragone fra Nilde Iotti e Nicole Minetti.
In tv, perfetta nel casting dei crash-show, ha litigato innumerevoli volte con pacifisti, maomettani, sindacalisti, immigrati, lucciole e da un po’ anche Cacciari.
In compenso, a Cortina, ha spento le candeline con Mastella. Ce l’ha anche con la poligamia e sembra che abbia comprato la famosa pelliccia di leopardo appartenuta a Jackie Kennedy.
Così alla fine, che però non è la fine, l’infelice sintesi è da prendersi in prestito, impegnativamente, e dice di lei che è davvero: al di là del bene e del male.
Però l’uno e l’altro minuscoli, come se l’oltrepassarli così facilmente comportasse per il futuro vicepresidente della Camera un felice successo, però vuoto; o una verità ancora troppo complicata da riconoscere.
Per cui nel mare magnum della più seria e a volte anche terribile futilità , tra sfregi alla Cadillac e confessioni sulla biancheria intima (no slip, no perizoma, ma culotte), mutuo sociale e castrazione chimica, delazioni anti-Veronica e convalide di Francesca Pascale, battaglie per il parrucchiere alla Camera e scioperi della fame contro Battisti, referendum per la riapertura delle case chiuse e party in onore di Emilio Fede, ecco, al termine della giostra santanchesca si resta con un ritaglino in mano, sgomenti e perfino allegri rispetto a questa parossistica forma di trasformismo.
E sarà l’estate, saranno i giornalisti, sarà tutto, ma in quell’articoletto si può leggere che sulla sua barca, al largo della Costa Smeralda, Daniela e il figlio Lorenzo hanno montato una specie di enorme fionda, o catapulta che sia, per tirare gavettoni di acqua fredda sugli yacht degli amici ricconi, o forse solo su quelli dei nemici, comunque gli archivi sono crudeli, a volte dicono troppo, confondono le idee, ma al tempo stesso le dispiegano — non di rado a dispetto della verità , dell’emicrania e dei voti in Parlamento.
Filippo Ceccarelli
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