TRAFFICO DI ABITI USATI, L’INTERCETTAZIONE CHE INGUAIA L’EX SEGRETARIO DI SAVONA DELLA LEGA NORD ARRESTATO
“FALLE PASSARE COME DONAZIONI, NON E’ VENDITA”
Undicimila euro di ricavi illeciti all’anno: 6mila mediante l’associazione Insieme nel Mondo e 5mila da l’Africa nel cuore.
Sono queste le stime del presunto ingiusto ricavo ottenuto da Guglielmo Giusti nel traffico di vestiti usati che dovevano finire in Africa e invece sarebbero stati commercializzati sul mercato campano senza la necessaria ingienizzazione.
Traffico di rifiuti speciali, quindi, in parole spicce.
Il notissimo personaggio savonese è finito in carcere su ordine di custodia cautelare richiesto dal pm milanese della direzione distrettuale antimafia Alessandra Cerreti e proprio dalle 130 pagine dell’ordinanza salta fuori un’intercettazione che per i carabinieri del Noe della Lombardia e il magistrato evidenzierebbe un ruolo primario nell’organizzazione proprio di Guglielmo Giusti, soprannominato “William”.
Quest’ultimo, infatti, avrebbe suggerito a Carmine Scarano, titolare della Nuova Tessil Pezzame di Solaro (Milano) «di considerare i vestiti usati raccolti come donazioni che, come tali, non sono soggette ad imposizioni» in base al decreto legislativo 156 del 2006 per cui i vestiti usasti devono essere sanificati prima di essere commercializzati. Altrimenti sono rifiuti.
Era il 16 dicembre 2014 quando Scarano chiede a Giusti di informarsi anche in Regione sulle nuove leggi. «L’ho già fatto, l’ho già fatto – è la risposta – Te l’avevo detto, no e poi dall’anno nuovo facciamo un progetto e con la Onlus».
Ed è all’insistenza di Scarano sul fatto che in Lombardia i comuni considerino gli abiti alla stregua di rifiuti «e quindi ti devono autorizzare» che William Giusti precisa: «Noi si, perchè ne ho parlato però sai che le Regioni si rompono i c….. l’una con l’altra. Da noi, quelli che danno a noi sono donazioni e non possono essere considerati rifiuti perchè la gente ti dà la donazione. Io di questa donazione li dò a te come donazione liberale con un contributo, non è una vendita».
Per l’accusa quindi Giusti avrebbe consigliato a Scarano di far figurare i capi usati come donazioni per evitare di considerarli rifiuti e soprattutto avrebbe messo a disposizione la onlus l’Africa nel cuore – con il logo impresso su volantini, sacchetti, ma anche campane – per raccogliere gli abiti ed ottenere un illecito arricchimento (5mila euro all’anno) mediante lo «sfruttamento del comune sentimento di solidarietà ».
In un’altra intercettazione (12 ottobre 2015) per gli inquirenti emergerebbe la consapevolezza di entrambi (Scarano e Giusti) dell’uso improprio del nome della onlus, oltre ad utilizzare per la raccolta porta a porta, di personaggi reclutati in tutta fretta, ma facendoli figurare in maniera illegittima come rappresentanti della onlus savonese.
Con tanto di timbro in possesso di Scarano e l’invio da parte di Giusto di tesserini di riconoscimento e di socio.
(da “il Secolo XIX”)
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