TROVATA MORTA A GAZA HIND RAJAB, LA BAMBINA DELLA TELEFONATA CHE ERA DIVENTATA SIMBOLO DELLA GUERRA
INTRAPPOLATA IN UN’AUTO CON LA FAMIGLIA SOTTO IL FUOCO DEI CARRI ARMATI AVEVA DETTO: “CI STANNO SPARANDO”
Hind Rajab è morta. Il corpo senza vita della bambina palestinese di 6 anni scomparsa da quasi due settimane nel mezzo degli scontri a Gaza, e’ stato trovato insieme a quelli degli altri membri della sua famiglia. Lo ha annunciato Hamas ponendo fine alla speranza di trovare ancora in vita la piccola la cui voce registrata in una drammatica telefonata alla Mezzaluna Rossa era diventata il simbolo del dramma vissuto da decine di migliaia di bambini intrappolati nello scontro tra Israele e le milizie islamiste. Nelle vicinanze sono stati trovati morti anche due soccorritori della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) che erano stati inviati per salvare Hind e i suoi parenti. La PRCS ha accusato gli israeliani di averli uccisi “deliberatamente”.
La storia
La bambina era diventata un simbolo per una telefonata. «Il carro armato è accanto a me. Si sta muovendo…verrai a prendermi? Ho tanta paura». L’appello disperato con la vocina resa ancora più flebile dalla paura era di Hind Rajab, rimasta intrappolata in un’auto a Gaza City sotto una pioggia di fuoco e circondata dai corpi dei parenti morti al telefono con Ran Fagih, operatrice del call center di emergenza della mezzaluna Rossa palestinese. A raccontare una delle tante storie tragiche della guerra nella Striscia martoriata dai bombardamenti israeliani era stata la Bbc che era riuscita a parlare con la mamma della piccola, Wissam, e a ricostruire il calvario di un’odissea finita male.
Era lunedì 29 gennaio quando dall’esercito di Israele era arrivato l’ordine di evacuare le zone a ovest di Gaza City e di spostarsi verso sud. «Eravamo terrorizzati e volevamo scappare” ricorda Wissam, che si è incamminata con il figlio maggiore, a piedi, verso l’ospedale Ahli, a est della città. Alla piccola Hind è stato trovato un posto nell’auto di suo zio, con altri parenti perché «faceva molto freddo e pioveva». Dopo un breve tratto di strada, la macchina si è trovata sotto il fuoco dei tank israeliani. E’ stato a quel punto che la famiglia chiusa nell’auto ha chiamato in aiuto i parenti. Uno di loro ha contattato il quartier generale di emergenza della Mezzaluna Rossa palestinese, a 80 km di distanza, in Cisgiordania. Da Ramallah il call center ha chiamato il cellulare dello zio di Hind, ma ha risposto sua figlia Layan, 15 anni, che ha raccontato come i genitori e i fratelli fossero stati uccisi. «Ci stanno sparando», dice la ragazzina nella telefonata, che è stata registrata. Poi le urla e il silenzio. Quando l’operatrice della Mezzaluna Rossa richiama, è Hind a rispondere, con una voce quasi impercettibile, soffocata dalla paura. «Nasconditi sotto i sedili», le dice Rana, «non farti vedere da nessuno». Diventa presto chiaro che lei è l’unica sopravvissuta e che è ancora sulla linea di fuoco. Rana rimane in linea con la piccola per un tempo che sembra infinito mentre si mette in moto la trattativa con l’esercito israeliano per consentire a un’ambulanza di raggiungere il luogo. «Tremava, era triste e chiedeva aiuto», ricorda l’operatrice. «Ci ha detto che i suoi parenti erano morti. Ma poi ha detto che dormivano. Quindi le abbiamo detto di lasciarli dormire perché non li volevamo disturbare» mentre lei continuava implorare che qualcuno venisse a prenderla. Nessuno è riuscito ad arrivare dalla piccola, ma una squadra della Mezzaluna Rossa ha invece raggiunto la mamma arrivata in ospedale e l’ha collegata. Piangeva, racconta ancora Rana. «Mi ha supplicato di non riattaccare», dice Wissam alla Bbc. «Le ho chiesto dove fosse ferita, poi l’ho distratta leggendo il Corano con lei e abbiamo pregato insieme». A quel punto Wissam ha sentito la portiera dell’auto che veniva aperta e Hind che diceva di vedere un’ambulanza. Poi la linea si è interrotta.
(da La Repubblica)
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