UN MURO CONTRO IL SOVRANISMO RAZZISTA: LE MANIFESTAZIONI TEDESCHE PER IMPARARE DLLA STORIA INVECE CHE RIPETERLA
“IL MURO SIAMO NOI” GRIDANO I MANIFESTANTI CONTRO L’ASCESA DI AFD… IL RUOLO DELLE SCUOLE IN GERMANIA
Un milione e mezzo di persone sono scese in tutte le piazze tedesche nel weekend al grido di: “Il muro siamo noi”. Una manifestazione a Monaco di Baviera, nata con l’intento di frenare l’avanzata dell’estrema destra tedesca di AfD (Alternative für Deutschland), è stata addirittura interrotta per motivi di sicurezza in quanto troppo affollata. Secondo gli organizzatori, che prevedevano un massimo di 25mila presenze, alla protesta hanno aderito in 250mila,come riportato dal quotidiano Süddeutsche Zeitung. Allo stesso tempo, altre proteste anche in altre città della Germania che si sono ripetute nella giornata di sabato e domenica. Un fiume, una sentita e forte partecipazione, si può dire.
E un’affermazione decisa di principi: “Non possiamo dimenticare quello che ci è stato insegnato a scuola”. Ed è così. In questa fase della storia europea segnata da una crescita dei razzismi e dell’intolleranza, si ricorda l’importanza e il ruolo delle scuole.
Da custodire e proteggere, in quanto fondamentale luogo di dialogo e conoscenza. Dovrebbero esserlo adesso, come dovevano nel passato. Molti manifestanti a Monaco hanno esposto cartelli contro le idee dell’estremismo di destra circa la “remigrazione”, ossia l’espulsione di massa di stranieri di etnia non-europea: “Impariamo dalla storia invece di ripeterla”, “Nessuna tolleranza per l’intolleranza”, “AfD – un incubo per la Germania”, si sente.
La marcia di protesta avrebbe dovuto portare il corteo, secondo il programma, a passare anche davanti alla villa in Potsdamer Strasse dove ha sede la Confraternita “Danubia”, un’organizzazione studentesca classificata di estrema destra dall’Ufficio federale per la protezione della Costituzione. La partenza era fissata nel primo pomeriggio al “Siegestor”, l’Arco del Trionfo ottocentesco ispirato all’Arco di Costantino a Roma dedicato a Ludwig I di Baviera, ma la grande affluenza ha reso impossibile proseguire. Da cui si evince anche l’importanza dei monumenti. Che devono “monere” e “manere”, ammonire e perdurare, appunto. Tutte cose che si imparano a scuola. A Colonia, Brema e Dresda. Complimenti al lavoro degli insegnanti. Ai programmi ministeriali, alle targhe sui muri delle scuole, ai protocolli antirazzismo, alle pietre di inciampo, alle discussioni e ai documentari, ai capi di Stato che si inginocchiano chiedendo scusa all’umanità.
E già nel 2020, del resto, si erano tenute manifestazioni di massa. Il ministro dell’Integrazione Annette Widmann-Mauz aveva allora invitato espressamente a sviluppare una maggiore consapevolezza della discriminazione razziale. “Il razzismo esiste anche in Germania: a scuola, per strada, al lavoro, in autobus e in treno, nella cerchia di amici”, disse il politico della CDU (partito politico tedesco dei democratici cristiani). Questo deve essere riconosciuto, nominato e combattuto in tutte le aree. Il razzismo è il terreno fertile ideologico per l’estrema violenza di Destra”. Nominato e combattuto, giustamente
Come per l’episodio di intolleranza che si è verificato allo stadio Friuli durante la gara Udinese-Milan, quando ululati contro il portiere del Milan Maignan hanno indotto l’arbitro a sospendere la gara per cinque minuti. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino chiede interventi decisi: “Gli eventi di sabato a Udine sono assolutamente ripugnanti e del tutto inaccettabili.
Non c’è posto per il razzismo né per altre forme di discriminazione, nel calcio così come nella società. È necessario che tutte le parti interessate agiscano, a partire dall’istruzione nelle scuole, affinché le future generazioni comprendano che questo non è parte del calcio né della società”.
Che tutte le parti agiscano, veramente, a partire da dove il problema nasce. Sostenendo e affiancando le scuole. Il 19 gennaio il Bundestag ha approvato la riforma della legge sulla cittadinanza che consentirà di ottenere la nazionalità tedesca più rapidamente, estendendo anche il diritto ad avere il doppio passaporto, finora riservato ai soli cittadini Ue e svizzeri. C’è chi evidentemente non è molto favorevole, proponendo di “remigrare” due milioni di persone in un non meglio definito Stato del nord Africa. Ma più di un milione e mezzo di persone sono di diverso avviso. Non sarà un’impresa facile.
(da agenzie)
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