Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
BEPPE DISPONE: “VIETATO PARLARE DELLA RAGGI, DELLE POLIZZE, VIETATO CRITICARE LA GIUNTA, NEL CASO TOGLIERE SUBITO LA PAROLA”
Fa da scudo contro tutto e tutti sminuendo anche la vicenda giudiziaria. 
Beppe Grillo per tutta la giornata difende apertamente Virginia Raggi con post sul blog, anche in dialetto romanesco, e per finire le scrive una lettera: “Cara Virginia, hai la mia stima. Avanti fino al 2012”.
Il leader M5S blinda ufficialmente il sindaco di Roma (“Chi è contro di te, è contro il Movimento”) e questa volta lo fa alla vigilia dell’assemblea dei meet up capitolini che domenica torneranno a incontrarsi e a parlare dopo oltre tre anni.
Gli attivisti però non potranno esporre il logo del Movimento, come chiesto da Grillo, e non potranno neanche parlare di questi sette mesi di amministrazione capitolina targata 5Stelle.
Quindi, nessun processo alla Raggi, cosa che invece era nell’aria.
Nessun accenno dovrà essere fatto all’inchiesta sulle nomine che vede il primo cittadino accusato di abuso d’ufficio e falso, nè tantomeno si potrà parlare della storia relativa alle due polizze stipulate all’insaputa del primo cittadino in suo favore da Salvatore Romeo, poi promosso capo della segretaria con lo stipendio triplicato.
I coordinatori dell’assemblea, che dovrebbe essere trasmessa in diretta streaming, avranno l’obbligo di togliere la parola a chiunque andrà fuori tema rispetto all’argomento che riguarda strettamente il coordinamento e la comunicazione tra i meet up, e tra gli attivisti e gli eletti.
Il sindaco di Roma, invitata, non andrà poichè – ha fatto sapere giorni fa – non è un’assemblea del Movimento.
I parlamentari romani, la cui presenza all’inizio era prevista, alla fine non andranno.
Il rischio è che anche in capannelli a margine dell’assemblea si parli dell’amministrazione capitolina e che quindi si cada in quello sfogatoio che i vertici hanno chiesto di non fare.
Anche Roberta Lombardi, che aveva dato l’adesione, preferisce non prestare il fianco a polemiche in un momento così delicato, anche perchè ricostruzioni giornalistiche, smentite dalla diretta interessata, l’hanno additata come colei che manovra contro il Campidoglio.
Insomma il Movimento è una polveriera, Grillo ha dettato la linea e chi non dovesse rispettarla andrà via.
Qualcuno parla anche di sanzioni nei confronti dei dissidenti. Sta di fatto che ci sono volute quarantotto ore per sentire qualche parola dai big del Movimento. “Virginia Raggi ha ancora la nostra fiducia, ci mancherebbe”, ha detto Alessandro Di Battista interpellato dai giornali durante un’iniziativa a Terni sulle banche con Alessio Villarosa.
“Virginia ha risposto ieri – ha aggiunto – noi ci interessiamo di altri problemi, voliamo più in alto”.
E a proposito delle ricostruzione giornaliste secondo cui ci sarebbe la mano di Roberta Lombardi dietro i problemi della sindaca, Di Battista ha risposto: “Figuriamoci se mi infilo nel gossip”. Insomma, dell’argomento Raggi si parla poco e malvolentieri. In pochi si espongono, tra questi c’è Danilo Toninelli.
Anche tanti consiglieri capitolini non andranno all’assemblea di domenica, alcuni dicono che avevano già preso impegni in precedenza altri che decideranno sul momento.
Sta di fatto che il pericolo di essere bersaglio delle proteste degli attivisti incombe talmente che si preferisce tenere un profilo basso, mentre tra Grillo e Raggi sembra esserci una corrispondenza di amorosi sensi.
Il leader scrive: “La polizza vita come strumento corruttivo è una fantasia malata, non un reato. La verità … che cosa è? In questo momento un coriandolo dentro un oceano diffamatorio”. Lei su Facebook risponde: “Grazie Beppe”. Lui manda una stoccata a chi in questi mesi tra i grillini avrebbe voluto decisioni drastiche: “Hai contro tutti quelli che era possibile immaginare e ben oltre, anche persone in carne ed ossa su cui occorrebbe poter contare”.
L’avvertimento via web è arrivato e dopo aver silenziato gli ortodossi del Movimento, ora anche l’assemblea dei meet up.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
ANCHE UNA COALIZIONE CON PD. NCD, LISTE D’ALEMA E PISAPIA NON CE LA FAREBBE
Un’eventuale grande coalizione con Matteo Renzi, Massimo D’Alema, Giuliano Pisapia e Angelino Alfano alle elezioni politiche non arriverebbe al 40%, soglia utile per far scattare il premio di maggioranza alla Camera dei Deputati.
È quanto rivela un sondaggio di Scenari Politici condotto per l’Huffington Post.
Dopo le aperture dei ministri dei Beni Culturali e dei Trasporti Dario Franceschini e Graziano Delrio a una grande coalizione con il Nuovo Centrodestra, il dibattito nel Partito Democratico si è acceso.
Il presidente del Pd Orfini ha già espresso il suo radicale dissenso da una big coalition che va dal centro moderato alla sinistra dell’ex sindaco di Milano.
Mentre il segretario Renzi, dopo il famoso “liberi tutti” di D’Alema di qualche giorno fa (“se si va a votare senza modificare la legge elettorale e senza congresso, ognuno si sentirà libero”, aveva dichiarato), ha frenato sulle elezioni anticipate e ha aperto al Congresso nel Pd.
Ma le trattative tra renziani e minoranza non sono affatto chiuse e l’ipotesi scissione non è ancora tramontata.
Tuttavia, l’eventuale coalizione composta da Pd, dalle due ipotetiche liste e dal partito di Angelino Alfano raggiungerebbe infatti, secondo la rilevazione, il 38,5%, ancora leggermente distante dal traguardo fissato da quel che resta dell’Italicum, la legge elettorale che regola l’elezione a Montecitorio dopo il ridimensionamento subito da parte della Corte Costituzionale.
Per far scattare il premio di maggioranza neanche una coalizione allargata di sinistra, con il Partito Democratico perno centrale e escluso Ncd, sarebbe sufficiente. Nemmeno nel caso in cui si aggiungesse il contributo di Sinistra Italiana (1,8%). Questo perchè i voti che prenderebbero le liste guidate dal Lider Maximo e dall’ex sindaco di Milano sarebbero da sottrarre ai partiti di sinistra.
Solo nel caso in cui, alla già allargata coalizione, si dovesse aggiungere Alleanza Popolare si riuscirebbe a sfondare il muro del 40%.
Ma si tratta, è evidente, di un’alleanza improbabile, se non impossibile.
Sarebbe comunque il Pd a pagare in larga parte la presenza di due nuove liste a sinistra, peraltro guidate da due leader carismatici e in grado di convogliare un buon margine di consenso.
Il Partito Democratico perderebbe circa il 2,9 per cento. Anche Sinistra Italiana pagherebbe dazio, passando dal 4,3 per cento all’1,8.
(da Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
SU VOTO SUBITO E ALLEANZE FUTURE EMERGE IL DISTACCO TRA I CAPI CHE VOGLIONO MONETIZZARE IL CONSENSO E IL PROPRIO ELETTORATO CHE NON AMA SALTI NEL BUIO
Al di là dei piccoli spostamenti elettorali settimanali, il sondaggio Demos pubblicato su “Repubblica”
dovrebbe far riflettere per una serie di motivi.
Alla domanda se volete andare a votare con qualsiasi legge elettorale o se ritenete che prima occorra rende omogenee le norme di Camera e Senato, il 70% degli italiani propende per la seconda tesi, solo il 26% vuole votare a qualsiasi costo.
Tra chi vuole attendere l’elettore Pd è al 91%, quello di Forza Italia al 72%, quello di Fdi al 65%, quello del M5S al 50% (contro un 50% che vorrebbe andare al voto subito), persino nella Lega prevale chi vuole aspettare 48% contro 45%.
Ne deriva una considerazione: che, a differenza di Salvini, Meloni e Grillo che vogliono votare per monetizzare il consenso, aumentando i parlamentari, ai loro elettori interessa più la governabilità che le poltrone.
Seconda domanda sulle alleanze.
Un’alleanza Pd-Forza Italia trova bassi consensi nell’elettoato Pd (39%), ma alto in quello di Berlusconi (66%)
Un’alleanza Pd-M5S non è ben visto dall’elettore Dem (solo il 25%) ma trova consensi in quello Cinquestelle (il 48%)
Un’alleanza M5S, Lega, Fdi è ben visto dall’elettorato leghista (61%,) e da quello di Fdi (54%), ma non da quello grillino (appena il 37%)
Interessante anche il gradimento dei politici dove Renzi perde l’8%, Salvini e Grillo il 5% in un mese.
(da agenzie)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
RACCOLTI DUEMILA EURO IN POCHE ORE PER PERMETTERE AL COLLEGA CHE FA IL FACCHINO DI TORNARE IN SENEGAL PER LE ESEQUIE…. LUI COMMOSSO RINGRAZIA: “SENZA DI VOI NON CE L’AVREI FATTA”
Abdoul è sempre sorridente, ride, scherza tutti i giorni. Però l’altro giorno la sua espressione cambia,
è triste.
Gli operai della Lamborghini, l’azienda dove lavora da anni come facchino per una ditta esterna, lo notano e arrivano a scoprire la ragione: in Senegal, da dove è arrivato anni fa, sua figlia di 23 anni (una dei suoi sette figli) è morta improvvisamente ma lui non ha i soldi per tornare nel suo Paese.
Allora fanno partire una colletta e mettono assieme la cifra necessaria. Abdoul, in Italia dal 1997, da nove anni in Lamborghini, può così partire.
Il volo è martedì, andrà in Senegal a più di due anni dall’ultima visita. E commosso dice: “Tutti i lavoratori della Lamborghini sono bravi, scriverò una lettera per ringraziarli. Il viaggio per tornare a casa è molto costoso, senza di loro non ce l’avrei fatta”.
La vicenda, raccontata ieri da Radio Città del Capo, ha immediatamente fatto il giro dei social.
Sono in tanti su Facebook a esprimere tristezza per quello che è accaduto ma anche gioia per la solidarietà immediata dimostrata dai dipendenti Lamborghini, che in poche ore hanno messo assieme quasi 2mila euro che consentiranno ad Abdoul non solo di tornare a casa ma di restarci per un po’.
“Lavora con noi un ragazzo senegalese — ha scritto giovedì un operaio sulla propria pagina — ogni mattina dà il buongiorno, durante la giornata ride, scherza ed è sempre gioioso con tutti, una di quelle persone alla quale è impossibile non voler bene! Questa mattina è passato a salutarci come sempre, ma si notava un’espressione sul suo viso diversa dal solito”.
Parlandoci, una delle addette al reparto selleria, Nunzia, scopre perchè Abdoul quella mattina è triste. E il tam tam parte immediatamente.
“L’abbiamo saputo attorno alle 13, la voce si è sparsa subito tra le linee di produzione e nel giro di due ore abbiamo messo assieme i soldi — racconta Alberto Cocchi, delegato sindacale — Tutti gli operai hanno contribuito”.
Sempre sui social, l’annuncio. “Informo tutti che oggi ho effettuato la prenotazione del volo da Bologna al Senegal per Abdoul”, scrive un altro lavoratore, Matteo.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
IN RICORDO DI MODESTA VALENTI CHE MORI’ NEL 1983 AL BINARIO 1 DELLA STAZIONE TERMINI: L’AMBULANZA SI RIFIUTO’ DI PORTARLA ALL’OSPEDALE PERCHE’ ERA “SPORCA”
Chiunque domenica 5 febbraio avrà l’occasione di entrare nella basilica di Santa Maria in Trastevere sentirà , a un certo punto, risuonare i nomi di persone che magari ha incontrato tante volte, ma davanti alle quali non si è mai fermato: sono i tanti senza dimora che negli ultimi anni hanno perso la vita.
Per strada, da soli, spesso durante l’inverno.
È una tradizione ormai per la Comunità di Sant’Egidio, che si ripete ogni anno, da quando, il 31 gennaio 1983, al binario 1 della stazione Termini, morì una donna, Modesta Valenti.
Aveva avuto un malore, ma, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Non solo un caso di malasanità . Piuttosto un episodio che portò alla luce il disprezzo nei confronti degli ultimi tra i poveri, coloro che vivono e muoiono per la strada.
Quella di Modesta è una memoria che si è allargata nel tempo non solo in altri quartieri di Roma ma anche in altre città : celebrazioni inedite perchè vedono, insieme a chi li aiuta, la partecipazione di centinaia di senza dimora, per i quali quella donna indifesa e tanto simile a loro è diventata come una “santa”, da onorare con un ricordo commosso e collettivo.
L’elenco dei nomi di chi ha perso la vita per il freddo e le dure condizioni di vita è ogni anno più lungo, ma è giusto non dimenticare nessuno.
Perchè il più grande nemico di chi vive per strada è l’indifferenza, “la malattia del nostro tempo”, come l’ha definita Papa Francesco.
Basterebbe poco, fermarsi a parlare, chiedere se c’è bisogno di qualcosa, proteggere la fragilità . È ciò che è successo appena pochi giorni fa.
Durante il grande freddo è stato meno freddo per chi vive nelle vie dei centri storici delle nostre città e nelle stazioni: merito di tanti cittadini che hanno risposto a un semplice appello di Sant’Egidio alla mobilitazione portando sacchi a pelo, coperte, pasti e bevande calde alle associazioni che visitano regolarmente i senza dimora durante tutto l’anno.
E molti non si sono fermati al gesto offrendosi come volontari per andare a trovare chi aveva bisogno.
Un moto di solidarietà collettiva ha percorso la Penisola, ha reso meno gelida la stagione, probabilmente ha salvato molte vite.
Non era mai successo in queste dimensioni. È una novità altamente positiva. Vuol dire che in Italia c’è tanta gente che può aiutare.
E se è vero che si sono allentate le reti sociali e si assiste a una difficoltà crescente di tanti itinerari esistenziali (che spesso portano alla vita per strada), il fenomeno non è irreversibile o ineluttabile: si può creare un movimento di inclusione sociale a protezione di chi ci è vicino perchè vive, spesso, a pochi metri dalle nostre abitazioni, una sorta di “sindacato dei poveri”
Non è un’utopia: se ha funzionato a gennaio può funzionare sempre.
Un segnale importante per l’Italia. Così come avviene per le “pietre d’inciampo” che ricordano le vittime dell’Olocausto in alcune vie delle nostre città : lì c’è il nome di chi è stato inghiottito dalla macchina infernale dei campi di concentramento e ogni volta che ce ne accorgiamo riaffiora la memoria.
Allo stesso modo, invece di evitare l'”inciampo” rappresentato da uomini e donne stesi per terra, facendo finta di niente, ci si può fermare, parlare, aiutare.
Alcuni, con il nostro aiuto, hanno persino scelto, con il tempo, di abbandonare la strada. Altri hanno riacquistato dignità .
Tutti con un po’ di attenzione possono essere protetti.
Perchè, in fin dei conti, non sono tanti, qualche migliaia in Italia, un piccolo popolo che è rimasto indietro ma che non va condannato a restare disperso.
Comunità di Sant’Egidio
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
L’ORDINE DI TRUMP ALLE DONNE DEL SUO STAFF… SI SCATENA L’INDIGNAZIONE SU TWITTER
Il presidente Donald Trump vuole che le donne che lavorano per lui si “vestano da donne”. 
Mike Allen e Jonathan Swan di Axios hanno parlato con una fonte che ha lavorato alla campagna di Trump, che ha riferito che il presidente è molto esigente in fatto di abbigliamento. Soprattutto se si tratta del suo staff.
“Se hai un ruolo pubblico e lo rappresenti, che tu sia un avvocato o una persona che presenzi alle riunione in vece sua, è sempre necessario che tu abbia una certa presenza”, ha detto la fonte a Axios.
La fonte ha aggiunto che Trump ha solo una semplice direttiva per il suo staff femminile: “Vestito come delle donne”.
Il rapporto di Axios ha suscitato non poche polemiche e la reazione di tutte le donne della rete. Tante le donne che si sono sentite mortificate dal commento di Trump e hanno voluto dimostrare al presidente che una donna rimane una donna anche in abiti da lavoro che non sempre fanno rima con minigonne e tacchi a spillo.
Così Twitter è stato inondato di immagini di donne in hijab, in abiti da medico, in uniforme della polizia, in tute da astronauta, in uniforme militare.
La lista potrebbe continuare all’infinito. Gli utenti hanno postato queste foto con l’hashtag #DressLikeAWoman: perchè non c’è un unico modo per “vestirsi da donna”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA CASERMA CINQUESTELLE IL GENERALE FA SUONARE IL SILENZIO
Virginia Raggi è stata ancora una volta salvata a un passo dalla caduta da Beppe Grillo, intestardito nel difenderla per ragioni di politica e di vetrina.
E a una condizione: che adesso, dopo l’interrogatorio, si concentri solo su Roma, mettendo da parte gli errori e sperando che le loro conseguenze giudiziarie siano finite. «Lasciamoci tutto alle spalle: i cittadini sono stanchi delle chiacchiere, mettetevi a lavorare».
Grillo ha un chiaro disegno in testa. La sindaca deve rimanere dov’è per tutelare la credibilità governativa del Movimento in vista delle elezioni.
Ma è anche la «prova vivente», come la chiamano ai vertici, della regola aurea del M5S: riuscire a cambiare le cose al di là dei singoli, e, nel caso Raggi, nonostante questi.
Tra il teorema di Grillo e la sua realizzazione pratica c’è però una variabile che per adesso resta un’incognita: i risultati del buon governo 5 Stelle a Roma si devono vedere.
E chiunque nel M5S, dal leader in giù, ancora non li vede. Per questo Grillo ha consegnato in mano a Raggi una sorta di ultimatum: «Dopo l’ interrogatorio e risolto il caso polizze, devi far vedere che stiamo cambiando Roma».
È un ultimatum che in parte neutralizza l’assalto della fazione più ostile alla sindaca che ieri in coro ha chiesto al leader un segnale: «Deve chiarire».
Ma Grillo è furioso con gli ortodossi e soprattutto con Roberta Lombardi, che sarà presto convocata a rapporto. Il motivo? «Se è vero che è stata lei a tirar fuori la storia delle polizze, ha chiuso. Basta, non se ne può più», si sfoga il capo.
Grillo e Davide Casaleggio impongono comunque a Raggi di andare in tv. Subito. Su La7, a Bersaglio Mobile di Enrico Mentana, la sindaca dà la sua versione dei fatti, istruita per l’occasione dal capo della comunicazione Rocco Casalino e dal deputato-avvocato Alfonso Bonafede.
Contemporaneamente Grillo impone il silenzio collettivo, pena l’esclusione dal Movimento: «Chi parla di Raggi è fuori». E infatti neanche una voce critica si alza dai social. L’unica che aveva osato sfidare il diktat del comico, quella di Andrea Colletti, che a caldo su Facebook aveva chiesto spiegazioni sulla polizza di Romeo, è stata fatta rientrare.
A ben vedere, però, la controprova che la delusione è tanta è la mancata difesa pubblica del M5S.
Grillo si limita a rilanciare sul blog il messaggio di Raggi ai romani. Il leader, chiuso nella sua villa a Genova, era stato come tutti sorpreso dalla notizia della polizza.
Ma dopo i timori iniziali, incassate le rassicurazioni dei legali sui possibili benefici solo post-mortem, ci ha anche scherzato su, aggiungendo serio: «Se cade lei, cade il Movimento, ricordatevelo».
Grillo la vuole in Campidoglio fino alle elezioni politiche o almeno fino a quando dall’inchiesta dei magistrati non usciranno fuori dettagli più compromettenti: «Se avesse toccato anche un solo euro pubblico – è stato il ragionamento con lo staff – sarebbe diverso».
Grillo però sa anche che la situazione sta diventando insostenibile. I militanti sul blog e sul profilo della sindaca, in gran parte, continuano a difenderla.
Ma comincia ad aumentare il numero di chi mostra insofferenza. Il fronte più caldo resta ancora quello dei parlamentari. Un corpaccione che è andato via via aumentando e che adesso conta anche sul senso di frustrazione di volti noti e meno integralisti. Alessandro Di Battista ha fatto sapere di essere stufo dello spettacolo romano ma ieri si è limitato a rilanciare l’intervista tv di Raggi.
Luigi Di Maio tace, perchè vuole evitare qualsiasi implicazione.
L’arcinemica Roberta Lombardi, sempre che Grillo glielo consenta, dovrebbe partecipare all’assemblea del meet-up romano che domani potrebbe trasformarsi in un processo alla sindaca.
La fronda più dura aspetta l’epilogo giudiziario di Raggi, convinta che le sorprese non siano finite qui.
Molti di loro hanno letto con attenzione il post di Vittorio Bertola, fondatore del meet-up di Torino, grillino eretico a un passo dall’espulsione, che ha paragonato il «giochino delle polizze» a un possibile giro di «mazzette» e di «ricatti».
Ilario lombardo
(da “La Stampa”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
QUESTIONE CRIMINALE O DI TOTALE STUPIDITA’ ?
Come reagirei se un funzionario di secondo piano del mio comune facesse in campagna elettorale un
potenziale regalo di trentatremila euro a un accreditato candidato a guidare l’amministrazione cittadina?
E se addirittura questo stesso politico, una volta eletto, triplicasse lo stipendio e decuplicasse o centuplicasse il potere del suo benefattore?
Pretenderei le dimissioni immediate del primo e il licenziamento in tronco dell’altro oppure lascerei fare, come nella Napoli delle scarpe spaiate di Achille Lauro?
Sono domande che dovrebbero porsi sia i cittadini di Palermo, di Genova, di Padova, di Belluno, di Gorizia, di Lucca, di Pistoia e degli altri 984 centri al voto in primavera, sia i militanti e i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle.
A Roma, dove l’ultimo atto della Raggi-story s’è sviluppato nei tempi e modi appena riassunti, se lo stanno chiedendo in molti. È utile che lo stesso facciano tutti gli italiani.
È fuori da ogni dubbio che Virginia Raggi non possa più restare al Campidoglio pur vantando – come ha detto la sventurata – “tutta la fiducia di Grillo”: il quale vota a Genova, mica nella capitale.
Il M5S ha regolamenti e strumenti per mettere la parola fine a un calvario politico e mediatico che dura da troppo.
Se non fosse che viene messa in moto solo quando il fondatore e il figlio di Gianroberto Casaleggio hanno bisogno di un plebiscito alla Todor Zhivkov, la misteriosa piattaforma digitale Rousseau potrebbe essere usata per far scegliere ai militanti registrati se cacciare o meno la sindaca. Non accadrà .
La domanda ineludibile è invece un’altra: si possono affidare al Movimento 5 Stelle altri comuni di medie o grandi dimensioni o addirittura il governo del paese?
Per rispondere bisogna valutare serenamente le loro quattro esperienze in grandi città . La prima in ordine di tempo è Parma, dove Federico Pizzarotti è stato eletto nel 2012; mai entrato in sintonia con Grillo, ne ha subito la sconfessione fino al recente divorzio.
Nonostante l’isolamento politico, i numeri e le cronache certificano che Pizzarotti è un sindaco capace e presente, che ha ridato dignità a un’amministrazione umiliata dai suoi predecessori.
Due anni e mezzo fa il Movimento ha conquistato Livorno, dove ha piazzato l’ingegner Filippo Nogarin. Politico alle primissime armi, ha inanellato molti errori. Di recente pare aver trovato qualche sintonia con una comunità pesta, difficile e disillusa.
Nel giugno scorso è andato a segno l’uno-due grillino che ha steso il Pd a Torino con Chiara Appendino e a Roma con Raggi. La sindaca piemontese ha avuto la fortuna di prendere il posto di un eccellente amministratore come Piero Fassino, che le ha lasciato in eredità un comune ben gestito.
Roma, finita con Virginia Raggi nell’apparente disponibilità di un comitato d’affari che rappresenta i poteri forti della destra, è totalmente fuori controllo.
In otto mesi la giunta non ha messo in cantiere nulla, bloccata com’è dai veti reciproci delle bande del grillismo locale e dall’ecatombe di assessori e funzionari apicali, nè affrontato alcun problema, a cominciare da trasporti e spazzatura.
Di rilievo solo i no definitivo alle Olimpiadi e temporaneo allo stadio della Roma e l’approvazione tardiva del bilancio, salutata come un trionfo dai consiglieri della maggioranza
Va riconosciuto che a Parma, a Livorno e a Torino non si segnalano danni gravi provocati dalle amministrazioni M5S.
Ma la vicenda Raggi è sufficiente per far temere che, al di sopra della soglia media di difficoltà , i grillini falliscano.
Hanno pochi precedenti l’inesperienza politica, l’inefficienza amministrativa, l’instabilità personale che la sindaca ha finora mostrato. S’è già ipotizzato che la prima cittadina sia ostaggio di una cricca di disonesti o incapaci: sarà la magistratura a dare una risposta.
Non bisogna invece attendere inchieste e sentenze per sanzionare la sua incapacità a scegliere i collaboratori, come testimoniamo i casi clamorosi che hanno via via assunto i nomi dei co-protagonisti (Muraro, Marra, Romeo). Insomma, quella romana è una questione morale-criminale oppure una questione di totale stupidità . Comunque sia, un disastro.
Claudio Giua
(da “la Repubblica”)
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Febbraio 4th, 2017 Riccardo Fucile
SUI SOCIAL VOLANO SBERLONI VIRTUALI TRA GRILLINI
La curva grillina sui social network è inquieta, divisa tra due tifoserie: c’è chi difende la sindaca e grida il suo «non mollare», citando i piedi pestati dalla Raggi, il No alle Olimpiadi, i poteri forti e «l’assedio mediatico».
E anche i tanti che non nascondono più la delusione, e temono che il pasticciaccio brutto del Campidoglio finisca per travolgere il M5s.
«Rimane il fatto che hai commesso troppi errori, stai rischiando di distruggere il lavoro fatto dal movimento negli ultimi 10 anni», scrive Stefano Galletti sul profilo Facebook di Raggi.
E Davide Persico: «Vista la situazione farei piazza pulita al Comune di Roma, si sa mai che qualcun’altro ti intesti qualche assicurazione…».
Le voci contro
«Io ti ho votato Virginia, però ultimamente il M5s sta perdendo colpi a destra e a manca, io vorrei capire il perchè di tutto questo, da quando ti sei insediata una serie infinita di problemi hanno coinvolto te e la giunta», dice Angelo De Santis.
Andrea Contemoro lancia un ultimatum: «Ora si cessi di trovarsi in posizioni equivoche, circondati da persone ambigue che non fanno bene alla capitale».
Un altro utente di Facebook, Luca, la affronta a muso duro: «C’è poco da essere sconvolta. Ci sono tanti onesti sostenitori del M5s che ambiscono ad avere qualche incarico per fare qualcosa di buono. Tu hai avuto la tua occasione e sei stata toccata da scandali. Puoi sostenere il movimento dal basso come tutti noi e lasciare il posto a chi non è mai stato sfiorato da scandali…».
Il post su Facebook e sul blog
Per tutta la giornata militanti e semplici cittadini si sfogano sotto i vecchi post. Uno sui rifiuti zero della sindaca e uno di Grillo contro il governo, post che in una riga definisce «coraggiosa» l’amministrazione capitolina.
Poi esce il post della Raggi su Facebook, subito ripubblicato da Grillo nel suo blog. E la due fazioni tornano a scontrarsi. «Non mollare», «Colpa dei giornali». «Hanno provato col boicottaggio poi sono passati al gossip e ora siamo quasi al bullismo.
Non sopportano che persone oneste mettano il becco nei loro intrallazzi e continueranno nei loro biechi e spregevoli tentativi. Ti proibisco di mollare!», si scalda Paolo Roberto Dagnino da Genova.
Ma anche sul blog spuntano i dubbi: «Come mai tanti faccendieri della cricca Alemanno e di Mafia Capitale? Dov’è il cambiamento? Dove è l’utopia?».
E Teresa Gualtieri incalza: «Gli ultimi eventi di Roma dimostrano che ci sono delle grosse crepe da sistemare all’interno del M5S. Sicuramente ci sono i media che “ricamano” alcuni eventi e ne occultano altri. Ma Nel caso del fratello di Marra, e nel caso della polizza di Romeo è palese che la sindaca ha operato come i suoi predecessori. Ha approfittato del suo ruolo per favorire amici o persone a lei care. Non mi si dica che non lo sapeva perchè è peggio. Ed è ancora più grave che i vertici del M5S non abbiano vigilato con la solerzia che era dovuta alla prima grande prova amministrativa del movimento».
Andrea Carugati
(da “La Stampa”)
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