Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
UN FUNZIONARIO OSCURO DIVENTATO POTENTE E ASSAI BRUSCO NELLA GESTIONE DEL POTERE, GRAZIE A DUE LEGAMI
Chi è Salvatore Romeo?
Virginia Raggi si fidava così tanto dell’uomo che poi è stato capo della sua segreteria che, in occasioni importanti, andava in totale difficoltà psicologica (e non è una metafora) se solo Romeo si allontanava in un momento critico.
Un legame politico tanto forte da sconfinare in una forma di affidamento personale. «Io non sono un gargarozzone, un ingordo di potere, non faccio parte di questo mondo. Non voglio mettere in difficoltà il mio sindaco», disse al Messaggero Romeo quando gli fu chiesto della storia della sua nomina con stipendio triplicato (prima della Raggi prendeva 39mila euro lordi all’anno, lei li porta a 110mila, poi ridotti a 97mila dopo una delibera dell’Anac).
Romeo non è ricco di famiglia. Ha raccontato lui stesso di aver conosciuto Raffaele Marra perchè era capo del suo dipartimento. E in alcuni recenti messaggi a tu per tu, finiti nell’inchiesta, lo chiama «capo».
«La mia conoscenza con Raffaele è iniziata nel 2013 quando lui era il mio capo di dipartimento. Sicuramente ci sarà stato un errore di valutazione evidente da parte mia. Ma i fatti che gli vengono addebitati sono precedenti al suo rapporto con il M5S che nessuno di noi conosceva», diceva tempo fa. Insomma, lo scaricava. Un passaggio che però può essere pericoloso.
Chi di loro sa più cose degli altri? Romeo – già prima delle tantissime chat e dialoghi che sono ormai al vaglio dell’inchiesta, e possono uscire da un momento all’altro – chiede subito che le cose non rilevanti penalmente non escano: «Faccio un esempio – disse – se io le scrivo (alla Raggi, ndr.) in una chat che sono innamorato di lei, e poi viene pubblicato, la gente penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero». Sceglie di fare proprio questo esempio; e praticamente quando ancora non è uscito niente, delle chat.
Marra invece chiede tutt’altro: il deposito integrale del contenuto di quella chat al Riesame. I due – che vengono fotografati alla festa del medesimo avvocato – viaggiano ormai separati. Eppure si muovevano uno corde, anche con modi assai da capo, ha raccontato Carla Raineri, la magistrata ex capo di gabinetto, che provò ad arginarli assieme a Marcello Minenna.
Loro davano ordini a tutti; Romeo anche con arroganza, sostenne Raineri: la circostanza è confermata in Atac e Ama, le due principali partecipate capitoline.
Con dettagli pittoreschi sullo stile di esercizio del potere delle sue riunioni in interfono.
Ma anche la sintonia tra «Salvatore e Virginia» subisce qualche colpo durante l’indagine. Per spiegare la storia del tetto di Palazzo Senatorio, dove i due furono immortalati a chiacchierare in una foto presto famosa, Romeo disse: «Io e Virginia Raggi sapevamo delle cimici in Comune dal secondo giorno di governo della città ». Alt: quali cimici?
La Procura smentì subito che fosse stata disposta alcuna intercettazione ambientale in Campidoglio, ma allora a cosa si riferiva lui? Quel pomeriggio stesso la Raggi, rispondendo per strada a dei cronisti, disse invece: «Cimici? Magari le mettessero, così almeno capiscono che non abbiamo nulla da nascondere». Due versioni clamorosamente diverse su cui non si è messo abbastanza l’accento.
Quel passaggio verso il tetto poteva essere tenuto bene d’occhio dagli uffici di quattro persone, Raggi, Romeo, Marra e Frongia.
Ha dell’incredibile che, in una delle quindici uscite lassù, «Virginia e Salvatore» siano beccati dal fotografo giusto al posto giusto, un portoghese, tal Frederico Duarte Carvalho, che però sembra Paolo Rossi sul cross di Conti a Italia-Polonia 2-0. Un miracolo al quale molti, nel M5S, non credono.
In un colloquio con Qn Raineri disse «Marra e Romeo hanno portato una montagna di voti alla Raggi, poi sono passati all’incasso. Però, forse, la questione non si limita solo a questo. Ho la sensazione che ci sia anche di più».
E ai giudici ha evocato la parola «ricatti».
E in più, aggiungiamo, promesse tradite, passioni, menzogne, reti di relazioni, e trasparenza finita stavolta giù, dal tetto.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
IL SOSPETTO CHE I SOLDI DI ROMEO PROVENISSERO DA CHI AVEVA PUNTATO SULLA RAGGI, FACENDOLE VINCERE LE PRIMARIE PER POI PUNTARE AL CAMPIDOGLIO
È di 90 mila euro la provvista che Salvatore Romeo aveva investito in polizze sulla vita. E adesso i magistrati cercano l’origine di quei soldi accumulati quando era un semplice dipendente comunale.
Perchè vogliono scoprire come mai – sei mesi prima dell’elezione a sindaca di Roma – abbia deciso di mettere in cima alla lista dei beneficiari proprio Virginia Raggi.
Lei dice di non saperne nulla, ma non convince. Il sospetto è che almeno una parte di quei soldi provenissero da chi aveva deciso di puntare tutto sulla giovane avvocatessa, facendole vincere le «primarie» e portandola poi alla guida della giunta capitolina.
Dunque servissero a comprare voti. E siano soltanto una parte dei finanziamenti occulti giunti al Movimento 5 Stelle a Roma.
Le verifiche effettuate in queste settimane hanno infatti accertato che Andrea Mazzillo, il tesoriere della campagna elettorale di Virginia Raggi poi promosso assessore al Bilancio, ha «secretato» tutti i versamenti inferiori ai 5 mila euro.
Il flusso dei soldi Fino al 2013 Romeo è un semplice impiegato del Campidoglio. Poi viene folgorato dalla passione per i grillini, diventa attivista, oltre un anno fa entra in quel cerchio ristretto di persone che lavora per Raggi.
A gennaio 2016, quando la indica come beneficiaria della polizza da 30 mila euro è già nel suo staff anche se non c’è alcuna certezza che sarà proprio lei la vincitrice delle «comunarie ». Eppure lui sceglie di destinare proprio a lei quel denaro. Perchè? Non è l’unico interrogativo da chiarire. Lo stipendio di Romeo certamente non giustifica il possesso di tutti quei soldi. Dunque, da dove provengono? E soprattutto, chi gli ha suggerito di donarli proprio a Raggi?
La contropartita Romeo potrebbe in realtà essersi messo a disposizione di altri, fungendo da semplice prestanome. E ottenendo, in cambio del favore reso, la garanzia di avere un ruolo chiave al Comune di Roma in caso di elezione di Raggi.
Cosa che puntualmente è accaduta, visto che è stato nominato capo della segreteria ed è stato beneficiato con un congruo aumento. Uno stipendio che – nonostante i rilievi dell’autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone – supera i 90 mila euro. Non solo
Di fronte agli attacchi provenienti dai leader e dagli altri esponenti, anche di rilievo, del Movimento Raggi lo ha sempre difeso, così come ha fatto per Raffaele Marra. Erano sempre connessi nella chat aperta sulla piattaforma Telegram e chiamata «quattro amici al bar». I magistrati sono convinti che dietro il loro legame ci sia un intreccio di interessi e per questo non credono che fosse all’oscuro della polizza.
Una risposta potrebbe arrivare analizzando quanto accaduto il 24 gennaio scorso. Al processo «Mafia Capitale», Romeo viene convocato come testimone e interrogato per una vicenda del 2013 legata all’Ama quando era semplice dipendente. Il pubblico ministero Luca Tescaroli gli fa una domanda a bruciapelo: «Mi può dire quante volte ha incontrato l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno». Romeo rimane apparentemente impassibile e risponde: «Nella mia vita una sola volta».
Le verifiche dimostrano che ha mentito. Ci sono diversi incontri. Perchè Romeo lo ha negato? Alemanno aveva certamente un legame con Salvatore Marra e per questo si vuole comprendere se esistesse un rapporto pure con Romeo che lui sta cercando di tenere celato. Ultimo mistero che coinvolge un personaggio con cui Raggi andava a parlare sul tetto del Campidoglio, probabilmente nel timore che i loro colloqui fossero intercettati
Fiorenza Sarzanini
(da “ il Corriere della Sera”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
UN LEGAME PRIVATO CON COLUI A CUI HA TRIPLICATO LO STIPENDIO DOVREBBE PORTARE A RASSEGNARE LE DIMISSIONI… MA SE L’ACCORDO FOSSE PIU’ VASTO SAREBBE ANCHE PEGGIO
C’è molto che non torna nella faccenda della polizza vita del valore di trentamila euro stipulata un anno fa dal dipendente del Comune di Roma Salvatore Romeo con beneficiaria Virginia Raggi. I punti oscuri sono tanti, troppi. E non tutti ampiamente circostanziati.
Ad esempio c’è la questione del tipo di polizza: di regola in caso di morte del dipendente comunale, la futura sindaca incasserà il premio. Ma i soldi possono anche essere riscattati in anticipo.
Poi c’è il mistero delle informazioni: nell’interrogatorio di ieri la sindaca ha sostenuto di non saperne nulla.
Andrea Castiglione, di mestiere gelataio, fondatore del meet up grillino di Fonte Nuova, addirittura dice a Repubblica di non conoscere nemmeno Romeo: «Qualcuno forse ha fatto dei magheggi con il mio nome, il mio cognome. Non mi meraviglierei. Io mi sono candidato alle Comunarie di Fonte Nuova, ho firmato tante carte, ma con Roma non c’entro nulla».
Ma Alessandra Bonaccorsi, ex fidanzata del dipendente capitolino, invece sapeva della polizza stipulata a suo vantaggio: «Andò così: sei-otto mesi dopo il nostro inizio, mi chiama e mi chiede di prendere un caffè sotto casa. Lui andava sempre di corsa. Io scendo. E al bar mi consegna una cartellina. La apro e vedo che dentro ci sono dei documenti bancari. Che cos’è? chiedo. E lui: “È un investimento che potrai incassare se mi dovesse succedere qualcosa”. Credo mi avesse intestato 10mila euro», dice lei.
Salvatore Romeo non ha ritenuto di dover fornire spiegazioni per il suo gesto.
Si può ipotizzare un “legame privato” dietro la decisione? Sì, visto che lo fece anche per il legame privato con la Bonaccorsi.
Ma no, visto che non aveva “legami privati” con Castiglione, che dice che non lo conosceva neppure. Di certo se l’ipotesi del legame privato con Virginia Raggi corrispondesse al vero la sindaca avrebbe nominato come caposegreteria una persona con cui era segretamente legata: sarebbe troppo grossa anche per una che si è fidata di Raffaele Marra.
Anche se, scrive sempre il Corriere, i magistrati sono convinti che dietro il legame tra i tre ci sia un intreccio di interessi e per questo non credono che Marra fosse all’oscuro della polizza.
La pista che porta alla compravendita di voti
D’altro canto le ipotesi che escludono il legame privato sono però ancora più pesanti nei confronti di Virginia Raggi e Salvatore Romeo.
Il sospetto è che almeno una parte di quei soldi provenissero da chi aveva deciso di puntare tutto sulla giovane avvocatessa, facendole vincere le «primarie» e portandola poi alla guida della giunta capitolina. Dunque servissero a comprare voti, scrive oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
Romeo potrebbe in realtà essersi messo a disposizione di altri, fungendo da semplice prestanome. E ottenendo, in cambio del favore reso, la garanzia di avere un ruolo chiave al Comune di Roma in caso di elezione di Raggi. Cosa che puntualmente è accaduta, visto che è stato nominato capo della segreteria ed è stato beneficiato con un congruo aumento. Uno stipendio che – nonostante i rilievi dell’autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone – supera i 90 mila euro.
Non solo. Di fronte agli attacchi provenienti dai leader e dagli altri esponenti, anche di rilievo, del Movimento Raggi lo ha sempre difeso, così come ha fatto per Raffaele Marra.
Erano sempre connessi nella chat aperta sulla piattaforma Telegram e chiamata «quattro amici al bar». I magistrati sono convinti che dietro il loro legame ci sia un intreccio di interessi e per questo non credono che fosse all’oscuro della polizza.
C’è poi la questione dello stipendio.
All’epoca della stipula delle polizze Romeo percepiva uno stipendio da 40mila euro lordi annui: un po’ poco per riuscire a pagare premi di quel livello. Ma qui la risposta potrebbe essere semplice: Romeo ha altre rendite e immobili, la disponibilità economica non dovrebbe essere un problema per lui.
Difficile anche ipotizzare un legame logico (quale?) con la storia dei dossier contro De Vito che la sindaca, insieme al fedelissimo Daniele Frongia e al consigliere Enrico Stefà no, utilizzò per mettere sotto accusa il fedelissimo della Lombardi di fronte agli attivisti romani. il marito — da cui la Raggi vive separata — Andrea Severini, attivista del Movimento 5 Stelle e suo fedelissimo, scriveva ieri su Facebook «Non vedo nessun reato in quella polizza, per riscuotere lo dovrebbe ammazzare» (post poi cancellato).
Così come c’è chi ricorda che le verifiche effettuate in queste settimane hanno infatti accertato che Andrea Mazzillo, il tesoriere della campagna elettorale di Virginia Raggi poi promosso assessore al Bilancio, ha «secretato» tutti i versamenti inferiori ai 5 mila euro.
Come del resto prevede la legge, spiegava lo stesso Mazzillo al Fatto Quotidiano che gliene chiedeva conto qualche tempo fa. E proprio Il Fatto oggi pubblica le chat tra i parlamentari di ieri, quando la vicenda era appena scoppiata:
La notizia della polizza vita di Salvatore Romeo a favore della sindaca piomba su un M5S già in ansia per l’interrogatorio della Raggi. E provoca subito un diluvio sulle chat interne, mentre i capi rimangono increduli. Si aggrappano ai telefoni, per chiedere ad avvocati ed esperti di polizze: “Cosa può significare questa storia? ”. Nel frattempo gli ortodossi di peso inondano di messaggi Beppe Grillo, qualcuno prova a chiamarlo. Ma il capo non risponde. Lui e Davide Casaleggio entrano in costante collegamento con la comunicazione e alcuni parlamentari, una sorta di gabinetto di crisi.
Intanto sulle chat irrompe la deputata Roberta Lombardi, la prima avversaria della Raggi. Posta i pezzi del Fatto e de L’Espresso,e a chi prova una battuta replica: ““Beati voi che scherzate”. Ma sono pochi, quelli che hanno voglia di sorridere. “Sono basito”,“Non ci posso credere” scrivono in parecchi.
“Di solito le polizze si stipulano per familiari o compagne”, riassume un deputato milanese. E un ex capogruppo ironizza: “Domani ci diranno che è andata bene perchè non ci è scappato il morto”. Ironia nei confronti dei capi
In tutto ciò, cosa pensano i vertici? Tutte le ricostruzioni sostengono che Grillo e Casaleggio hanno consultato avvocati e assicuratori, che li hanno tranquillizzati:
Alla fine, il verdetto è innocentista. Si tratta, spiegano i legali, dopo aver sentito Romeo, di «polizze ad accumulo», dove il beneficiario può ottenere i fondi solo in caso di morte. Magari i soldi si possono riscattare prima, ma lo farebbe l’intestatario. E quindi, ragiona Grillo, «dove sarebbe la corruzione? Che beneficio avrebbe avuto la Raggi?». Non c’è dolo, annuiscono i legali (Alessandro Trocino, Corriere della Sera).
C’è un problema, però.
Come spiega oggi Il Giornale ci sono molti tipi di polizze vite. La polizza «Temporanea caso morte» prevede, ad esempio, il pagamento di un capitale al beneficiario se l’assicurato muore prima del temine stabilito dal contratto. Se alla scadenza l’assicurato è vivo, l’assicurazione non dovrà nessuna prestazione, e i premi versati dal contraente resteranno di proprietà dell’assicurazione medesima.
La polizza Vita intera prevede invece il pagamento di un capitale alla morte dell’assicurato in qualunque momento avvenga, senza limiti di tempo. Poi ci sono le assicurazioni con rendita vitalizia finchè l’assicurato è in vita.
Può essere immediata o differita: la rendita immediata comporta il pagamento di un premio unico all’atto di stipula del contratto e l’erogazione della rendita, a scadenza della polizza, immediata o entro un anno, come stabilito. E così via.
Le polizze sono impignorabili. Come hanno fatto i legali a visionare che tipo di contratto ha stipulato Romeo se la notizia è giunta soltanto ieri? Lo sapevano da prima oppure parlano per sentito dire in base a quello che leggono sui giornali
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
“SALVATORE GUIDAVA VIRGINIA E FRONGIA IN CONS, COMUNALE, EVIDENTEMENTE ‘E STATO RICOMPENSATO”… INTERVISTA AD ALESSANDRA BONACCORSI, UN TRASCORSO GRILLINO BURRASCOSO E LA POLIZZA DEL 2012
Anche intorno a una semplice polizza vita si possono intrecciare vicende politiche e burrascose storie sentimentali. Come è accaduto all’ex capo della segreteria Salvatore Romeo, che ne avrebbe regalata una a Virginia Raggi prima che venisse eletta a sindaco di Roma, la stessa polizza che però, probabilmente, prima apparteneva a un’altra donna, Alessandra Bonaccorsi, ex-consigliera municipale del M5S.
Bonaccorsi, lei sapeva dell’esistenza di questa polizza?
«Certo, la conoscevo, ma me ne ero dimenticata. Io e Salvatore, cosa che non avevo reso pubblica, fra febbraio 2013 e agosto 2014 abbiamo avuto una storia sentimentale. Dopo 6 o 8 mesi di frequentazione mi chiamò e mi diede una cartelletta con tutte le informazioni bancarie».
La Raggi sostiene di non aver mai saputo di alcuna polizza…
«Ricordo però che Salvatore non l’aveva fatta solo a me, ma anche ad un paio di suoi vecchi amici. E ogni volta aveva messo a conoscenza il diretto interessato, davanti a un caffè, dandogli tutte le informazioni necessarie. Ora che ci penso, non escludo che la polizza girata a Raggi sia proprio la mia»
E che impressione si è fatta, quindi, della vicenda?
«Che questa storia fa schifo a livello politico, per il giro di soldi. Con me aveva anche un senso umano, oltre a stare insieme, al tempo, ho un figlio e il padre è morto. Ma con la Raggi, da cittadina, non la capisco proprio».
Con Romeo, oltre alla storia sentimentale, ha anche condiviso una passione politica. Di lui che idea si è fatta?
«È una persona limpida e mi stupirebbe se da questa storia ne uscisse male. Quando ci frequentavamo, ai tempi di Ignazio Marino, era già un attivista e dava sempre una grande mano ai consiglieri dei cinque stelle, tra cui la Raggi e il suo ex vicesindaco Daniele Frongia. All’interno del Comune, il vero consigliere era lui perchè loro erano totalmente inesperti».
Si spieghi meglio…
«Lui gli diceva tutto: cosa fare, come farlo e quali interrogazioni presentare. Ricordo che gli telefonava il consigliere Enrico Stefà no dicendogli che non capiva un documento e lui attraversava Roma per aiutarlo. Io mi arrabbiavo, gli dicevo: “Fai da servo e loro neanche ti dicono grazie o ti guardano in faccia”. Poi, evidentemente, è stato ricompensato».
Anche lei ha avuto un suo posto in municipio con i Cinque stelle…
«Io sono stata nei Cinque stelle solo un anno, ma gli attivisti mi odiavano perchè non partecipavo ai banchetti. Mi seguivano e mi minacciavano. L’unico a difendermi era il deputato Stefano Vignaroli. Venne durante una riunione degli attivisti e disse loro che facevano schifo. Poco dopo uscii dai cinque stelle ed entrai nel gruppo misto. Allora smisero di perseguitarmi».
(da “La Stampa”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI: “ALLO STATO ATTUALE, LE POLIZZE IN SE’ PENALMENTE NON RILEVANTI”
Sono due le polizze vita stipulate da Salvatore Romeo con beneficiaria, in caso di morte, Virginia Raggi. Una da 30 mila euro stipulata nel gennaio 2016 e priva di scadenza, l’altra da 3000 euro con scadenza 2019.
Per gli inquirenti non costituirebbero fatto penalmente rilevante in quanto non emergerebbe un’utilità corruttiva. Si tratta di polizze da investimento che non presuppongo la controfirma del beneficiario.
Intanto sono stati ricostruiti nella loro quasi interezza i flussi finanziari di Romeo, i soldi da lui investiti nelle polizze assicurative vita e quelli risparmiati a partire almeno dal 2000 e poi affidati a dei fondi.
I magistrati che indagano sulle nomine in Campidoglio e che hanno interrogato giovedì Raggi sottolineano di essere in attesa di una memoria difensiva della prima cittadina su una serie di aspetti che sono stati toccati nel corso dell’atto istruttorio.
A piazzale Clodio si fa registrare sia “molta determinazione” sia altrettanta “prudenza” perchè si stanno conducendo accertamenti a partire dall’8 gennaio quando sono arrivati i documenti trasmessi dall’Anac e non si vogliono fare dei buchi nell’acqua.
Il pm Francesco Dall’Olio ed il procuratore aggiunto Paolo Ielo ribadiscono che il “90% delle chat filtrate sui giornali in questi ultimi giorni” o non sono agli atti d’indagine oppure vengono ritenute non riferibili all’inchiesta.
Comunque non può esser considerata corruzione la vicenda delle polizze. I contratti all’esame degli inquirenti firmati da Romeo prevedono in caso di “premorienza” del contraente, beneficiaria la Raggi. La sindaca lo ha scoperto giovedì sera davanti ai pm. Una polizza è da circa 30 mila euro ed è stata stipulata nel gennaio 2016 e risulta priva di scadenza; l’altra da tremila euro con scadenza 2019.
Raggi davanti ai pm è “caduta dalle nuvole”. Per i magistrati allo stato, riguardo a queste modalità di investimento non sarebbero emersi fatti di rilevanza penale. “Si tratta di polizze da investimento che non presuppongo la controfirma del beneficiario”, si aggiunge.
La prima cittadina, quando ha visto i contratti firmati da Romeo e preso visione della “causale” relativa ad una presunta relazione personale, si sarebbe messa a ridere.
Gli inquirenti definiscono “farlocchi” o di pura fantasia anche i giustificativi usati da Romeo per altri contratti. Sono sette le polizze (con altri beneficiari) accese presso la San Paolo per un valore complessivo di 92 mila euro. Polizze per oltre 40mila euro sono state stipulate presso altri istituti bancari.
Rispetto al ruolo rivestito dall’ex capo del personale del Campidoglio, finito poi in carcere per altra vicenda, Raggi dice: “Raffaele marra mi apriva le porte del comune di Roma, è un profondo conoscitore della macchina amministrativa”.
Sempre su Marra, Raggi ha aggiunto che fu Salvatore Romeo, vecchio militante M5s, a presentarglielo. Su Daniele Frongia c’è la fiducia e solidarietà con Raggi per il cammino politico effettuato assieme.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
“SONO CONTENITORI DI SOLDI DA INVESTIRE, SE UNO VUOLE UN FAVORE DAL FUTURO SINDACO LO NOMINA BENEFICIARIO”
“Visto che molti non capiscono la vicenda Raggi-Romeo vi spiego come funziona il giochino delle polizze vita”. Vittorio Bertola, uno dei fondatori del Movimento 5 Stelle a Torino, ex consigliere comunale, considerato da sempre vicinissimo a Gianroberto Casaleggio e a Beppe Grillo, inizia così un lungo post sul proprio profilo Facebook in cui si propone di chiarire ai propri seguaci i contorni dell’ultimo scandalo che ha colpito la sindaca Virginia Raggi.
“Il passaggio di denaro tramite una polizza vita è molto meno tracciabile di una mazzetta in contanti”, mette subito in chiaro Bertola, che dopo le ultime amministrative è entrato in polemica con i vecchi compagni e il nuovo corso grillino.
“Da parecchi anni — esordisce il dissidente cinquestelle torinese — si sono diffuse polizze vita che lo sono solo di nome; in realtà sono contenitori di soldi da investire, che però godono delle agevolazioni fiscali delle polizze vita. In particolare — chiarisce Bertola — sono impignorabili e permettono di nominare un beneficiario anche diverso dai propri eredi, il quale riceverà i soldi senza pagare le tasse che ci sarebbero sulla successione o sul pagamento di una fattura o di un reddito, e senza tutti i controlli su bonifici o pagamenti in contanti di importo elevato. Molte di queste polizze permettono inoltre il riscatto, pur pagando una penale, anche se l’assicurato non è morto; basta che sia trascorso qualche anno”.
Una volta chiariti tutti gli aspetti tecnici del meccanismo Bertola tira le somme e prova, dunque, ad applicarlo al caso Romeo-Raggi:
“Detto quindi che la vicenda è tutta da chiarire e che bisognerà capire i dettagli della polizza e gli altri fatti — mette le mani avanti il fondatore del M5S torinese — il giochino poteva funzionare così: io che voglio un favore dal futuro sindaco di Roma, prima delle elezioni prendo una polizza e lo nomino come beneficiario; dopodichè, se lui vince e mi fa il favore, io faccio passare il tempo minimo necessario e poi riscatto la polizza e lui incassa, altrimenti cambio di nuovo il beneficiario e mi tengo i soldi senza alcuna spesa. Se poi volessi essere sicuro, prima delle elezioni potrei fare la stessa cosa verso esponenti di partiti diversi, così posso poi fare il giochino chiunque sia a vincere”.
Bertola riconosce che “non sarebbe necessario che il beneficiario (la sindaca Raggi, ndr) sia d’accordo o lo sappia, ma sarebbe piuttosto strano — ragiona — che io, neo-sindaca di Roma, nominassi come mio braccio destro di totale fiducia uno che mi vuole talmente male da cercare di ricattarmi a mia insaputa; e se fossi sotto ricatto, sarebbe piuttosto strano che, una volta scoperto, invece di andare a denunciarlo io gli triplicassi lo stipendio”.
Sulla base di quali prove Bertola sostiene tutto questo?
Interpellato il grillino della prima ora Bertola si limita a dire: “Conosco molte persone del Movimento a Roma e il legame tra Romeo e la Raggi è sempre stato molto chiacchierato”. E “trovare una spiegazione limpida per questa storia è difficile”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
SE LA POLIZZA FOSSE ANCHE STATA DONATA PER UN LEGAME PRIVATO, ESISTEREBBE COMUNQUE UN CONFLITTO DI INTERESSI PER LA PROMOZIONE DI ROMEO… E I FONDI DA DOVE PROVENGONO?
Finisce come in un mesto dèjà vu di una stagione lontana, quella della Milano di Mani Pulite.
La sindaca Virginia Raggi che, passata mezzanotte, piegata da un interrogatorio fiume per abuso di ufficio e falso ideologico, lascia un ufficio della Direzione Anticrimine della Polizia di Stato dove è entrata con il sole.
Inseguita dallo schianto dell’ennesimo, miserabile segreto, custodito dai “quattro amici al bar” (così aveva battezzato la chat chi si era preso Roma). Una polizza sulla vita di 30 mila euro di cui era beneficiaria e accesa da Salvatore Romeo nel gennaio 2016, sei mesi prima che lei, la “beneficiata”, nel frattempo diventata sindaca, gli triplicasse lo stipendio di dipendente comunale e lo nominasse capo della sua Segreteria. In barba a pareri, opportunità , o, più semplicemente, decenza.
Ora dunque si capisce perchè, come si dice da queste parti, “andavano per tetti” i “quattro amici al bar”.
Lei, Romeo, l’ubiquo e ingombrante Raffaele Marra, il fido Daniele Frongia. Non per godere dell’aria del Campidoglio. Ma perchè il cemento che li teneva insieme era ed è evidentemente inconfessabile. Innanzitutto a una parte del Movimento Cinque Stelle. Ora si capisce perchè Raffaele Marra poteva trafficare per conto e a beneficio del fratello Renato (promosso a capo del dipartimento turismo), chiedendo e ottenendo dalla Raggi che ci mettesse la faccia, perchè Marra sapeva bene di come trafficasse la Raggi per conto di Romeo.
Ecco perchè, come a un tavolo di bari tenuto insieme dal ricatto, Raffaele Marra e Salvatore Romeo posavano a padroni del Campidoglio, tracotanti e triviali.
Perchè il primo, sibillino, diceva da libero e fa intendere da galeotto “se parlo io viene giù tutto”. E il secondo, Romeo, di Marra era la controfigura.
Per dirla come la diceva Salvatore Buzzi in una delle più celebri intercettazioni di “Mafia Capitale”, “perchè la mano destra lava la sinistra e tutte e due lavano il viso”.
Altro che Carneade questo Salvatore Romeo.
Si scopre ora – dalle contestazioni mosse durante l’interrogatorio del Procuratore aggiunto Paolo Ielo e anticipate ieri pomeriggio on-line dall’Espresso e dal Fatto mentre la deposizione era in corso – che il tipo era seduto su un tesoretto di 90 mila euro che alimentava almeno tre polizze vita.
Tutte accese prima che la Raggi sbaragliasse a colpi di dossier l’avversario Marcello De Vito nelle comunarie e tutte a beneficio di altrettanti militanti del Movimento Cinque Stelle. Tra loro, la Raggi
Una generosità piuttosto singolare per un signore che all’epoca guadagnava 39 mila euro l’anno. Dunque, perchè accendere quelle polizze? E, soprattutto, con quali soldi? O con i soldi di chi? E, in questo caso, per garantirsi quale ritorno?
Si racconta ora negli ambienti Cinque Stelle che la ragione fosse nel legame privato, privatissimo, tra la Raggi e Romeo. Che la politica “non c’entri” e quella polizza (accesa nel 2013 e modificata nel beneficiario, la Raggi, nel gennaio 2016) fosse il gesto generoso di un uomo a beneficio di una donna che aveva a cuore nell’eventualità gli fosse sopravvissuta.
Il che comunque affosserebbe la sindaca più di quanto già non lo sia. Perchè all’abuso della nomina di Renato Marra si aggiungerebbe ora quella di Salvatore Romeo, per l’appunto. Promosso e triplicato nel reddito tacendo un legame privato e dunque in pieno conflitto di interesse. Perchè, insomma, a “familismo” si sommerebbe altro “familismo”.
Ma le cose potrebbero anche non stare così. E allora ci sarebbe una sola altra spiegazione plausibile.
Quella polizza, come le altre accese da Romeo, potrebbero avere un’origine – diciamo così – non privata, ma politica. Il che non cambierebbe il quadro giudiziario del conflitto di interesse della sindaca, ma, per certi aspetti, ne deturperebbe ulteriormente la figura politica.
Se infatti quelle tre polizze erano una “fiche” puntata su una delle anime del Movimento cinquestelle romano – quella “nero fumo”, quella che doveva garantirsi un serbatoio di voti a destra – perchè prevalesse sulla cordata De Vito-Lombardi, se erano la contropartita per sigillare un patto politico, questo significherebbe che qualcuno, e sarà interessante scoprire chi, usò Romeo come terminale e garante di impegni con quel sistema di poteri e relazioni che, a Roma, ha nomi e indirizzi.
Che, del resto, in questi sette mesi sono affiorati, ogni qual volta è stata bucata la quinta di cartapesta alzata dalla sindaca a difesa di scelte politiche incomprensibili. E dietro le quali hanno fatto regolarmente capolino qualche cliente dello studio Sammarco, la rete dei legami di destra di Marra.
E a cui, a ben vedere, era tutt’altro che estraneo lo stesso Romeo.
Non più tardi del 24 gennaio scorso, sentito come testimone nell’aula bunker del carcere di Rebibbia nel processo Mafia Capitale, Romeo viene infatti incalzato da una significativa domanda del pm Luca Tescaroli: “Che rapporti ha avuto con il sindaco Alemanno?”. “L’ho incontrato una sola volta in vita mia”, rincula lui, specificando che l’occasione era stata la sua partecipazione a un’assemblea dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, per una nomina in consiglio di amministrazione.
“Diciamo che le cose non stanno esattamente così. Che quel ricordo è un po’ riduttivo”, chiosa una fonte investigativa. Che, insomma, i rapporti con la destra di Romeo, uomo per altro nato a sinistra, fossero più strutturati. Non fosse altro perchè in quegli anni di Alemanno Raffaele Marra è il capo del dipartimento Casa e Romeo è funzionario alle aziende partecipate di cui, nel 2013, Marra sarà capo.
Una coppia che diventerà il cerchio magico di Virginia. E, ora, il suo cerchio di fuoco. Anche se questa non è una storia da acrobati.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
LA UMORISTICA TESI PER CUI LA POLIZZA SAREBBE UN CASO DI “AMORE NON CORRISPOSTO”… MA LA TESTA PER LEI FINISCE CHE LA PERDERA’ IL MOVIMENTO A FORZA DI LEGGERE CAZZATE… ORA SI TEME L’ACCUSA DI CORRUZIONE E ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
La linea resta quella della difesa oltranza. “A spada tratta”, spiega chi ha parlato con i vertici dei Cinquestelle.
Virginia Raggi sarebbe innocente: non sapeva della polizza stipulata da Salvatore Romeo. Si tratterebbe di un caso di “amore non corrisposto”, una polizza regalata a sua insaputa da un uomo che aveva perso la testa per lei.
È questa la linea tracciata ieri sera nella war room del Movimento, con i capi della comunicazione e Luigi Di Maio in stretto contatto con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. L’atto d’amore di un uomo solo che pochi mesi dopo è stato promosso dalla sindaca a capo della sua segreteria politica, con uno stipendio triplicato (ridotto dopo i rilievi dell’Anac, ma comunque rimasto intorno ai 90mila euro).
Tutto questo è sufficiente per fare dire “basta” a gran parte del Movimento, i parlamentari sono sgomenti e arrabbiati.
La tesi dei giornali contro, della macchinazione dei poteri forti, è buona da spacciare nei talk show, ma sempre più difficile da sostenere.
Perfino per chi – come Alessando Di Battista – è stato grande sponsor della sindaca, ma ieri ripeteva: “Deve spiegare, così non la reggiamo”.
Il sangue freddo è mantenuto invece a Milano. “E certo, Davide Casaleggio si crede Dio – sbotta un parlamentare – al di sopra di tutto, anche della legge. Esattamente come Virginia”. Un eletto mette in fila i fatti, poi chiede: “Cos’altro dobbiamo scoprire?”.
Ed ecco i fatti: “L’omissione dello studio Previti nel curriculum con cui ha presentato la sua candidatura, quella sul ruolo di presidente della società di Gloria Rojo, la segretaria dell’ex ad Ama Panzironi, finito in Mafia Capitale. E ancora il dossieraggio contro il rivale Marcello De Vito, la difesa strenua d Raffaele Marra anche dopo la richiesta di Beppe Grillo di allontanarlo. La promozione di Romeo. Quella di Renato Marra, fratello di Raffaele, a dirigente dell’assessorato al Turismo in barba a qualsiasi norma sul conflitto di interessi, e con un altro vantaggio economico di circa 20mila euro l’anno”.
Malumori serpeggiano anche nella base, come si legge nei commenti in calce al blog di Grillo e al profilo Facebook della sindaca.
“C’è qualcuno che mi può intestare una polizza? – ironizza un’attivista sulla pagina Fb di Raggi – ricambierò con un incarico prestigioso il tutto onestamente”. Le fa eco un’altra sostenitrice: “Ma chi abbiamo eletto? Mi fermo qui altrimenti mi parte l’insulto e non ho nessuna voglia di polemizzare con chi ha ancora voglia di difenderla”.
Le frasi che circolano sulla sindaca in queste ore tra i parlamentari del Movimento vanno da “è una delinquente seriale” a “bisogna farle fare un corso da quelli bravi, almeno così non si faceva scoprire”.
Roberta Lombardi aspetta le scuse di un gruppo che l’ha ostracizzata quando – unica – dopo il dossieraggio su de Vito fatto insieme a Daniele Frongia ed Enrico Stefano ha chiesto: “Cacciamo questi tre”.
Di Maio è turbato, ma segue la linea dei vertici e chiede di mantenere la calma. Roberto Fico, Paola Taverna, Nicola Morra e il fronte che ha smesso di fare sconti a Raggi fin dalla bugia sul caso Muraro rimane silenzioso in attesa di sviluppi giudiziari.
Gli unici che – ha detta di chi ha parlato con il leader – possano costringerlo a un passo che non vuole fare prima delle elezioni politiche. Ma che se scattasse l’accusa di corruzione, o peggio, di voto di scambio e associazione a delinquere, decreterebbe la fine dell’esperienza del Movimento 5 Stelle a Roma. E un serio danno per la corsa al governo del Paese.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
UNA CATENA DI OMISSIONI E DISSIMULAZIONI IN CUI IL M5S E’ ANNEGATO
Non è dato sapere quanti cittadini romani e quanti italiani in genere siano nella struggente condizione di Virginia Raggi, beneficiari dunque di una polizza sulla vita di un amico, un familiare, un fidanzato o fidanzata, a loro insaputa.
Nè quanti uomini dal cuore grande in quella di Salvatore Romeo, pronto a dividere denari di ignota origine con amici e fidanzate, e a sua insaputa, naturalmente non certo per questo, beneficiati da un invidiabile e fiabesco lieto fine per cui quell’atto di silenziosa generosità viene compensato con uno stipendio quintuplicato e la consegna delle chiavi del Potere in Campidoglio.
Quel che, al contrario, è certo e resterà indimenticabile, è il siparietto notturno, di fronte alla porta carraia della Direzione Centrale Anticrimine, con cui, dopo la mezzanotte, con un sorriso da fatina, la sindaca pensa di mandare a nanna i cittadini della città che amministra – per inciso, la Capitale del Paese – e il resto di Italia che la guarda.
L’interrogatorio è stato, va da sè, “sereno”.
Lei, va da sè, ha “chiarito tutto” e, poichè “a Roma c’è molto lavoro da fare e da portare avanti” e “ci sono indagini in corso”, non c’è tempo, nè è opportuno perdere quei cinque, dieci minuti, per rispondere una volta per tutte a quelle due o tre domande sul suo conflitto di interesse.
Quello grande come un macigno che la accompagna dal primo giorno dell’insediamento. Che l’ha impiccata a due figuri come Raffaele Marra e Salvatore Romeo (“gli amici al bar”) e ai loro non luminosi destini.
Che le è costata l’accusa di abuso di ufficio e falso ideologico. E che, detto per inciso, da otto mesi, tiene in ostaggio Roma e la gestione della cosa pubblica, costrette al coma farmacologico.
Ora, basterebbe questa mattina leggere con attenzione su Repubblica le parole di Alessandra Bonaccorsi, ex fidanzata di Salvatore Romeo, a sua volta beneficiata nel 2013 dalla stessa polizza vita dell’uomo dal cuore grande, per scoprire che il nostro amava informare della sua premura.
E, dunque, liquidare le parole della sindaca fatina per quel che sono. L’ennesima menzogna. Interrogandosi, contestualmente, sulla sinistra mimica facciale, sullo straniante e scisso tono della voce, con cui quelle menzogne vengono da mesi proposte all’opinione pubblica, prima ancora che al Movimento che della “trasparenza” ha fatto la sua bandiera.
Come ogni bugiardo seriale – dal caso Minenna-Ranieri, a quello Muraro e Marra – la Raggi è condannata a espungere sistematicamente la verità dei fatti dal suo discorso pubblico, perchè se pronunciata, la verità avrebbe l’effetto di illuminare d’incanto la catena di omissioni, dissimulazioni in cui l’avventura Cinque Stelle in Campidoglio è stata annegata.
Un prezzo che la Raggi e chi le è rimasto intorno non possono pagare. Per convenienza politica di bottega. Per paura. Per ignavia militante.
Vedremo nelle prossime ore il responso che il Vate del Movimento vorrà dare all’ennesimo twist del caso Raggi.
Ma quel sorriso sinistro di ieri notte, la mimica del corpo, a Beppe Grillo, che è animale da palcoscenico, dovrebbero suggerire che la faccenda si fa di ora in ora più seria. E, per certi aspetti, drammatica.
Ormai persino a prescindere dal codice penale.
La Raggi non lascerà il Campidoglio per nessuna ragione al mondo. O, almeno, non lo farà di sua spontanea volontà .
Perchè sa quale buio la attende il giorno in cui dovesse richiudersi per sempre alle spalle la porta dell’ufficio con l’affaccio sul più bel panorama del mondo. Di più.
Se costretta dalla sfiducia del Movimento, la Raggi trascinerà dietro di sè i suoi carnefici politici.
Va da sè, con un sorriso. “Good night” e “good luck”, buonanotte e buona fortuna, al Movimento Cinque Stelle.
E, naturalmente, a Roma.
(da “La Repubblica”)
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