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LE DONNE SCENDONO IN PIAZZA PER L’8 MARZO, SETTE FERMI A MOSCA

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

PERCHE’ LA MELONI E SALVINI NON VANNO A MANIFESTARE A MOSCA PER I DIRITTI DELLE DONNE, DOPO LA LEGGE CHE GIUSTIFICA LE VIOLENZE DOMESTICHE?

Uffici vuoti, negozi serrati, strade deserte. Lo sciopero rosa? No.
In Russia l’8 marzo non si lavora perchè è festa nazionale dal 1965.
E un sit-in nei Giardini d’Alessandro, lungo il Cremlino, si è concluso con sette fermi, tra cui quello della regista e attivista Lgbt Leda Garina e della giornalista Elena Kostjucenko. Volevano “conquistare il Cremlino”, questo lo slogan, sono finite in gattabuia. In Russia non si manifesta senza il placet del Cremlino.
E dire che oggi ricorre il centenario della marcia delle donne a Pietrogrado che iniziò la Rivoluzione di febbraio.
In base al calendario giuliano ancora in vigore nella Russia zarista, la giornata dell’8 marzo veniva celebrata il 23 febbraio e le donne russe nel 1917 scelsero quel giorno per marciare nell’attuale San Pietroburgo e chiedere la fine della guerra.
Una settimana dopo l’Impero sarebbe crollato.
Oggi più che celebrare le conquiste femminili o ricordare la Rivoluzione, la festività  russa è quasi più simile a una Festa della Mamma o di San Valentino. Si festeggiano le donne: mamme, fidanzate, mogli e colleghe che siano. E si saluta l’arrivo della primavera. Si vendono più fiori in questi giorni che il 14 febbraio.
Il presidente Putin ha fatto gli auguri in tv a tutte le donne citando una poesia di Balmont e ha chiesto ai governatori di essere “più creativi” quest’anno nel fare lo stesso.
Peccato che altri recenti provvedimenti, come la depenalizzazione delle violenze domestiche vadano nel senso opposto
Donne festeggiate a parole, ma nei fatti — secondo un recente sondaggio del Centro indipendente Levada — un russo su tre sarebbe contro il coinvolgimento delle donne in politica.
Non a caso le donne coprono solo il 15% dei seggi in Parlamento e appena quattro posizioni da governatore regionale su 85.
E, secondo lo stesso sondaggio, circa il 38 percento degli uomini, contro il 28 percento nel 2016, non approverebbe l’uguaglianza nei posti di potere.?
Fiori alle colleghe sì, ma per carità  nessun capo donna.
Come mai la Meloni e Salvini non vanno a manifestare per i diritti delle donne nella loro seconda patria? O forse stanno con chi ha fatto approvare una legge per giustificare le violenze domeniche?

(da agenzie)

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IL MISTERO DELLO STIPENDIO DELL’AVVOCATO DELLA GIUNTA RAGGI

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

LUCA LANZALONE E’ ANCORA SENZA CONTRATTO: INVIATO DA GRILLO PER ASSISTERE LA RAGGI SUL CASO STADIO, MA A CHE TITOLO AVREBBE AGITO SE NON HA RAPPORTI CON L’AMMINISTRAZIONE?

“L’avvocato Luca Lanzalone il 10 febbraio ha depositato una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende in particolare quella della società  Eurnova e quindi dello stadio. E specificava che questa collaborazione si sarebbe formalizzata mediante un accordo con l’assessore all’Urbanistica, che però poi si è dimesso, quindi non ha potuto trovare formalizzazione. La troverà  a breve appena il nuovo assessore, i cui atti saranno formalizzati nelle prossime ore o direttamente domani, procederà  a questa formalizzazione”: la sindaca Virginia Raggi ha risposto così all’interrogazione presentata da Michela Di Biase, capogruppo del Partito Democratico in Assemblea Capitolina, che le chiedeva conto del ruolo e del compenso dell’avvocato che Beppe Grillo ha mandato a Virginia Raggi per la rimodulazione del progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle
Proprio due giorni fa, presentando il sostituto di Paolo Berdini, la sindaca aveva assicurato che «Lanzalone non farà  parte dello staff di Luca Montuori».
E quindi farà  il consulente dell’assessorato che lo affiancherà  nella vicenda Tor di Valle.
Lanzalone, un paio di settimane fa, con una lettera al capo dell’avvocatura Carlo Sportelli, aveva avanzato uno “schema di convenzione” proprio con l’avvocatura capitolina. Ricevendo dagli uffici un rifiuto.
Perchè (il senso della risposta di Sportelli) Lanzalone non era stato chiamato ad occuparsi di un contenzioso e dunque sarebbe stato più opportuno farsi inquadrare dal gabinetto della sindaca.
Il Messaggero scrive che il suo compenso dovrebbe aggirarsi intorno ai 30mila euro. Ma sulla quantificazione la stessa sindaca ieri è rimasta sul vago:   “Nel frattempo lui specifica che procede ad assistere me e i rappresentanti dell’amministrazione come verrà  di volta in volta richiesto, procedendo sin d’ora alla disamina della documentazione rilevante e come già  occorso negli incontri a tal fine organizzati. Per quanto riguarda i compensi”, la sindaca cita i riferimenti di legge e continua: “La quantificazione viene rimessa al momento in cui l’avvocato Lanzalone avrebbe avuto modo di conoscere meglio la materia. In questa lettera precisa che in assenza di successivo accordo sul compenso dovuto, nulla sarà  dovuto nè dal Comune nè dai rappresentanti dell’amministrazione comunale beneficiari dall’attività  professionale” da lui “espletata”.
Una risposta che non ha convinto le opposizioni: “Bene ha fatto il gruppo del PD a presentare l’interrogazione sull’incarico svolto dall’avvocato Luca Lanzalone. La Sindaca Raggi non risponde, anzi nel suo intervento chiarisce che non c’e’ alcun incarico formale per l’avvocato Lanzalone ma una semplice comunicazione da lui indirizzata alla sindaca. Si tratta di una vicenda poco trasparente, in cui un privato cittadino senza alcun titolo, tratta per conto dell’amministrazione capitolina su un argomento particolarmente delicato come quello dello stadio della Roma. Le argomentazioni della Sindaca alle nostre richieste sono state ampiamente insufficienti e contraddittorie. Per noi la vicenda non e’ chiusa, andremo fino in fondo per fare luce nell’opacita’ amministrativa della giunta M5S”, ha detto ieri la Di Biase.

(da “NextQuotidiano”)

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GHEDINI: “CONTRO IL PADRE DI MATTEO UN USO BARBARO DELL’INCHIESTA”

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

L’AVVOCATO DEL CAV DIFENDE LOTTI E RENZI

“Dell’inchiesta sul padre di Matteo Renzi viene fatto un utilizzo barbaro”. Si tratta di “uso strumentale delle indagini per finalità  politiche, come vediamo anche nel caso del ministro Luca Lotti, sul quale pende un’asserita violazione di segreto”.
Lo dice, in un’intervista a La Stampa, Niccolò Ghedini, avvocato storico di Silvio Berlusconi e suo stretto consigliere politico.
“Secondo l’accusa – afferma Ghedini – si sarebbero verificati episodi di corruttela legati all’assegnazione di lavori. Però l’attenzione mediatica è concentrata sul padre di Renzi perchè a lui viene contestato questo nuovo reato introdotto nel 2012, il traffico di influenza illecita, al quale ero e rimango graniticamente contrario”.
Circa la contrarietà  verso il nuovo reato, Ghedini sottolinea:
“Amplia a dismisura il concetto di millantato credito e dà  alla magistratura la possibilità  di valutare in maniera molto elastica i comportamenti. Concede ai giudici troppa discrezionalità , a prescindere che si tratti del padre, dello zio o del nonno di Renzi”.
Quanto alle ipotesi di un pregiudizio politico, “sto a quello che leggo: cioè spezzoni di intercettazioni magari decontestualizzate, frammenti di appunti tutti da ricostruire, atti che secondo il codice dovrebbero essere coperti da divieto di pubblicazione. E vedo il solito metodo di anticipare le sentenze di condanna, che a me sembra inaccettabile. Renzi e il suo governo sono stati negativi per l’Italia, però dell’inchiesta sul padre viene fatto un utilizzo barbaro”.
Per Ghedini, “i magistrati fanno il loro lavoro. Contesto da parte di certi avversari politici, sinistra compresa, l’uso strumentale delle indagini per finalità  politiche, come vediamo anche nel caso di Lotti, sul quale pende un’asserita violazione di segreto”.
Quanto alla sfiducia di Lotti:
“Sarà  un processo (ammesso che ci si arrivi) ad accertare come stanno le cose. Ma chiedere le dimissioni del ministro – aggiunge Ghedini – sulla base di uno stillicidio non verificabile è del tutto sbagliato. Come lo fu per Maurizio Lupi, che non era neppure indagato, e proprio Renzi lo fece dimettere. Come accadde per la stessa Nunzia De Girolamo, senza distinguere tra accertamento dei fatti e sentenza di condanna, anche solo di primo grado”.

(da “Huffingtonpost“)

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CAMPIDOGLIO, CIO’ CHE RESTA DEL FENOMENO RAGGI NOVE MESI DOPO

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

DAL CASO MURARO ALL’ARRESTO DEL BRACCIO DESTRO MARRA, TUTTE LE TAPPE DEL VIRGINIA-GATE

La fotografia del sondaggio Izi sull’amministrazione di Virginia Raggi ci restituisce un’immagine precisa della realtà : quasi un elettore 5Stelle su due non voterebbe di nuovo per la attuale sindaca.
Da giugno a oggi, dunque, la prima donna a conquistare il Campidoglio ha perso una valanga di consensi.
La fine della luna di miele è stata traumatica, provocata da una serie impressionante di errori, e le cifre del sondaggio ne rappresentano la somma finale.
Lo stato di degrado in cui versa la città  è un’esperienza che ogni romano fa tutte le mattine: mentre attraversa strade sporche; con auto in doppia fila e bancarelle che tracimano dai marciapiedi; mezzi pubblici ormai allo stremo; vigili ridotti a guardie delle buche che nessuno è in grado di aggiustare; il servizio rimozioni auto che è un ricordo; e via elencando l’odissea quotidiana.
Poi c’è l’altro fronte, quello giudiziario, che ha fatto il resto del disastro, provocando un’erosione di quel gradimento record che al secondo turno delle elezioni aveva sfiorato il 70 per cento.
Basta ricordare alcune tappe fondamentali del Virginia- gate: indagata l’assessore Paola Muraro, costretta poi a dimmetersi; indagata Raggi stessa. Arrestato Raffaele Marra, responsabile del Personale (e fino a quel momento suo potente braccio destro e consigliere), tuttora in cella; indagato Salvatore Romeo, quelle delle polizze vita sparse qua e là , ma soprattutto intestate alla sua Virginia.
Infine da annotare le numerose defezioni che hanno colpito la giunta dalla nascita, la più fragorosa delle quali è stata quella dell’assessore Paolo Berdini, fiore all’occhiello della squadra, ma che dopo un lungo braccio di ferro (soprattutto sulla vicenda dello stadio della Roma a Tor di Valle) ha mollato la poltrona
Insomma, una serie di sventure che avrebbero stroncato chiunque. Ma non la giovane sindaca, che nonostante tutto, imperturbabile all’apparenza, continua a dire che ce la farà .
A completare un quadro di per sè complicato c’è poi il confronto fra il sondaggio che pubblichiamo oggi e i dati nazionali, che continuano a registrare un incremento dei grillini, ormai quotati come primo partito in Italia, oltre il 30 per cento
La disaffezione dei grillini romani è ancora più grave se posta in relazione dunque al resto del Paese, dove le disavventure di Raggi & Co. non sembrano far breccia.
I risultati del sondaggio dimostrano in modo plastico che il passaggio dalla campagna elettorale (durante la quale si può dire e promettere tutto) alla realtà  produce un tragico scollamento: alla prova dei fatti non si sfugge e non si può essere di lotta (a fianco dei tassisti, per esempio) e di governo.
Dire no sempre e comunque, che è la cifra dei 5Stelle, non si coniuga con la responsabilità  di governare una capitale complessa come Roma
Il grillismo è un Movimento di opinione che non è ancora riuscito a fare il salto.
Nella gestione della crisi di Roma, dalla spazzatura allo stadio, è venuta fuori la fragilità  di una gestione che lasciata da sola ha combinato solo pasticci: Beppe Grillo, il padre fondatore e il tutore del Movimento, è dovuto tornare a occuparsi da vicino delle beghe capitoline, dando spesso l’impressione di essere il vero sindaco della Capitale.
Una Raggi commissariata non piace al mondo grillino, che sperava di meglio. E forse lo meritava.

(da “La Repubblica”)

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SONDAGGIO CATASTROFE PER LA RAGGI: UN GRILLINO SU DUE NON LA VOTEREBBE PIU’, OGGI PRENDEREBBE SOLO IL 17,2% CONTRO IL 35,2%

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

CROLLA IL GRADIMENTO DELLA SINDACA: IL 70% NON APPREZZA IL SUO OPERATO, SOLO IL 22% SI FIDA ANCORA

Neanche l’operazione stadio della Roma, che nelle intenzioni dei vertici del Movimento avrebbe dovuto rilanciare l’immagine di Virginia Raggi facendole riguadagnare quel gradimento perso per strada dal giorno delle elezioni fino a oggi, è riuscito a smuovere il giudizio negativo che ormai la maggioranza dei romani nutre nei confronti della sindaca. Quasi il 70% dei cittadini dell’Urbe dichiara infatti di non apprezzare il suo operato, contro un risicato 22% che invece continua ad avere fiducia nelle sue capacità  di governare la capitale d’Italia.
Una erosione costante e progressiva del consenso, trainata dal forte scontento che monta anche tra gli elettori grillini, quelli che a giugno tinsero di giallo 12 municipi su 14 e consentirono alla candidata Cinquestelle di entrare in Campidoglio con una percentuale mai registrata prima.
A neanche nove mesi dal trionfo, circa il 40% di chi allora votò la candidata Raggi non apprezza quanto fatto sinora, mentre quasi il 52% si mostra ancora fiducioso, con una percentuale di indecisi tuttavia in netta flessione, segno che chi prima aveva sospeso il giudizio in attesa dei risultati (che però faticano ad arrivare) ha virato sul negativo.
È quanto emerge dal sondaggio effettuato dalla società  di rilevazione Izi su un totale di 1.048 interviste condotte fra il 3 e il 6 marzo.
Laddove emerge che, appunto, a bocciare la sindaca 5S sono ormai il 67,2% dei romani, poco meno di 7 su 10, con il 39,4% di grillini che condividono questo sentimento diffuso in città .
Tant’e che se si rivotasse oggi Virginia Raggi raccoglierebbe appena il 17,2 per cento dei voti, contro il 35,2 registrato al primo turno delle ultime amministrative: esattamente la metà  di quanto incassato appena nove mesi fa e piuttosto in fretta dilapidato.
Per rendersene conto, d’altra parte, basta fare l’elenco degli elettori pentiti: da Cesare Romiti a Fiorella Mannoia, si fa ogni giorno piu lunga la lista di chi, dopo averla vista all’opera, dichiara che non rifarebbe più quella scelta.
“Ciò che più colpisce – spiega l’ad di Izi Giacomo Spaini – è la costanza con cui cala non solo il gradimento nei suoi confronti, ma pure lo sgradimento, dovuto in gran parte al fatto che a scendere di molto è la percentuale di indecisi fra gli elettori grillini: significa che chi a novembre, data della nostra ultima rilevazione, era ancora incerto e perciò determinato a concedere ancora tempo alla Raggi, oggi – di fronte a una città  ancora sporca, piena di buche, coi trasporti mal funzionanti, le società  che continuano a macinare debito e la paralisi nei municipi che penalizzano i servizi, ha perso la pazienza”.
In più, osserva Spaini, “l’effetto stadio non c’è stato. E questo ha sorpreso anche noi. Evidentemente questa operazione, spacciata come un grande successo politico dei Cinquestelle, non è stata vissuta dalla città  come qualcosa in grado di migliorare la qualità  della vita”
È il confronto con i sondaggi precedenti a fotografare la frana: nel novembre scorso, dopo 5 mesi di governo, un terzo dei romani giudicava ancora bene l’operato della Raggi (il 30,6%), oggi solo uno su quattro (il 21,9); mentre il 59,3 sosteneva che stava facendo male, contro il 67,2 di oggi.
Negli ultimi quattro mesi, dunque, la percentuale di giudizi negativi ha subito un’impennata di 7,6 punti (quasi 2 al mese) e i giudizi positivi sono calati del 5,6%.
Mesi durante i quali è accaduto di tutto: l’arresto per corruzione del braccio destro Raffaele Marra, il commissariamento della giunta per mano di Grillo- Casaleggio, l’avviso di garanzia notificato alla sindaca e le drammatiche dimissioni di Paolo Berdini. Una slavina che he la marcia indietro sullo stadio non è riuscita ad arginare.

(da “La Repubblica”)

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DAVIGO SU TANGENTOPOLI: “ABBIAMO ESAGERATO SOLO CON LE SCARCERAZIONI”

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

“IL SEGRETO ISTRUTTORIO E’ MITOLOGICO”…”SE UN IMPUTATO E’ CONDANNATO PER PEDOFILIA IN PRIMO GRADO RESTA INNOCENTE FINO AL TERZO GRADO, MA GLI AFFIDERESTE I VOSTRI FIGLI?”

“Non ce doveva essere uno a piede libero”. Piercamillo Davigo ricorda Tangentopoli e il processo Mani Pulite.
Ad Agorà , Davigo afferma: “Non ho mai riconosciuto alcun eccesso nell’uso della misura cautelare. Se abbiamo esagerato, lo è stato con le scarcerazioni”.
“Non ce ne doveva essere uno a piede libero perchè questi erano vent’anni che facevano così”, ha aggiunto Davigo, allora pm del pool di Mani Pulite.
Durante la trasmissione, Davigo ha parlato della responsabilità  della politica di fronte alla giustizia: “Fare processi in un sistema in cui si dice sempre che bisogna aspettare le sentenze vuol dire caricare i processi di un significato politico devastante”.
E riguardo ai casi (anche recenti) di fughe di notizie, ha aggiunto: “Il segreto istruttorio fa ormai parte della mitologia con le modifiche al codice penale. Il segreto sulle indagini cessa quando un atto è conoscibile all’indagato”.
Non spetta alla magistratura selezionare la classe politica, perchè “accerta i fatti”.
Un politico indagato si deve dimettere? “Dipende da quali sono i fatti non controversi”, ha spiegato Davigo.
“Rimango basito di fronte alla assoluta incapacità  politica di intervenire di fronte ad accuse che fanno accapponare la pelle”, ha aggiunto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, “Se un imputato è condannato per pedofilia in primo grado resta innocente fino al terzo grado, ma nel frattempo chi gli affiderebbe i propri figli?”, ha aggiunto.
Per Davigo la politica il ragionamento di opportunità  di candidare o meno uno che è indagato per alcuni reati “non lo fa mai”.

(da “Huffingtonpost”)

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IRA DEL PPE SULLA COMI, LA COLLERA DI BERLUSCONI

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

RIMBORSI AI PARLAMENTARI, I GRILLINI PROVANO A FARE QUADRATO: “RICERCE COPIATE A NOSTRA INSAPUTA”

Sorpresa e tensione al Parlamento europeo per i casi di abusi sui rimborsi parlamentari dei partiti euroscettici e di alcuni deputati italiani rivelati ieri da Repubblica .
La prima reazione arriva dal Partito popolare europeo, la famiglia politica di Forza Italia e prima forza a Strasburgo tra le cui fila milita Lara Comi, la parlamentare azzurra che deve restituire 126 mila euro alle casse dell’assemblea per avere assunto come assistente stipendiata dall’istituzione la madre, Luisa Costa.
“Una tegola sulla testa”, commentano i vertici del Ppe, “una notizia che ci ha colto di sorpresa”.
Eppure – nonostante filtri anche l’irritazione di Silvio Berlusconi – dopo un giro di rapide consultazioni, viene deciso che Comi continuerà  ad essere vicecapogruppo dei popolari visto che l’abuso non riguarda i fondi del gruppo, ma della direzione finanziaria del Parlamento.
Non commenta i casi di frodi e abusi il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, eletto a gennaio dopo l’addio di Martin Schulz, il socialdemocratico oggi in corsa per la Cancelleria di Berlino che da numero uno dell’assemblea aveva dato il via libera a diverse inchieste – soprattutto quelle che riguardano il Front National e lo Ukip – e aveva chiesto ai servizi di Strasburgo di prestare la massima attenzione ai casi sospetti.
La notizia delle verifiche sulle due eurodeputate cinquestelle Daniela Aiuto e Laura Agea scuote il gruppo dei grillini a Strasburgo.
Dopo diverse ore viene decisa la linea difensiva da adottare, processo lungo tanto che i comunicati vengono pubblicati dopo pranzo.
Aiuto – sospettata di avere ripreso da Wikipedia alcune ricerche inerenti al suo mandato e di averne richiesto il rimborso all’Europarlamento per diverse migliaia di euro – in una nota afferma di avere copiato a sua insaputa e si dichiara parte lesa.
Nel caso di Agea le verifiche riguardano un suo collaboratore locale, pagato con soldi del Parlamento ma sul quale ci sono dubbi che possa effettivamente lavorare per il mandato europeo della deputata in quanto imprenditore impegnato in diverse attività . Anche Agea decide di sospendere momentaneamente l’attività  del collaboratore “per approfondire i termini dell’inchiesta”.
Ma non basta ad evitare la polemica politica, con il Pd che va all’attacco accusando i grillini di “doppia morale”, così Emanuele Fiano, perchè “quelli che usciamo dall’Europa e del no all’euro mangiatoia poi li becchi che a Bruxelles prendono i rimborsi per scopi indipendenti dalla loro attività  politica”.

(da “La Repubblica”)

argomento: Forza Italia | Commenta »

SALENTO, I VOUCHER LAVORO DEL COMUNE SCIOLTO PER MAFIA ERANO DISTRIBUITI AGLI UOMINI DEL CLAN

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

COMUNE DI PARABITA; ASSUNZIONI FITTIZIE NELL’AZIENDA RIFIUTI ATTRAVERSO I BUONI LAVORO

Voucher usati dall’amministrazione comunale per pagare gli uomini del clan a Parabita: diventa sempre più allarmante, man mano che si delinea, il quadro del Comune salentino sciolto per mafia dal Governo il 17 febbraio scorso.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di scioglimento il 4 marzo, mentre è già  al lavoro la Commissione straordinaria (formata da Andrea Cantadori, Gerardo Quaranta e Sebastiano Giangrande), chiamata a traghettare l’amministrazione per 18 mesi e fino a nuove elezioni.
I funzionari nominati dal prefetto dovranno “rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l’ente pubblico”, ovvero mettere mano a quegli ambiti amministrativi che più degli altri sarebbero stati inquinati dalla vicinanza di esponenti politici al clan Giannelli.
Il vicesindaco Giuseppe Provenzano su tutti, arrestato nel dicembre 2015 nell’operazione Coltura, che portò in carcere 22 persone e evidenziò la rete di favori costruita per scambiare favori con il consenso elettorale.
Un sistema dal quale ha sempre preso le distanze il sindaco, Alfredo Cacciapaglia, che ha annunciato ricorso contro il decreto di scioglimento non appena sarà  pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Intanto, però, continuano ad emergere particolari della relazione con cui il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha proposto lo scioglimento.
Il vicesindaco viene definito “veicolo consapevole per favorire gli interessi criminali”, come dimostra anche la foto insieme al figlio del boss Marco Giannelli, che fu pubblicata sul suo profilo facebook e poi finì nell’ordinanza cautelare.
Così come i commenti euforici postati da persone considerate vicine al clan, dopo la vittoria elettorale del 2015, a simboleggiare l’affermazione del candidato sostenuto.
Per sdebitarsi – stando alla ricostruzione del Viminale – Provenzano avrebbe dispensato assunzioni nella ditta che si occupava della raccolta dei rifiuti, nonchè contributi economici per prestazioni di lavoro occasionali tramite i voucher senza che il lavoro fosse effettivamente svolto.
Favori sarebbero stati commessi anche nel rilascio di alcuni permessi edilizi e nell’assegnazione di case popolari o nel mancato sgombero di abitazioni occupate da persone che non ne avevano diritto.

(da “La Repubblica”)

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TRUMP, PRIMO RICORSO CONTRO IL BANDO IMMIGRAZIONE DALLO STATO HAWAII

Marzo 8th, 2017 Riccardo Fucile

PROCURATORI: “STESSI DIFETTI COSTITUZIONALI DEL PRIMO”

La prima offensiva legale contro il nuovo bando di Trump che sospende i nuovi visti per sei paesi musulmani arriva dalle Hawaii, dove è nato Barack Obama: i procuratori dello Stato hanno spiegato in documenti presentati a una corte che intendono chiedere al giudice federale un ordine temporaneo per bloccare l’attuazione del nuovo ordine esecutivo.
Anche il bando bis, ha detto alla Cnn Neal Katyal, uno dei procuratori, “sconta ancora gli stessi difetti costituzionali e regolamentari” di quello precedente.
Il dipartimento di Giustizia si è affrettato a sottolineare che il nuovo ordine ricade al di fuori delle ingiunzioni che avevano bloccato il primo.
Entrambe le parti hanno chiesto al giudice di fissare un calendario di udienze a breve, prima dell’entrata in vigore del provvedimento, fissata per il 16 marzo.
Probabile che nei prossimi giorni si aggiungano molteplici ricorsi da parte di altri Stati e di associazioni.

(da agenzie)

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