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E’ FALSO CHE SE MANCA MANODOPERA E’ COLPA DEL REDDITO DI CITTADINANZA: LO DICONO I DATI

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

L’EROGAZIONE MEDIA DEL REDDITO È DI 580 EURO E LO PERCEPISCONO TRE MILIONI DI PERSONE, SOLO UN TERZO (900 MILA) È OCCUPABILE E IL 20-22% HA GIÀ UN IMPIEGO, CHE PERÒ NON GLI FA SUPERARE LA SOGLIA DI POVERTÀ, NE RESTANO 750 MILA, IL 55% DEI QUALI DONNE

Renzi e Meloni dicono sia tutta colpa del reddito di cittadinanza.
Lo fa anche il ministro del Turismo, il leghista Garavaglia, in merito alla crisi di lavoratori che mette a rischio la stagione estiva. È così?
«L’erogazione media del reddito è di 580 euro. Con le modifiche, dopo due chiamate congrue, si perde l’assegno. Stiamo trasferendo i dati alle agenzie per il lavoro e ai centri per l’impiego che avranno questo compito oltre a un riconoscimento economico quando collocano qualcuno. Ma l’ordine di grandezza del fenomeno va raccontato nel dettaglio».
Facciamolo.
«Da dopo la pandemia i percettori di reddito sono costantemente scesi. Negli ultimi tre mesi, di 50 mila unità al mese. In tutto sono tre milioni di persone. Un terzo, sulla base della legge, è occupabile. Sono 900 mila. Di questi, il 20-22% ha già un impiego, che però non gli fa superare la soglia di povertà. Ne restano 750 mila.
Il 55% donne, molte con bambini difficilmente occupabili in settori come edilizia e agricoltura, il 45% uomini. Due terzi sono al Sud.
Quindi, nelle aree in cui c’è una carenza di manodopera ci sono 300 mila percettori di reddito. Un numero consistente di loro ha un livello di scolarizzazione che non raggiunge la terza media. Questo è il quadro».
Traduco: il reddito di cittadinanza c’entra poco con la mancanza di manodopera
«Anche mandando a lavorare tutti non risolveremmo la questione delle vacanze e infatti lo stesso Garavaglia dice che c’è bisogno di un nuovo decreto flussi».
(da La Repubblica)

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GIORGETTI BACCHETTA SALVINI PER L’EVOCATO VIAGGIO DI PACE IN RUSSIA: “BISOGNA MUOVERSI DI CONCERTO CON IL GOVERNO”

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

TRA I LEGHISTI L’INSOFFERENZA E’ ARRIVATA ALLE STELLE…LA MANO DI GIORGETTI E’ VISTA DIETRO L’ADDIO AL CENTRODESTRA DELL’EX CANDIDATO SINDACO DI TORINO, PAOLO DAMILANO, CHE HA SFANCULATO TUTTI LAMENTANDO “LA DERIVA POPULISTA” – ANCHE ZAIA HA CRITICATO IL “CAPITONE”

Per capire il livello dello scontro dentro la Lega non occorre arrivare fino a Mosca, basta restare a Torino. Il viaggio a Mosca è congelato, forse rimandato o persino annullato. Ma pur non essendosi ancora imbarcato per la Russia, l’idea di Matteo Salvini ha fatto esplodere tutte le contraddizioni che nella Lega covavano da anni.
Per i governisti le manovre del segretario con piani di pace, incontri segreti, diplomazie parallele e fantomatici consulenti esterni, stanno mettendo a repentaglio il partito. Specie quando si sparge la voce di un incontro con l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, durante i primi giorni della guerra.
Giancarlo Giorgetti si smarca e richiama il segretario: «Bisogna muoversi di concerto con il governo». In evidente difficoltà, i salviniani passano alla controffensiva, insinuando che dietro all’addio al centrodestra comunicato ieri dall’ex candidato sindaco di Torino, Paolo Damilano, ci sia una sorta di operazione del ministro per screditare il leader, tanto più che l’imprenditore parla di «deriva populista» della coalizione.
Il fatto non è dimostrato e ha come unico indizio lo stretto legame di amicizia tra Giorgetti e l’imprenditore piemontese, fondatore della lista Torino Bellissima, ma la questione rilevante è l’interpretazione che danno della vicenda torinese i fedelissimi, quelli rimasti, del segretario: l’addio di Damilano infatti, sarebbe l’ennesima mossa dell’ala governista, che lavorerebbe incessantemente per indebolire Salvini, considerato troppo poco incline ai compromessi con Draghi.
Il sospetto di Salvini è che queste presunte manovre abbiano come scopo finale quello di mantenere l’attuale schema di governo (con o senza Draghi), anche dopo le elezioni del 2023.
Accusare Giorgetti quindi, spiegano alcune fonti leghiste, è di fatto un modo per uscire dall’angolo nel quale Salvini si è ritrovato dopo le pubblicazioni dei suoi piani diplomatici autonomi.
Ma le perplessità riguardo «l’iniziativa di pace» del segretario vanno molto al di là dei cosiddetti governisti. Il silenzio intorno alla missione del segretario è durato oltre tre giorni, i messaggi di solidarietà sono arrivati solo nella serata di ieri con una batteria di dichiarazioni secche, ma certo non tempestive.
Man mano che sono emersi i dettagli della trasferta e leggendo le dichiarazioni del consulente Antonio Capuano, la situazione è peggiorata e qualcuno è anche uscito allo scoperto, seppur con il linguaggio felpato con il quale si critica il leader in un partito leninista come la Lega.
Il fatto rilevante è che a esporsi sono due esponenti di peso e considerati un contropotere rispetto a Salvini, il governatore del Veneto Luca Zaia e appunto Giorgetti. Zaia dopo aver esibito la sua totale estraneità alle mosse del segretario, «non ne so nulla, anch’ io leggo la stampa, vedremo quali saranno gli sviluppi. Non so assolutamente nulla di più», ha aggiunto, «penso che il percorso di pace debba essere in mano alla diplomazia».
Giorgetti va molto in là, giudica il piano della coppia Salvini-Capuano «suggestivo», ma aggiunge che «bisogna muoversi di concerto col governo. Sono questioni di portata mondiale, quindi ciascuno deve dare il suo contributo, ma all’interno di percorsi che sono molto molto complicati».
Il ministro dello Sviluppo economico ammette che «in certe situazioni lo scoramento pervade. Dopodiché c’è un senso di responsabilità che fa sì che Draghi si faccia carico di prendere la croce e la porti avanti fino in fondo». Una situazione di cui forse anche il presidente del Consiglio, secondo il ministro, «ne ha piene le scatole». Un’altra prova, ragionano i salviniani, che «Giorgetti ha un altro leader da difendere».
(da la Stampa)

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CI VOLEVA LA MANCATA VISITA IN RUSSIA PER FAR SCOPRIRE SALVINI ALLA PROPAGANDA DEL CREMLINO

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

A DISPETTO DELLE SVIOLINATE FILO-PUTIN, NON ERA MAI STATO CALCOLATO DAI MEDIA DI MOSCA CHE INVECE ADESSO LO COCCOLANO E LO TRASFORMANO IN UN EROE “COSTRETTO A RINUNCIARE” ALLA MISSIONE DI PACE

La visita di Matteo Salvini a Mosca sta diventando una profezia italiana che non si autoavvera. Fino a ieri, i media nazionali erano attestati su una sorta di Salvini chi?
Tra le principali agenzie di stampa, che sono il metronomo dell’informazione russa, solo la Tass aveva dato in breve la notizia dell’iniziativa del segretario leghista, «fatta per mettere a punto un dialogo di pace». Tutti gli altri, niente, manco una parola.
Qualcosa è cambiato oggi, ma di rimbalzo, con la pubblicazione del «congelamento» della trasferta annunciato ai media nostrani dal suo consigliere diplomatico Antonio Capuano.
Salvini è stato costretto a rinunciare al suo viaggio. Così un titolo di Moskovskij Komsomolets , uno dei quotidiani più diffusi in Russia, quasi cinquecentomila copie di carta e cinque milioni di visualizzazioni al giorno per il sito.
L’orientamento del giornale è chiaro. Il suo direttore è Pavel Gusev, dal 1992 proprietario ed editore della holding MK, nonché capo della Sezione informazione e media che riferisce direttamente a Vladimir Putin. Un habitué del Cremlino. L’articolo dedicato al «Capitano» così viene chiamato in alcuni passaggi, ne loda le gesta e lo definisce come un personaggio conosciuto in Russia.
«Da quando nel 2014 visitò la Crimea dopo la sua unificazione al nostro Paese. A quel tempo, Salvini definì le sanzioni “una misura idiota che costerà all’Italia 5 miliardi di euro”. Adesso, nei suoi confronti le autorità italiane hanno avviato un’indagine su un possibile finanziamento alla Lega da parte della Russia».
l processo di «vittimizzazione» di Salvini è presente anche su altri articoli pubblicati oggi su siti di largo consumo come ad esempio Rosbalt.ru , la testata più letta a San Pietroburgo. Ma il segretario leghista è invece un ospite frequente dei giornali che in Russia vengono definiti «di seconda fascia», testate dal forte orientamento nazionalista e patriottico.
Regnum , che vanta un milione di lettori al giorno e raccoglie i nostalgici dell’Urss che fanno capo alla galassia nazionalista creata da Vladimir Zhirinovskij, scomparso lo scorso aprile, il leader più antioccidentale che la Russia poteva vantare, lo ha eletto a proprio beniamino, riportandone le dichiarazioni con cadenza pressoché quotidiana, dalla sua contrarietà all’invio di armi, considerata «non nell’interesse dell’Italia», all’auspicio di una soluzione diplomatica.
Sono notevoli alcuni articoli di Regnum dove si racconta come il governo italiano abbia mandato in Ucraina grandi volumi di armamenti Nato camuffandoli come aiuti umanitari, e quelli sulla rivolta in corso in Italia contro il governo che vuole giungere «a una partecipazione diretta» al conflitto militare in corso.
Chi vive in Russia e ci tiene a tenersi aggiornato sulle dichiarazioni di Salvini, può fare ricorso anche all’agenzia online Krasnaya Vesna ( Primavera Rossa ), che pubblica il giornale «La sostanza del tempo».
Entrambe le testate sono state fondate e vengono gestite da Sergey Kurghinyan, storico e politico, leader di un movimento patriottico di sinistra che da almeno un decennio denunciava «il costrutto fondamentalmente antirusso attivamente promosso dall’attuale potere ucraino» incitando Putin a intervenire il prima possibile.
Kurghinyan è uno strenuo sostenitore del Mondo russo, rimpiange la fine dell’Unione Sovietica e sostiene che l’attuale Europa è un falso, perché quella vera è in realtà la Russia, che prende le origini dall’Impero romano d’Oriente.
Le parole del leader leghista sulla necessità di non discriminare la cultura russa sono miele per Primavera Rossa , che ne ha fatto il protagonista della rubrica «Guerra politica», rielaborando a modo suo alcune dichiarazioni per farne una prova della scarsa compattezza del fronte occidentale.
La rassegna stampa di maggio è un florilegio salviniano, dalle sue frasi sull’intempestività dell’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato a quelle contro le forniture di armi al regime di Kiev, fino a tre giorni fa, quando la testata «ultra-patriottica», così si definisce, ha annunciato ai suoi lettori la sua intenzione di preparare un viaggio in Russia.
E ha lodato la sua idea di fare incontrare Putin e Volodymyr Zelensky «su una nave in acque neutrali». I commenti degli utenti di Primavera Rossa sul presidente ucraino e sulla sorte che gli viene augurata denotano invece molta fantasia e una discreta conoscenza del cinema dell’orrore.
(da il Corriere della Sera)

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“PIACERE, CAPUANO”

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

IL CONSULENTE PRIVATO DI SALVINI SI ACCREDITAVA DICENDO: “MI MANDA FRATTINI”

Chissà se anche a Matteo Salvini s’è presentato come faceva dieci anni fa, stando a quanto raccontano i narratori delle sue gesta, con gli ambasciatori italiani nel Golfo Persico. “Sono Antonio Capuano e mi manda Franco Frattini”: grosso modo così, s’accreditava.
“Ma questo – si difende lui – lo dice chi vuole infangare uno statista come Frattini”. Che però di Capuano si fidava davvero. “Lo aiutai a risolvere la crisi politica dell’Iraq, nel 2010”. E si capisce allora perché, forse prima di ammettere che siamo in una farsa di bassa Lega, il Copasir voglia chiedere a Franco Gabrielli un chiarimento proprio su di lui, Capuano, il nuovo sherpa del leader del Carroccio.
E forse allora, benché Salvini quando l’ha saputo abbia subito sbuffato (“vogliono usare questa faccenda per colpirmi politicamente”), sarà lui, il sottosegretario che a Palazzo Chigi gestisce la delega ai servizi segreti, a chiarire tramite una relazione scritta, al Comitato parlamentare che sovrintende all’intelligence, il profilo di Capuano.
Che però la sua improvvisa centralità nel dossier russo-ucraino, e nella polemica di giornata, la giustifica nel più semplice dei modi. “Sono uno che studia: sono un giurista, un esperto di questioni internazionali, a me lo studio mia ha salvato la vita”.
A dire il vero, nel database della Camera, Antonio Capuano, nato a Frattaminore, in provincia di Napoli, l’11 settembre del 1971, eletto con Forza Italia nel collegio di Acerra e rimasto in carica come deputato tra il 2001 e il 2006, risulta essere “perito elettronico”.
“Le lauree sono arrivate dopo”, precisa lui. E sono arrivate in serie. “Scienze Politiche all’Università internazionale di Roma, nel 2007. Giurisprudenza all’Università telematica Marconi, nel 2009. Economia all’Università di Perugia, nel 2012”. Studio matto e disperatissimo, insomma. Ma sui suoi trascorsi accademici ci torniamo.
Prima va chiarita la faccenda dell’Iraq. Capuano che aiuta Frattini a risolvere una crisi che angosciava mezzo mondo: com’è questa storia? “Nel 2010, Nuri al Maliki non riusciva a fare il governo. E io al Maliki lo conoscevo bene”. Le prove ci sarebbero. O, almeno, un indizio: tre foto che lo ritraggono insieme all’allora primo ministro iracheno: strette di mano, sorrisi di circostanza, pose davanti le bandiere.
“In quell’occasione, quando Frattini, da ministro degli Esteri, venne in visita a Bagdad, mi occupai di dargli dei suggerimenti. Che si rivelarono azzeccati”. E perché Frattini li chiese a Capuano, questi consigli? “Mi sollecitate a rivelare cose che devo tenere riservate. Ma io i dossier caldi li ho sempre maneggiati”.
Di certo Frattini, o chi per lui, dovevano ritenerle utili, quelle consulenze, se in quei mesi acconsentì a che Capuano partecipasse a vertici tra i capi di stato e di governo ai massimi livelli. “E questo chi lo ha detto?”, si insospettisce l’ex deputato. Che però non ricorda che è stato proprio lui, a dirlo. Nel febbraio del 2015, ospite in una trasmissione della tv del Kuwait – grandi sforzi per esibire il suo arabo, coi due conduttori che però lo scherniscono: “Deve averlo imparato cinque minuti fa” – è Capuano a raccontare l’aneddoto: “Nel maggio del 2010 l’emiro del Kuwait venne a Roma. E io partecipai a quel meeting”. Quello, cioè, col premier Silvio Berlusconi.
“Ma non pensate a chissà quali poteri forti: io, semplicemente, ho legami personali col Kuwait, legami con una famiglia molto nota in quel paese”. E in effetti si spese molto, per propiziare il riconoscimento di onorificenze a esponenti del governo del Kuwait. “Ma io non propiziai un bel niente”. Eppure le cronache di quegli anni dicono il contrario. 6 ottobre 2010: il vice primo ministro e ministro degli Esteri del Kuwait, Sheik Mohammed Al Salem Al Sabah, è a Palazzo Vecchio per ritirare il Marzocco, uno dei più importanti riconoscimenti fiorentini, dalle mani dell’allora presidente del consiglio comunale Eugenio Giani.
E’ l’occasione per annunciare la creazione di un ufficio del Kia (il fondo sovrano del Kuwait), e a presiederlo viene scelto proprio Capuano. L’indomani, il ministro degli Esteri del Kuwait è a Perugia, dove viene insignito di una laurea honoris causa dall’Università per Stranieri. A presentare il prestigioso ospite alla platea, Capuano. Che, stando a quanto ci ha detto, a quell’epoca dovrebbe essere uno studente di Economia dell’Ateneo perugino, ma viene presentato dalla stampa locale come docente di Procedura civile dell’Università e, addirittura, “consigliere del presidente del Consiglio per il Medio Oriente”.
“Ma questi sono i giornalisti, che esagerano sempre”. Fatto sta che ad assistere a quella cerimonia c’è proprio Frattini. E che Capuano, parlando dal pulpito, gli si rivolge così: “Caro Franco”.
Il 26 febbraio 2015, invece, Capuano s’intesta, a modo suo, un’altra onorificenza. E lo fa a nome dell’Università Tor Vergata. “Ma io a Tor Vergata non ho mai insegnato, né ci ho collaborato”. Eppure, negli studi della tv del Kuwait, parla così: “Grazie per darmi l’opportunità di fare questo annuncio, da parte della mia Università, la Tor Vergata di Roma. Vogliamo conferire un importante riconoscimento all’emiro”, Sabah al-Ahmad al-Jaber al-Sabah, “un politico longevo che ha garantito pace e stabilità al suo paese”.
Resta da capire, ora, come sia arrivato Salvini ad affidarsi a Capuano, per organizzare il suo viaggio a Mosca. “Un annetto e mezzo fa, un mio cliente istituzionale, un ambasciatore di uno dei paesi del Golfo, mi chiese di accompagnarlo in alcune sue visite a esponenti politici italiani. Il primo contatto col leader della Lega nacque lì”.
(da “il Foglio”)

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AFFARI, PROMESSE E BLUFF DEL CONSULENTE DI SALVINI: “CAPUANO HA IMBROGLIATO MEZZO MONDO”

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

LA PROMESSA DI UNA CARTIERA NEL SUO COLLEGIO ELETTORALE CHE NESSUNO HA MAI VISTO

A pensar male, la politica arriva prima di tutti. E allora chissà se sul conto di Antonio Capuano, il superconsulente sbucato dal nulla sotto l’ala di Matteo Salvini, non avesse ragione il vituperato Nicola Cosentino, buonanima (istituzionale) di Forza Italia, quasi un secolo fa, quando gli capitò di commentare il profilo dell’allora collega deputato come quello di “un imbroglione”.
Era un gratuito insulto, o forse aveva visto giusto il pragmatismo dell’allora potente Nick ‘o mericano, mentre la Distrettuale antimafia ne registrava i colloqui con colleghi o imprenditori di camorra?
Fatale che vengano fuori, adesso, su Capuano l’acchiappa-Putin i casuali natali della sua elezione nel 2001, o le misteriose connessioni internazionali di oggi. «Fu inserito in lista perché nel collegio arrestarono il direttore generale della Asl sciolta per camorra, pochi giorni prima della chiusura delle liste», racconta qualche consigliere senior di Frattaminore.
Per la cronaca: era la “Napoli 4” e al posto di quel manager designato alle politiche nel collegio 16, ecco comparire l’ambizioso trentenne che allora si presentava solo come «diplomato perito elettronico». S
olo dopo sarebbero arrivate le lauree (con le Università digitali). Ma Capuano s’ era comunque fatto notare, dai berluscones: aveva fatto crescere Forza Italia nelle urne con un espediente non da poco. «Prometteva l’apertura di una cartiera in zona, tra Frattaminore e Acerra. Parlava di progetti sicuri, mostrava cartine, aprì ai colloqui con i giovani del territorio ». I voti arrivarono, la cartiera ovviamente nessuno l’ha vista mai.
Saranno anche datate, ma sembrano allora schegge illuminanti, oggi, le parole che pronunciò sul suo conto Nicola Cosentino. […] Ed è il 3 luglio 2004, tarda mattinata, quando l’ex sottosegretario è intercettato mentre parla con Michele Orsi, imprenditore colluso che sarà poi ucciso dal killer Giuseppe Setola, lo stragista del gotha dei casalesi (perché l’uomo d’affari stava per pentirsi e aveva cominciato a riempire alcuni verbali dinanzi ai pm). Orsi riferisce a Nicola che lo ha cercato l’onorevole Capuano, vuole sapere di alcune assunzioni, ma – come riferisce all’amico Nicola – lo stoppa: «Guarda che il nostro riferimento e è Cosentino». Il parlamentare liquida così la questione: «Ma Capuano ha imbrogliato mezzo mondo».
(da la Repubblica)

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CARLO CALENDA ATTACCA A MUSO DURO IL CAPITONE: “IL COPASIR DEVE CONVOCARE SALVINI E CHIEDERGLI SPIEGAZIONI”

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

“SAREBBE ORA CHE LA LEGA CAMBIASSE SEGRETARIO, HA LEGAMI POCO CHIARI CON LA RUSSIA E NON PUÒ INQUINARE LA POSIZIONE ITALIANA ANDANDO A PRENDERE ORDINI A MOSCA”… “IN EUROPA E’ CONSIDERATO UN BUFFONE”

Carlo Calenda, il leader di Azione, chiede l’intervento del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: «L’incontro di Matteo Salvini con l’ambasciatore russo senza avvisare il governo è ai limiti da quello che è accettabile da uno che partecipa a una maggioranza di governo. Questo è un atto di irresponsabilità da parte di una persona che non ha senso dei limiti. Il Copasir deve convocarlo e chiedergli spiegazioni».
Non solo. Per lui il leader della Lega non può più essere ammesso all’interno della maggioranza di governo, anche se, specifica, non significa che la Lega non possa stare più in maggioranza: «Dobbiamo aiutare la Lega a mettere Salvini in un angolo».
Lei ha parlato di irresponsabilità, Giorgia Meloni ha detto che non bisogna aprire crepe nel fronte, lei è d’accordo?
Io penso che ci sia il rischio di coprire di ridicolo l’Italia. Una posizione inaccettabile e influenzata da una potenza nemica: questa è una cosa gravissima. Per questo il Copasir farebbe bene ad approfondire l’accaduto.
Potrebbe aprire una crepa anche all’interno della maggioranza?
Io ritengo che sia del tutto implausibile avere Salvini al governo. Sarebbe proprio ora che la Lega cambiasse segretario. La Lega ha una storia di governo e di amministratori locali. Non credo che sia accettabile che tutto venga rovinato dai gesti inconsulti di Salvini.
Quindi la Lega non può più stare al governo?
Al momento è impossibile immaginare un’Italia in Europa con Salvini, Giorgia Meloni e anche Silvio Berlusconi dopo quello che ha detto su Vladimir Putin. Sono in rotta di collisione con l’Unione europea, ma per fortuna la Lega non è Salvini e basta, le persone che stanno al governo son responsabili e lui non regge il partito. Rappresenta una mina impazzita, la parte più seria del partito sta cercando di contenerlo. Con loro bisogna parlare e bisogna aiutarli ad avere la forza di mettere Salvini in un angolo.
Se Salvini continuasse a proporsi come mediatore?
Bisogna proibirglielo. Ha sicuramente legami poco chiari con la Russia, deve essere molto chiaro che non può inquinare la posizione italiana andando a prendere ordini dalla Russia. Questo per me è evidente.
Secondo lei Draghi cosa dovrebbe fare?
Draghi farà quello che ritiene giusto, intanto Giancarlo Giorgetti ha fatto quello che doveva fare, chiarire che questa non è la posizione di tutta la Lega e soprattutto della Lega al governo.
Intanto ancora instabilità.
Non credo che ci sia instabilità: ci sono due adulti che lavorano, Draghi e Mattarella, e ci sono dei bambini che giocano, Giuseppe Conte del Movimento 5 stelle e Salvini che stanno cercando di avvantaggiarsi dal punto di vista elettorale sulla guerra.
Prenderete iniziative in parlamento?
Su questo non c’è niente che il parlamento possa fare. La situazione di Salvini bisogna derubricarla a quello che è: una leadership in grave crisi, caotica e infantile che va stigmatizzata. Qui c’è una questione che ha a che fare con la serietà, che questo signore non ha dimostrato in tutte le condizioni della sua vita politica da quando andava al Papeete in mutande. Non ha la statura minima per essere un leader politico di governo in Italia.
Lei è un europarlamentare, come crede che vengano visti questi movimenti in Europa?
Salvini si è totalmente coperto di ridicolo nell’Europarlamento. Viene ricordato come quello che si metteva le magliette di Putin, quello che diceva che mezzo Putin è meglio di due Mattarella. Viene visto come un buffone. Non desta preoccupazione se non perché si ritiene che è dipendente dalla Russia e si comporta in questo modo. Poi al governo ci sono gli adulti e lui si permette di fare il ragazzino. Detto questo, resta gravissimo.
(da Editoriale Domani)

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LA COCCA TRA SALVINI E IL REGIME CRIMINALE RUSSO: IL 1° MARZO, A INVASIONE DELL’UCRAINA INIZIATA DA UNA SETTIMANA, SALVINI HA INCONTRATO IN GRAN SEGRETO L’AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA, SERGEJ RAZOV, INSIEME AL MISTERIOSO CONSULENTE ANTONIO CAPUANO

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

A PALAZZO CHIGI, DOVE NON SAPEVANO NULLA DELL’INCONTRO: “FOSSE VERO, SAREBBE GRAVISSIMO”…“QUALCHE FONTE INTERNA ALLA LEGA SUGGERISCE CHE LA COPPIA SALVINI-CAPUANO ABBIA INCONTRATO RAZOV ALTRE VOLTE A METÀ MARZO E INIZIO APRILE”… SI INCAZZA ANCHE IL VATICANO

Il 1° marzo Matteo Salvini ha incontrato in gran segreto l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, insieme al misterioso Antonio Capuano, un ex deputato di Forza Italia di Frattaminore che è diventato, negli ultimi mesi, una sorta di superconsulente di Salvini per la politica estera.
Il rendez vous è avvenuto di sera, presso l’ambasciata a Roma, dove Razov ha organizzato una cena per il capo della Lega. L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo era iniziata solo una settimana prima, e intorno al tavolo – risulta a Domani – erano seduti Salvini, Capuano, Razov e il suo consigliere e traduttore.
Non sappiamo di cosa abbiano parlato gli astanti, ma è probabile che le discussioni siano cadute su questioni legate al conflitto appena scoppiato, alle rimostranze della Russia e – forse – alla posizione del partito di Salvini (da sempre considerato vicinissimo a Vladimir Putin) rispetto a Mosca, in quei giorni già presa di mira delle prime sanzioni occidentali.
Qualche fonte interna alla Lega suggerisce che la coppia Salvini-Capuano abbia incontrato Razov altre volte anche a metà marzo e inizio aprile, ma un fatto è certo: Domani ha contattato palazzo Chigi, che dice di non essere a conoscenza di alcun incontro riservato tra il leader di uno dei partiti della maggioranza e l’ambasciatore Razov: «Fosse vera la notizia, sarebbe gravissimo».
Capuano, sentito al telefono, interrompe subito la chiamata dicendo «di Razov non so nulla». Dal quartier generale della Lega Andrea Paganella, attuale braccio destro del leader e capo segreteria ai tempi del Viminale di cui malpensanti danno la responsabilità di non aver fatto filtro tra Salvini e Capuano, risponde con un secco «no comment».
Da via Bellerio prima escludono che Paganella abbia mai «fatto da tramite» tra il capo e l’avvocato campano, e poi dichiarano «di non escludere la presenza di Capuano durante un incontro tra Salvini e Razov. Non ci sarebbe nulla di male però: noi i faccia a faccia tra Salvini e Razov li abbiamo sempre pubblicizzati».
In realtà, non c’è traccia di comunicati stampa che danno notizia di alcun incontro tra Salvini e l’ambasciatore russo nel periodo successivo all’invasione. La tempistica è decisiva: anche perché un faccia a faccia con un fedelissimo di Putin da parte di un leader politico che non ha alcun incarico di governo è fuori da qualsiasi regola diplomatica, a maggior ragione in tempi di guerra.
Domani ha chiesto conto dell’incontro anche alla portavoce dell’ambasciata russa, Valentina Sokolova: «Sì, confermo l’incontro tra Salvini e l’ambasciatore Razov. È il nostro lavoro accogliere le persone, anche politici come Salvini, che fa parte della maggioranza di governo. Per quanto riguarda il contenuto, non possiamo dire cosa è stato detto».
Dunque delle due l’una: o Razov mente, e sembra stavolta un fatto improbabile. O invece Salvini deve spiegare come mai ha incontrato l’ambasciatore (e perché ci è andato con Capuano, che ha addirittura negato il fatto a Domani) senza dirlo – almeno a detta di palazzo Chigi – a nessuno dello staff del premier.
Non sappiamo se il trio Salvini, Capuano e Razov abbia discusso di strategie politiche da adottare, o dell’organizzazione della visita di Salvini a Mosca in veste di mediatore di un piano di pace in salsa leghista, ma è un fatto che ieri le quattro interviste che l’ex deputato forzista ha rilasciato ai giornali hanno destato sconcerto.
In primis in casa della Lega, dove i responsabili ufficiali e “ufficiosi” che curano i rapporti internazionali di Salvini (cioè Lorenzo Fontana e la giornalista Maria Giovanna Maglie, atlantista convinta e per questo in rotta con l’amico Matteo) sono rimasti basiti dall’ipotesi di viaggi spericolati e nuovi consiglieri che non conoscevano nemmeno.
Ma anche dentro al Vaticano hanno letto con preoccupazione le dichiarazioni dell’avvocato campano. Rispondendo a una domanda sulla possibilità che la Santa sede possa essere sede dei colloqui di pace, l’ex berlusconiano infatti ha detto sibillino: «Abbiamo sondato due ipotesi. Il Vaticano? Mi sembra sia uscito sui giornali che Salvini venerdì abbia fatto una visita lì».
È noto che Salvini la settimana scorsa abbia incontrato il segretario di Stato, Pietro Parolin. Nulla è però trapelato in merito al contenuto del colloquio. È un fatto, pure, che quello con il cardinale sia solo l’ultimo di una serie di incontri di rilievo che il capo della Lega ha avuto con pezzi da novanta della chiesa negli ultimi tempi.
Un rapporto dialogico che si è intensificato da settembre dello scorso anno, quando Salvini ha conosciuto meglio monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli stati. Un incontro fortemente voluto proprio da Maglie, che forse per organizzare il faccia a faccia ha messo a frutto la sua conoscenza con Francesca Immacolata Chaoqui, ex membro della commissione Cosea che ha ancora ottimi agganci Oltretevere.
Nelle interlocuzioni con il leader politico il Vaticano ha consigliato un cambio di linea sul tema migranti e dell’accoglienza, uno dei più cari a papa Francesco. In questa ottica va declinato anche il recente viaggio di Salvini a Beirut, dove il leghista ha incontrato monsignor Cesar Essayan, vicario apostolico in Libano. I due si sono confrontati sulla crisi umanitaria del paese, con Salvini che ha addirittura garantito di fare di tutto per aprire un corridoio umanitario «per i più fragili». Parole assai diverse dalla solita narrazione muscolare. Il capo del Carroccio ha usato toni simili anche nella disastrosa visita in Polonia.
Dove Salvini ha incontrato, oltre al sindaco di destra che gli ha rinfacciato in mondovisione la celebre maglietta con la faccia di Putin, anche il nunzio apostolico della Polonia. Un percorso di avvicinamento, quello tra Salvini e pezzi del Vaticano, che dunque non è affatto casuale o sporadico, e che adesso rischia di essere interrotto: la Santa sede non ha affatto apprezzato le nuove mosse di Salvini e le chiacchiere in libertà del suo nuovo consulente di Frattaminore, e da adesso in poi – giurano dal palazzo apostolico – al leghista russofilo si darà meno credito.
(da EditorialeDomani)

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IL COPASIR APRE UN’INCHIESTA SUL VIAGGIO DI SALVINI A MOSCA

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

IL PIANO DI CAPUANO, L’INCONTRO CON L’AMBASCIATORE RUSSO E LA RIVOLTA MONTANTE NELLA LEGA CONTRO SALVINI

Il Copasir valuta l’apertura di un dossier sul viaggio per la pace di Matteo Salvini in Russia. E mette sotto la lente il ruolo di Antonio Capuano, ex deputato di Forza Italia e nuovo consulente di politica estera del Capitano.
Il Corriere della Sera fa sapere oggi che le mosse di Capuano con l’ambasciata russa per l’organizzazione della missione del leader della Lega a Mosca potrebbero presto finire sul tavolo del presidente del comitato di controllo dei servizi segreti italiano Franco Gabrielli.
Intanto il componente del Copasir Elio Vito (Forza Italia) dice di aver presentato un’interrogazione a Draghi e Di Maio. Chiede di sapere se il premier e il ministro degli Esteri fossero informati del viaggio di Salvini a Mosca e se queste iniziative non rischino di «compromettere la nostra sicurezza». E il quotidiano Domani scrive che Salvini avrebbe incontrato l’ambasciatore russo all’insaputa di Draghi.
Nel retroscena firmato da Monica Guerzoni si spiega che il governo Draghi ha deciso di non reagire all’iniziativa del leader della Lega nonostante bagagli e biglietti fossero già pronti.
E questo perché a parte l’atlantismo di Enrico Letta e del Partito Democratico, il premier nota che i principali leader che sostengono il suo esecutivo, da Salvini a Berlusconi passando per Conte, non hanno grande simpatia per Kiev.
Draghi però non ha convocato Salvini per un chiarimento. E non ha intenzione di entrare nella querelle mentre si avvicina il 21 giugno. Ovvero il giorno in cui si discuterà la risoluzione parlamentare sulle armi in Ucraina. La missione per la pace di Salvini a Mosca, secondo la ricostruzione di Capuano, doveva prevedere una serie di mosse per portare Putin e Zelensky al tavolo dei negoziati.
Ovvero, come ha raccontato lui stesso ai quotidiani: individuazione di una località per intavolare le trattative di pace; ruolo di garanzia dell’Italia, della Francia e della Germania; cessate il fuoco; viaggio di una altissima personalità nelle zone interessate.
Un quadro «profondamente inquietante» per il Partito Democratico: «Antonio Capuano non lavora a nessun titolo formale nello staff di Salvini, né ha incarichi di natura pubblica, ma ha una consulenza con l’ambasciata russa», hanno dichiarato in una nota Enrico Borghi e Lia Quartapelle, rispettivamente responsabile Sicurezza ed Esteri della segreteria nazionale del Partito Democratico.
«In tutti i casi, il buon nome dell’Italia e del suo governo non possono essere offuscati. Salvini chiarisca al Presidente del Consiglio, al Parlamento e agli italiani la natura della propria iniziativa».
L’incontro con l’ambasciatore russo
Il quotidiano Domani intanto scrive che dopo cinque giorni dall’inizio dell’invasione il leghista e il suo consulente hanno cenato con Sergey Razov all’ambasciata di Roma. Capuano ha smentito, mentre l’ambasciata ha confermato: ol rendez vous è avvenuto di sera, presso l’ambasciata a Roma, dove Razov ha organizzato una cena per il capo della Lega.
Il quotidiano riportala reazione di Palazzo Chigi: «Non sappiamo nulla dell’incontro, sarebbe grave anche perché sarebbe avvenuto dopo l’invasione dell’Ucraina». E anche quella di Mosca: «Non possiamo dire nulla sul contenuto del colloquio tra Salvini e Razov».
Antonio Capuano e la Lega
Intanto emergono altri dettagli sulla figura del consulente Capuano. Repubblica racconta oggi che la sua candidatura con Forza Italia arrivò perché in quel collegio arrestarono per camorra il direttore di una Asl pochi giorni prima delle liste nella circoscrizione Napoli 4. All’epoca era soltanto un diplomato come perito elettronico, solo dopo si è laureato nelle università digitali. Oggi è titolare di un incarico di diritto internazionale pagato mille euro l’anno presso l’università di Tor Vergata. Oltre ad “assistere ambasciate” in qualità di avvocato.§E di certo oggi il suo nome è diventato un problema anche all’interno della Lega. Dove l’ala governista vede con sempre maggiore perplessità un leader che non è più al primo posto dei sondaggi e nel frattempo appare sempre più confuso.
Dallo stato maggiore, assieme alla difesa di prammatica del leader, viene sottolineato che qualsiasi iniziativa va presa di concerto con il governo. Il ministro Giancarlo Giorgetti parla di «proposte suggestive», sottolineando che in ogni caso c’è bisogno di «muoversi di concerto con il governo». Gli altri mordono il freno.
(da Open)

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IL SOVRANISTA PUTINIANO: L’INCONTRO SEGRETO TRA SALVINI, L’AMBASCIATORE RUSSO E CAPUANO, ALL’INSAPUTA DI DRAGHI

Maggio 31st, 2022 Riccardo Fucile

CENA A TRE CONFERMATA DALL’AMBASCIATA POCHI GIORNI DOPO LO SCOPPIO DELLA GUERRA… COSENTINO (FORZA ITALIA): “CAPUANO? UN IMBROGLIONE”

Ha incontrato, almeno una volta, quell’uomo che ha trascorso gli ultimi mesi (prima di allontanarsi dai riflettori) a minacciare l’Italia per le sue posizioni di condanna alla Russia per l’invasione dell’Ucraina e la guerra che ne è conseguita.
E le conferme di questi colloqui (fisici, non telefonici) tra Matteo Salvini e l’ambasciatore russo in Italia Sergej Lavrov sono stati confermati dalla stessa segreteria della rappresentanza russa a Roma.
E in loro compagnia, a completare il terzetto (che diventa quartetto considerando la presenza di un traduttore), c’era anche quella figura quasi mistica che risponde al nome di Antonio Capuano, diventato nel giro di poche settimane una sorta di super-consulente del leader della Lega per quel che riguarda gli Affari Esteri.
A fornire tutti questi dettagli è Emiliano Fittipaldi dalla prima pagina del quotidiano “Domani”.
Il giornalista ha raccontato di aver interpellato molti degli attori protagonisti (anche a loro insaputa) di questa vicenda che risale al 1° marzo scorso.
La guerra era iniziata da pochi giorni (il 24 febbraio), ma proprio all’inizio del mese successivo ci sarebbe stato questo incontro a tre: da una parte del tavolo l’ambasciatore Razov, dall’altra la coppia Salvini-Capuano.
Dalla Lega hanno detto di esser rimasti all’oscuro di questa vicenda, ma anche che “non ci sarebbe nulla di male”. Dalla segreteria dell’ambasciata di Mosca a Roma, invece, hanno confermato il vis-à-vis proprio in quella data.
Da Palazzo Chigi, invece, sottolineano come di questa iniziativa privata e personale Mario Draghi non sia mai stato avvisato dal segretario della Lega (spiegando come tutto ciò sia “gravissimo”).
“Sì, confermo l’incontro tra Salvini e l’ambasciatore Razov. È il nostro lavoro accogliere le persone, anche politici come Salvini, che fa parte della maggioranza di governo. Per quanto riguarda il contenuto, non possiamo dire cosa è stato detto”.
Con queste parole Valentina Sokolova, portavoce dell’ambasciata russa a Roma, ha risposto alla richiesta di informazioni su quella cena avvenuta a Roma la sera del 1° marzo.
Un incontro tra Salvini e Razov, e alla presenza di Antonio Capuano (che però ha smentito tutto ciò a “Domani”), senza avvisare Mario Draghi. Inoltre, viste le reazioni interne, sembra che nessuno della Lega fosse a conoscenza non solo di questo colloquio tra il segretario e l’ambasciatore russo in Italia, ma anche del ruolo di quell’ex deputato campano nelle strategie adottate dall’ex ministro dell’Interno.
In attesa di conoscere le reazioni, anche pubbliche, di Mario Draghi nei confronti di Matteo Salvini, sul quotidiano La Repubblica Conchita Sannino ha ripescato una sorta di curriculum di Antonio Capuano, l’ex deputato di Forza Italia ed ex Consigliere Comunale della sua città, Frattaminore.
“Capuano si fa chiamare “professore” presentandosi a Tor Vergata con l’ex ministro della Cultura del Qatar, Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari: ma l’Ateneo gli riconosce temporaneamente solo un incarico in Diritto internazionale, da mille euro l’anno.
Appare come titolare di una società, la Rhenda Europe Ltd, collegata fino a poco tempo fa a un ufficio piantato a Roma nel cuore di Piazza di Spagna. E tra i suoi incarichi c’è quello di avvocato dell’ambasciata del Kuwait”.
La Repubblica spiega che lo stesso Capuano non era una delle personalità più apprezzate all’interno di Forza Italia. Cosentino lo definì “imbroglione” e dallo stesso partito hanno spiegato la cronistoria della sua elezione a Montecitorio nel 2001: “Fu inserito in lista perché nel collegio arrestarono il direttore generale della Asl sciolta per camorra, pochi giorni prima della chiusura delle liste”.
Ma Capuano non è mai stato indagato per nulla. Il suo nome non compare in nessuna indagine e, dunque, si tratta di velate accuse che – se non confermate – sono da ritenere non veritiere. Sta di fatto, però, che questa nuova ribalta mediatica per questo non meglio definito ruolo al fianco di Salvini hanno acceso le luci dei riflettori su quell’avvocato, diplomato perito elettronico che si è laureato (“digitalmente”) solo dopo aver ottenuto lo scranno a Montecitorio. Luci che hanno anche acceso gli imbarazzi nel Carroccio.
(da NextQuotidiano)

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