Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
I BUROCRATI RUSSI SI SONO ABBUFFATI DI OSTRICHE E CHAMPAGNE, DACIE E DONNINE, CON I FINANZIAMENTI ALLA DIFESA, DI QUI I TANTI “SUICIDI” DI QUESTI GIORNI
Cosa può essere peggio di vivere in un’autocrazia? Vivere in
un’autocrazia mentre si sta perdendo la guerra.
In Russia spirano venti di terrore, e non solo tra i cittadini. Gli alti vertici della Federazione russa, che gravitano intorno al Cremlino, vivono una condizione di prostrazione psicologica: temono di essere “purgati” da Putin da un momento all’altro. Tutto già visto a Mosca: prima con lo Zar, poi con Lenin, Stalin e i decenni di Unione Sovietica.
Putin, frustrato per l’andamento del conflitto, ha solo voglia di far pulizia tra i gangli dello stato che hanno così smaccatamente deluso le sue aspettative. Non a caso è iniziata una corsa (per la sopravvivenza) ad assecondare “Mad Vlad”, e mostrarsi più realista del re.
Lo stesso ministro degli Esteri Lavrov, inizialmente contrario all’invasione dell’Ucraina e sparito per settimane dai radar, si è precipitato a rilasciare l’intervista a “Materasso 4” di Mediaset per certificare il suo totale allineamento allo Zar. D’altronde chi non lo è, crepa a colpi di “suicidi”.
Mentre gli americani hanno già rifornito gli ucraini con oltre 5 mila missili Javelin e stanno addestrando i militari di Kiev all’utilizzo ai mezzi pesanti, l’avanzata russa rallenta. I 40 mila soldati di Putin in azione nel Donbass e nel sud dell’Ucraina vengono affrontati e, in alcuni casi, costretti a indietreggiare dai 58 mila uomini che combattono per Zelensky.
Putin ha capito che a complicare “l’operazione speciale” in Ucraina hanno pesato la demotivazione dei soldati, molti dei quali di leva e poco inclini a morire al fronte, e l’obsolescenza della dotazione militare dell’esercito russo.
A sue spese Putin ha realizzato che i finanziamenti stanziati negli anni per rinnovare l’arsenale sono finiti, in mille rivoli, nelle tasche e nelle pance di corrottissimi funzionari e manager.
Hanno fatto la cresta sui soldi di Mosca ingrassando a caviale e champagne. In quest’ottica va letta la dichiarazione con cui Putin promise di “sputare via i traditori come moscerini entrati in bocca”. Erano i burocrati che nella corruzione del Sistema russo hanno trovato la loro cuccagna.
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
IL CRIMINALE MILIARDARIO TRAVESTITO DA PRETE SI E’ OFFESO
In una nota riportata dalla Tass, la Chiesa russa ha commentato l’intervista di Bergoglio al Corriere: «Deplorevole che abbia scelto il tono sbagliato per parlarne»
Nelle ultime ore il patriarca Kirill è stato al centro di una delicata questione che ha coinvolto anche Papa Bergoglio. L’agenzia di stampa russa ha fatto sapere che per la Chiesa ortodossa Papa Francesco «ha travisato la conversazione avuta con il patriarca Kirill».
Il riferimento è all’intervista al Corriere della Sera rilasciata dal Pontefice e pubblicata il 3 maggio
Nell’intervista, il Papa aveva detto riguardo al colloquio: «Ho ascoltato Kirill e gli ho detto: noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin».
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
OLTRE OGNI CONFINE DEL RIDICOLO: NON SONO SOLO “NAZISTI” MA “INVOCANO PURE SATANA”
Non sono solamente nazisti, ma invocano anche Satana attraverso
simboli di magia nera per “rafforzare le loro armi”.
Questa è l’ultima paradossale carta complottista e cospirazionista lanciata sul tavolo dalla propaganda russa. Attenzione, non da singoli utenti social ma da quei media finanziati dal Cremlino e che fanno da megafono solo alla versione di Mosca.
E nell’ambito delle fantasiose ipotesi e capi d’accusa nei confronti del popolo e dei cittadini ucraini, oggi entra di diritto anche la “magia nera”.Tutto parte da un articolo, con tanto di video, pubblicato da uno degli organi di stampa dipendenti dal Cremlino (anche perché gli altri “oppositori” di Putin non esistono più per via della censura) in cui si parla di simboli di magia nera trovati nel “quartier generale dei mortai ucraini alla periferia del villaggio di Trekhizbenka”.
E tra questi ci sarebbe anche, su un muro, il “sigillo magico delle forze oscure”. E l’inviato di Ria Novosti ha raccontato così quel che dice di aver visto lì: “Forse gli autori dell’incantesimo eseguivano rituali per rafforzare le armi o ‘chiedevano’ di inviare loro più armi”.
Sembra paradossale, ma questa “denuncia” da parte dei russi è stata realmente pubblicata sul sito di Ria Novosti e sui canali social del quotidiano che segue pedissequamente la propaganda di Putin.
Non si sarebbero solamente scritte sul muro, ma anche testi scritti, dei documenti, macchiati con “righe di sangue”.
L’accusa, dunque, è quella di “magia nera”. Insomma, una classica storia fatta di teorie della cospirazione e complottismo per tentare, ancora una volta, di dare un senso a questa insensata guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina.
Perché dopo il “battaglione Azov” ci mancava solamente il “Battaglione Voldemort”.
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
TRE ANNI FA SI FECE IMMORTALARE A SAN SIRO MENTRE STRINGEVA LA MANO A MATTEO SALVINI, ALLORA MINISTRO DEGLI INTERNI
Era diventato “famoso” all’Italia intera per quella foto scattata nel dicembre del 2018 sul prato dello Stadio San Siro, mentre si intratteneva in una chiacchierata, in qualche sorriso e in una stretta di mano con l’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini.
Oggi, dopo l’arresto del dicembre scorso, è arrivata una nuova condanna nei confronti di Luca Lucci, il capo ultrà del Milan già noto alle forze dell’ordine per precedenti di violenza e traffico di sostanze stupefacenti. Per lui si apriranno le porte del carcere, per sette anni, come deciso oggi dal il gup di Milano Chiara Valori nel processo con rito abbreviato.
Il suo nome era finito all’interno delle pagine di cronaca e dei casellari giudiziari in diverse occasioni. Prima la condanna a quattro anni di carcere per aggressione dopo aver colpito con un pugno – facendogli perdere l’occhio sinistro – al volto Virgilio Motta all’epoca dei fatti (era il 2009) leader del gruppo di tifosi dell’Inter chiamato “Banda Bagaj”.
E oggi sulla fedina penale di Luca Lucci si è aggiunta una nuova condanna. Questa volta a 7 anni di carcere per traffico di droga. L’uomo, storico capo ultras del Milan, era stato arrestato nel dicembre del 2021 perché gli investigatori avevano intercettato un canale di sostanze stupefacenti provenienti da Sudamerica e Marocco.
Il curriculum giudiziario di Luca Lucci, dunque, aumenta nel capitolo della condanne. E proprio una sua stretta di mano allo Stadio San Siro di Milano provocò enorme imbarazzo nel 2018. Era il mese di dicembre e l’allora Ministro dell’Interno del primo governo Conte, Matteo Salvini, si era recato nell’impianto meneghino per festeggiare i 50 anni di storia della Curva Sud rossonera.
E lì venne immortalata quella lunga e amichevole stretta di mano tra i due. Il segretario della Lega, dopo le polemiche, chiese scusa per quella foto dicendo che se avesse saputo dei suoi precedenti penali non si sarebbe mai fermato a parlare con lui e a stringergli la mano.
Ma la fama precedeva già Luca Lucci.
Oltre all’episodio di violenza fisica nei confronti del tifoso dell’Inter Virgilio Motta (che si tolse la vita nel 2012, dopo che l’ultrà del Milan era stato condannato a quattro anni ma non pagò mai il risarcimento), Lucci era stato già implicato in un’altra indagine per traffico di droga. Come quando patteggiò una condanna a un anno e mezzo di carcere dopo aver tentato di far arrivare un Tir con 250 chilogrammi di marijuana all’interno della sede degli ultras del Milan. E oggi, a tutto ciò, si aggiunge la condanna – per rito abbreviato – a sette anni di carcere. Sempre per traffico di droga.
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DEL TG LA7 RIVENDICA LA SUA SCELTA
Enrico Mentana rivendica di aver adottato con i propagandisti russi
che sostengono o giustificano l’invasione dell’Ucraina la stessa linea dura stabilita con chi agitava posizione antiscientifiche su Covid e vaccino durante la pandemia.
In un post sulla sua pagina Facebook, il direttore del Tg La7 e fondatore del giornale online Open ha reso pubblica la sua posizione: “Scrissi qui cinque mesi fa che mi onoravo di non aver mai ospitato nel tg che dirigo nessun esponente dei no vax. Allo stesso modo mi onoro oggi di non invitare chi sostiene o giustifica l’invasione russa in Ucraina. E uso quelle stesse parole per rivendicarlo, senza dover aggiungere nemmeno una virgola”.
Mentana ha anche provato a prevedere eventuali critiche alla sua presa di posizione, sulla base di quelle che arrivarono nel pieno della pandemia: “Chi mi dice che così impongo una dittatura informativa, o una censura alle opinioni scomode, rispondo che adotto la stessa linea rispetto ai negazionisti dell’Olocausto, ai cospirazionisti dell’11 settembre, ai terrapiattisti, a chi non crede allo sbarco sulla luna e a chiunque sostiene posizioni controfattuali, come sono quelle di chi associa i vaccini al 5G o alla sostituzione etnica, al Grande Reset, a Soros e Gates o scempiaggini varie”. “Per me – puntualizza infine Mentana – mettere a confronto uno scienziato e uno stregone, sul Covid come su qualsiasi altra materia che riguardi la salute collettiva, non è informazione, come allestire un faccia a faccia tra chi lotta contro la mafia e chi dice che non esiste, tra chi è per la parità tra uomo e donna e chi è contro, tra chi vuole la democrazia e chi sostiene la dittatura”. Sono le stesse similitudini utilizzate a inizio dicembre 2021 per attaccare duramente gli antivaccinisti e i complottisti .
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
“PATRIOTTISMO E’ FORZATO DALLA PROPAGANDA ANTI-OCCIDENTALE”
Nessun entusiasmo e “un miscuglio di emozioni” che vanno dalla
depressione alla vergogna e che potrebbero prevalere quando la popolazione si troverà a pagare “i costi catastrofici del conflitto”. Secondo Lev Gudkov del Levada Tsentr, l’indubbio successo del regime nel creare consenso intorno alla bandiera potrebbe avere vita breve. Anche se la narrativa della contrapposizione all’Occidente “tocca corde profonde e funziona”.
E l’”accentuazione dei caratteri totalitari” del sistema rianima il conformismo cinico e opportunista che fu tipico dei cittadini dell’Urss. L’Istituto indipendente di indagini sociologiche Levada non è mai stato chiuso dalle autorità, probabilmente perché anche il Cremlino ha bisogno di sondaggi credibili. È però da tempo stato inserito nella lista degli “agenti stranieri”. Clienti e commissioni sono spariti. Occupa ormai solo poche stanze della sua sede storica sulla Nikolskaya, strada pedonale regina di quello che fu il turismo internazionale moscovita, a due passi dalla Piazza Rossa. Lev Gudkov è probabilmente il più autorevole sociologo del Paese.
Come è cambiata la società russa negli ultimi 70 giorni, se è cambiata?
Non è cambiata la società, è cambiato il suo stato: oggi è in uno stato di mobilitazione a supporto delle forze armate. Diverso da quello in cui era prima della guerra. La mobilitazione è dovuta al fatto che tutti i canali alternativi di informazione sono stati bloccati. È il motivo per cui la propaganda funziona. Parallelamente, sono state varate nuove leggi repressive e gli interventi di polizia e magistratura son diventati più duri: chi protesta contro la guerra viene punito severamente, non solo con l’arresto ma anche con le multe e col licenziamento dal lavoro.
Intanto, il sostegno dei russi alla guerra resta alto, anche se in discesa rispetto al mese di marzo: dall’81% all’attuale 74%. Il patriottismo sembra vincente.
È patriottismo forzato. La situazione è diversa da quella vista nel 2014 con l’annessione della Crimea. Al contrario di allora, oggi non osserviamo alcun entusiasmo. Piuttosto, un miscuglio di sentimenti: da un lato c’è soddisfazione e orgoglio perché la Russia – spiega la narrativa del regime – sta combattendo per liberare il mondo dal “nazismo ucraino”; dall’altro lato, vediamo agire disperazione, depressione, orrore, vergogna, shock per ciò che sta accadendo. Quali di questi sentimenti possano prevalere, dipende via via da quello che accade.
Per il 9 maggio prevarrà il sostegno alla guerra.
Sarà certo il culmine della campagna patriottica. Ma la guerra lampo è fallita e non ci sono molti successi da celebrare. Detto questo, la maggioranza sarà a favore di continuare fino alla vittoria. Il conformismo in questo momento è più forte della paura, che pure è ben presente nella società.
Il gradimento dei russi nei confronti del loro presidente resta molto alto ma sembra aver raggiunto il plateau. Dall’ 83% di marzo è sceso all’81%. Come leggere questi dati?
Il sostegno a Putin aumenta ogni volta che la Russia inizia una guerra. È stato così per la seconda guerra cecena, la guerra in Georgia, l’annessione della Crimea. Ed è così anche oggi. Il massimo si registrò nel 2015, un anno dopo il successo in Crimea: 89%. Poi però, per esempio nell’autunno del 2017 e in quest’ultimo autunno del 2021, abbiamo osservato una notevole diminuzione del rating e della popolarità del presidente, e registrato persino del malcontento. Solo la campagna militare attualmente in corso ha rialzato le quotazioni.
Si sente dire parecchio in giro che la situazione creata dalla guerra durerà qualche mese e poi tutto tornerà come prima. È una pia illusione?
È naturale che ci sia questo tipo di illusione nella società: le persone vorrebbero essere impermeabili alle conseguenze di questa avventura militare. E saranno conseguenze catastrofiche: la Russia subirà un ritardo di dieci anni nel suo sviluppo economico. Se non ci sarà un finale ancora più drammatico. I russi non hanno ancora capito quanto costerà loro questa guerra. Sia in termini economici che in termini politici.
A proposito di costi politici: anche prima dell’ “operazione speciale” in Ucraina lei definiva il sistema Putin come un “totalitarismo ricorrente”. Nel senso che vi si riscontravano caratteristiche del totalitarismo sovietico, mai metabolizzato. La guerra oggi sembra alimentare questi aspetti del regime. La Russia sta diventando uno stato pienamente totalitario?
Ancora non lo è. Ma è certamente in aumento la tendenza a rafforzare il regime repressivo e il controllo statale sugli ambiti della vita civile, dell’arte, della cultura, della religione, della vita privata, dell’istruzione. È un’accentuazione dei caratteri totalitari. Lo stato cerca di controllare tutte le aree della vita sociale. E siccome questo provoca resistenza, anche la repressione si intensifica.
Il suo maestro Yuri Levada e poi lei in prima persona avete studiato il concetto di “Homo sovieticus”: il cittadino tipico dell’ Urss che aveva sviluppato alti livelli di conformismo, cinismo e opportunismo per adattarsi al regime totalitario. L’ Homo sovieticus non si è estinto con l’Urss, avete scoperto. Come sta, oggi? Quanto è diffuso nella Russia dI Putin?
Quello del sovetsky chelovek (uomo sovietico) è un modello complesso, ma la sua caratteristica principale è di aver imparato ad adattarsi a uno stato repressivo. Pertanto, l’attuale inasprimento della politica repressiva e il rafforzamento delle strutture di potere lo stanno rianimando. Complice un’istruzione pubblica mai riformata, le nuove generazioni sviluppano le stesse capacità di adattamento alla repressione dell’Homo sovieticus. Tutte le abitudini tipiche di un’esistenza in una società chiusa si stanno oggi attivando, in parte sotto l’influenza della propaganda, in parte per la cultura politica di tipo sovietico che Putin vuol restaurare.
È per questo che ai russi sembra non pesare troppo l’auto-isolamento indotto dal conflitto ucraino?
Certo. Quando la gente dice di potercela fare senza l’Occidente, anche questo è un elemento del passato sovietico.
Perché la narrativa anti-occidentale è così importante per il sistema Putin?
Perché tocca corde profonde. La presunta minaccia proveniente dall’Occidente è sentita come una minaccia alla cultura, ai valori e all’esistenza materiale della Russia. Inoltre c’è un forte risentimento, verso l’Occidente. Perché per i russi resta ancora un ideale irraggiungibile. Un modello dove c’è libertà, democrazia, un alto tenore di vita. Nonostante la narrativa anti-occidentale, la percezione resta questa. E per screditare i valori occidentali, la propaganda ribalta i fatti. Spiega che l’Occidente cerca di distruggere, umiliare e indebolire la Russia. E che l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina. Senza questo fattore di minaccia per l’esistenza della Russia, l’intero sistema repressivo non funzionerebbe. Senza la costante intimidazione, la minaccia di un’invasione militare, l’ostilità dell’Occidente, il consolidamento della società russa nei confronti dell’autorità sarebbe impossibile. La cosa funziona: quando nei sondaggi chiediamo chi è responsabile della guerra in Ucraina, la maggioranza risponde che sono gli Stati Uniti e la Nato. Al secondo posto, il governo ucraino. E solo un numero insignificante di persone dice che la colpa è di Mosca.
(da Fanpage)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
ANZICHE’ METTERSI IN SALVO HA PREFERITO PRECIPITARSI AD AVVISARE I VICINI
È morto a 15 anni per salvare i suoi anziani vicini. Se solo fosse uscito da casa qualche minuto prima e si fosse diretto al rifugio più vicino dopo aver ricevuto l’allarme aereo sul suo cellulare, sarebbe sopravvissuto. È questa la storia di Vyacheslav, il 15enne rimasto ucciso ieri a Odessa dopo che le bombe russe hanno colpito un edificio residenziale. A raccontarla è stato il portavoce dell’amministrazione militare regionale di Odessa Sergey Bratchuk, citato da Unian.
“I razzi sono atterrati su un edificio di Odessa. Un ragazzo di 15 anni è morto. Si sa che è corso dai suoi anziani vicini, che non avevano ricevuto alcun allarme al telefono. Ha avvertito i vicini, ma non è sopravvissuto”, ha detto Bratchuk. Poco dopo è apparo su Telegram anche un messaggio del padre di Vyacheslav: “Ieri mio figlio è morto a causa dell’attacco missilistico. Non è rimasto al rifugio durante l’allarme del raid aereo — perché stava cercando di mettere in salvo gli anziani con cui si trovava. Loro sono sopravvissuti, lui no. Aveva 15 anni”.
L’attacco missilistico di ieri ha colpito anche una chiesa ortodossa, il tetto è crollato, l’edificio religioso è adiacente ad una struttura militare, oltre ad un edificio residenziale. Oltre alla morte del 15enne si segnala anche il ferimento di una 17enne, che è stata poi trasferita in ospedale. Secondo il governo di Kiev, dall’inizio dell’invasione russa lo scorso 24 febbraio, resta stabile a 219 il bilancio dei bambini ucraini morti, mentre aumenta il numero dei feriti, che si porta a 405 stando all’ultimo aggiornamento di ieri. Secondo l’ONU tra le 3.193 vittime accertate fra i civili, ci sono 72 bambini, 71 ragazze, 84 ragazzi e 734 donne.
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
“ORA HA CONCENTRATO LE TRUPPE NEL DONBASS MA NON RIESCE A SFONDARE”
La campagna militare russa in Ucraina è stata caratterizzata da
“scioccanti fallimenti di intelligence” e “incredibile arroganza”.
Sono queste le parole usate da Sir Antony Radakin, capo delle forze armate britanniche, che in una intervista al Wall Street Journal, ha criticato duramente l’operazione del Cremlino contro Kiev, aggiungendo di ritenere Putin sempre più isolato.
“Il loro processo decisionale raramente migliora, anzi peggiora. Siamo rimasti sorpresi dal modo in cui la Russia ha affrontato questo problema. Qualunque sia il finale del loro gioco, è drasticamente diverso dal loro gioco iniziale”, ha detto.
La Russia, ha proseguito Radakin, si aspettava di poter invadere l’Ucraina, conquistare le città in pochi giorni e prendere il controllo dell’intero Paese in un mese. La campagna era iniziata infatti con l’ambizione di conquistare tutta l’Ucraina, respingendo la NATO e dimostrando il potere e l’autorità della Russia, secondo il capo di Stato Maggiore britannico. “Tutti questi (progetti) sono falliti, la NATO non è mai stata più forte”, ha insistito l’ufficiale. “L’idea che il popolo ucraino in qualche modo scegliesse di orientarsi verso la Russia ora sembra assurda”, ha precisato.
E in effetti, dal 24 febbraio ad oggi, l’obiettivo del Cremlino è cambiato radicalmente. Al momento gli sforzi di Mosca sono concentrati sul Donbass. Ma anche in questo caso l’operazione non procede come sperato. Il che è confermato anche dall’ultimo rapporto del Ministero della Difesa britannico, secondo cui “la Russia ha schierato 22 gruppi tattici di battaglione vicino a Izyum nel tentativo di avanzare lungo l’asse settentrionale del Donbass. Nonostante stia lottando per sfondare le difese ucraine e costruire slancio, la Russia molto probabilmente intende procedere oltre questo territorio per conquistare le città di Kramatorsk e Severodonetsk. La presa di questi luoghi consoliderebbe il controllo militare russo del Donbass nord-orientale e fornirebbe un punto di partenza per i loro sforzi per tagliare le forze ucraine nella regione”. Ma il condizionale resta d’obbligo.
(da agenzie)
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Maggio 4th, 2022 Riccardo Fucile
LA SUA PORTAVOCE: “PUTIN HA PAURA DI LUI”
“L’ultima sentenza nei miei confronti non è ancora esecutiva ma ho sentito voci che sarò trasferito nel carcere di massima sicurezza di Melekhovo, dove ai detenuti vengono strappate le unghie”.
E’ l’ultimo tweet dal profilo ufficiale dell’oppositore russo Aleksei Navalny, attualmente in carcere, “bestia nera” del presidente Vladimir Putin.
Il tweet come spesso usa fare Navalny si conclude con una nota di sarcasmo: “Bene, almeno avrà una scusa per usare questa emoji alla moda”, scrive aggiungendo l’emoji delle mani con lo smalto.
Ma è tutt’altro che ironica la novità svelata ora sui social: a marzo, Navalny è stato condannato giudicato colpevole nell’ennesimo processo a suo carico per “frode e insulti a un giudice” e condannato a nove anni in un carcere di massima sicurezza, lontano da Mosca.
In un tweet separato, la portavoce del più celebre oppositore russo, Kira Yarmish, ha spiegato che “la colonia penale dove Putin ha ordinato di trasferire Navalny, è la numero 6 nella città di Melekhovo, nella regione di Vladimir”. La portavoce ha raccolto in un thread diverse testimonianze uscite sui trattamenti in questa prigione e ha concluso: “Si tratta di un posto mostruoso anche per gli insani standard delle carceri russe”. “Lì non c’è legge”, ha denunciato, “è qui che Putin vuole sbattere Navalny per non aver paura di lui e per aver detto la verità”.
(da agenzie)
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