Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
“SONO STATA USATA PER INFANGARE L’UCRAINA, QUELL’ATTACCO ERA VERO”
Le sue foto sono diventate simbolo del bombardamento all’ospedale di Mariupol avvenuto lo scorso marzo. Incinta e con addosso una coperta Marianna Vyscemyrska corre tra le macerie della struttura finita nel mirino dei raid russi per mettersi in salvo: il volto insanguinato e la paura negli occhi.
Due foto, scattate dai giornalisti di Afp che in poche ore hanno fatto, come si dice in questi casi, il giro del mondo diventando però strumento di propaganda russa.
La giovane blogger ucraina racconta quanto accaduto da quel giorno di marzo a oggi alla Bbc, in una lunga intervista, la prima con un giornale occidentale, Marianna ripercorre i momenti vissuti dal giorno dell’attentato e punta il dito contro chi ha strumentalizzato quelle foto accusandola di essere stata pagata dal governo ucraino. “C’è chi ha detto che fossi un’attrice, altri hanno detto invece che ho mentito sugli attacchi aerei che invece non ci sono mai stati: sono tutte bugie”, così la 29enne ucraina che pochi dopo quel bombardamento ha dato alla luce sua figlia Veronika che sta bene e con la quale sta provando a ricominciare una nuova vita cercando di dimenticare quanto accaduto.
Ma per Marianna sarà difficile, come lei stessa spiega, dimenticare il suono degli aerei che si avvicinano, le esplosioni e la paura provata in quegli istanti.
All’ospedale di Mariupol dove era ricoverata, il terzo della città, c’erano anche altre donne, quasi tutte prossime al parto, ed è su questo punto che nasce la critica proprio ad Associated Press accusata dalla 29enne di aver in parte dato in pasto la sua foto alla propaganda russa: “Se avessero intervistato anche le altre donne che erano lì quel giorno nessuno mi avrebbe accusata di essere un’attrice o di aver mentito, tutte avrebbero confermato il bombardamento”, racconta alla Bbc ricordando le offese ricevute insieme anche alle minacce attraverso i social.
I diplomatici russi l’hanno persino accusata di aver “interpretato” non una, ma due donne diverse. “Ho ricevuto minacce in cui mi dicevano che sarebbero venuti a trovarmi, che sarei stata uccisa, che mia figlia sarebbe stato fatto a pezzi”, dice raccontando la sua vita prima dell’invasione russa in cui come influencer promuoveva prodotti di bellezza, mentre il marito Yuri lavorava nell’acciaieria Azovstal, diventata icona della resistenza ucraina.
Il 9 marzo stava chiacchierando con altre donne del reparto quando un’esplosione ha distrutto in parte l’ospedale. Le donne si sono rifugiate nel seminterrato con altri civili mentre Marianna ha raccolto ciò che poteva ed è fuggita, ed è in quel momento che è stata fotografata. Le immagini sono diventate virali e così sono nate le bugie sul suo conto ripetute anche da alti funzionari russi e dai media statali. Ora La 29enne con Veronika e Yuri sta provando a tornare a una quotidianità che possa definirsi normale, ha ripreso a postare sui social ma, ricorda, “il tipico suono che fa un aereo quando vola sopra la tua testa sarà impossibile da dimenticare”.
(da Fanpage)
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Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
“PENSAVANO CHE FOSSI UNA SPIA DELL’OCCIDENTE”
Pavel Broska è un giornalista russo di 39 anni, è stato vittima del sistema russo: “Sequestrato, legato e torturato in uno scantinato per tre giorni perché pensavano fossi una spia di qualche nazione occidentale dopo aver pubblicato un articolo in cui riferivo di un milione di mascherine che sarebbero dovute arrivare in Italia ma non sono mai state consegnate”.
Broska da pochi giorni è scappato dal suo Paese con la moglie e la figlia in provincia di Brescia, dove chiederà l’asilo politico.
“Sono venuto in Italia perché questo paese è sicuro e c’è libertà di parola. Qui c’è un mio amico, il presidente delle Camere Penali Internazionali, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli” racconta in un’intervista alla giornalista dell’AGI Manuela D’Alessandro, in cui spiega come sia maturata la volontà di fuga e le violenze subite in questi anni da dissidente.
“In Russia ho iniziato a lavorare come giornalista alla radio presentando un programma sulle corse automobilistiche. Nel 2014 sono stato corrispondente di guerra ma quel lavoro mi è stato tolto perché ho scritto solo quello che vedevo coi miei occhi. Allora ho creato la mia stazione radio a Donetsk per trasmettere la verità alla gente, ma mi è stato proibito anche quello”.
Broska dice di avere poi asssunto l’incarico di caporedattore del canale ‘Crimea 24’ ma di avere dovuto lasciare anche questo incarico per non essere stato addomesticabile. E qui si arriva al capitolo più cruento della sia storia che coinvolge anche l’Italia.
“Dopo aver scritto che un milione di mascherine promesse all’Italia dal direttore del Centro di cultura e lingua Italiana di Sebastopoli non vi erano mai arrivate, il mio capo mi ha chiamato e mi ha chiesto di rimuovere l’articolo perché dei ‘grossi papaveri’ erano coinvolti in questa vicenda. Mi sono rifiutato. Poi sono stato licenziato e dopo un po’ sono stato sequestrato fuori da casa mia per essere interrogato. Per tre giorni sono stato legato in uno scantinato a dieci gradi mentre mi gettavano addosso acqua fredda e calda a intermittenza”.
Sul perché il carico umanitario non sia arrivato in Italia, le sue ricerche gli hanno fatto maturare un’idea precisa: “E’ stata un’ operazione di disinformazione creata dal Cremlino attraverso alcuni apparati di intelligence in Crimea. Anche le Camere Penali Internazionali, alle quali devo di avermi salvato la vita aiutandomi a venire in Italia , si occuparono della storia, mentre conducevo la mia indagine giornalistica”.
Sullo stato dell’informazione in Russia, Brovska osserva che “la censura c’è sempre stata, ma non così dura. Ora siamo quasi al livello del regime sovietico. Adesso in Russia essere cronista significa scrivere e dire quello che ti viene detto, non quello che vedi”.
Mantiene una speranza viva per il futuro nella durezza delle preoccupazioni: “Non ho paura per me stesso, ma per la mia famiglia. In Italia, voglio creare un sito per i residenti di lingua russa in Europa e, soprattutto, per far arrivare ai cittadini russi attraverso il web una voce libera, un’ analisi critica e il racconto della verità”.
(da Globalist)
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Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
KATERINA HA CONOSCIUTO IGOR DOPO ESSERSI SEPARATA DAL MARITO, LUI E’ UN EX BALLERINO
La figlia di Putin innamorata di uno Zelensky. Il presidente russo, già frustrato dall’andamento di una guerra che immaginava ben diversa, ora deve sopportare anche questo gossip dato in pasto all’opinione pubblica mondiale. La sua Katerina ha una relazione tenuta segreta con un ex ballerino che, ironia della sorte, si chiama come il nemico numero uno, dello zar, il leader di Kiev Volodymyr Zelensky.
Ma Igor, 52 anni, direttore fino al 4 aprile scorso del Bayerisches Staatsballett di Monaco, dal quale si è dimesso “per motivi familiari” dopo l’aggressione russa all’Ucraina, con il presidente ucraino ha in comune solo il cognome.
Dopo aver calcato i palchi più prestigiosi del mondo, danzando per il Royal Ballet di Londra, La Scala di Milano e il New York City Ballet, ha incontrato la secondogenita dello zar, Katerina Tikhonova Putina, classe ’86. E da tempo tra i due sarebbe nata una storia sentimentale tenuta nascosta ai più.
A rivelarla il sito russo d’informazione indipendente Vashnie Istorii, associato al settimanale tedesco Der Spiegel.
Secondo fonti ben informate, la scintilla tra Igor Zelensky e Katerina Putina sarebbe scoccata tra il 2017 e il 2019, quando la figlia che il presidente russo ha avuto con l’ex moglie Ljudmila Aleksandrovna fu notata fare la spola con grandissima frequenza tra Mosca e Monaco di Baviera. Proprio dove lavorava il suo Igor.
Alla fine del 2019, raccontano sempre i ben informati, Katerina si sarebbe stancata di fare avanti e indietro dalla Germania e si sarebbe stabilita nella capitale della Baviera.
Lei che è nata proprio in Germania, a Dresda, a differenza di sua sorella Maria Vorontsova nata un anno prima a San Pietroburgo. Entrambe le figlie sono finite nel mirino delle sanzioni occidentali, non risparmiate dalle misure con cui Europa e Stati Uniti hanno deciso di colpire l’intero cerchio magico del presidente Putin, compresi gli affetti familiari.
Di Katerina non si sa moltissimo: laureata in matematica e neuroscienze, ma anche ballerina di rock’n’roll acrobatico, avrebbe diretto prima di trasferirsi in Germania alcuni fondi di ricerca legati alle grandi società statali russe, dal colosso del gas Gazprom a quello del petrolio Rosneft.
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
IL COPASIR AVVIA UN’INDAGINE
Dopo aver ascoltato l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, e il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copasir) ha deciso di avviare una vera e propria indagine che includerà anche una missione a Bruxelles.
L’ha spiegato in un comunicato il presidente Adolfo Urso: «Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica nella seduta odierna ha deliberato di attivare una indagine conoscitiva sulle forme di disinformazione e di ingerenza straniere, anche con riferimento alle minacce ibride e di natura cibernetica».
«Nell’ambito dell’indagine conoscitiva – si legge – il Comitato procederà con ulteriori audizioni tra le quali sono già in programma quella del Direttore Generale del Dis, ambasciatrice Elisabetta Belloni, del Direttore Generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Roberto Baldoni, del Direttore e del Sottosegretario di Stato con delega per l’informazione e l’editoria, Giuseppe Moles, del Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, Ivano Gabrielli».
Il Comitato, come già emerso nei giorni scorsi, starebbe raccogliendo elementi sulla segnalazione – giunta dalla nostra intelligence – che nei confronti dell’Italia sarebbe in corso una vera e propria opera di inflitrazione, anche attraverso giornalisti o autori a libro paga. L’obiettivo della missione a Bruxelles sarebbe invece quello di incontrare organismi e gruppi di lavoro che lavorano sulle stesse tematiche. E che in una recente relazione hanno bacchettato proprio l’Italia.
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
CIRCA 20.000 UCRAINI HANNO RAGGIUNTO L’ESTONIA GRAZIE AD ASSOCIAZIONI INDIPENDENTI RUSSE
Grazie a una rete di attivisti russi – contrari alla guerra – circa 20mila ucraini hanno raggiunto l’Estonia dalla Russia dall’inizio del conflitto. Lo riporta il Financial Times, che fa riferimento ai dati forniti dalla polizia di frontiera locale. Il reportage realizzato dal quotidiano economico britannico racconta la coraggiosa solidarietà di centinaia di volontari per aiutare le vittime della guerra. Tramite il passaparola e le chat della piattaforma Telegram, questo gruppo di russi si è mobilitato per aiutare migliaia di profughi – deportati nel Paese governato da Vladimir Putin – a scappare nei Paesi vicini. Lo hanno fatto pur essendo consapevoli del giro di vite del Cremlino nei confronti delle Ong e delle associazioni per i diritti umani, definite dal regime “agenti dell’Occidente“.
Le conseguenze della guerra – Molti dei rifugiati che i volontari stanno aiutando – si legge sul Financial Times – non volevano finire in Russia. Mosca ha sempre spiegato di evacuare i civili, mentre Kiev parla di deportazioni forzate. Arrivati nel Paese che li ha invasi, gli ucraini vengono distribuiti in vari campi per sfollati – dormitori o sanatori – che possono essere anche a Vladivostok, in Estremo Oriente.
Lontani dalle proprie città, ormai distrutte, i profughi sono costretti a fare i conti con i problemi economici e burocratici. Cercano quindi di lasciare la Russia e in quel preciso momento viene loro in soccorso la rete di volontari: offrono informazioni e consigli, pagano i biglietti del treno (sono stati raccolti fino a 5mila-6mila rubli per un viaggio). Inoltre, ospitano le famiglie che, per raggiungere i Paesi baltici, passano per Mosca e San Pietroburgo.
Scelte difficili
– Ai profughi – dicono gli attivisti citati dal Financial Times – viene offerta la possibilità di scegliere dove essere portati. Eppure molti di loro – privi di informazioni utili – non sanno di preciso dove andare. Nella maggior parte dei casi, l’Estonia è la destinazione più richiesta dai sopravvissuti al conflitto, in quanto permette l’accesso anche a chi è privo di documenti. Il movimento volontaristico russo riesce a soddisfare molte delle richieste avanzate dagli ucraini anche grazie a un lavoro di coordinamento con le autorità locali, che hanno permesso alle associazioni indipendenti e ai pacifisti della società civile di entrare nei campi per avere un’idea della situazione. D’altra parte – ricorda l’articolo – molti altri attivisti sono stati arrestati per aver protestato contro il conflitto – definito dalle autorità “operazione militare speciale” – e rischiano fino a 15 anni di carcere.
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2022 Riccardo Fucile
PUTIN PUNISCE I CAPI DELLE DISFATTE A KHARKIV E NEL MAR NERO
Via l’uomo della disfatta di Kharkiv, sospeso anche chi comandava la flotta russa nel Mar Nero e il grande mistero di Valery Gerasimov, il capo di Stato maggiore che ha in mano i codici delle armi nucleari.
Dopo l’ammissione delle “difficoltà” sul campo da parte del vice di Medvedev, l’intelligence britannica lascia filtrare indiscrezioni sulla reazione di Vladimir Putin ai risultati insoddisfacenti ottenuti nei primi tre mesi di invasione dell’Ucraina.
E dopo le purghe nei servizi segreti della Fsb di cui si era avuta notizia nelle prime settimane di guerra, adesso tocca ai vertici militari. Una raffica di sospensioni, secondo il breafing pubblicato dal ministero della Difesa di Londra, si è abbattuto sulle gerarchie di Esercito e Marina. Finendo, secondo gli 007 inglesi, per influenzare le tattiche sul terreno. Ad avviso dei servizi britannici, infatti, c’è una “crescente tendenza” da parte degli ufficiali a rinviare le decisioni chiave ai superiori. La conseguenza? Uno stallo sul campo per la Russia, poiché la sostanziale inerzia non permettere di “riacquistare l’iniziativa”.§
A pagare il conto finora sarebbero stati Serhiy Kisel e Igor Osipov. Il primo, tenente generale, comandava la prima unità delle Guardie carriste ed è stato sospeso.
L’allontanamento è dovuta all’incapacità di prendere Kharkiv, una delle città maggiormente colpite fin dai primi giorni dell’offensiva e sostanzialmente rasa al suolo con bombardamenti continui.
Le truppe russe però non sono mai riuscite a ottenere il controllo della città, tra quelle essenziali per “chiudere il cerchio” nella zona sud-est dell’Ucraina. Il vice-ammiraglio Osipov invece era al comando della flotta nel Mar Nero, dove è stato perso l’incrociatore Moskva, colpito da un missile ucraino e affondato nelle ore successive. Si è trattato della più grande perdita di mezzi dall’inizio del conflitto, anche in chiave simbolica visto che la nave da guerra era considerato un “gioiellino” della Marina.
Ignoto invece il grado di “fiducia” di cui goda il capo di Stato maggiore Gerasimov: probabilmente è ancora al suo posto, secondo gli 007 londinesi, ma non è chiaro se sia nelle ‘grazie’ del presidente Putin. Su Gerasimov, tra l’altro, nelle scorse settimane erano circolate voci di un ferimento in Ucraina durante un raid di Kiev in occasione di una sua visita. Una vera e propria imboscata, alla quale secondo altre fonti il più alto in grado delle forze armate russe sarebbe sfuggito per poche ore.
L’intelligence britannica segnala che probabilmente tra i militari e nel sistema di sicurezza russi sta iniziando prevalere la una cultura dell’insabbiamento, con molti ufficiali impegnati nella guerra più concentrati sullo schivare “responsabilità personali” rimandando le decisioni chiave ai loro superiori. Un cortocircuito che per i servizi inglesi rischia di mettere a dura prova il modello di comando e controllo di Mosca, oltre all’avanzata sul campo in Ucraina, nonostante la scelta maturata già 40 giorni fa di affidare il coordinamento dell’operazione militare ad Aleksandr Dvornikov, veterano pluridecorato a capo delle forze russe in Siria, che hanno ampiamente usato bombe a grappolo e missili termobarici.
(da Il Fatto Quotidiano)
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