Destra di Popolo.net

INTERVISTA A ROBERTO SAVIANO: “MELONI USA BORSELLINO COME SIMBOLO, MA NON HA NIENTE A CHE SPARTIRE CON LA SUA STORIA”

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

“LA DESTRA DI MELONI E’ VIOLENTA. PIANTEDOSI? MARIONETTA DI SALVINI”… “I VERTICI RAI IL PEGGIO POSSIBILE”

Saviano esordisce così prima di iniziare l’intervista nel giorno in cui uno dei quotidiani governativi gli dedica la prima pagina con il suo volto sovrastato dal titolo “Lo stupidologo”. «Meloni usa Paolo Borsellino come simbolo, ma il suo partito non ha niente da spartire con quella storia». «Questa destra è la peggiore possibile», dice, «è razzista, violentissima».
Saviano non fa sconti al governo. Ha concluso da poco l’ultimo progetto editoriale: “Chi chiamerò a difendermi”, il terzo podcast della serie su Giovanni Falcone, prodotta da Audible firmato dallo scrittore di Gomorra, sotto scorta da oltre 15 anni per le minacce della camorra. Il podcast sarà disponibile a partire dal 23 maggio, il giorno del ricordo della strage di Capaci in cui la mafia uccise il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
Giovanni Falcone è un simbolo. Il tuo scopo però è raccontare cosa c’è dietro il mito. Cosa hai trovato?
Ho cercato di raccontare ciò che era Giovanni Falcone, una persona in grado di avere conoscenza millimetrica del potere criminale, quindi scaltro, strutturato, coraggioso, e dall’altra parte ingenuo, non si è accorto che i suoi colleghi lo stavano fregando nelle manovre per che le sue mosse era maldestre come candidarsi al Csm, il suo isolamento era totale.
Ricordo del primo verbale di Tommaso Buscetta vergato a mano da Falcone. Mi colpì la scrittura ordinata, immutata per pagine e pagine, la grafia sprigionava tranquillità. Eppure già all’epoca sapeva benissimo che la mafia ucciderlo. Come si può essere così lucidi in momenti così drammatici per la propria vita?
Falcone sapeva di essere nemico di un’organizzazione che aveva deciso di utilizzare il terrorismo per attaccarlo, Oggi è soprattutto il fango lo strumento per disinnescare i nemici delle organizzazioni mafiose. Cosa nostra lo vedeva come la persona che avrebbe potuto cambiare le leggi necessaria alla lotta alla magia, in grado di cambiare l’opinione pubblica. La sua lucidità derivava dalla consapevolezza che tenere insieme forma (il diritto) e sostanza (l’inchiesta) era l’unica strada per dimostrare oggettivamente l’esistenza di cosa nostra.
Perché un podcast?
Perché è come mettersi attorno al fuoco e ascoltare una storia. Quindi chiedo il tempo al mio ascoltatore per ascoltare una storia che lo commuoverà, lo farà arrabbiare, riflettere. La rende più accessibile storie complesse. Il podcast facilità l’entrata in questi meccanismi.
Nella narrazione costruita da Giorgia Meloni Paolo Borsellino è un mattoncino fondamentale. Lei dice di avere iniziato a fare politica dopo la sua uccisione. Credi che questa destra sia degna di sventolare la sua bandiera?
Utilizzano Borsellino perché aveva una formazione politica conservatrice, a differenza di Falcone e Antonino Caponnetto. Ma è pura propaganda, non c’è nulla della tradizione del pool antimafia, di cui faceva parte Borsellino, presente nella storia di Fratelli d’Italia. Niente, assolutamente niente.
Meloni è stata nel governo Berlusconi con Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario condannato per camorra. Una storia che tu conosci bene
Meloni non ha detto nulla di Cosentino, suo collega al governo, né sui funzionari di Fratelli d’Italia coinvolti in vicende criminali. Hanno taciuto circa il senatore Antonio D’Alì e Marcello Dell’Utri. Abbiamo avuto in questi mesi due soggetti che hanno ricoperto ruoli apicali ai vertici dello stato, D’Alì (ex sottosegretario agli Interni durante i governi Berlusconi) e Cosentino, condannati in via definitiva per mafia. Mai nella storia repubblicana si era arrivati a questo. Mai.
Quest’anno ricorrono i 30 anni delle stragi del 1993. C’è un’indagine a Firenze, Domani ha dedicato diverse puntate e fatto alcuni scoop su questo filone che vede indagati Berlusconi e Dell’Utri come presunti mandanti occulti e politici. Tu credi che ci sia stata una regia esterna e superiore nelle stragi?
Sulle stragi non arriveremo mai a una verità condivisa, è letteralmente impossibile. La regia esterna sarà impossibile da individuare dal punto di vista giudiziario, ma abbiamo già una verità storica: chi l’ha isolato, chi l’ha perseguitato, chi l’ha ucciso.
Cosa pensi della chiusura del programma di Massimo Giletti mentre erano in preparazione puntate sulle stragi?
È una storia oscura quella della chiusura del programma. Non ho elementi per valutare cosa sia davvero successo. Ma è tutto molto pericoloso quello che sta accadendo in questo paese. Sembra impossibile trovare uno spazio dove potere in maniera costante dare attenzione a queste dinamiche.
Qual è l’eredità più importante che ci ha consegnato Falcone?
«Il coraggio come scelta, quindi prendere una posizione pur sapendo che le conseguenze saranno terribili, ma se sai che quella posizione è giusta, se irrori continuamente di interrogativi, riflessioni, di trasformazioni questa tua verità sai che dà senso alla tua via. L’altra eredità è la conoscenza: Falcone nei suoi processi non ha mai cercato scorciatoie.
Nel podcast racconti di quando lo accusavano di non indagare i politici.
Lui sapeva che se avesse rinviato a giudizio politici solo con indizi, sarebbero stati assolti e avrebbe così consegnato la patente di legalità che queste persone non meritavano.
È lo stesso ragionamento di Borsellino, che diceva: non c’è bisogno di una sentenza per dire che una persona è vicino alle mafie, è il loro comportamento, raccontate quello che fanno: gli appalti, i loro silenzi, come stanno gestendo il paese, da questo capirete se sono vicini a quel mondo o no, che non per forza è reato, molto spesso sono dialoghi a distanza e tra politica e criminalità. Non sempre c’è il denaro come scambio, ma il consenso. Non delegare tutto ai tribunali, come se la magistratura fosse la sola a poter dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Con questo governo io temo anche una pressione sulla macchina giudiziaria, sta occupando tutto, l’Italia è una paese che sta davvero facendo paura».
L’assalto alla Rai. Fazio che va via, le voci dissidenti rispetto al pensiero della maggioranza che rischiano la cacciata. Cose già viste nel ventennio berlusconiano. O siamo oltre?
Siamo molto oltre. All’epoca esisteva una forma di resistenza. Oggi no, vengono invitati nei talk i picchiatori dei giornali che non sono giornali ma sono squadristi. E non c’entra la democrazia: non è che se io ho una posizione anti razzista devo invitare il razzista, non è che se io sono storico dell’olocausto devo invitare il negazionista. Il gioco delle contrapposizioni serve solo a far litigare e quindi a generare l’eccitazione dello stomaco e un residuale share. I vertici Rai scelti da questo governo sono il peggio possibile.
Il naufragio di Cutro, le reazioni del governo. Quale tra queste ti ha colpito di più?
«In realtà le dichiarazioni del governo sono quasi tutte spaventose, la conferenza stampa dopo Cutro è stata un orrore. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è riuscito a rimanere al suo posto nonostante si sia trasformato in una marionetta di Salvini, una delle figure più impresentabili della storia politica europea degli ultimi 50 anni.
Addirittura.
«L’archiviazione dell’inchiesta sul caso Metropol sui fondi russi vale più di mille condanne per capire che cosa ha tentato di fare la Lega di Salvini. Invito tutti a leggere il decreto di archiviazione perché segna la fine politica vera di  Salvini. Ecco, chiunque si trovi di fronte a lui è sufficiente che gli legga quel documento per farlo tacere su tutto. La magistratura ha dimostrato che c’era il tentativo di prendere soldi dai russi, e che questo non è andato in porto per ragioni legate alla fuga di notizie. Al resto ci ha pensato la Russia, che non ha mai risposto alle richiesta di collaborazione dell’ autorità giudiziaria italiana.
Sia la Lega sia Fratelli d’Italia hanno da tempo teorizzato la «sostituzione etnica».
«Meloni è molto furba, ha parlato di sostituzione etnica per tutta la sua campagna elettorale che dura da anni, e poi ha fatto fare la figura del fesso soltanto al cognato, Francesco Lollobrigida (ministro della sovranità alimentare, ndr): che non ha potuto difendersi dicendo “perché state attaccando me? Salvini e Meloni hanno parlato mille volte di sostituzione etnica”. Ha preferito fare la parte del fesso, invece di raccontare la realtà».
Qual è la realtà, dunque?
«Questa destra populista è razzista, violentissima. Non sono in grado di avere una visione comune di paese in grado di poter costruire una sistema sociale più giusto. Meloni finge di parlare a Bruxelles la lingua dei liberali, in Italia continua a parlare la lingua del picchiatore quale lei è. Diritti lgbt violati, la difesa della famiglia tradizionale, che va ad attaccare qualsiasi altro tipo di forma d’amore. Il “Dio patria famiglia” pronunciato da Meloni è pericoloso perché sta dicendo che vale solo il loro Dio, solo la loro idea di patria e solo la loro idea di famiglia. Ecco perché quel paradigma è spaventoso. Mentre chi ha un’altra visione, non perseguita, non impedisce che un’altra possibilità sia realizzata. L’immigrazione è stato lo strumento principale di propaganda di questa destra, che non aveva niente, né identità né storia».
(da editorialedomani.it)

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LO SCAZZO CALENDA-RENZI E’ MEGLIO DI “HOUSE OF CARDS”

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

CALENDA CONTRO IL “RIFORMISTA” DI RENZI: “TONNELLATE DI RETROSCENA IMBECCATI”

A Carlo Calenda la linea del nuovo Riformista non va giù. E lo scrive su Twitter, prendendosela con un titolo dell’edizione di venerdì quotidiano diretto – da qualche settimana – dal suo ex socio Matteo Renzi: “Azione ha perso attrazione“. Il pezzo, firmato dall’influencer renziana Annarita Digiorgio, parte dagli addii al partito di Calenda della parlamentare Naike Gruppioni e della segretaria dell’Emilia Romagna Giulia Pigoni, passate a Italia viva: “Solo gli ultimi due esempi”, scrive Digiorgio, “di una tendenza che sembra non arrestarsi”. Segue un elenco di dirigenti locali che hanno lasciato Azione in varie parti d’Italia, fino alla chiusa: “Ma Calenda continua a dare la colpa a Renzi, agli elettori, ai giornalisti, a chiunque, senza rendersi ancora conto che non è così che si costruisce un partito e che, forse, a sbagliare è proprio lui“.
Toni che mandano su tutte le furie l’ex ministro dello Sviluppo economico, anche perché Renzi aveva garantito di non voler usare il quotidiano per i propri interessi politici. “Anche oggi tonnellate di retroscena imbeccati e il Riformista che svolge il suo nobile ruolo di giornale indipendente. Anche oggi ribadiamo che nulla abbiamo a che vedere con tutta questa roba. Buona giornata. Discuteranno i gruppi parlamentari”, twitta Calenda.
Sabato infatti è in programma la riunione in videoconferenza chiesta dai capigruppo di Camera e Senato dopo che Calenda ha escluso un percorso comune verso le Europee. Se Italia viva decidesse di strappare avrebbe i numeri per fare un gruppo autonomo al Senato, mentre gli eletti di Azione sarebbero costretti a rifugiarsi nel misto (insieme all’Alleanza Verdi e Sinistra).
(da Il Fatto Quotidiano)

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CARO MENTANA, A SPALARE FANGO MANDIAMOCI I NEGAZIONISTI

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

GLI ECO-TERRORISTI NON SONO I GIOVANI DI ULTIMA GENERAZIONE MA QUELLI CHE STANNO UCCIDENDO IL PIANETA

“Che occasione avevano i militanti di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion, che lezione avrebbero dato se avessero fatto come gli angeli del fango che quasi 60 anni fa spalarono fango per aiutare e salvare opere d’arte dopo l’alluvione del 1966. Dài ragazzi, che siete ancora in tempo, meno tangenziali occupate, meno monumenti imbrattati, meno comparsate tv e più sana ma faticosa militanza”.
Se mi avessero chiesto, ieri, chi potesse essere l’autore di questo post su Instagram avrei risposto “Francesco Lollobrigida” o, a essere proprio ottimista, “Matteo Salvini”. Invece – e lo dico con amarezza – era Enrico Mentana.
Ci sono così tante cose sbagliate in quelle poche righe che non so da dove iniziare: intanto non si capisce perché i giovani ambientalisti dovrebbero dare lezioni spalando fango, visto che sono quelli che il fango cercano di prevenirlo con divulgazione e militanza, denunciando la crisi climatica e l’incuria del territorio.
Come dire: inutile manifestare contro l’omofobia, andate in ospedale a portare generi di conforto ai pestati a sangue. Secondo Mentana, poi, spalare fango sarebbe – quello sì – la militanza “faticosa”.
Temo che, specialmente a 20 anni, siano più faticosi la disobbedienza civile, una perquisizione, un arresto, un processo, i giudizi feroci di politica e boomer di generazioni arroganti e in via di estinzione.
Li chiamiamo eco-terroristi, ma gli eco-terroristi sono quelli che stanno uccidendo il pianeta, non chi tenta di salvarlo. E Mentana, uomo di tv, sbaglia anche su un ultimo punto: la militanza non è “più pala” e “meno tv”. La tv serve a far conoscere un tema, quello della crisi climatica, di cui pochi si occupano. E ieri, sotto al suo post, c’era proprio il commento di un ragazzo di Fridays For Future che precisava. “Il suo Tg è l’ultimo di prima serata per notizie sulla crisi climatica, ognuno si assuma le sue responsabilità!”. Ecco, facciamo che a spalare il fango ci mandiamo i negazionisti della crisi climatica e che cominciamo a difendere dal fango non solo il nostro territorio, ma anche i ragazzi che si occupano del futuro del pianeta mentre noi, al massimo, dalla tv lanciamo una raccolta fondi.
(da Il Fatto Quotidiano)

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BERLUSCONI STA MEGLIO, FORZA ITALIA NO: DEI 62 PARLAMENTARI ELETTI, SOLO 37 HANNO VERSATO AL PARTITO IL CONTRIBUTO PREVISTO DAL REGOLAMENTO, OVVERO 900 EURO MENSILI

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

TRA I MOROSI ANCHE IL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA, PAOLO BARELLI (CHE PERÒ NEGA: “CI SARÀ STATO UN PROBLEMA”)… IL GRANDE BUCO DEL TESSERAMENTO: LE ADESIONI SAREBBERO FERME A QUOTA 5 MILA

Dietro quel finestrino, rimasto chiuso, la mano che saluta è quella del generale di un ex esercito che oggi è un’armata smarrita. E anche un po’ irriconoscente. Silvio Berlusconi è finalmente fuori dalla clinica, per l’esultanza dei suoi parlamentari che fanno a gara a rallegrarsi pubblicamente
I sondaggisti dicono chiaramente che il consenso di nessun altro partito, più di Forza Italia, è legato a quello del suo leader. Ecco perché sono stati un incubo, per la comunità azzurra, i 45 giorni di ricovero dell’ex premier. Eppure gli eletti fanno molta fatica a ricambiare anche solo parzialmente il favore, versando il contributo previsto dal regolamento: ovvero 900 euro mensili, più l’una tantum fissato per l’elezione (10 mila per chi ha corso con l’uninominale, 30 mila per chi era nel plurinominale).
Solo 37 parlamentari su 62 nel 2023 hanno pagato la quota. Quattro su sei, quasi la metà, sono morosi. Un dato che emerge dall’elenco delle donazioni che lo stesso sito di Forza Italia pubblica. Non mancano i big nella lista degli inadempienti, aggiornata ai primi giorni di aprile: fra loro, ad esempio, c’è il presidente dei deputati Paolo Barelli, il vicepresidente dei senatori Adriano Paroli, il capogruppo in Commissione bilancio Roberto Pella.
Anche se Barelli dice che c’è un errore: «Io moroso? Non è vero, ci sarà stato un problema nella registrazione del versamento». Intanto sono pochissimi pure i consiglieri regionali che nel 2023 hanno pagato la loro quota.
Poi c’è il grande buco del tesseramento. Secondo informazioni che arrivano dai vertici del partito, le adesioni sarebbero ferme a quota 5 mila. Una miseria. Il partito continua a vivere grazie al sostegno della famiglia Berlusconi: nell’anno in corso centomila euro a testa hanno già messo Paolo, fratello dell’ex premier, e i figli Barbara, Eleonora, Luigi, Marina, e Piersilvio.
È in questo clima che il nuovo cerchio magico del Cavaliere, rinfrancato dal miglioramento delle condizioni di salute del Cavaliere, cerca ora di rilanciare il partito. Tullio Ferrante, il sottosegretario vicino a Marta Fascina che ha la delega al tesseramento, ha scritto una lettera a tutti i coordinatori regionali e provinciali per stimolare le adesioni.
L’obiettivo, che anche l’interessato definisce «molto ambizioso», è quello di arrivare entro fine maggio (restano in pratica 10 giorni) a centomila tessere. E la novità, annunciata dallo stesso sottosegretario campano, è l’organizzazione dei congressi: «Speriamo di partire entro la fine dell’anno».
Un modo con cui strutturare un partito oggi accentrato sulla figura di un leader anziano e acciaccato, seppur pervaso dalla voglia di fare. Una strada che potrebbe portare anche alla legittimazione dell’attuale classe dirigente, con in testa il coordinatore Antonio Tajani, organizzatore della recente kermesse milanese che ha visto il ritorno sulla scena, seppure in video, di Berlusconi. Il mese e mezzo di permanenza del Cavaliere in ospedale, infatti, ha coinciso con una guerra sotterranea fra le diverse anime di FI che si contendono l’eredità del Capo.
Tajani ha cercato di rasserenare gli animi, incontrando sia la capogruppo al Senato Licia Ronzulli sia il vicecoordinatore Alessandro Cattaneo, ridimensionati dal ribaltone interno di fine marzo. Ma il clima resta teso, come dimostra la decisione di Cattaneo, estromesso dalla guida del partito a Pavia di denunciare al collegio dei probiviri Alessandro Sorte, altra figura in ascesa dentro FI e anche lui legato a Fascina
(da La Repubblica)

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VERONA, LA STUDENTESSA ALLE PRESE CON IL CARO AFFITTI: “PENSO DI ABBANDONARE GLI STUDI, NON POSSO PERMETTERMELI”

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

E’ INTERVENUTA DURANTE L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO DAVANTI ALLA MINSTRA BERNINI

Una storia come tante. Una storia di sacrifici per pagare l’affitto e gli studi in una città lontana da quella di provenienze. Ed è la stessa presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Verona a sottolineare l’abbondanza di storie come quella che ha deciso di veicolare nel suo discorso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico: «Ho 22 anni, vengo da Frosinone. Ho scelto di trasferirmi a Verona per continuare il mio percorso di studi. Speravo di trovare qui delle opportunità migliori. Dopo due mesi a cercare casa, ho finalmente trovato una stanza: 400 euro, utenze escluse. Per pagarla, ho cercato lavoro. Barista serale: sette euro l’ora, senza contratto. Non era abbastanza. Ho cercato un full time, e rinunciato a seguire le lezioni. I ritmi sono diventati insostenibili, studiare: impossibile. Penso di abbandonare gli studi», ha esordito Francesca Flori, raccontando probabilmente non la sua vicenda, ma quella di una sua conoscente. In platea, oltre al rettore, è seduta la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini.
«Per pagarsi gli studi, gran parte di noi deve affidarsi a esperienze lavorative di sfruttamento, che non garantiscono contratti regolari e tutele. In media uno studente spende 11 mila euro l’anno: un lusso che solo pochi possono permettersi. Meno del 5% degli studenti ha la fortuna di abitare in uno studentato pubblico», ha proseguito Flori, attaccando poi l’esecutivo Meloni. «La consegna, anche attraverso i fondi del Pnrr, della residenzialità universitaria in mano ai privati è inaccettabile. Dimostra la mancata assunzione di responsabilità da parte del governo. Non dobbiamo stupirci se quasi mezzo milione di studenti sceglie di abbandonare gli studi, confermandoci penultimo paese in Europa per numero di laureati. Non dobbiamo stupirci se altrettanti ogni anno decidono di lasciare l’Italia per formarsi altrove. Ogni anno un ricercatore su cinque lascia l’Italia per trovare all’ estero quella dignità lavorativa, qui assente. Anche il percorso degli specializzandi è precario: subordinato alle carenze del Servizio Sanitario Nazionale. Al di fuori del nostro Paese, ricerca e specializzazione vengono riconosciute come lavori, mentre in Italia queste non sono nemmeno garanzia per un mutuo».
(da Open)

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ORA ABBIAMO CAPITO QUALI SONO LE PRIORITA’ DELL’ITALIA: IL GOVERNO VUOLE CANCELLARE L’IVA SULLE OPERAZIONI DI CHIRURGIA ESTETICA

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

LA MOZIONE FIRMATA DA LEGA, FDI E FORZA ITALIA… MENTRE CI SONO ITALIANI CHE NON RIESCONO A PAGARE I FARMACI E A FARE LA SPESA…

Il centrodestra chiede al governo una norma per togliere l’Iva sulle operazioni di chirurgia estetica. E chiede certezza normativa agli operatori di un settore, medici e pazienti, alle prese da tempo con l’Agenzia dell’Entrate.
La mozione vede come prima firmataria Annarita Patriarca di Forza Italia: «Le prestazioni di medicina e chirurgia estetica devono rientrare nel novero delle prestazioni sanitarie non sottoposte a trattamento Iva. Il concetto di ‘salute’ è comprensivo di ogni stato di completo benessere fisico, psichico e sociale che non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità’. Applicare l’imposta, oggi richiedendone addirittura il versamento per il passato, «rappresenta una criticità per gli operatori di settore e per gli stessi pazienti, oltre che una condotta contraddittoria da parte dell’amministrazione finanziaria».
La mozione è stata firmata, tra gli altri, anche dalla leghista Simona Loizzo e dal deputato di Fratelli d’Italia Luciano Ciocchetti. Qualche tempo fa sul tema era intervenuta anche la Cassazione. Che ha stabilito che spetta al contribuente-medico dimostrare che esistano i presupposti che legittimino la richiesta di esenzione. Insomma, la mozione chiede al governo di porre fine a queste contestazioni e sanzioni, per il passato ma anche per il futuro. E soprattutto esentare tutti gli interventi estetici dall’Iva.
Contro la richiesta Nicola Fratoianni di Avs: «Mentre si preparano a togliere il superbollo per chi possiede una Ferrari da 300mila euro la destra chiede al governo di togliere l’Iva sulla chirurgia estetica. Mi aspetterei un’attenzione maggiore su chi non si può più permettere le cure odontoiatriche, o chi non ce la fa più a pagare i farmaci o che aspetta mesi se non anni per poter essere visitato».
(da agenzie)

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“IL GOVERNO MELONI RINUNCIA AI SOLDI DEL PNRR PER IL DISSESTO IDROGEOLOGICO”

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

SECONDO “REPUBBLICA” SI TRATTA DI 9 MILIARDI, LA TUTELA DEL TERRITORIO NON E’ TRA LE PRIORITA’ DEL GOVERNO

Il governo Meloni rinuncia ai 9 miliardi del Pnrr per combattere il dissesto idrogeologico? Un retroscena di Repubblica oggi racconta che l’esecutivo ha intenzione di lasciare quei fondi all’Europa e non spenderli. Almeno non subito. Perché tra le priorità della revisione del Piano di Ripresa e Resilienza non c’è la tutela del territorio.
Visto che secondo i suoi ministri il Recovery Plan non è la leva da utilizzare. Anche se tecnicamente, spiega il quotidiano, il travaso è possibile. E le risorse potrebbero aumentare usando i soldi dei progetti che non ingranano. Perché anche i progetti sulla salvaguardia del territorio legati ai soldi dell’Europa sono rimasti sulla cart
Attualmente, sostiene Repubblica, dei 9 miliardi circa 6,5 hanno a che fare con progetti per la tutela del territorio. Sono invece fermi i 2,5 per la riduzione del rischio idrogeologico.
Si tratta di soldi che interessano una popolazione di 1,5 milioni di italiani. Per le frane e per il recupero delle case che rischiano di crollare. I soldi ci sono. Ma anche Bruxelles ha certificato che l’Italia non riesce ad utilizzarli. Eppure sono progetti “in essere”. Ovvero esistono da tempo e però fanno fatica ad andare avanti.
Dei 2,5 miliardi che il governo può impiegare, appena 800 milioni sono stati invece indirizzati a nuovi investimenti. Ma secondo l’esecutivo il problema sono le regioni. «È inutile cercare altro denaro se ancora qualcuno ha delle risorse nel cassetto», ha tuonato il ministro della Protezione civile Nello Musumeci.
(da La Repubblica)

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ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA, RAVENNA PRONTA AL GIORNO PEGGIORE: 27.000 EVACUATI

Maggio 20th, 2023 Riccardo Fucile

AL NORD CONTINUA A PIOVERE

I canali si gonfiano e gli abitanti di Ravenna si rifugiano sui tetti. Chi è rimasto, dato che il 16% del territorio comunale è stato evacuato.
Due ravvenati su dieci – per un totale di oltre 27 mila persone – sono stati costretti a lasciare la propria abitazione. Potrebbe essere oggi, infatti, il giorno peggiore per la città romagnola dove già si registrano carenze di acqua potabile e cibo a causa delle alluvioni che da giorni mettono in ginocchio la regione.
«Non sappiamo se riusciremo a fermare l’acqua», dichiara il sindaco Michele de Pascale citato da La Repubblica mentre buona parte del territorio comunale non ha nemmeno luce e gas. Il canale romagnolo è stato deviato per evitare il peggio, ma sono le strade ad essere diventate fiumi sui quali chi con gli stivali e chi con i gommoni tenta di raggiungere i centri di accoglienza dove si sono già radunate oltre 3 mila persone.
Il meteo e la speranza
Chi rimane si unisce alle squadre di soccorso, e canta Romagna Mia per farsi forza mentre ammassa montagne di terra e pietre nei punti critici. La speranza è di riuscire a salvare almeno il centro storico. Dal cielo, intanto, l’acqua continua a cadere, mentre il mare grosso dell’Adriatico impedisce il deflusso corretto dei fiumi peggiorando la situazione. Si moltiplicano gli appelli a non intasare le linee telefoniche. Fortunatamente, i rovesci più intensi dovrebbero verificarsi sul Nord-Ovest e sull’Appennino centrale e quello meridionale in serata. Molte attività commerciali sono chiuse, così come le scuole e i centri di aggregazione per giovani e anziani. Le farmacie sono prese d’assalto ma per il resto a Ravenna sembra tornato il lockdown, con gran parte dei 100 mila abitanti barricati in casa, più in alto possibile. La priorità è salvare vite, la ricostruzione e la conta dei danni, che potrebbero colpire anche l’immenso patrimonio artistico del ravennate, arriveranno dopo.
Il ripristino dei servizi essenziali
Non si arrestano gli sforzi dei soccorritori. Intorno alle 6.30 di stamattina è stato riaperto il tratto tra Faenza e Forlì della A14 Bologna-Taranto. Con un’ora e mezza di anticipo i tecnici di autostrade per l’Italia lavorando nella notte sono riusciti a ripristinare i danni causati dalle alluvioni. Intanto, tra Faenza, Bagnacavallo e Ravenna, si lavora al ripristino dei servizi pubblici essenziali. L’acqua potabile arriva in autobotte mentre si cerca di far ripartire le linee elettriche e quelle telefoniche. Arrivano anche provvigioni via strada, ma il loro percorso rallenta quando si giunge nelle zone allagate e i mezzi su gomma non possono più proseguire verso un dei territori che – paradossalmente – è tra quelli che più di tutti sfama il nostro Paese.
Frane a Bologna
Nel frattempo, nel Bolognese, poco più a nord, continuano le frane. Nel territorio di Sasso Marconi, una frana ha fatto quasi sparire una montagna trascinata dall’acqua e dal fango. «Hanno sentito due boati come per un terremoto», dichiara il sindaco di Bologna Matteo Lepore che ha effettuato un sopralluogo assieme al primo cittadino locale, Matteo Parmeggiani. I detriti hanno investito una trattoria e un maneggio: «Devastato. La casa del fabbro e la trattoria travolti da una colata che in un minuto ha trascinato con sé centinaia di alberi, container, e ogni cosa abbia trovato lungo il suo percorso per 800 metri». «La terra continua a muoversi in tutta la montagna di Bologna. Questa per noi ora è la cosa più urgente: mettere in sicurezza le famiglie isolate, liberare le strade e le vallate», continua Lepore.
(da La Repubblica)

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