Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
NON SONO SULLA STESSA POSIZIONE CHI FA LE LEGGI E CHI LE SUBISCE SULLA PROPRIA PELLE
La vicenda ormai la conosciamo tutti. La ministra alla Famiglia tradizionale Eugenia Roccella, degna rappresentante del partito di Giorgia Meloni trattata in giro per il mondo come un Orbán qualsiasi, si presenta al Salone del libro di Torino e viene giustamente contestata per le sue posizioni antiabortiste che avrebbero fatto schifo già 50 anni fa.
Qui inizia il romanzo dei frignoni, maestri nel genere letterario del vittimismo. Un piccola nota prima di iniziare: lamentarsi di essere censurati mentre si è al governo in qualsiasi tempo e in qualsiasi Paese sarebbe una sindrome da affidare alla psichiatria, non potrebbe mai diventare un elemento serio di dibattito politico. Da noi invece va così.
La ministra Roccella lamenta la mancanza di democrazia mettendo alla pari la sua posizione che le permette di fare le leggi con quelli che le sue leggi le hanno subite. In sostanza dice che questo Paese è antidemocratico perché lei ha potuto fare leggi che impattano tutti i giorni sulla vita reale delle persone ma vorrebbe anche essere applaudita ovunque vada, scambiando il Salone del libro per una lunghissima e vastissima puntata di una trasmissione di Bruno Vespa.
“Avrebbero dovuto farla parlare”, dicono i maestri di democrazia con l’anima nera. La democrazia invece è pienamente esercitata: la ministra Roccella ha democraticamente fatto le leggi con il suo governo e quelli legittimamente le urlano in faccia che le sue leggi fanno schifo. L’autoritarismo di questo governo incapace nel proprio ruolo sta nelle faccette di Giorgia Meloni quando le dicono qualcosa di sgradito e nei peana di destrorsi (anche travestiti da liberali) che rivendicano il diritto per Roccella di fare marchette promozionali indisturbata.
“Avrebbero potuto partecipare al dibattito”, dicono. E già. Il dibattito post legem è l’elemosina che dovrebbe accontentare chi si ritrova ad avere la vita stravolta dall’impudico legiferare di questi? Il dibattito in un Paese democratico avviene prima. Dai, su non scherziamo. Contestare il potere è un dovere democratico. Coloro che in questi giorni stanno denunciando la “violenza” dei contestatori sono gli stessi che bastonano la minoranza, corroborando il gran romanzo dei frignoni. Siamo un Paese in cui molti giornali titolano contro i leader dei partiti che on governano, sentendosi alfieri di chissà cosa, quando sono semplici camerieri del potere.
A chiudere il desolante quadretto arriva di corsa la legionaria deputata Fdi Augusta Montaruli che invita il direttore del Salone Nicola Lagioia a “vergognarsi con tutti i soldi che prendi”. Augusta Montaruli è un pregiudicata in via definitiva per avere usato soldi pubblici per fini privati. Passa la buriana e il partito di maggioranza nel Paese sciorina comunicati stampa in cui esulta per essersi tolto di mezzo il direttore Lagioia il prossimo anno. Il prossimo Salone del libro si potrebbe pensare a uno stand dei frignoni, dedicato alla letteratura di genere. In omaggio magari si potrebbe dare un corso accelerato sulla gestione del dissenso.
(da La Notizia)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
ECCO TUTTI I NOMI IN GIOCO
Faranno tutto e subito i nuovi vertici sovranisti della Rai. Al
prossimo consiglio di amministrazione, già fissato per giovedì 25 maggio, l’ad Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi non si accontenteranno di proporre il turnover dei direttori nei telegiornali – necessari per abbinare l’informazione pubblica al colore della maggioranza nazionale – ma procederanno pure con i cambi alla guida dei Generi che da qualche anno hanno preso il posto delle reti.
Dagli approfondimenti all’intrattenimento, verrà completamente sostituito il motore di format e programmi in grado di plasmare i palinsesti a immagine e somiglianza della maggioranza di governo.
Un pacchetto corposo di nomine, mai così tante insieme, che consentirà di accendere Tele-Meloni già in settimana. Quelle nelle testate giornalistiche saranno sottoposte al voto, che tuttavia non dovrebbe riservare sorprese nonostante la ferma opposizione del Pd. Per le altre basterà invece una semplice comunicazione dell’ad, essendo il parere del Cda solo consultivo. Risultato? La destra a trazione Fratelli d’Italia farà l’en plein, Lega e Forza Italia occuperanno alcune postazioni strategiche, alla minoranza resteranno le briciole. Con il M5S in risalita rispetto all’era Draghi, che l’aveva molto ridimensionato.
Al Tg1, salvo sorprese dell’ultima ora, sbarcherà il capo dell’AdnKronos Gian Marco Chiocci, amico personale della premier, che è riuscito a spuntarla sull’attuale direttore del Tg2 Nicola Rao: un pezzo di FdI avrebbe preferito quest’ultimo, ma l’inquilina di Palazzo Chigi si è mostrata irremovibile.
Nel gioco dei pesi e contrappesi, FI prenderà il Tg2 con Antonio Preziosi, che lascerà RaiParlamento a Giuseppe Carboni in quota grillina. Al Tg3 rimarrà Mario Orfeo, che presidierà il fronte dem. Come pure il meloniamo Paolo Petrecca a Rainews24.
La Lega conserverà la TgR con Alessandro Casarin direttore e Roberto Pacchetti vicario: quando fra un anno il primo andrà in pensione, gli subentrerà il secondo. E strapperà anche il Gr1, dove però c’è un derby in corso fra Angela Mariella (favorita dalle quote rosa, visto che le donne sponsorizzate dai sovranisti si contano sulle dita di una mano sola) e Francesco Pionati, ex parlamentare Udc folgorato sulla via del Carroccio. Chiunque vincerà la sfida, prenderà il posto di Andrea Vianello, dirottato a Rai San Marino.
Al Gr2 arriverà Simona Sala, sospinta dai Cinquestelle. A RaiSport, su cui i lumbard avevano messo gli occhi, dovrebbe approdare invece Iacopo Volpi su input berlusconiano.
Stesso schema pigliatutto sui Generi. Agli approfondimenti giornalistici, in sostituzione di Antonio Di Bella, verrà promosso Paolo Corsini, che piace a FdI ma anche alla Lega. Idem al day time, dove salirà Angelo Mellone, intellettuale organico tendenza ministro Lollobrigida, come lui tifosissimo della Lazio.
L’Intrattenimento di prima serata, la cassaforte che sovrintende fra gli altri al Festival di Sanremo, passerà a Marcello Ciannamea su indicazione di Matteo Salvini.
Rao, rimasto senza Tg, dovrebbe trasferirsi alla Direzione Relazioni istituzionali. Monica Maggioni, spostata dalla testata ammiraglia, prenderà il coordinamento editoriale finora guidato da Giuseppina Paterniti che va in pensione.
All’Ufficio Studi l’azzurro Francesco Giorgino è dato quasi per certo, in vece della grillina Claudia Mazzola destinata alla Comunicazione. Fiction, RaiCultura e RaiCinema per adesso non verranno toccate, in attesa della “madre di tutte le riforme”: un grande polo pubblico dell’audiovisivo, destinato a cambiare la narrazione e creare un nuovo immaginario.
(da La Repubblica)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
COMMISSIONI DEL 20% E RITARDI NEI PAGAMENTI… COSI’ I RISTORANTI ITALIANI SONO DIVENTATI DIPENDENTI DALLE APP DI CONSEGNA CIBO
L’algoritmo presenta il conto ai ristoranti ed è assai salato. Secondo un’indagine condotta dall’Inapp su un campione di 40 mila aziende, le piattaforme di food delivery esigono in media una commissione del 18,2% dai circa 19 mila esercizi italiani che le utilizzano per raccogliere consegnare gli ordini a domicilio. Per un ristoratore su tre, però, il costo del servizio via app oltrepassa addirittura la soglia del 20%.
All’apice della pandemia Glovo, Deliveroo, Just Eat e gli altri portali sono stati per mesi il principale, se non l’unico, canale di vendita per trattorie, osterie, pizzerie e via dicendo. Le iscrizioni sono così aumentate rapidamente: secondo l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, oggi il 12,8% dei ristoratori ha in essere un contratto con un’app di consegna a domicilio, quasi il doppio rispetto al periodo pre-Covid.
Il dato può apparire basso, ma è in realtà elevato se si considera che la presenza delle piattaforme si concentra nelle città e tocca marginalmente le migliaia di piccoli comuni italiani. Questa attività ha generato nel 2022 un giro d’affari di 1,8 miliardi di euro, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Segno che il food delivery ha superato la fase di emergenza dei lockdown per trasformarsi in un’abitudine di consumo.
Ma chi ne trae il maggior beneficio? Il 79,8% dei ristoranti che si avvale del food delivery ha dichiarato ricavi in aumento fra 2020 e 2021 contro il 77,8% degli esercizi che non lo utilizza. Uno scarto di due punti percentuali che pare suggerire che la presenza sulle app non sia poi un grande affare. Manca però la controprova, ossia non si può dire quale sarebbe stato l’andamento degli affari dei ristoratori se non avessero adoperato i servizi delle piattaforme.
Di sicuro, però, c’è che nel 2021 le tre piattaforme leader, Just Eat, Glovo e Deliveroo, hanno fatturato nel complesso oltre 358 milioni in Italia, incrementando del 40% il risultato dell’anno precedente. Anche se i bilanci del 2022 non sono ancora disponibili, è probabile che i loro ricavi siano di nuovo saliti in misura più che proporzionale alla crescita del mercato italiano, siano cioè aumentati più del 20%.
Anni di concorrenza spietata, infatti, hanno ridotto il numero di operatori. La tedesca Gorillas, per esempio, ha lasciato l’Italia, mentre l’olandese Just Eat si è fusa con Takeaway e la spagnola Glovo ha comprato Foodinho. Questo consolidamento dovrebbe consentire alle piattaforme di raggiungere finalmente il profitto e, forse, potrebbe favorire un miglioramento delle condizioni di lavoro e retributive dei circa 30 mila fattorini alle dipendenze dell’algoritmo in Italia.
Ma a quale prezzo? Secondo il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda, «esiste un pericolo di dipendenza tecnologica, economica e finanziaria delle imprese dalle piattaforme, che richiama, anche se in misura ridotta, lo stesso rapporto sbilanciato che queste hanno coi lavoratori».
Già ora le app di food delivery gestiscono gli incassi per due terzi dei ristoranti affiliati e nel 92% dei casi non li trasferiscono immediatamente al titolare. Oltre che un costo, nota l’istituto, il ritardo nel pagamento è un fattore di rischio finanziario per le imprese e comprova il potere negoziale delle piattaforme che, del resto, sono spesso in grado di imporre e modificare a piacimento le condizioni contrattuali.
La concentrazione del settore del food delivery può sbilanciare ulteriormente i rapporti di forza a favore delle piattaforme dominanti in Italia. Circa un quarto dei ristoranti, per esempio, dichiara già di non poter accedere alle informazioni riguardo ai propri clienti e ha quindi di fatto perso il controllo della relazione commerciale. Con tutte le conseguenze del caso: al 32% degli esercizi è così capitato almeno una volta di perdere clienti per disservizi causati dalle app.
Al mercato della ristorazione potrebbe così accadere quanto già successo nel turismo, dove poche piattaforme – in primis Booking.com e, in misura minore, Expedia – dominano già da tempo e sono impiegate dal 77% di affittacamere e dal 75% degli hotel. E dove alle commissioni di servizio si aggiungono le somme da pagare per comparire fra i primi risultati di ricerca sulla piattaforma, sotto pena di oblio informatico. L’algoritmo è un padrone esigente.
(da La Stampa)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
DA NORD A SUD SONO 600 MILA GLI APPARTAMENTI ADIBITI A B&B – LO SCOTTO LO PAGA CHI VIVE IN QUESTE CITTA’ E HA BISOGNO DI UN APPARTAMENTO IN CUI VIVERE: HA POCA SCELTA E A PREZZI ESORBITANTI
Su una cosa Andrea e Luca sono d’accordo: a Firenze non si
riesce più ad abitare: «I turisti sono troppi, è una giungla». La differenza è che Andrea vive fuori e il suo monolocale ai limiti del centro — Porta al Prato — lo affitta ai viaggiatori su Booking e Airbnb: «Mi aiuta a integrare lo stipendio, è pieno 200 notti l’anno».
Mentre Luca, che in quella zona vive, dai turisti si ritrova circondato. L’appartamento sopra, quello sotto, quello a fianco al suo, frazionati e trasformati nel “nido a 15 minuti dagli Uffizi”: «Sembra di essere in un albergo a ore — racconta — viavai continuo, rumori e le spese del condominio raddoppiate, tutto per difendere la rendita di qualcuno». Parti opposte dello stesso fronte: quello degli affitti brevi, con il loro dibattutissimo impatto sulle città.
Da un lato chi invoca una stretta: gli studenti in tenda contro il caro affitti, la classe media che non riesce a comprare, alcuni sindaci, tutti in nome dell’accessibilità dell’abitare. Dall’altro chi chiede di non soffocare un settore dall’indotto miliardario: le piattaforme digitali, ovviamente, i piccoli o grandi proprietari, i property manager che gestiscono in modo professionale decine di immobili.
Finora quasi nulla è stato fatto: il nostro è uno dei pochi Paesi europei che dal fenomeno degli affittacase 2.0 si è lasciata travolgere senza provare a governarlo. Da Barcellona a Parigi, da Berlino ad Amsterdam, tutti negli anni hanno introdotto paletti più o meno stringenti, come meccanismi di licenza o tetti al numero di notti vendibili.
E non si può certo dire che il fenomeno sia marginale: 600 mila case sui portali, tra città, borghi e località di villeggiatura. «In Italia la questione è stata molto poco discussa e regolata, al massimo da un punto di vista turistico o fiscale», dice Francesca Artioli, professoressa di Politiche urbane all’Università Paris-Est Créteil.
Troppe case-albergo, per il bene di chi cerca una casa-casa? Ecco il primo oggetto del contendere. «In Italia ci sono 9,5 milioni di abitazioni sfitte, con poche eccezioni la demografia sta svuotando le città e si colpevolizza un fenomeno che in realtà pesa pochissimo, il 2% delle case», risponde Marco Celani, fondatore di Italianway, una delle principali società di property manager.
«A Venezia il mercato degli affitti residenziali non esiste quasi più», racconta Silvia, 40 anni, organizzatrice di eventi che ha deciso di tornare a vivere nella sua città natale, salvo ritrovarsi a cercare casa per un anno, respinta da cartelli inquietanti: «no residenti, no studenti».
Il perché lo spiega la convenienza, in senso ampio. Il rendimento di un affitto turistico per chi compra o possiede un appartamento da 65 metri quadrati nelle maggiori città è superiore all’affitto tradizionale. A Roma, Venezia, Firenze, le più turistiche, la differenza è evidente: nella Capitale, secondo simulazioni di Idealista, si possono incassare oltre 26 mila euro l’anno contro 10 mila, al lordo delle tasse (che sono comunque le stesse, cedolare secca).
Che gli affitti brevi non siano la sola causa, e forse neppure la principale, dell’emergenza casa nelle grandi città, lo riconosce anche chi vuole la stretta. I centri si stavano spopolando già prima di Airbnb, trasformati in parchi turisti con case vecchie e sempre meno servizi.
(da La Repubblica)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
ANCELOTTI DURISSIMO DOPO LA SCONFITTA DEL REAL SUL CAMPO DEL VALENCIA: “LA LIGA HA UN PROBLEMA DI RAZZISMO, MA NON SUCCEDERÀ NIENTE”
Intristito, e infuriato, Carlo Ancelotti. Valencia-Real Madrid come previsto sta portando con sé enormi polemiche per quanto successo con Vinicius, insultato, arrabbiato ed espulso. In tv e in conferenza stampa l’allenatore del Real Madrid è stato chiaro, e ha parlato con toni durissimi: “Se a un giocatore gridano ‘Scimmia’ e un allenatore deve pensare di sostituirlo c’è qualcosa che non va nella Liga. La Liga ha un problema. Contro il razzismo bisogna fermare le partite. Qui c’è uno stadio che grida ‘Scimmia’ e la partita va fermata. È ciò che ho detto all’arbitro. Lui mi ha risposto che bisogna attivare un protocollo, ma quale protocollo… Non ci sono però. Uno stadio al completo ha proferito insulti razzisti. Però non succederà niente, perché non succede mai niente”.
“No, non voglio parlare di calcio. Non si può giocare a calcio così – ha continuato -, questa è una cosa troppo grave: hanno tirato un pallone in campo mentre attaccavamo, hanno insultato tutto il tempo Vinicius, e alla fine hanno espulso lui. Di cosa stiamo parlando? Siamo nel 2023, non può esserci il razzismo, dobbiamo andare a casa. Ripeto, bisogna fermare la partita, non si può continuare a giocare, è impossibile. Ho detto all’arbitro che l’avrei tolto, mi ha detto di no, che avrebbe attivato il protocollo. Sono molto triste, non avevo mai pensato di cambiare un giocatore perché lo stanno insultando. Vinicius l’unica cosa che vuol fare è giocare a calcio. Non è arrabbiato, è triste. La partita andava fermata perché non era una persona che è impazzita, è stato tutto uno stadio ad impazzire”.
Poi ha preso la parola Vinicius, che ha pubblicato un post durissimo sulle sue seguite reti sociali: “Non è stata la prima volta, né la seconda, né la terza. Il razzismo è normale in Liga. La competizione lo considera normale, la Federazione anche e gli avversari lo incentivano. Mi dispiace molto. Il campionato che è stato di Ronaldinho, Ronaldo, Cristiano e Messi oggi è dei razzisti. Una bella nazione, che mi ha accolto e che amo, ma che ha accettato di esportare nel mondo l’immagine di un Paese razzista. Mi dispiace per gli spagnoli che non saranno d’accordo ma oggi in Brasile la Spagna è conosciuta come un Paese di razzisti. E purtroppo per tutto ciò che succede ogni settimana non so come difenderla. Io sono d’accordo. Ma io sono forte e lotterò fino alla fine contro i razzisti. Anche se lontano da qui”.
(da Gazzetta)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
POI CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE “PERCHE’ IL SOTTOSEGRETARIO NON CONOSCEVA LA NORMA” (L’IGNORANZA DELLA LEGGE NON E’ REATO IN QUESTO CASO, SOLO IN ALTRI, CAPITO)
Il gip di Roma ha deciso di fissare una udienza per discutere la
richiesta di archiviazione sulla indagine per rivelazione del segreto amministrativo nei confronti del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. A chiedere l’archiviazione è stata la stessa procura di Roma. Ma, come si legge nella nota diffusa da piazzale Clodio, nel testo inviato al giudice, i magistrati – l’indagine è stata coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo – hanno scritto di aver «riconosciuto l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo. La richiesta di archiviazione è stata «fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale»: insomma, il sottosegretario non avrebbe avuto contezza della norma in merito agli atti di indagine provenienti dalle carceri.
Il sottosegretario alla Giustizia infatti, per sua stessa ammissione, ha passato al collega di partito Giovanni Donzelli una relazione sui colloqui che l’anarchico Alfredo Cospito detenuto al 41 bis, allora in sciopero della fame, aveva avuto con altri detenuti. E Donzelli l’ha poi usata nel corso di una discussione parlamentare, leggendo ampi stalci dell’atto.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
TRA I GIOVANI DI ULTIMA GENERAZIONE
Lasciati alle spalle i giorni della paura, i romagnoli stanno scendendo nelle strade per tamponare i danni con lo slancio solidale che contraddistingue tutti i ‘day after’ dei flagelli che, sempre più spesso, colpiscono l’Italia. “In pochi giorni 15mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case, abbiamo pianto 14 vittime – prova a fare il punto, in mezzo al fango che ha travolto la propria casa, Melissa Ferraro, attivista climatica di Faenza – eppure c’è chi vorrebbe ridurre tutto questo a un fatto eccezionale. Per noi queste sono vittime climatiche e questo è purtroppo solo l’anticipo di quello che da anni denunciamo con le nostre azioni nonviolente”.
Sono gli ambientalisti radicali di Extinction Rebellion e di Ultima Generazione, in mezzo agli altri abitanti solidali dei territori devastati dall’intensità e dalla vastità dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. “La Russa e Mentana, in rappresentanza di una certa politica e una certa informazione – rilancia Angelo Aniello, che per blocco stradale e altre azioni di disobbedienza civile dovrà affrontare dei processi – provano a contrapporre fantomatici ‘ambientalisti buoni’, che denunciano con la tastiera senza infastidire nessuno, a chi prova ogni giorno a sensibilizzare su quello che va dicendo la comunità scientifica da decenni con azioni dirette nonviolente. Dicono che dovremmo spalare il fango anziché protestare, continueremo a fare entrambe le cose: intervenire a sostegno delle vittime dei disastri e denunciarne le cause. Crediamo sia necessario rilanciare le azioni contro chi contribuisce a perpetuare questa crisi climatica: investendo sul fossile, ritardando la transizione energetica, limitandosi greenwashing e favori alle compagnie petrolifere”.
Lontano dallo stereotipo degli “angeli del fango”, utile a depoliticizzare l’intervento solidale di tanti giovani cittadini e utilizzato dall’alluvione di Firenze a quelle di Genova, fino a oggi in Emilia-Romagna, gli attivisti climatici sono giovani che tengono insieme impegno ambientale e sociale.
“Chi si indigna per l’imbrattamento simbolico e temporaneo di opere d’arte guardi adesso l’imbrattamento causato dall’emergenza climatica – commentano mentre spalano fango nelle case di via Pelacano, a Forlì, i portavoce del movimento locale di Fridays for Future Giacomo Zattini e Agnese Casadei – non può indignare più l’azione di Ultima Generazione davanti al Senato rispetto alla totale inazione e indifferenza del Governo sulla necessaria e urgente questione ambientale”.
Osservando anche solo una piccola parte del territorio colpito, camminando per le strade devastate di Faenza, Forlì e Cesena, colpisce non solo l’intensità del ciclone che ha colpito le zone alluvionate, ma anche la sua vastità: “Non è questione di argini ai fiumi – dice a ilFattoQuotidiano.it Enzo Lattuca, sindaco di Cesena – noi ad esempio avevamo gli argini a posto e hanno tenuto, è proprio il quantitativo d’acqua piovuto in pochi giorni, pari a quello atteso in sei mesi, che era tale da tracimare e travolgere tutto. È chiaro che siamo di fronte a un’emergenza climatica e come tale va considerata, non limitandosi a tamponare gli effetti ma ripensando completamente le nostre città e il modo di gestire fenomeni diffusi che si teme possano essere in futuro più frequenti e intensi, rendendo obsoleti argini e criteri usati in precedenza”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Maggio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
PER FORTUNA SUA NON E’ STATO SOMMERSO DAGLI INSULTI DEI POLITICI CAZZARI CHE ANCORA LA NEGANO
Si intitola Piero Angela – Un viaggio lungo una vita lo speciale
di Ulisse dedicato al più grande divulgatore della tv italiana in onda il 25 maggio su Rai1.
Il figlio Alberto Angela ripercorrerà i settanta anni di carriera del padre. Dalla radio agli esordi in televisione come corrispondente per la Rai da Parigi e Bruxelles, fino alla guerra in Algeria e Vietnam, oltre agli incontri con le star del cinema e della musica. In un’intervista a Repubblica oggi Alberto presenta lo speciale e parla del padre: «È stato bellissimo ma è stata dura», ammette Alberto con Silvia Fumarola. «Non è una puntata come le altre, è la storia di mio padre. La sua passione per la scienza viene da lontano, scopriremo che il primo divulgatore è stato nonno, Carlo». Poi, come annunciato, riprenderà l’eredità di Superquark.
Tre generazioni di divulgatori
Carlo Angela «aveva una rubrica medica alla radio nel dopoguerra, è stato il primo divulgatore, io sono la terza generazione. Partiva da Olcenengo, aveva studiato a Torino ed era stato in Congo. Antifascista, non tollerava la mancanza di libertà, era contro qualunque dittatura, contro Mussolini. Ho letto le sue lettere: “Non è una questione di colore politico, è questione di etica”». Il padre invece in Vietnam «stava in mezzo alle risaie. Si vedono gli elicotteri che mitragliano. Andò in Algeria, giovanissimo, portava la cravatta. Gli hanno dato una medaglia, due o tre anni fa all’ambasciata, come amico del popolo algerino. Ha coperto tutta la guerra d’indipendenza, è stato l’unico occidentale».
Il cambiamento climatico
Alberto ricorda che il padre Piero ha parlato per primo di emergenza climatica: «Aveva la luminosità di un capitano che vedeva il problema prima che arrivasse. Lo spiegava e ti dava la soluzione. Ricordo che gli chiedevo: “Come mai scrivi questi libri?”. Sarebbero serviti per quando non ci sarebbe più stato. Come un kit di sopravvivenza, continua a darci consigli non essendoci. Io l’ho capito adesso. Spiegava tutto con chiarezza e parole semplici». Sulla puntata dice che «all’inizio ho avuto difficoltà. L’ho vista da solo e non la rivedrò. E anche mia sorella non ce la farà».
(da agenzie)
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