Novembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
“AVREI VOLUTO UN INCONTRO NORMALE MA E’ STATA UNA FARSA”… “MI HA CHIESTO SCUSA, LE HO ACCETTATE. RIMANE UNA SORELLAM UN’AMICA, LE AUGURO OGNI SUCCESSO”
«Conosco bene Angela Carini, non voglio però prendermela con lei. Io ce l’ho con le persone che hanno fatto pressione su di lei. Sono sicura che la pressione a cui è stata sottoposta l’hanno portata a questo atteggiamento. Voglio anche ringraziare le parole spese dal presidente del Coni Malagò, anche oggi».
Imane Khelif, dopo le polemiche che l’hanno coinvolta alle Olimpiadi di Parigi, approda nella televisione italiana. E lo fa come ospite di Massimo Giletti a “Lo stato delle cose”, su Rai3. A Parigi, durante i giochi, la pugile algerina aveva degli alti livelli di testosterone, una valutazione che aveva portato al ritiro dell’azzurra Angela Carini suscitando l’indignazione (politica e non) sulla vicenda.
«Avrei voluto avere un incontro normale», racconta a Giletti. «Tuttavia è stata una farsa. Se l’ho più sentita? No, ho visto però un video dove chiede scusa le ho accettate. Angela è una sorella, un’amica. Nello sport è così».
E infine: «Volevo dire ad Angela Carini che ho sentito le sue scuse, le ho accettate dal profondo del cuore. Sei una amica, ti auguro ogni successo, le persone in certi casi possono sbagliare. Sono sicura che possono imparare dai loro errori».
«La box ha cercato me»
«Credo che questa medaglia per il popolo algerino sia una medaglia dolce. Il popolo algerino è stato al mio fianco», racconta la vincitrice dell’oro al pugilato. Imane Khelif nel corso dell’intervista ha raccontato la sua vita, i primi passi nella boxe: «Credo sia lei ad aver cercato me. Sono entrata sul ring per caso poi è stata una passione che mi ha travolto. I miei genitori? All’inizio non erano favorevoli. Mi dicevano “tu ami il calcio perché non fai quello”. Ma ho detto che volevo andare a fare boxe». Poi l’Iba, la squalifica a due passi dalla finale dei mondiali. Sui certificati relativi ai cromosomi maschili rilevati dall’ente dichiara: «Io ho questi esami non li ho visti, neanche successivamente alla mia esclusione. Quel giorno mi portarono un foglio, da firmare, dove dichiaravano che non avrei gareggiato. Ero scioccata».
L’Iba e l’esclusione dai Mondiali
La federazione algerina, davanti alla vicenda, fece ricorso. Ed è su questo che, per la pugile, che ha iniziato a svalutarsi l’immagine dell’Iba. «Quello stesso giorno in cui l’appello fu presentato è stato respinto. E hanno fatto una nuova votazione. Ma se era tutto regolare perché indire una nuova votazione per escludermi?», racconta Khelif.
«Posso assicurarvi – precisa l’atleta – che io sono molto attenta ai miei ormoni, prendo tutte le precauzioni affinché rientrino nei parametri in tutte le mie competizioni. Sono dalla parte delle commissione medica che provvede a fare questi controlli».
E sull’articolo su Le Correspondant che ritira fuori la questione di genere con Imane Khelif spiega che si è già mossa per vie legali: «Il successo ha i suoi nemici». In studio dopo l’intervista con il conduttore si confronteranno Vladimir Luxuria e Mauro Mazza. Mazza, già direttore del Tg2 scrisse su X, sul caso: «Siamo tutti Angela Carini». Luxuria invece prese fin dall’inizio le difese della pugile.
(da Open)
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Novembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
IL FATTURATO DELLA DREAM PASSA DA 93.000 A 469.000 EURO… IL LUNGO CONTENZIOSO CON IL FISCO, IL VILLINO IPOTECATO E POI PIGNORATO
Con i primi di novembre è finito il contratto in Rai di Pino Insegno, che conduceva Reazione a
catena anche nella versione autunnale dopo quella estiva. I risultati sono stati sotto l’attesa e il passaggio di consegne con L’Eredità di Marco Liorni pur essendo stato molto discusso è riuscito però a rialzare gli ascolti del preserale di Rai Uno, battendo in qualche occasione Gerry Scotti su Canale 5.
Insegno, che aveva sulle spalle già il flop 2023 del Mercante in Fiera, si è comunque fatto i complimenti da solo per il buon lavoro che ritiene di avere fatto, e si aspetta di essere confermato alla guida di Reazione a catena anche nel 2025.
Secondo Insegno la pioggia di critiche di cui è diventato bersaglio nell’ultimo anno avrebbe solo una ragione politica: «L’unico fatto che mi può essere contestato è l’aver pubblicamente appoggiato Giorgia Meloni, una persona che stimo molto. Non ho fatto nulla di male, la mia unica colpa è quella di essere amico della Meloni».
L’era Meloni fa bene agli affari dell’Insegno produttore con il socio Diego Righini
Se in Rai l’esperienza non è stata esaltante, l’era Meloni però ha fatto bene all’Insegno imprenditore. Nelle sue mani, infatti, c’è una società di comunicazione e produzione televisiva e cinematografica che si chiama Dream on: è una srl semplificata di cui ha il 50% del capitale, quota analoga a quella dell’amico Diego Righini, che è amministratore unico della società. Essendo semplificata la Dream on non fornisce grande documentazione sulla propria attività, omettendo la pubblicazione della relazione sulla gestione come della nota integrativa. Ma i numeri parlano da soli: il primo anno di vita nell’era Meloni il fatturato è schizzato da 93.802 a 469.263 euro ed è arrivato un piccolo utile di 11.840 euro accantonato a riserva straordinaria.
Negli ultimi anni la Dream on ha lavorato anche con la Rai, per cui ha prodotto nel 2021 “Andiamo a 110”, una serie documentaria su come utilizzare il superbonus 110% condotta da Carolina Rey che certo non rientrerà nella lista dei programmi del cuore del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Il lungo contenzioso con il fisco e con Mps, il villino romano ipotecato e poi pignorato
Insegno risulta azionista al 30% anche della Mgi advisor di Giulia Marronaro, una società di brokeraggio assicurativo che però non ha depositato dati di bilancio aggiornati (nel 2022 sembrava quasi inattiva, con zero ricavi).
Nella scheda del comico e conduttore traspare invece un lungo braccio di ferro con il fisco e pure con una società di recupero crediti rilevati da Mps. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione di Roma il 28 ottobre 2019 aveva infatti iscritto ipoteca sul villino di cui Insegno è proprietario nella capitale per un debito che l’attore aveva nei confronti del fisco di 500.678,02 euro.
L’ipoteca è stata allargata dall’Agenzia delle Entrate anche sulla quota (1/6) di proprietà che Insegno ha di una abitazione a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Il 2 marzo del 2021 l’ufficiale giudiziario della Corte di appello di Roma ha poi proceduto al pignoramento del villino romano di Insegno a favore di Siena Npl 2018 srl che aveva acquistato nel 2017 una bella fetta dei crediti di difficile incasso del Monte dei Paschi di Siena.
Entrambe le azioni esecutive risultano formalmente esistenti nel profilo di Giuseppe Insegno al registro della Camera di commercio e anche nella scheda dei singoli immobili ipotecati o pignorati presente nel registro Sister dell’Agenzia del Territorio. Sulla carta però è possibile che il debito sia stato saldato e la fine delle azioni esecutive non sia ancora stata formalmente registrata.
(da Open)
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Novembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
LA CONDUTTRICE RISPONDE AGLI AVVOLTOI SOVRANISTI: “NESSUNO SA CHI MI HA DERUBATA, SE SIA UN ITALIANO O UN IMMIGRATO. SE FDI O SALVINI SANNO CHI E’ IL RESPONSABILE VADANO IN COMMISSARIATO A TESTIMONIARE”
«Non ho mai difeso un’accoglienza indiscriminata con le porte aperte a tutti. Se questo governo di destra destra governa il Paese così come manipola le informazioni e allora c’è di che preoccuparsi», così la conduttrice di Otto e mezzo la giornalista Lilli Gruber ha risposto ai post condivisi sui social da Matteo Salvini e Fratelli d’Italia.
Il governo «ha diffuso una fake news», sostiene Gruber, su alcune dichiarazioni aveva fatto nella puntata di ieri, 11 novembre, dove nel formulare una domanda aveva detto: «È evidente che le porte aperte a tutti non se lo può più permettere nessuno». Il leader della Lega e l’account ufficiale del partito di Giorgia Meloni aveva sfruttato queste parole per attaccare la giornalista attribuendole un presunto cambiamento di opinione. «Attenzione! Anche Lilli Gruber ieri sera in diretta tv si rende conto che con un’accoglienza indiscriminata e un’immigrazione incontrollata non si va da nessuna parte. Ma come, quando lo diceva la Lega non eravamo brutti e cattivi? Benarrivata!», aveva scritto Salvini. Mentre FdI attaccava: «Colpo di scena: i confini si possono chiudere perché la Gruber è stata derubata».
Il governo collegava la dichiarazione della conduttrice con il furto subito nel parco di Villa Borghese a Roma. E proprio su questo torna Gruber: «Intanto vorrei dire che se FdI ha notizie su chi mi ha derubata deve andare subito al Commissariato di Polizia. Dato che né io né la polizia sappiamo chi sia stato. Se è stato italiano o un immigrato», ha chiarito la giornalista smentendo di conoscere la nazionalità di chi l’ha derubata del suo borsello con dentro lo smartphone e le chiavi di casa. Gruber ha poi consigliato a Salvini di «vedersi qualche puntata precedente e così potrà essere rassicurato» sul suo pensiero in merito alle frontiere chiuse.
(da agenzie)
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Novembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
“POTREBBE CONDURRE A UNA PARALISI E RISCHIA DI INCENTIVARE SITUAZIONI DI ILLEGITTIMITÀ”
La Corte dei Conti affonda un colpo contro il governo sul terreno politicamente più delicato
per il commissario-in-pectore: il Pnrr. Un parere di trentacinque pagine dei magistrati contabili riapre una vecchia contesa con il centrodestra: il tiro alla fune sui controlli delle gare per mettere a terra i fondi del Recovery Ue.
I magistrati intervengono sulla proposta di riforma della Corte dei Conti presentata alla Camera dal capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti. […] Ora i giudici tornano sulla scena. Con un parere dai toni durissimi, mentre Fitto si prepara a entrare nell’arena dell’Eurocamera per la conferma a commissario europeo con delega, fra l’altro, al Pnrr.
Nel parere i magistrati romani spiegano che la riforma Foti, allentando i controlli successivi per la responsabilità erariale per tutti gli atti che hanno avuto il via libera della Corte in via preventiva, «anziché rispondere alla finalità “acceleratoria” dell’azione amministrativa, potrebbe condurre quasi a una paralisi del circuito dei controlli, nonché al rischio che si possano incentivare situazioni di illegittimità rilevabili proprio nei settori» interessati dalle gare Pnrr.
Insomma, invece che mettere la parola fine alla “paura della firma” il risultato della riforma «è opposto» a quello desiderato. Invece che liberare sindaci e amministratori dalla spada di Damocle della responsabilità erariale e accelerare i lavori, la proposta targata Fratelli d’Italia comporterà «un aggravio dell’azione amministrativa e delle procedure di controllo e giurisdizionali».
Bruciano ancora le tensioni per la sottrazione alla Corte del controllo concomitante sui fondi Pnrr. Se fosse rimasto, ricalcano oggi nel parere al vetriolo i magistrati, «avrebbe assicurato un monitoraggio e una verifica dei risultati al fine di responsabilizzare in corso d’opera stimolando processi di autocorrezione delle amministrazioni destinatarie nell’impiego delle risorse finanziarie per la realizzazione degli investimenti e il conseguimento degli obiettivi previsti dal Piano stesso».
La riforma «è destinata a creare un ulteriore abbassamento del livello delle garanzie poste a tutela della legalità e del buon andamento dell’azione».
(da agenzie)
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