Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
OK ALLE ALLEANZE MA SERVIRÀ UN CONTRATTO SU OBIETTIVI PRECISI, IL NUOVO M5S SI DEFINISCE “PROGRESSISTA INDIPENDENTE”… UNA VITTORIA SU TUTTA LA LINEA PER GIUSEPPE CONTE: “TRACCIAMO UNA NUOVA ROTTA, VOI ISCRITTI NON CI AVETE MAI LASCIATO A DISPETTO DELLE SCISSIONI E DEI TRADIMENTI DI QUALCUNO CHE AVEVA CONTRIBUITO AL SOGNO”
L’Assemblea degli iscritti al M5s ha votato per l’eliminazione del ruolo del garante. La platea di ‘Nova’, la kermesse del M5s, ha accolto con un applauso la comunicazione del risultato.
L’Assemblea degli iscritti al M5s ha votato per modificare la regola dei due mandati. Sono passate con più del 50% dei voti tutte le opzioni di revisione della regola, tra cui l’elevazione del limite a 3 mandati e la deroga alla candidatura di sindaco e di presidente di Regione.
L’Assemblea degli iscritti al M5s ha votato in maggioranza per dichiararsi “progressisti indipendenti”, riguardo al quesito sul posizionamento politico del Movimento.
Le alleanze del M5s devono essere condizionate a un accordo programmatico preciso. E’ l’esito del voto, 92,4%, della Costituente M5s comunicato dal notaio durante l’evento Nova in corso a Roma.
L’81,2 % dei votanti non vuole vietare alleanze al M5s. Il 13,9% invece vorrebbe che il M5s non si alleasse con altre forze. E’ l’esito del voto della Costituente M5s comunicato dal notaio durante l’evento Nova in corso a Roma.
L’Assemblea degli iscritti al M5s ha votato per abrogare la facoltà del garante di chiedere la ripetizione di una votazione sulle modifiche allo Statuto, prevista alle lettera ‘i’ dell’articolo 10 dello Statuto.
“Sono così tante le votazioni che cerco di esaminare con voi in diretta. In tutti questi mesi in tanti mi hanno chiesto e detto ‘ma perché rischiare tutto con la costituente?’. La risposta è semplice, il M5s non si abbandona mai all’autoassoluzione e all’autocommiserazione”. Lo ha detto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, alla Costituente
“Abbiamo pensato questa Costituente per tracciare una nuova rotta, per ascoltare la base, voi iscritti che non ci avete mai lasciato a dispetto delle scissioni e dei tradimenti di qualcuno che aveva contribuito al sogno. Noi rispondiamo con più partecipazione. Il fuoco è vivo, non si è spento, è sempre dentro di noi, il M5s non sarà mai una timida brezza, ma un vento forte”.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
GRILLO: “DA FRANCESCANI A GESUITI”
L’assemblea degli iscritti al Movimento 5 stelle ha votato per modificare la regola dei due mandati. Sono passate con più del 50% dei voti tutte le opzioni di revisione della regola, tra cui l’elevazione del limite a tre mandati e la deroga alla candidatura di sindaco e di presidente di Regione.
L’assemblea ha poi votato anche per l’eliminazione del ruolo del garante. La platea di Nova, la kermesse M5S, ha accolto con un applauso la comunicazione del risultato. Sulle funzioni del ruolo del garante, è stato deciso che dovranno essere affidate a un organo collegiale appositamente eletto e non affidate al Comitato di Garanzia.
Per quanto riguarda le alleanze, l’assemblea ha deciso che devono essere condizionate a un accordo programmatico preciso. Inoltre, riguardo al quesito sul posizionamento politico del Movimento, la maggioranza ha votato per dichiararsi “progressisti indipendenti”. Via libera anche alla possibilità di modificare il simbolo del M5s su proposta del presidente o del garante.
Nel prendere la parola, il presidente Giuseppe Conte ha subito commentato i risultati: “Sono così tante le votazioni che cerco di esaminare con voi in diretta – spiega -. In tutti questi mesi in tanti mi hanno chiesto e detto ‘ma perché rischiare tutto con la costituente?’. La risposta è semplice, il M5s non si abbandona mai all’autoassoluzione e all’autocommiserazione”.
L’ex premier ha spiegato di aver pensato a questa costituente “per tracciare una nuova rotta, per ascoltare la base, voi iscritti che non ci avete mai lasciato a dispetto delle scissioni e dei tradimenti di qualcuno che aveva contribuito al sogno. Noi rispondiamo con più partecipazione. Il fuoco è vivo, non si è spento, è sempre dentro di noi, il M5s non sarà mai una timida brezza, ma un vento forte”.
Sugli scontri con Beppe Grillo, Conte ha detto: “Non mi sarei mai aspettato che il garante si mettesse di traverso ed entrasse a gamba tesa. Un garante che ci ha detto da subito e lo ha ripetuto con pec e video che ci sono alcune cose di cui potete discutere e altre no. Questo ha creato un cortocircuito. Non è mai stato uno scontro del garante contro il sottoscritto”.
Il presidente dei 5 stelle ha poi sottolineato il risultato sul quesito che fa diventare il Movimento una forza di “progressisti indipendenti”. “Siamo progressisti? Dai quesiti direi che siamo progressisti – ha affermato -. Siamo progressisti nella misura in cui non ci appartiene la cultura della conservazione. Non ci appartiene la cultura reazionaria”.
Sul fronte delle alleanze, Conte ha spiegato: “Che significa essere progressisti indipendenti? Significa essere radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni. Parliamo di alleanze: per noi non è un dato precostituito, prepolitico. Ma sono e saranno sempre non un fine, ma un mezzo per cambiare la società, combattere battaglie giuste”.
Poi, citando la segretaria Pd Elly Schlein che si dice “testardamente unitaria”, il leader M5S ha aggiunto: “Siamo testardamente orientati a cambiare la società. Siamo disponibili a sporcaci le mani e a confrontarci, ma ci sarà intransigenza sulla legalità e sull’etica pubblica. Non saremo mai su un ramo a dire noi siamo i migliori”.
Il post di Grillo
Beppe Grillo, poco prima del risultato del voto, ha aggiornato il suo stato whatsapp con una foto e la scritta: “Da francescani a gesuiti”, postando l’immagine del “sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco”, come recita la targa che sovrasta la reliquia conservata nella chiesa di San Francesco a Ripa, a Roma. Le parole di Grillo sembrerebbero prendere atto dell’avvenuta trasformazione del Movimento, che avrebbe perso la sua ispirazione ‘francescana’ (il Movimento è nato il 4 ottobre 2009, giorno della festa di San Francesco di Assisi) e ribelle per diventare, con Giuseppe Conte, un partito ‘regolare’ come gli altri.
Raggi assente per motivi personali
Tra i fedelissimi del fondatore, oggi non c’è neanche Danilo Toninelli. E arriva un altro forfait. Virginia Raggi, ex sindaca di Roma, membro del Comitato di Garanzia e molto vicina al garante, non partecipa all’evento per un problema personale (la madre è stata ricoverata in ospedale).
La giornata
Tanti i panel previsti durante la giornata, tra cui quello d’apertura sulle riforme costituzionali che vede la partecipazione tra gli altri dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico. I lavori si concludono dopo lo scrutinio con l’intervento finale di Giuseppe Conte.
Sul palco in mattinata è salita la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. Il M5S, osserva, deve “abbandonare un passato che è stato antisistema. Quello è passato, abbiamo governato, siamo cresciuti, siamo entrati in quelle stanze, se vogliamo incidere non possiamo limitarci alla testimonianza, dobbiamo governare”. Grillo? “Per quanto mi riguarda, il ruolo del garante non dovrebbe esserci. Massimo rispetto per chi lo ha fatto nel passato, ma è appunto passato”, ha concluso la governatrice sarda. Spera invece in una visita di Grillo alla costituente, Chiara Appendino. “È stato invitato, questa è la sua casa – sottolinea la deputata e vicepresidente del M5S – Penso che la Costituente nasca dal basso, ha posto delle condizioni, ha discusso di tutto, anche del garante, come è giusto che sia. Il Movimento non è di nessuno, è della sua comunità, non è di Grillo, non è di Conte, non è di Appendino, è della sua comunità e sta discutendo per avere un suo futuro. Il futuro passa dalle battaglie, che non sono quelle di potere, ma quelle politiche”.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
ECCO CHI E’ LA REGINA DEL TRASFORMISMO IN SICILIA… EX CAPOGRUPPO DELLA LEGA, CON UN PASSATO IN UDC E FORZA ITALIA, ORA RAPPRESENTA NOI MODERATI
Un’altalena che dondola nel campo del centrodestra. Seduta sul seggiolino c’è Marianna Caronia, il cui ultimo volteggio l’ha portata alla corte di Maurizio Lupi in Noi moderati. È l’undicesimo cambio di casacca che la deputata regionale ha compiuto nella sua carriera politica. Non ha mai valicato i confini del centrodestra, è vero, ma il suo trasformismo sembra muoversi allo stesso ritmo con cui il Partito democratico cambia segretario. Repubblica ricorda la sua prima elezione all’Assemblea regionale siciliana, nel 2008, da “indipendente” con l’Mpa del presidente Raffaele Lombardo. Presto avviene il passaggio al Popolo della libertà, non condividendo quel ribaltone che portò Lombardo da vertice di un governo di centrodestra a capo di un esecutivo tecnico supportato dal centrosinistra. Nella stessa legislatura, Caronia ha il tempo per effettuare un altro passaggio all’Udc. E ancora un altro salto, poco dopo, nel Cantiere popolare di Saverio Romano.
La ruota elettorale si ferma per un giro e Caronia non ricopre più l’incarico di deputata in Regione. Le viene affidato un incarico nel partito precedente, l’Udc, che nel frattempo è in preda a diversi cambiamenti: finisce per sostenere il governo di centrosinistra di Rosario Crocetta: un’eccezione, per Caronia, che difendeva così: «Il partito ha dimostrato, in particolare in Sicilia di voler rilanciare la sua azione politica e di volersi rinnovare a cominciare dalla sua classe dirigente, che vede tante donne e uomini impegnati sul territorio». Nel 2017 Caronia torna in Assemblea regionale e inizia la legislatura iscrivendosi nel gruppo di Forza Italia. Dopo tre mesi, però, lo abbandona e passa nel Misto: «Nonostante le mie insistenti richieste di un franco confronto politico con i vertici siciliani di Forza Italia e dopo aver stoicamente sopportato le tante mancanze e le tante ingiustizie operate nei miei confronti e nei confronti di altri colleghi di partito, già da sin dopo le elezioni regionali, nulla è cambiato e non vedo all’orizzonte nessuna volontà di rinnovamento».
Sempre Repubblica ripercorre i passaggi più recenti. Nel 2019 la accoglie Carmelo Pullara dei Popolari autonomisti-idea. Poco dopo Caronia opta per la Lega. Passa metà anno e la deputata regionale torna in Forza Italia accolta da Gianfranco Micciché: «In questo momento così difficile, durante il quale combattiamo ogni giorno per difendere la Sicilia e i siciliani avere due donne brave e serie in più ci dà maggiore forza per andare avanti». Il riferimento è a Caronia e alla collega deputata Margherita La Rocca Ruvolo. L’altalena continua a dondolare e Caronia ci mette un anno e mezzo prima di ritornare nella Lega, dove ci resterà per tre anni e ricoprirà anche il ruolo di capogruppo in Regione. E con il passaggio avvenuto in questi giorni verso le fila di Noi moderati, ecco che la conta delle trasformazioni di Caronia tocca quota undici
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
E LA BASE CONTESTA SALVINI: “SCARICALO”
«A Salvì, stai a rosicà ehhh!». Un tramonto struggente fa capolino nella hall dell’albergo che battezza il movimento di Roberto Vannacci quando in video appare il Matteo Salvini. Mugugni diffusi in sala, parte qualche “buu”, gente che scuote la testa: il popolo del generale ha già rottamato il leader.
Marina di Grosseto, hotel terme Leopoldo. Cinquecento persone per il militare eurodeputato: trumpisti, il ritorno di Alemanno, leghisti radical, colonnelli, ambasciatori, un discendente di Garibaldi, gente che si definisce “fascista” (acclamata), volti Casapound. Seconda assemblea nazionale del Mondo al contrario, 1.600 soci, che ora diventa “movimento politico”.
Calendari 2025 del generale a ruba con vignette su Paola Egonu e sul campo largo che diventa “campo santo”, le hostess con l’anello nero e la “X” della famigerata Decima. «Non faccio il partito, non faccio l’Opa: il movimento aiuterà la Lega» spiega sornione Vannacci giurando e spergiurando «nessuna concorrenza a Salvini, ci siamo sentiti, non ha niente in contrario. E nel futuro della Lega ci siamo tutti e due».
Ma il leader non sembra fidarsi. Nel pomeriggio si videocollega all’evento: «Uniti si vince, insieme faremo lunga strada» avverte il ministro. La platea rumoreggia: «Vannacci, scaricalo questo!» grida Walter Cara, romano. Insofferenza. E quando Salvini difende Netanyahu parte pure qualche fischio.
E mentre la Lega crolla, Vannacci si mette in proprio: «Se faccio una lista Vannacci? Se serve perché no. Zaia l’ha fatta». All’assessore leghista veneto Marcato che lo ha accusato di usare il partito come un taxi ribatte «forse aveva bevuto». Una corrente? Un partito nel partito? «Vogliamo pesare. In Toscana alle regionali ci saremo» assicura il generale.bSe con una lista ancora non si sa. I leghisti toscani lo temono. «Lo vedete che tsunami di persone» gongola Vannacci. «Segretario della Lega? Oggi non sarei in grado, ma nella vita non si sa mai» scherza mentre il braccio destro Filomeni rivendica di dissentire rispetto alla «premier, la signora della Garbatella» sull’invio di armi all’Ucraina. In sala tutti hanno il calendario, vero must del raduno: c’è pure una vignetta sulla non italianità della Egonu. Il generale rivendica: «Non è razzismo, è realtà. Un sito gay ha attaccato mia moglie perche è rumena. Ma io ne vado fiero. E lei pure. È realtà».
(da La Repubblica)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
VANNACCI TIENE IL PIEDE IN DUE STAFFE E NON ESCLUDE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN TOSCANA: “PERCHÉ NO” …SALVINI SI COLLEGA IN VIDEO MA VIENE SOMMERSO DAI FISCHI DEI MILITANTI VANNACCIANI QUANDO DIFENDE NETANYAHU… SUL PALCO SALGONO IL COMUNISTA MARCO RIZZO, GIANNI ALEMANNO E PERSINO UN DISCENDENTE DI GIUSEPPE GARIBALDI
I militanti vannacciani hanno appena finito di attaccare con lo scotch da pacchi le ultime bandierine tricolori allo schienale delle sedie disposte davanti al palco, nella sala conferenze dell’hotel Leopoldo II, a Marina di Grosseto. Adesso sì, è tutto pronto per accogliere quello che si autodefinisce il loro «messia», il generale Roberto Vannacci. Il leader ha deciso di lanciare da qui il suo movimento politico, il “Mondo al contrario”, che si costituirà a gennaio.
Tutto sembra ancora provvisorio, senza una forma definita. Sul palco, per dire, salgono esponenti del Partito liberale, del movimento dell’ex comunista Marco Rizzo “Alternativa sovrana e popolare”, e poi il leader di “Indipendenza” Gianni Alemanno, l’ex ambasciatore in Congo e Tanzania Luigi Scotto, un ex generale, persino un discendente di Giuseppe Garibaldi.
C’è anche Fabio Filomeni, compagno d’armi di Vannacci, oggi suo braccio destro e presidente dell’associazione culturale “Il mondo al contrario”. È stato incaricato di gettare le basi del partito e se non ci saranno intoppi, in un futuro non lontano, il movimento si presenterà alle elezioni. «Non chiudiamo nessuna porta, ma ci vuole tempo – dice Filomeni -. Facciamo una cosa alla volta».
Il primo passo è «il manifesto politico degli identitari, sovranisti e nazionalisti», dice, diviso in otto punti: Patria, Sicurezza, Identità, Sovranità, Difesa dei confini, Famiglia, Lavoro, Tradizioni. Stampato su un foglio A4 viene distribuito in sala a metà giornata. Si propone, tra le altre cose, di «valorizzare il sangue e il suolo da cui proveniamo, che ci rendono forti di appartenere alla nostra esclusiva collettività». Ma anche di «liberare il popolo italiano da imposizioni straniere di entità sovranazionali».
L’impressione è che si stia mettendo in piedi un movimento che occuperà lo stesso spazio politico del Carroccio. Vannacci prova a offrire rassicurazioni: «Chi dice che faccio un partito per fare un’opa sulla Lega dice delle balle. Non è così». Anzi, con Salvini «ci siamo sentiti al telefono amichevolmente e siamo in sincronia senza bisogno di discuterne prima. Siamo entrambi convinti che nel futuro della Lega ci saremo entrambi». Insomma, «non ci sono problemi di competizione».
L’ex generale tiene i piedi in due staffe: da una parte costruisce un partito e dall’altra non esclude un ingresso nel Carroccio (sempre utile se il suo “Mondo al contrario” non dovesse decollare). Salvini lo sa, ma non può tagliare i ponti con il candidato che lo ha trainato e salvato alle Europee
Chiede quindi di intervenire in streaming, con un messaggio di saluto per aprire l’iniziativa, in modo da tenere vicino a sé il movimento vannacciano, magari con la speranza, un domani, di poterlo inglobare. «Con Vannacci faremo un lunghissimo tratto di strada insieme. Dicevano che nella Lega non lo avrebbe voluto nessuno – ricorda Salvini -, e invece ha trovato le porte spalancate di quella che ora è casa sua».
Gli applausi vengono presto sostituiti da fischi nel momento in cui il vicepremier si schiera dalla parte del leader israeliano Benjamin Netanyahu: «Israele è un pilastro di democrazia».
È il momento in cui si rompe la già fragile connessione con i militanti vannacciani.
Un applauso più forte degli altri viene riservato a Francesco Toscano, di Alternativa sovrana e popolare, quando alza i toni dal palco: «Qualcuno si erge a difensore dei nostri militari, poi però appoggia chi gli lancia le bombe addosso in Libano. Non può funzionare così». Applaude anche il generale. Il rapporto tra Salvini e popolo vannacciano inizia già a mostrare le prime crepe.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
SOTTO LA LENTE DEL PRESIDENTE CI SAREBBERO LA NORMA CHE RIGUARDA LE MADRI DETENUTE E QUELLA CHE VIETA AI MIGRANTI IRREGOLARI DI POTER ACQUISTARE UNA SIM TELEFONICA
Per il momento le commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del Senato lavorano a rilento. Meglio aspettare. E riflettere. Perché il disegno di legge Sicurezza, già approvato alla Camera in prima lettura il 19 settembre scorso e in discussione a Palazzo Madama, non è più solo oggetto di scontro tra il governo da una parte e le opposizioni, i sindacati e le associazioni dall’altra.
Secondo quanto risulta al Fatto da fonti qualificate, infatti, alcune parti del disegno di legge Sicurezza che modifica 30 articoli del codice penale introducendo 20 nuovi reati e colpisce soprattutto chi protesta, non convince il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Sotto la lente del Quirinale ci sarebbero in particolare due norme per cui gli uffici del Quirinale hanno chiesto modifiche alla maggioranza. La prima è quella che riguarda le madri detenute: per colpire le cosiddette borseggiatrici, il governo ha reintrodotto la possibilità che le donne incinte o con figli fino a un anno possano andare in carcere.
L’altra norma che non piace agli uffici del Quirinale è quella che vieta ai migranti irregolari che sbarcano in Italia di poter acquistare una sim telefonica per parlare tra loro e con i propri cari nei Paesi d’origine. Una norma duramente contestata dall’Arci che ha ricordato come, con questo provvedimento, un migrante minorenne non potrà comunicare con i propri familiari nel Paese d’origine.
Sono queste le due norme che gli uffici del Colle hanno messo sotto la lente di ingrandimento chiedendo modifiche in Parlamento durante la seconda lettura. Anche la nuova stretta securitaria sul diritto di protestare con pene fino a due anni per chi fa blocchi stradali e aggravanti per coloro che protestano nelle carceri, nei centri per migranti e per chi si oppone alle grandi opere, non convince Mattarella, secondo tre fonti di governo a conoscenza della questione.
Ma su questo il Quirinale sa che difficilmente la maggioranza di destra potrà fare un passo indietro: significherebbe rinnegare il provvedimento stesso.
Sulle madri detenute e sul divieto delle sim per i migranti, invece, la richiesta del Colle sta portando a una riflessione nel governo. Modificare anche solo una virgola del provvedimento, infatti, significherebbe rimandarlo alla Camera per una terza lettura e rinviare di diversi mesi la sua approvazione. Se ne riparlerebbe nel 2025.
Così l’ala più dura di Fratelli d’Italia rappresentata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e della Lega con il collega di governo Nicola Molteni (Interno) sarebbero per ignorare le richieste del Quirinale e approvare la legge in via definitiva al Senato entro fine anno.
Di diverso avviso Forza Italia e anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che sta dialogando con il Quirinale per modificare qualche norma del disegno di legge. “Qualche piccola modifica tecnica potrebbe esserci”, conferma il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Alberto Balboni.
Tra queste potrebbe anche esserci la norma che vieta il commercio della cannabis light, mettendo in ginocchio tutto il comparto e migliaia di lavoratori. Le opposizioni contestano anche l’articolo 31 che potenzierebbe le attività sotto copertura di agenti dei Servizi nelle organizzazioni mafiose e terroristiche senza controllo. Ma su questo Mantovano, che ha seguito i lavori in commissione, non sembra sentire ragioni.
(da il Fatto Quotidiano)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
SULLA DECISIONE PESANO LE TENSIONI INTERNE AL DICASTERO, SEMPRE PIÙ “CONTROLLATO” DA FDI, E LE PROMESSE MANCATE SULLE INDENNITA’ AI MEDICI
Il ministero della Salute potrebbe perdere un altro pezzo, forse il più qualificato. Diverse fonti danno in uscita Massimo Lasalvia, magistrato e consigliere per gli Affari giuridici del ministro Orazio Schillaci, di fatto capo dell’ufficio legislativo. Al ministero l’aveva portato lui, il ministro “tecnico” ex rettore di Tor Vergata, scelto da Fratelli d’Italia e stimato dal presidente Sergio Mattarella.
Lasalvia sta ancora riflettendo sul da farsi, con Il Fatto preferisce non parlare, però a qualcuno ha confidato una certa amarezza per la “conflittualità” all’interno del ministero e i rapporti sempre meno facili con lo staff di Schillaci. Ci sono tensioni tra il ministro e il sottosegretario Marcello Gemmato di Fdi ma anche tra dirigenti che fanno riferimento ad altri meloniani, da Edmondo Cirielli a Francesco Lollobrigida.
Abbiamo già scritto di una “guerra per bande di FdI”. allAlcune fonti legano il probabile passo indietro di Lasalvia alla defiscalizzazione dell’indennità di specificità per i medici, promessa da Schillaci ai sindacati, ma bocciata dal ministero dell’Economia per i costi (circa 300 milioni di euro) e le perplessità sulla defiscalizzazione di un’indennità fissa (9.200 euro lordi annui circa) che premierebbe indistintamente tutti i medici e creerebbe disparità con altri dipendenti pubblici. Ora la ripropongono con un emendamento, ce n’è un altro per gli infermieri. Vedremo come finirà.
La questione sembra più politica che tecnica. Per il 2025 la legge di Bilancio stanzia per la Salute poco più di 1 miliardo sui 3 chiesti da Schillaci. In due anni, al ministero, hanno aumentato da 12 a 19 le posizioni dirigenziali apicali e non riescono nemmeno a spartirsele senza litigare, ma aspettiamo ancora l’applicazione del decreto sulle liste d’attesa varato come spot per le Europee. Il Piano pandemico è bloccato dai nemici dei vaccini.
E Schillaci non risponde alle interrogazioni sul convegno programmato a giugno al ministero per presentare i nuovi vertici dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, da una società che chiedeva alle aziende farmaceutiche gettoni da 5 a 20 mila euro: è stato poi annullato.
Un anno fa, dopo la presentazione della legge di Bilancio, si dimise l’allora capo di gabinetto Arnaldo Morace Pinelli, professore di diritto a Tor Vergata. Schillaci scelse Marco Mattei, ginecologo ed ex sindaco di Albano (Roma) che da decenni naviga tra le aziende sanitarie e il centrodestra nel Lazio, unico candidato qualche mese fa a un concorso con cui si è guadagnato un posto fisso da dirigente alla Salute.
Magistrato dal 1995, consigliere e vicecapo dipartimento a Palazzo Chigi dal 2001 al 2013, vicecapo di gabinetto all’Agricoltura e capo del legislativo alla Salute nella prima fase di Schillaci, per poi svolgere di fatto le stesse funzioni nella (discutibile) veste di consigliere dopo la nomina a presidente della I Sezione centrale di appello della Corte dei conti, incarico chiaramente incompatibile.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
48.000 CONTATTI CONTRO I 30.000 DELL’ANNO PRECEDENTE
Nell’ultimo anno è stato registrato un aumento record di chiamate al 1522, il numero anti violenza e stalking della presidenza del Consiglio-Dipartimento Pari Opportunità. Secondo i dati, dal 1 gennaio al 30 settembre del 2024 ha avuto circa 48mila contatti, tra telefonate, app e chat. Con un aumento del 57% rispetto ai primi 9 mesi del 2023 (30.581).
Con il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre del 2023, a fine anno il 1522 raggiunse 51.713 richieste poiché tra novembre e dicembre ci fu il picco con una media di 800 contatti al giorno. L’aumento determinato dall’ondata emotiva provocata dalla morte della giovane è diventato strutturale nel 2024: i contatti sono costanti in ogni mese dell’anno.
Chi sono le donne che chiamano il 1522
Se anche nell’ultimo trimestre del 2024 il trend rimarrà lo stesso, la stima è che i contatti annui potrebbero quasi raddoppiare rispetto agli anni 2022 e 2021, quando furono rispettivamente 32.430 (-10%) e 36.036. A chiamare il 1522 sono principalmente donne vittime di violenza da parte dei mariti o dei compagni o di ex che non hanno accettato la fine della relazione. La fascia di età che maggiormente contatta il 1522, come per gli anni precedenti, è compresa tra i 35 ed i 50 anni, anche se sono in crescita le richiesta da parte di donne più giovani.
A rivolgersi al 1522 sono principalmente italiane, seguite da donne dell’Europa dell’Est e del Sud America, generalmente stabili da più tempo in Italia. Mentre donne indiane, pakistane, bengalesi, cingalesi contattano il 1522 nel momento dell’emergenza o su segnalazione di ospedali, insegnanti o servizi sociali.
Altro dato preoccupante che emerge è che spesso alle violenze assistono i bambini. Sempre da gennaio a settembre 2024, un altro dato significativo registrato è l’aumento di quanti chiamano per avere informazioni sui servizi offerti dal 1522 e dai centri antiviolenza. Vogliono inoltre assicurarsi sulla garanzia dell’anonimato e della tutela della privacy. Spesso sono amici e parenti della vittima di violenza a cui vogliono dare una mano.
Un notevole aumento dei contatti c’è stato dopo l’approvazione del Codice Rosso Rafforzato, in particolare per avere informazioni sui nuovi strumenti normativi soprattutto sull’ammonimento. Sono sempre di più anche le richieste per violenza economica, soprattutto da parte di donne con più di 50 anni, ormai fuori dal mercato del lavoro, e da parte di genitori allarmati per le figlie minorenni che subiscono violenza da coetanei.
Le reazioni
“L’aumento di chiamate al numero 1522, se da un lato deve preoccuparci perché fotografa l’entità di un fenomeno che rappresenta una autentica emergenza, dall’altro è un segnale positivo. Significa che la conoscenza del numero che il dipartimento Pari Opportunità della presidenza del Consiglio mette a disposizione delle donne vittime di violenza e stalking si sta diffondendo, e significa che le donne stanno recependo il messaggio che stiamo cercando in ogni modo di trasmettere loro: non siete sole, lo Stato è al vostro fianco”, ha commentato la ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, a proposito dei dati aggiornati relativi al numero 1522.
“La corrispondenza dei dati alle politiche messe in campo – ha aggiunto la ministra – ci incoraggia ad andare avanti: la lieve flessione che ad oggi si registra sui femminicidi, con il 12% in meno di donne uccise dal partner o dall’ex partner rispetto allo scorso anno, può considerarsi anche un effetto delle nuove norme che hanno avuto vasta applicazione sul territorio; l’aumento del 5% dei centri anti-violenza negli ultimi due anni segue l’aumento dei fondi che il governo ha quasi raddoppiato fin dal suo insediamento; e anche il ricorso al 1522 significa che questo strumento è sempre più conosciuto e che le campagne di diffusione hanno avuto impatto”.
Tutto questo, secondo Roccella, “non è certamente motivo per accontentarsi, ma è uno stimolo per andare avanti. Pragmaticamente noi siamo abituati a verificare le nostre azioni dai fatti e dai risultati, e i numeri ad oggi ci incoraggiano a proseguire nel nostro operato lungo la strada intrapresa”.
(da Fanpage)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
L’OPERA SI CHIAMA “SMART THE PATRIARCHY”
Giulia Cecchettin, uccisa per mano del suo ex e Gisele Pelicot, sopravvissuta ad anni di violenze in Francia da parte di suo marito insieme a decine di altri uomini. A due giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le due donne compaiono insieme, a Milano, in viale Tunisia angolo via Lecco, in una nuova opera della street artist Laika dal titolo “Smash the patriarchy”. Entrambe le donne sono ritratte con il pugno alzato, a simboleggiare come le loro atroci storie siano simbolo di resistenza e lotta. Sopra le due donne c’è scritto “Smash the patriarchy – Distruggi il patriarcato”.
Il messaggio di Laika per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne
«Ho affisso questo poster con dolore e rabbia, ma anche con una profonda voglia di lottare per cambiare le cose», ha dichiarato Laika. «Siamo nel 2024 e questa strage, figlia di un patriarcato sistemico profondamente radicato, sembra non avere fine. Nonostante decenni di lotte, questo sistema si rafforza, sostenuto anche da un governo che arriva addirittura a negarne l’esistenza». L’artista lancia un appello: «È il momento di agire.
Un cambiamento radicale è urgente». Tra le prime azioni necessarie, Laika ricorda l’importanza di «introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, un passo fondamentale per formare una nuova generazione più consapevole, con la speranza di trasformare il futuro, anche mentre combattiamo contro le ingiustizie di un presente drammatico». «Oggi ricordo Giulia e tutte le Giulia che non ci sono più – ha continuato Laika –; ma celebro anche il coraggio di Gisele, che ha deciso di aprire le porte del processo contro il suo ex marito e 51 degli 83 uomini che l’hanno stuprata, per dare coraggio a tutte le donne vittime di violenza come lei a denunciare, perché ‘la vergogna deve cambiare lato’. Il pugno chiuso è simbolo di lotta: oggi chiedo a tutte e soprattutto tutti, di scendere in piazza. Il patriarcato è un onda nera ma noi siamo marea».
(da agenzie)
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